Domenica, 11 Agosto 2024 08:28

Giornalismo “salmone”: la sfida della I.A. In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Da pochi anni è comparsa prepotentemente nel nostro linguaggio comune l’intelligenza artificiale A.I., sdoganata soprattutto con l’arrivo di ChatGpt, un sistema che elabora in pochi millisecondi, risposte a quasi tutte le nostre domande.

Di Andrea Caldart Cagliari, 10 agosto 2024 – Ma noi sappiamo davvero cosa sia l’A.I.?

Osannata e decantata in ogni dove, viene proposta come una grandissima opportunità, ma la sua titanica capacità operativa, potrebbe portare con sé, la stessa se non maggiore, prepotenza distruttiva.

Dall’avvento della tecnologia a vapore, all’inserimento delle macchine nelle fabbriche arrivando ad oggi con i super sofisticati algoritmi sempre più in evoluzione, il cambiamento dell’A.I., innesca una potente lotta nel triangolo formato da tecnologia, lavoro e profitto.

Non solo, ma la storia ci insegna che il mondo ha affrontato numerose scoperte che erano grandiose come, ad esempio la scoperta del nucleare, presentato come l’innovazione per eccellenza per produrre energia, si stato riconvertito in ambito militare per il suo alto potenziale distruttivo.

Ecco così che anche l’A.I. è un grande elemento con un enorme potenziale evolutivo, ma allo stesso tempo, può comportare rischi ben maggiori dei benefici quali, ad esempio, la profilazione dei dati degli utenti con il riconoscimento facciale che finiscono per essere usati all’insaputa degli stessi, oppure i deep fake ovvero, video e audio con sembianze soprattutto di persone famose, usati con intenti fraudolenti, ma l’elemento più allarmistico di tutti è quello che, l’A.I. prenda il sopravvento sull’uomo.

Uno delle sue grandi criticità dipende dalla marcatura della sorgente dei dati di tutti i sistemi, rendendo impossibile ricostruire un’identificazione perfetta e corretta dell’origine del singolo dato.

L’A.I. dovrebbe ripartire da qui ovvero, dall’inverso di come agisce oggi, costruendo il percorso dell’informazione, risalendo il “fiume dei byte” prendendo esempio da come fanno i salmoni.

Bisogna strutturare la trasparenza delle sorgenti informative in modo tale che, la loro tracciabilità ed anche quella delle fonti open source, spezzino quella “esclusività giornalistica” che si è arrogata prepotentemente il mainstream e le grandi multinazionali dell’informazione “social”, dando in pasto al pubblico la “narrazione unica”, senza possibilità di contradditorio e verifica delle fonti.

Avere la responsabilità d’informare non significa essere i custodi eletti della notizia, ma semmai essere i facilitatori non solo dell’accesso alla notizia stessa ma anche di tutto il suo percorso fin dall’origine.

L’avanzata alla quale stiamo assistendo della A.I. con la tecnologia che porta in sé, non è però totalmente trasparente, perché oggi come oggi, il problema principale è quello che non ci sono regole a governarla.

Lo stesso Governo Meloni sta lavorando per varare norme che regolino e vigilino sulla sicurezza dell’utilizzo responsabile della I.A., ma essendo materia molto articolata, si è ancora distanti da un testo definitivo e concorde.

È una sfida molto complessa se non di base probabilmente impossibile quella di realizzare una regolamentazione internazionale della A.I., perché bisognerebbe far convergere tutte le culture e tutti i diritti di ogni Paese del mondo.

Nell’opinione pubblica però, quello che si sta cercando pericolosamente di far passare come messaggio “positivo” è che l’A.I., possa pensare in modo “umano”, delegando sé stessa a stabilire i limiti nei quali può agire.

Nelle cronache quotidiane però la vediamo spesso utilizzata come un’arma in ambito militare, settore nel quale non è possibile avere i necessari riscontri, con tanti “arrivederci e grazie” alla trasparenza e alla tracciabilità con “percorso a salmone”.

Pensiamo ad esempio al progetto israeliano “Levander” dove l’A.I. è stata utilizzata nella attuale guerra in Palestina, ma senza un controllo umano sui dati elaborati, che sono stati usati invece, a detta loro, per colpire obiettivi civili e di aiuti umanitari.

Insomma, ancora luci e ombre su quella che potrebbe essere, ma forse è già in corso, la nuova rivoluzione transumanista con l’A.I. che potrebbe rappresentare una vera minaccia alla tenuta della democrazia, avviando la prima fase verso una tecno-dittatura che ai più potrebbe anche sembrare algoretica.

Quello in cui dobbiamo stare molto attenti è a non modificare l’equazione uomo-macchina, perché se la invertiremo, rischieremo di dare all’A.I. il posto dell’uomo, dando per assodato che l’A.I. sia sicura e intelligente appunto come l’uomo, scordandoci però che la libertà di pensiero e di critica non sarebbe più elaborata dall’uomo, ma dal suo algoritmo.

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