Tre arresti e nove indagati. Il giro di affari si aggirava sui due milioni di euro. Le bottiglie contenevano vino di bassa qualità che veniva “spacciato” per il prodotto di punta della Marchesi Antinori. Le indagini sono partite dalla segnalazione di una tipografia.
PARMA –
Le bottiglie, le etichette e i cartoni erano pressoché identici al Tignanello, il prodotto icona del marchio fiorentino Marchesi Antinori. Il vino contenuto al suo interno, invece, era un “rosso” di bassa qualità.
Le indagini, condotte dalla Procura di Parma, in collaborazione con i nuclei dei Nas di Parma, Cremona e Firenze, ha permesso di scoprire una “truffa enologica” di grande dimensioni. Ben 11 mila le bottiglie “false”, vendute in Italia, ma anche all’estero, soprattutto in Germania e in Belgio. per un giro d’affari che si aggira attorno ai due milioni di euro.
In manette sono finiti Matteo Fazzi, 30 anni, di origine mantovana, mentre la madre Maria Alessandra Morini, 57 anni, è ai domiciliari, così come Sergio Papa, 54 anni, originario della Campania ma residente in provincia di Cremona. Altre nove persone sono indagate.
L’inchiesta è partita nel febbraio del 2017, quando una tipografia in provincia di Pistoia ha segnalato alle autorità competenti un ordine “anomalo”: la stampa di 4500 etichette di Tignanello da parte di un certo Paolo Rossi di Ab Comunicazione, società che tuttavia era all’oscuro dell’illecito.
Dopo aver analizzato le etichette, gli esperti le hanno trovate “quasi” identiche alle originali, se non per un dettaglio: nella parte anteriore c’era scritto “Aldidudine” al posto di “Altitudine”, errore voluto per identificare le bottiglie contraffatte in circolazione, ma che ha fatto scattare il classico “campanello di allarme”. Sono quindi partite le indagini, che hanno permesso di scoprire come lo stesso nominativo aveva cercato di farsi stampare etichette false anche da altre tipografie, tra cui alcune di Parma. Altro particolare determinante, la prima tipografia contattata si è messa a sua volta in contatto con la Marchesi Antinori, che ha confermato che qualcosa non andava, poichè quell’ordine non era partito da loro.
Infine, è stata fatta una ricerca specifica, dalla quale è emerso che lo stesso numero telefonico che aveva contattato le tipografie aveva contattato anche altre ditte che forniscono tappi di sughero, bottiglie, capsule in laminato ed etichette. Anche per il packaging erano state contattate diverse ditte di Parma, Reggio Emilia, Modena, Alessandria e Sassari.