Martedì, 12 Gennaio 2021 11:16

Commercialisti. L’esercizio democratico di categoria ridotto a farsa  In evidenza

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Il rinvio delle elezioni dell'Ordine dei Commercialisti non piace. "Lista 1 per Cambiare" motiva le ragioni del disappunto. (in allegato l'Ordinanza del Consiglio di Stato)

Parma 11 gennaio 201Lo scorso 5 e 6 novembre 2020, dopo quattro anni, i commercialisti italiani avrebbero dovuto essere chiamati a celebrare democraticamente le elezioni di categoria per scegliere i nuovi rappresentanti in seno, prima, agli Ordini Territoriali e, successivamente, al Consiglio Nazionale. 

Un’elezione che giungeva a seguito di un anno, il 2020, molto difficile per gli italiani in generale e per i commercialisti in particolare; i quali, oltre a dover affrontare le conseguenze della crisi sanitaria determinata dal virus Sars–Cov 2, hanno dovuto riorganizzare i propri studi, fornire supporto professionale e morale ai propri clienti, difendersi dai continui attacchi portati alla nostra professione da vari competitor esterni. 

L’appuntamento elettorale di  categoria rappresenta per molti di noi, commercialisti di base, un momento importante di discussione tra colleghi, di confronto di idee e programmi diversi, nonché l’occasione, dopo diversi anni, per realizzare finalmente un profondo cambiamento in termini di persone e metodi, dando così nuovo slancio e riconoscibilità ad una professione ordinistica, un tempo prestigiosa, divenuta, nel giro di pochi anni, cenerentola assoluta agli occhi del legislatore, dei clienti ed anche ahinoi delle giovani generazioni (come testimoniano i dati in preoccupante calo delle nuove iscrizioni). 

Ebbene, nel bel mezzo della campagna elettorale per il rinnovo degli organismi territoriali, con diverse migliaia di voti espressi per corrispondenza nelle varie circoscrizioni elettorali, a seguito del “tempestivo” inserimento dell’art. 31 nel cosiddetto Decreto Ristori, con la previsione dell’introduzione del voto elettronico, l’appuntamento elettorale veniva rinviato al 2 e 3 Febbraio 2021. 

Un rinvio discutibile quantomeno per i tempi, se non per le motivazioni con cui è stato giustificato, solo parzialmente, con l’emergenza sanitaria, peraltro già in essere da diversi mesi. 

Nei giorni in cui il nostro Consiglio Nazionale procedeva al rinvio delle elezioni di categoria, altri Ordini (ad. es. Medici, degli Infermieri, solo per citarne alcuni) espletavano correttamente i propri appuntamenti elettorali; vi è di più, proprio nei primi giorni di novembre, si celebrava a Roma l’Assemblea plenaria, con oltre cento delegati (evidentemente commercialisti) provenienti da tutta Italia per il rinnovo degli Organi della Cassa di Previdenza ed Assistenza dei Dottori Commercialisti

È dei giorni scorsi, inoltre, la notizia che il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso presentato da una commercialista di Pescara che rilevava il mancato rispetto delle quote di genere, rinviava al Tar Lazio la decisione di merito, sospendendo ulteriormente le Elezioni; queste ultime, nella migliore delle ipotesi, dovrebbero svolgersi nella prossima primavera estate. 

L’ordinario appuntamento elettorale di categoria, previsto per legge a cadenza quadriennale, è stato  trasformato in una vicenda kafkiana, dai tratti farseschi che, da un lato impedisce agli iscritti di poter esercitare alla naturale scadenza il proprio diritto di voto, mantenendo invece in vita organi che hanno ampiamente concluso il proprio mandato elettorale; dall’altro sottopone l’intera categoria al pubblico ludibrio, “utili al Paese”, ma incapaci di organizzare le proprie consultazioni elettorali. 

Alcune semplici domande vengono spontanee:  

  • perché nel Regolamento Elettoralepresentato in estate, quando la pandemia era già in essere da tempo, non fu inserita la previsione del voto elettronicoovvero non si operò nelle sedi opportune per consentire l’utilizzo di tale strumento ormai pacificamente adoperato?  
  • come mai, al di là dei tanti proclami sull’importanza della parità di genere, nell’ultimo quadriennio non si è agito efficacemente, nei luoghi deputati, affinché venissero modificate le previsioni contenute nel D.lgs 139/2005 onde garantire la giusta rappresentanza ad entrambi i sessi?(Peraltro, occorre rilevare come lo stesso Consiglio di Stato, nell’Ordinanza 07323/2020, abbia sottolineato come il Consiglio Nazionale avrebbe potuto, in autonomia, prevedere l’inserimento della parità di genere nel Regolamento Elettorale, essendo il medesimo, in caso di assenza di tale disposizione palesemente illegittimo). 
  • soprattutto cui prodest? In altri termini chi sono coloro, pochi per la verità, ai quali giova tale situazione confusionaria, ma che garantisce il mantenimento dello status quoper ulteriori mesi, pur gettando nel discredito l’intera categoria? 

Auspicando che nel minor tempo possibile si consenta agli iscritti di poter esercitare il proprio diritto  di voto, ci auguriamo che gli artefici di questo vero e proprio pasticcio, forse dovuto anche alle “contrapposizioni interne” allo stesso Consiglio Nazionale – come detto dal Presidente Massimo Miani in una recente intervista - abbiano la decenza di fare un passo indietro, consentendo un salutare ricambio ai vertici della nostra categoria professionale tanto al centro, quanto in periferia, onde ridare il giusto prestigio e l’effettiva rappresentanza alle migliaia di commercialisti italiani che quotidianamente, lontano dalle luci della ribalta o dalla penombra dei corridoi ministeriali, contribuiscono con fatica e professionalità a garantire l’assistenza  a migliaia di imprese e l’espletamento di milioni di adempimenti. 

Nei prossimi mesi proseguiremo con impegno in questa direzione, quella del necessario cambiamento; sicuri che il 2021 sarà un anno di effettiva ripartenza per noi commercialisti e per l’intero Paese. 

Avanti! 

I Candidati della Lista n. 1, Per Cambiare! L’Ordine casa di tutti i commercialisti