Approfittando del momento di crisi e della difficoltà di accedere ai canali di credito tradizionali, la banda prestava denaro a privati e imprese con tassi pari al 417% su base annua. Il denaro veniva poi reinvestito in attività commerciali affidati a prestanome nel distretto ceramico. L'inchiesta, partita nel 2013, è stata condotta da Polizia di Stato e Guardia di Finanza e ha portato anche al sequestro di 1,7 milioni di euro di sospetta provenienza illecita. -
Modena, 1 ottobre 2015 -
Alla fine gli "Intoccabili" sono stati presi e assicurati alla giustizia. E' stata denominata così, "The Untouchables", l'inchiesta che, questa mattina, ha portato all'arresto di Rocco Ambrisi e Adamo Bonini, entrambi di 41 anni, capifila di una banda dedita all'usura e alle estorsioni ai danni di cittadini e imprenditori del distretto ceramico tra le province di Modena e Reggio Emilia, in particolare nella zona di Sassuolo, Fiorano, Casalgrande e Castellarano.
Nei guai sono finiti anche tre carabinieri, di cui uno in congedo, accusati di corruzione, abuso d'ufficio favoreggiamento e rivelazione di segreti d'ufficio per avere passato informazioni alla banda criminali su indagini e intercettazioni che li riguardavano. I tre sono stati allontanati e dovranno rispettare il provvedimento di obbligo di firma. Denunciate a piede libero altre sei persone, considerate "le braccia" dell'organizzazione criminale.
La vicenda è molto complessa e parte nel 2013 a seguito di alcune segnalazioni pervenute alla Guardia di Finanza in cui si evidenziavamo operazioni poco chiare, dietro alle quali vi era il sospetto di operazioni di riciclaggio di flussi di denaro di provenienza illecita. L'attività investigativa delle Fiamme Gialle si è poi incrociata con alcuni accertamenti svolti dalla Polizia di Stato si alcuni soggetti appartenenti a un clan operante a livello locale. E' stato così possibile ricostruire e smantellare l'attività criminale della banca che da anni agiva indisturbata nella zona.
Dalle indagini è emerso che l'organizzazione aveva trovato terreno fertile con la complicità della crisi, che, di fatto, ha escluso cittadini e imprenditori dai consueti canali di accesso al credito. Ecco, che, in "aiuto" di chi aveva bisogno di liquidità arrivavano gli usurai, che praticavano tassi annui anche del 417%. E, se, qualcuno pagava in ritardo o non poteva pagare, scattava il "recupero crediti" fatto di minacce ed estorsioni.
Il denaro veniva poi reinvestito in attività commerciali, tra cui alcuni bar e pizzerie molto note nel comprensorio ceramico, oltre che in aziende che operano nel campo dell'edilizia, della meccanica, della metallica e della carpenteria, i cui titolari sono risultati prestanome dell'organizzazione criminale, che, di fatto, beneficiava del tornaconto economico. Proprio la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio disponibile sui conti correnti e in titoli riconducibili agli arrestati ha indotto il gip del Tribunale di Modena a disporre il sequestro preventivo di circa 1,7 milioni di euro, oltre ad alcune auto di lusso intestate agli indagati.
L'arresto dei due capibanda, tuttavia, sembra essere solo la punta di un iceberg. Per ora, sono una quindicina i casi accertati riconducibili all'attività del clan. Tra questi vi è il caso di una pizzeria concorrente, costretta a chiudere e a continuare a pagare l'affitto. Nel frattempo, i titolari erano stati anche spinti a rilevare un altro locale in un'altra zona del reggiano, a fronte di un mutuo oneroso, per il quale uno dei soggetti arrestati aveva fatto da garante dietro il pagamento di 60 mila euro.
Accertata anche l'usura praticata ai danni di un piccolo artigiano di Sassuolo, costretto a fuggire all'estero per l'impossibilità di onorare gli esosi interessi applicati ad un prestito ricevuto da uno dei responsabili oggetto di misura cautelare. Dalle indagini è emersa anche l'odiosa condotta vessatoria e minacciosa nei confronti della compagna di un parente, deceduto in un incidente stradale nel marzo 2013, per avere la custodia della figlia minorenne, al fine di riscuotere e disporre del premio di una polizza intestata al defunto e del risarcimento assicurativo connesso al sinistro.
Tuttavia, il ritrovamento di una sorta di "libro contabile" durante le perquisizioni fa presumere che ci sia ancora molto da scoprire sulle attività criminali del gruppo.