Venerdì, 09 Novembre 2018 07:05

Dove sta la verità su Emanuela Orlandi? In evidenza

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Di Nicola Comparato - 8 novembre 2018 - Emanuela Orlandi, un caso che tiene tutti col fiato sospeso da 35 anni, che vede coinvolti sia lo Stato italiano e lo Stato Pontificio e che, come in una spy story, potrebbe aver visto lo zampino di servizi segreti di vari Paesi stranieri, interessati a sfruttare la storia per scopi politici a favore dell'uno o dell'altro Paese.

E' per questa ultima ragione che di tutto e di più si è detto sulla scomparsa di Emanuela, la ragazzina vaticana di 15 anni, misteriosamente volatilizzata scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma.

Nel corso degli anni varie sono state le ipotesi sulla sparizione di Emanuela. Dal coinvolgimento dei Lupi Grigi, allo scandalo dello IOR e il caso Calvi, dalla Banda della Magliana, alla pista pedofila dei festini in Vaticano, senza tralasciare il collegamento con l'attentato al papa ad opera del turco Ali Agca. Papa Giovanni Paolo ll, durante l'Angelus di domenica 3 luglio 1983, fece un appello ai presunti rapitori di Emanuela per la sua liberazione, cosa che fece non poco scalpore, se si pensa che in quel momento non si parlava ancora di "Sequestro Orlandi". Un episodio che ha alimentato e conseguentemente orientato gli editorialisti e l'opinione pubblica verso il coinvolgimento del Vaticano nella vicenda di Emanuela Orlandi.

Tante le piste inseguite, ma nessuna ha ancora condotto alla verità.

L'unica cosa certa è che Emanuela Orlandi non è più tornata a casa ad abbracciare i suoi cari. Da quel giorno dell''83 c'è una persona che ha dedicato tutte le sue energie per trovare le risposte alle legittime domande dei familiari. Quell'uomo è Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che dal giorno della scomparsa di sua sorella, lotta con tutte le sue forze per fare emergere la verità.

Una breccia di speranza si era aperta con l'arrivo al Trono di Pietro di Papa Francesco, il Pontefice della trasparenza. In molti, e soprattutto la famiglia Orlandi, si aspettavano una svolta, una risposta o quantomeno alcuni e determinanti indizi da seguire per aprire nuovi capitoli di speranza.
Invece, le uniche parole riservate a Pietro Orlandi dal Pontefice sono state: "Emanuela sta in cielo".

Una lapidaria, inutile e formale risposta che inquieta ancor più e legittimamente spinge a pensare che se sanno che sta in cielo vuol dire che qualcosa in più conoscono e non intendono dire.

Personalmente ho voluto parlare di Emanuela Orlandi, perché è un caso che seguo da tantissimi anni e che non si può riassumere e esaurire in poche righe e perciò sarà oggetto di altri e ulteriori approfondimenti.

Il caso si è prepotentemente riacceso nei giorni scorsi, a seguito del ritrovamento di alcune ossa presso la Nunziatura Apostolica di Via Po a Roma, che alcuni hanno voluto attribuire ad Emanuela e a Mirella Gregori, l'altra ragazza scomparsa a Roma nel 1983 a pochi giorni di distanza da Emanuela, la cui sparizione viene spesso collegata al Caso Orlandi.

Ma col passare delle ore, la speranza delle famiglie di avere di fronte un nuovo capitolo della verità, potrebbe svanire nuovamente. Dalle indiscrezioni riportate dalla stampa capitolina infatti sembrerebbe che le ossa non appartengano  alle due giovani ragazze ma si paventerebbe l'ipotesi che siano riconducibili a una donna di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Sarà l'esame del DNA a fornire una prima risposta e quantomeno a escludere alcune ipotesi.

A questo punto molti si chiedono del perché e soprattutto a chi sia venuto in mente di collegare il ritrovamento osseo alle ragazze scomparse nel 1983. Un'inutile e per certi versi sadico modo di alimentare speranze nei familiari che non riescono a trovare pace da 35 anni.

"Pietas" - Se il Vaticano sa qualcosa, che parli una volta per tutte, in nome della pietas, appunto! La famiglia Orlandi ha il diritto di sapere la verità, esattamente come la famiglia Gregori. Dopo 35 anni meritano di stare in pace e di avere un posto dove poter portare un fiore alle due ragazzine.

Pietro Orlandi siamo tutti con te!

 

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