Giovedì, 05 Novembre 2015 11:23

‘Ronde’ o sorveglianze private? Terminologia a parte, i cittadini hanno paura e pattugliano In evidenza

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scorcio di Parma - via Bixio - scorcio di Parma - via Bixio - di Alexa Khune

I servizi di 'pattugliamento' per iniziativa dei cittadini sono stati condannati dalla Prefettura di Parma che, in una nota, spiega perché 'sono illegali e pericolosi'. Ma Fabrizio Pallini, presidente de 'I nostri borghi', replica e ne sottolinea l'utilità per una città che non si sente al sicuro. -

Parma, 5 novembre 2015 -

A Parma si fanno le 'ronde'. La Prefettura le boccia. L'associazione promotrice di vigilanze ad opera di cittadini risponde che non sono 'pattugliamenti' ma solo attività di sorveglianza.
Questione terminologica a parte, la sostanza è che la gente ha paura.
Il 'pattugliamento' per iniziativa dei cittadini sta facendo discutere e apre una finestra sul problema sicurezza in città. Una faccenda che viene avvertita dai parmigiani come pressante.
Secondo Fabrizio Pallini, presidente dell'Associazione 'I nostri Borghi' e sostenitore di questi monitoraggi sul territorio, operati da cittadini, è un bene che ci sia una collaborazione tra abitanti del parmense.
Alla base della nota di condanna diramata dalla prefettura, per Pallini, ci sarebbe un fraintendimento: "il controllo sociale o di vicinato risulta essere estremamente utile. L'utilizzo da parte di forze politiche del termine 'ronda' ne ha in qualche modo inquinato il significato originale, quello di un aiuto da parte di persone volenterose ad interferire, contrastare situazioni di microcriminalità come lo spaccio, la prostituzione, i furti e la microcriminalità in genere. Ci pare che la Prefettura abbia in qualche modo voluto bocciare una eventuale cattiva interpretazione del termine più che la sostanza. Non e' possibile si possano vietare forme di monitoraggio e collaborazione".

La risposta di Pallini è arrivata subito dopo un comunicato della Prefettura con cui le iniziative di sorveglianza che affianchino l'operato delle forze dell'ordine sono state duramente bocciate:

"Le forme di 'pattugliamento' di alcune aree urbane – chiarisce il Prefetto -, in città ed in provincia, con il dichiarato obiettivo di contrastare reati quali furti e spaccio di stupefacenti, sono iniziative censurabili per motivi giuridici e tecnici, e pericolose sia per chi le pone in essere sia per il comune cittadino...In primo luogo sono illegali. Le uniche attività consentite sono quelle degli 'Osservatori Volontari della Sicurezza' previste e disciplinate esclusivamente nelle forme e con le modalità stabilite dalla normativa vigente. In secondo luogo possono esporre gli stessi cittadini, che volenterosi partecipano ai 'pattugliamenti', a concreti rischi, mancando, tra l'altro, di quei requisiti soggettivi e di formazione professionale, nonché del coordinamento con le Polizie Municipali".

Pallini sottolinea invece che la sua associazione, che ha dedicato anni di impegno alla sicurezza e alla tranquillità dei cittadini, "è stata antesignana di un controllo del territorio che, al di là dei sostantivi utilizzati, ha dato dei frutti straordinari".
Il Presidente dell'associazione 'I nostri borghi' chiarisce che l'intervento dei cittadini sarebbe solo di natura osservativa e informativa in collaborazione con le forze dell'ordine a cui spetta ovviamente la parte interventistica e che l'aiuto dei cittadini sia stato in molti casi importante per ridurre le problematiche legate all'insicurezza, senza sostituire le forze dell'ordine.

Per la Prefettura i cittadini che promuovono attività di controllo sono in pericolo perché rischiano danni fisici e materiali "nonché i profili penali e civili cui i partecipanti possono incorrere per gli incidenti, subiti o causati, anche a terzi estranei, che, in quanto conseguenza di condotta illecita, non sono coperti da assicurazione".


Per le modalità con cui vengono svolte, inoltre, tali attività possono anche ostacolare e, in taluni casi, vanificare, il lavoro delle forze di polizia e contribuiscono involontariamente ad alimentare la paura e l'insicurezza. Se non si deve sottovalutare il senso di preoccupazione e l'allarme dei cittadini per tipologie di reato come i furti in appartamento particolarmente odiose perché violano il luogo in cui ciascuno si sente più sicuro, alla base di qualunque strategia operativa si devono porre i reati denunciati che, tra l'altro, nei primi nove mesi di quest'anno, hanno fatto registrare, rispetto allo stesso periodo del 2014, un consistente calo numerico.

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