Di Nicola Comparato Parma 11 marzo 2020 - L’emergenza Coronovirus, ora estesa a tutta la nazione, unisce e divide l’opinione di molte persone. C’è chi dice che si tratti solo di un’esagerazione, una trovata di qualcuno per creare allarmismo, per altri, tantissimi altri, il problema è reale e di grandi proporzioni. Molti giovani inoltre, si rifiutano di stare alle regole imposte dal Governo, perché convinti di essere fuori pericolo, e dell’idea che il contagio interessi solo le persone deboli e anziane. Abbiamo chiesto a Luca Benedusi, esponente del partito Fratelli d’Italia, di rispondere ad alcune domande in merito all’emergenza Coronavirus:
1) Buon giorno Luca, innanzitutto, in tutto questo caos, vedi collaborazione tra destra e sinistra a livello locale e nazionale oppure no?
Buongiorno e grazie per questa intervista.
La risposta è affermativa, al di là dei toni talvolta aspri usati in qualche frangente dovuti principalmente alla comunicazione schizofrenica, solo in parte giustificabile, utilizzata dal consiglio dei ministri in carica. La disponibilità ad aiutare, in questo caso del mio partito, credo sia evidente sia a livello locale che nazionale mediante proposte concrete ed attuabili da subito.
2) Secondo te il governo come sta gestendo la situazione? Bene? Male? Doveva intervenire prima?
Come citato parzialmente prima, il governo credo che abbia innanzitutto sottovalutato il problema nella fase iniziale con susseguente confusione generale che non ha di certo messo in condizione gli organi competenti ad agire con solerzia. Generalmente cerco di essere comprensivo e paziente ma ripeto: il livello comunicativo istituzionale ha mostrato ben più di una falla.
3) Ma il Coronavirus é solo una forte influenza o siamo sul serio a rischio? Cosa diresti alle persone che si fanno queste domande?
Su questa domanda rimanderei tranquillamente e serenamente agli addetti ai lavori e sulla base di quello acquisito fare una riflessione (I nostri professionisti del settore godono di fama mondiale in qualche caso!).
Credo comunque che non si tratti di una semplice influenza come l’abbiamo conosciuta fino ad ora e ovviamente occorre un’attenzione e cura alternativa e più incisiva come dimostrato ampiamente in questi difficili giorni che tutti stiamo vivendo con apprensione.
4) A Parma e provincia molti sono i casi di persone contagiate, ci sono stati anche dei decessi, pensi che sarebbe utile fare il tampone a tutti quelli che lo richiedono o è giusto non farlo a chi non presenta tutti i sintomi?
Rispondo rimandando anche in questo caso agli esperti, ma posso avanzare l’ipotesi che i tamponi vadano eseguiti con determinati sintomi a prescindere dal costo e dalla disponibilità che in ogni caso uno Stato degno di questo nome deve garantire ai cittadini di qualsiasi categoria sociale.
5) Per molti giovani le attuali restrizioni sono esagerate, qual’è la tua posizione in merito?
La mia posizione è molto semplice: inviterei questi giovani ad osservare i sacrifici che molti adulti stanno facendo soprattutto nel campo sanitario, del volontariato, della distribuzione di servizi essenziali, delle forze dell’ordine e talvolta forse spesso dei propri familiari impegnati in attività professionali che non hanno goduto di una pausa. Un giovane responsabile e serio prima di lamentarsi dovrebbe prendere in esame tutto questo. I veri sacrifici sono altri, il tempo libero può essere impegnato per un breve periodo in attività meno mondane e più utili. Una bella sfida per tutti!
6) Pensi che tutto questo finirà a breve, oppure il problema si prolungherà ben oltre il 3 aprile?
Il 3 aprile mi sembra una data molto ottimistica. Giustamente si procede per gradi, di due settimane, ma sembra evidente che i tempi siano destinati ad allungarsi.
7) Qual’ è stata la tua reazione nel vedere la bozza del decreto che circolava in rete?
Di sconforto innanzitutto. Però devo dire che con quello che succede quotidianamente a livello mediatico non mi ha stupito più di tanto. Sicuramente un’altra deplorevole falla nel sistema comunicativo del governo che aggiungo, non si è fatto mancare nulla in questa emergenza nazionale. Ci sarebbero da sollevare anche alcune obiezioni in merito alla gestione di scorte strategiche di materiali mono uso tipo mascherine, disinfettanti, generi di prima emergenza sanitaria, etc. ma sa, si rischierebbe di passare per irresponsabili e nella migliore delle ipotesi come opportunisti non si sa poi con quale coraggio visto che fino a prova contraria tutti paghiamo le tasse e lo Stato ha il dovere (non la facoltà) di garantire tutti i servizi essenziali alla persona (di qualsiasi età e ceto) soprattutto in ambito sanitario. Il concetto economico-sociale ultraliberista in voga in questa travagliata epoca ha modificato troppo il sano rapporto stato – cittadino ora più che mai palese in qualsiasi ambito d’azione.
8) Sei d’accordo sul fatto di non chiudere le aziende? Credi che prima o poi il nostro paese arriverà anche a questo?
Arrivati a questo punto credo sia consigliabile farlo sperando che questo non crei un collasso ulteriore a molte attività che già stanno attraversando un momento terribile. Il pericolo maggiore è quello che il virus arrivi in regioni un po’ più sguarnite e fragili dal punto di vista delle degenze. Come possiamo constatare la Lombardia è arrivata ad un punto di non ritorno a meno che non si intervenga con forza, perizia e tempismo per mettere in piedi un sistema provvisorio di emergenza. L’ Italia queste potenzialità ce le ha, occorre vengano gestite però da un sistema centrale forte e determinato e a ruota dai centri decisionali periferici. Insomma occorre un piano imponente, chiedere permesso ad organi sovranazionali ritengo sia un’inutile e dannosa perdita di tempo.
9) Ma di chi è veramente la colpa di tutto questo? La Cina? Il paziente zero tedesco? Alcuni irresponsabili italiani? O magari come si sente dire è tutta colpa dell’ America?
La colpa principale è aver sottovalutato la questione. Mi sento in dovere di dire che la classe giornalistica italiana non ha certo aiutato, anzi la ritengo colpevole di imperizia e mancanza di deontologia professionale. Questo fattore unito alla classe dirigente impreparata ha causato questa situazione paradossale. In un mese si è passati da emergenza minima a vero e proprio incubo senza un minimo di limbo “incubatorio”. Poi c’è anche un risvolto internazionale e geopolitico da osservare con cautela ed equilibrio. Siamo completamente immersi in un concetto globale, va da sé che le implicazioni sono varie e colorite.
10) Per finire, cosa consigli di fare e quali sono le cose da evitare in generale, nella vita di tutti i giorni, al lavoro e sui social in questa emergenza Coronavirus?
Attenersi alle direttive degli organi competenti in primis. Per chi lavora come me a contatto con il pubblico ovviamente seguire le norme e non farsi prendere da sospetti facili e insicurezze, ma avere un’atteggiamento sempre positivo e sereno. Credo che questo si possa trasmettere anche in situazioni difficili, anche alla “presenza” di un malato garantire sempre il supporto morale che è fondamentale per una ripresa. Certo il fattore psicologico gioca un ruolo pervasivo ed occorre rigenerare continue energie con sport dove si può, una vita sana e tanta lettura per alleviare le preoccupazioni.
Buon lavoro e grazie ancora, a presto.