Una morte arrivata all’improvviso, sulla quale ora la Procura vuole fare chiarezza per capire se sia stata diretta conseguenza di un incidente stradale avvenuto due mesi e mezzo prima. Stando a quanto ricostruito, un uomo di 79 anni, Claudio Lanzoni, residente a Reggio Emilia, era in sella alla bici quando, il 26 aprile scorso, ha attraversato la strada in viale Umberto I, all’altezza dell’ufficio postale, imboccando le strisce pedonali.
In quel momento, al volante di un Suv, è sopraggiunto un uomo di 48 anni, un medico, che stava procedendo dal ponte San Pellegrino verso il centro città. L’anziano, che si è mosso dal lato destro della strada a quello opposto, è stato urtato dallo spigolo della macchina ed è caduto a terra. Lanzoni è stato portato all’ospedale Santa Maria Nuova, mentre gli agenti della polizia municipale hanno fatto i rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente.
Al 79enne, ricoverato, è stata diagnosticata la rottura del femore, con una prognosi di sessanta giorni: nulla di troppo grave, almeno all’inizio, considerando anche l’età avanzata dell’uomo. Lanzoni si è sottoposto alla fisioterapia, ma poi ha avuto alcune complicazioni che lo hanno portato al decesso, avvenuto il 2 luglio, all’ospedale. Il pm Giacomo Forte ha deciso di fare alcuni accertamenti, per stabilire se vi sia un nesso causale tra il motivo della morte e lo schianto. Così ha disposto l’autopsia, che si è svolta ieri mattina al Santa Maria Nuova, e ha iscritto il medico nel registro degli indagati per omicidio colposo stradale, con l’aggravante della violazione del codice della strada, perché il 48enne non avrebbe tenuto una velocità consona a quel tratto di carreggiata, non riuscendo così a frenare in tempo per evitare l’impatto.
L’esame sulla salma si è svolto alla presenza del magistrato, che ha dato l’incarico al proprio consulente medico legale, così come hanno fatto anche gli avvocati Giuseppe Caldarola che assiste l’indagato (nominato il medico Maria Cristina Davolio) e Roberta Ugolotti che segue la famiglia della vittima (con il medico Bonfiglio Gambarini).
Il dottore nominato dal pm ha preso novanta giorni di tempo per depositare l’esito dell’esame, in base al quale si dovrà capire se è stata la frattura del femore, conseguenza dell’incidente, a causare la morte. L’avvocato Caldarola afferma che il suo assistito «è affranto per la morte dell’uomo, che gli è apparso accanto alla macchina all’improvviso, senza che purtroppo lui riuscisse a fare qualcosa per evitarlo». Ma il legale vuole denunciare anche lo stato in cui versa viale Umberto I, chiedendo alla nuova giunta che si prendano provvedimenti per mettere la strada in sicurezza: "È une delle strade della città in cui si verificano più incidenti: in alcuni punti la visibilità non è ottimale, anche a causa dell’ombra degli alberi".