Parma questa mattina ha celebrato la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. (Foto di Francesca Bocchia)
In piazza Duomo la cerimonia ufficiale organizzata da Prefettura, da Comune di Parma, da Provincia di Parma e dal Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell'Anniversario della Vittoria ha visto lo schieramento delle rappresentanze delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato, delle bandiere e dei labari delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma.
Tanti i cittadini che hanno assistito alla cerimonia e che hanno ascoltato il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e gli interventi celebrativi del sindaco Federico Pizzarotti e del rappresentante del Comando Militare Regionale "Emilia Romagna".
La cerimonia si è conclusa con gli onori finali e con il corteo per deporre corone ai monumenti ai Caduti, al Partigiano e alla Vittoria.
Il discorso del Sindaco Federico Pizzarotti
Cari concittadini, autorità militari, civili e religiose,
vi ringrazio della numerosa presenza in un giorno così importante per
Parma, l'Italia e la nostra Repubblica.
Un saluto e un ringraziamento particolari a tutte le divise presenti: oggi
celebriamo quel che rappresentate per l'Italia: una forte e costante
presenza, fatta di impegno e sacrificio, che attraversa la vita e la storia del
Paese.
L'età liberale e la monarchia, gli anni bui tra le due guerre e la Repubblica,
il regime e il risveglio democratico italiano: la Giornata dell'Unità
Nazionale e delle Forze Armate è forse l'unica grande festa che ripercorre
tutte le tappe recenti della nostra Patria.
Era un lontano 1919 l'anno in cui le celebrazioni ebbero luogo per la
prima volta, dopo che il 4 novembre 1918 terminò per l'Italia la Grande
Guerra, di cui oggi ricorre lo storico centenario.
La fine di una lunga epoca chiamata "l'età degli Imperi", e l'inizio di un
mondo diverso.
Molti di noi guardandosi alle spalle e ripercorrendo gli anni della storia
direbbero: da allora tutto è davvero cambiato.
Per certi aspetti è esattamente così: l'Italia di un secolo fa, come l'Europa
sfiancata dalla Grande Guerra, aveva bisogno di ritrovare la propria
identità, stretta nella morsa di una crisi sociale prima ancora che politica.
La storia, poi, non si ripete sempre uguale, i fantasmi che affrontiamo
oggi non possono essere e non saranno i fantasmi che i padri dei nostri
nonni hanno affrontato ieri.
Ma quel che si chiedeva allora seppur in misura maggiore, e quel che si
chiede oggi, ci richiama a un'attenta considerazione delle due epoche.
Oggi gli italiani vogliono sentirsi protetti, nell'accezione più ampia del
termine.
È una necessità che spesso proviene dai luoghi più distanti e profondi
delle nostre città: le periferie. Il Paese stesso, con le sue terre e le città,
reclama un senso di protezione che, diciamolo, fino a 15 anni fa non
avvertivamo così forte.
Ed è qui che mi rivolgo alle divise e alle istituzioni presenti, delle quali
faccio parte.
In un mondo cambiato e in costante evoluzione, il bisogno di sentirsi
protetti è un sentimento che raggiunge le stanze di tutte le istituzioni del
Paese, parla con energia a ognuno di noi, e cerca risposte a domande che
investono la vita quotidiana degli italiani:
protezione e salvaguardia del proprio posto di lavoro, protezione nel
vedersi garantita una casa in cui crescere e vivere, protezione nel vivere
una vita serena e di qualità.
Protezione, infine e soprattutto, nel vivere in sicurezza e armonia la
propria città.
Gli italiani chiedono a gran voce di essere rassicurati in un mondo che ha
più domande che risposte, più incertezze che certezze.
Le istituzioni hanno il dovere di garantire loro questo bisogno esploso
ormai non più tardi di 10 anni fa.
Le Forze Armate svolgono un ruolo essenziale. L'hanno sempre svolto con
costanza e dedizione.
