Martedì, 01 Ottobre 2013 08:39

6 ottobre, referendum consultivo per la fusione dei comuni. In evidenza

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Si voterà nelle province di Parma, Reggio Emilia, Ferrara e Rimini.

di Virgilio --

Parma, 01 ottobre 2013 -

Urne aperte, il 6 ottobre, in 11 comuni dell'Emilia-Romagna, dove circa 31 mila cittadini potranno votare ai rispettivi referendum consultivi sui 4 nuovi progetti di fusione di Comuni avviati in Emilia-Romagna.

Le quattro fusioni prospettate - già approdati in Assemblea legislativa, dove l'iter è stato sospeso in seguito all'indizione dei referendum consultivi nei territori interessati - sono quelle dei Comuni Sissa e Trecasali nel parmense, Toano e Villa Minozzo nell'Appennino reggiano di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia nel ferrarese, Torriana e Poggio Berni nel riminese. Tutti hanno meno di 5 mila abitanti.

-"SI" o "No" e scelta del "nuovo" nome del comune -

I cittadini che si recheranno alle urne il prossimo 6 ottobre dovranno esprime la propria opinione sulla proposta di fusione e sul nome del nuovo comune tra un elenco di proposte offerte. Unica eccezione per il referendum reggiano dove i cittadini non dovranno esprimersi sul nome in quanto è già stato scelto dalle amministrazioni di Toano e Villa Minozzo. Il nuovo comune reggiano si chiamerà Trevalli.

I risultati dei referendum (di carattere consultivo e validi indipendentemente dal numero dei partecipanti) saranno quindi vagliati dall'Assemblea legislativa che dovrà poi decidere se approvarli o meno entro 60 giorni dalla pubblicazione degli esiti delle consultazioni referendarie sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna.

- Perché il Referendum -

Dalla razionalizzazione dei servizi a finanziamenti garantiti per molti anni-

La fusione con accorpamento e soppressione di comuni è un processo consentito dall’articolo n° 133 della Costituzione Italiana.

La stessa Carta costituzionale demanda alla Regione la titolarità dell'iniziativa, "sentite le popolazioni interessate".

Razionalizzazione dei servizi e della spesa, riduzione dei costi degli organismi rappresentativi (sindaco, assessori e consiglieri), finanziamenti garantiti al nuovo Comune unico per diversi anni dallo Stato e dalla Regione sono alcuni dei potenziali punti di forza di questo tipo di progetto. Al contempo, il dibattito sollevato nelle comunità dove si discute di fusione fa risaltare come sia molto sentito il rischio di una perdita di rappresentanza equamente distribuita in tutti i territori del nuovo comune così come la richiesta di garanzie su quella che sarà la distribuzione dei servizi.

- Fuori dalla stretta finanziaria -

La fusione sembra essere la soluzione per risolvere i problemi che colpiscono i Comuni che lamentano difficoltà dovute ai tagli ai trasferimenti, al Patto di Stabilità e al blocco delle assunzioni. Un sistema incentivante per ridare ossigeno alle casse delle amministrazioni locali che potranno destinare per il rilancio territoriale.

Uno dei vantaggi immediati è dato dalla concessione della deroga al patto di stabilità che permette di sbloccare e di usufruire delle risorse disponibili, ma, allo stato attuale, inutilizzabili.

Quindi da subito vantaggi incentivati e poi vantaggi derivanti da riorganizzazioni strutturali, ma non solo.
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