MODENA E REGGIO EMILIA 12 marzo 2021 – È scattata alle prime luci dell’alba l’operazione “Perseverance” che ha visto scendere in campo gli uomini della Polizia di Stato di Reggio Emilia e del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Modena. In seguito ai provvedimenti emessi dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, su richiesta della Procura della Repubblica di Bologna – Direzione Distrettuale Antimafia, sono state eseguite 10 misure cautelari personale, tra cui 7 custodie in carcere, 2 arresti domiciliari e una misura interdittiva nei confronti di altrettante persone, tutte appartenenti a un’associazione di stampo mafioso.
Le ipotesi di reato riguardano attività illecite quali il recupero crediti di natura estorsiva, trasferimento fraudolenti di valori mediante l’attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità ai fini di eludere le disposizioni di legger in materia di misure di prevenzioni patrimoniali, o di agevolare la commissione di delitti di riciclaggio e di reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, anche tramite falsità ideologiche in atti pubblici commesse da pubblici ufficiali e da privati.
Tra gli arrestati c’è anche un nome “celebre”. Si tratta di Giuseppe Grande Sarcone, 59 anni, ultimo componente della famiglia Sarcone rimasto libero dopo l’arresto dei fratelli Nicolino, primo luogotenente in Emilia del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, Gianluigi e Carmine, oggi detenuti dopo la condanna nell’ambito del maxi processo Aemilia.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l’ascesa di Giuseppe Sarcone, che avrebbe sostituito i fratelli nella gestione degli affari illeciti della cosca Grande Aracri di Cutro, che operava in autonomia sul territorio emiliano, diventandone in breve tempo una figura al vertice.
Rimasta una figura ai margini prima del processo Aemilia e dopo l’inchiesta “Grimilde” su Brescello negli anni che vanno dal 2015 al 2019, Giuseppe Sarcone ha iniziato la sua scalata dopo l’arresto dei fratelli. Le indagini hanno permesso di appurare che Sarcone, attraverso l’uso di prestanome, in questi anni ha gestito diverse attività nelle province di Modena e Reggio Emilia, tra sale scommesse, autofficine, carrozzerie e società immobiliari. Attività che venivano usate come “scudo” per tutelare il patrimonio di famiglia, colpito da una misura di prevenzione patrimoniale nel settembre del 2014.
L’operazione Perseverance ha consentito di sequestrare, infatti, cinque società, di cui due a Modena e tre a Reggio Emilia, quattro complessi immobiliari, di cui uno a Reggio e tre a Cutro, e un’autovettura. Sono emerse poi prove che documentano il tentativo di acquisire, sempre tramite prestanome, la gestione di un’area di servizio a Reggio e una sala slot a Modena.
Sempre nell’ambito dell’operazione sono state eseguite anche 35 perquisizioni a Reggio Emilia, Modena, Parma, Ancona, Milano, Prato, Pistoia e Latina mentre sono state indagate 29 persone, tutte di cittadinanza italiana.