Oggi, in occasione delle Celebrazioni dell'Unità Nazionale e delle Forze
Armate, ci tengo a ricordarlo con sentimento di responsabilità.
Qui in questa piazza gremita, silenziosa e attenta noi rappresentiamo la
Nazione, e della Nazione rappresentiamo la sua Unità. È il giorno in cui
siamo fieri e consapevoli di parlare la lingua dell'unità e dello spirito
civico. Non vi è protezione né sicurezza se non vi è Unità. Non vi è Unità,
infine, se ognuno di noi non avverte nel proprio cuore lo spirito di
Comunità che caratterizza la Nazione.
È chiaro quel che voglio dire: non basta sentirsi una Patria per esserlo, né
è sufficiente sentirsi una Nazione per vivere come fratelli sotto il
Tricolore.
Non serve richiamare il senso di protezione, se nel momento del bisogno
ognuno di noi si volta dall'altra parte. Sono le azioni che fanno degli
uomini ciò che sono: il mondo non va immaginato, ma trasformato. Una
Comunità di donne e di uomini non va immaginata, ma realizzata
compiutamente.
Per fare ciò ognuno di noi deve fare la propria parte. E come le Forze
Armate, ogni giorno, si impegnano per difendere dal pericolo le nostre
vite, tutelando il diritto alla libertà e al mantenimento della pace, anche
noi cittadini, nel nostro piccolo, nel modo che riteniamo più giusto,
dobbiamo contribuire a nutrire la società di sentimenti civici e comunitari.
Per sentirci una Nazione. Per sentirci figlie e figli di un'unica bandiera. Per
onorare il 4 novembre, un giorno che questa Italia tende
drammaticamente a dimenticare.
Per questo mi rivolgo a ognuno di voi a partire dalle Forze Armate, che
ringrazio.
Le ringrazio per il contributo di dignità e lo spirito di sacrificio che
dedicano quotidianamente alla patria, su suolo italiano e nel resto del
mondo, dove le persone in cerca di protezione reclamano il loro aiuto.
Le ringrazio e le esorto a continuare su questo cammino perché, come già
detto, nel mondo di oggi e nell'Italia di oggi sta avendo origine un nuovo e
fortissimo bisogno di sentirsi difesi e sostenuti.
In voi l'Italia e gli italiani nutrono grandi speranze.
Mi rivolgo anche ai miei concittadini: ognuno nel proprio piccolo deve
dare il meglio per la città e la Nazione. Nel lavoro e nel senso civico, nello
spirito di solidarietà e di inclusione, sentendo dentro sé che serve vivere
da cittadini e non da individui.
Da cittadini che calpestano la stessa terra, mangiano lo stesso pane e
lottano per gli stessi obiettivi.
È nel momento della necessità che si ha bisogno di tutta l'unità della
Nazione. Oggi è uno di quei momenti.
Forze Armate, concittadini e istituzioni presenti: oggi 4 novembre, in
occasione di questa grande celebrazione, davanti all'Unità della Nazione e
dell'Italia, possiamo ancora rappresentare l'esempio più bello e
significativo di ciò che può essere il nostro Paese: una sola bandiera, una
sola patria, una sola voce.
Sotto lo spirito della partecipazione e della responsabilità, servendo
l'Italia come la casa e il cuore di tutti noi, il mio augurio è che possa
finalmente sparire quel senso di preoccupazione che assilla l'Italia e
l'Europa.
Quando il timore di non sentirsi protetti comincerà a indietreggiare, vuol
dire che le istituzioni insieme alle Forze Armate e ai cittadini avranno
fatto il proprio dovere.
Perciò mettiamoci all'opera cominciando da qui: da questa piazza, dal 4
novembre e dall'Unità Nazionale.
Lavoriamo per il Paese e per tutti noi facendo sempre del nostro meglio.
Viva le Forze Armate
Viva l'Unità Nazionale e Viva l'Italia.
(Galleria immagini di Francesca Bocchia)