Sebbene è assodato che sia un fatto di ampia discussione politica attuale, il congestionamento nelle carceri italiane, nel mondo da diversi anni, si sta progettando e sperimentando una capsula della memoria, per far scontare la pena al detenuto, una follia?
No, è realtà perché Hashem Al-Ghali, biologo molecolare e comunicatore scientifico yemenita, è l’ideatore del progetto Cognify, la prigione tecnologica pensata per manipolare i ricordi degli atti criminosi commessi da una persona, trasportando il soggetto a vivere l’esperienza del suo reato con lo sguardo della vittima, per stimolare rimorso e pentimento nel pregiudicato.
Una pena tecnologico-mentale che probabilmente va molto oltre la nostra idea di giustizia, condanna e riabilitazione, perché cerca di immettere nel cervello del condannato, memorie artificiali.
Un vero e proprio lavaggio del cervello del detenuto che pone preoccupanti dubbi sotto il profilo etico, ma soprattutto apre ad inquietanti scenari di repressione e controllo sociale.
In sostanza Cognify è un sistema di rieducazione penale, progettato per immettere falsi ricordi nel reo, al fine di sostituirne la detenzione tradizionale.
La tipica cella lascerebbe il posto ad una moderna capsula della memoria dove, attraverso una scansione cerebrale del condannato, si va ad impiantare memorie artificiali, per influenzare il suo comportamento futuro e così prevenire il ripetersi di atti criminosi.
A questo punto ci si pone un quesito: ma il diritto alla propria integrità psico-fisica non è un diritto inviolabile della persona?
La risposta a questa domanda fa emergere terrificanti preoccupazioni soprattutto sulla sicurezza del trattamento Cognify in relazione ai diritti umani fondamentali dei detenuti.
Chi garantisce che tali tecnologie vengano utilizzate in modo responsabile nel rispetto dei diritti umani dei detenuti? E chi controlla i controllori?
Tutto questo ancora non è dato saperlo con certezza, ma è intervenuto il Parlamento di Strasburgo che recentemente ha emesso un documento, dove ha chiesto che vi sia un quadro normativo che possa regolamentare correttamente l’uso dalla IA (Intelligenza Artificiale), per una gestione corretta del rapporto tra autorità carcerarie e detenuti.
Ma come si può garantire che l’utilizzo di questa tecnologia non serva per compiere abusi?
Difficile oggi avere un metro di misura di sicurezza sul perimetro di questo progetto rieducativo-penale, ma va anche detto che, non è un’idea appena sfornata dal solito film ultra-fantastico, perché la sperimentazione di Cognify, è iniziata sugli animali nel 2018, dove gli scienziati sono riusciti a immettere un ricordo in una lumaca marina per trasferirla ad un’altra.
Siamo difronte ad un nuovo passo di un futuro distopico e manipolatore della persona, per entrare nella sua mente e controllarne i pensieri.
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