Mercoledì, 14 Giugno 2017 11:57

Emilia Romagna, maestri 'asini': bocciati in 5mila ai concorsi In evidenza

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I pedagogisti difendono gli atenei dopo le polemiche sulla bocciatura di 5mila aspiranti maestri: "Impreparati non per colpa dell'università"

Bologna, 14 giugno 2017

Di chi è la colpa se 5mila maestri vengono respinti a un concorso?
E' la domanda che nasce spontanea; perché 5mila non sono proprio pochi e non può essere un caso.
All'indomani di una bocciatura di massa le prime a subire critiche sono state le università. Ma i pedagogisti sono insorti e si sono schierati dalla parte degli atenei, cercando una risposta in candidati con il solo diploma magistrale.
"Candidati non preparati? Non date la colpa all'università", hanno detto in un articolo apparso su Repubblica, dopo che il direttore dell'ufficio scolastico regionale Stefano Versari aveva detto che i docenti "non hanno idea di come si insegni, perché arrivano con una formazione troppo teorica dalle università".
La risposta di chi prepara i futuri maestri non si è fatta attendere.
"Vogliamo capire chi si è presentato a questi concorsi, visto che in Italia abbiamo una sacca di 30mila persone che hanno solo il diploma magistrale e che sono state ammesse per sentenza ai concorsi", si chiede sempre su Repubblica Luigi Guerra, direttore del dipartimento di Scienze dell'educazione dell'università di Bologna. "Ho chiesto i dati sui candidati, voglio approfondire. Non erano nostri studenti, in Emilia Romagna non abbiamo nemmeno docenti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), la Calabria ne ha novemila". E ancora: "Facile scaricare la colpa sui candidati e sulle istituzioni formative e non mettere mai in discussione gli strumenti che si utilizzano cioè il "concorsone" che non è solo farraginoso, ma inadatto a selezionare i futuri insegnanti", replica Mariagrazia Contini, che a Bologna ha visto nascere e presieduto la laurea che forma i maestri.

Non sono da meno i docenti dell'ateneo di Modena-Reggio Emilia. "I bocciati sono tanti, e questo è un dato inoppugnabile che preoccupa anche le università. Ma aldilà di tali numeri non vengono citate analisi statistiche sull'identità dei candidati", scrivono Giorgio Zanetti, direttore del dipartimento di Scienze dell'educazione, Roberta Cardarello, docente di didattica e pedagogia speciale e Maria Giuseppina Bartolini, presidente del corso di laurea in scienze della formazione primaria che ha sede a Reggio Emilia.

Sono le cause di tante bocciature ad animare il dibattito. "Il nodo è chiarire quali siano tali competenze fondamentali acquisibili nella formazione iniziale" continua la lettera dei docenti dell'università Modena e Reggio che con Bologna offre gli unici corsi in Scienze della formazione primaria in Regione. "Su questo tema- che è nevralgico sia per il sistema scuola sia per l'università-, occorrerebbe un confronto serrato, concreto, operativo tra il sistema della scuola ( quello che ha gestito i concorsi) e il sistema accademico che cerca di formare gli insegnanti".

"Quando si parla di concorsi per diventare avvocati o magistrati, che hanno anch'essi percentuali di bocciati molto alte, ma nessuno mi pare si sia permesso di mettere sotto accusa i corsi in Giurisprudenza", osserva Nicola Barbieri, professore di storia dell'educazione. "Dedico con passione gran parte del tempo di docente alla formazione dei futuri e delle future maestre di scuola dell'infanzia e primaria, ne ho fatti laureare diverse decine dal 2004 ad oggi, li vedo operare nelle scuole di Modena, Reggio, Parma, Mantova con grande soddisfazione da parte delle scuole e degli studenti loro affidati"..

Luigi Guerra ammette: "Sulla formazione degli insegnanti c'è un problema generale che riguarda le scarse competenze grammaticali. Ma gli studenti che arrivano all'università hanno già questo problema, chiunque di noi sa che correggere una tesi vuol dire prima di tutto correggere l'italiano della tesi". Guerra difende la qualità dei laureati: "Non dico che sforniamo un prodotto perfetto, ma non posso neanche non obiettare all'accusa che il nostro insegnamento sia troppo teorico. E' vero che occorre fare più didattica, che c'è un conflitto nazionale coi cosiddetti disciplinaristi, matematici e linguisti. Ma la parte pratica c'è. La laurea, da noi come a Modena, prevede 600 ore di tirocinio". L'invito di Guerra è al confronto: "Discutiamo, ma cerchiamo bene qual è la malattia giusta, per poi curarla". AK

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