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La Camera di Commercio di Reggio Emilia mette uno dei più rilevanti investimenti degli ultimi dieci anni a favore del tessuto imprenditoriale reggiano. Al via i nuovi bandi per 4 milioni di euro. -

Reggio Emilia, 22 aprile 2015 -

Nonostante il drastico calo delle entrate legato ai provvedimenti assunti dal Governo sul diritto annuale versato dalle imprese (-35%), la Camera di Commercio di Reggio Emilia mette uno dei più rilevanti investimenti degli ultimi dieci anni a favore del tessuto imprenditoriale reggiano.
Per il 2015, infatti, l'Ente camerale mette in campo 6 milioni di euro, 4 dei quali deliberati in questi giorni con l'approvazione dei relativi bandi.

"Crediamo sia un segnale concreto e importante – sottolinea il presidente Stefano Landi – dell'impegno della Camera di Commercio a fianco di un sistema economico che sconta ancora pesantemente gli effetti della crisi economica, con ordini interni ancora di segno negativo, una produzione sostanzialmente stagnante e un fatturato in calo dello 0,4% nel quarto trimestre 2014, nonostante l'export abbia raggiunto valori record, portandosi a poco meno di 9 miliardi di euro".

"A fronte di quest'economia locale ancora in forte sofferenza – prosegue Landi – abbiamo deciso di attingere a risorse patrimoniali straordinarie per assicurare quel necessario sostegno alle imprese reggiane che, con il calo degli introiti camerali, sarebbe drasticamente sceso, a seguito dell'applicazione di una prima tranche della riforma nazionale che non ha tenuto in alcun modo conto del ruolo di stimolo e dei contributi che le Camere di Commercio assicurano alle economie locali, né dei livelli di efficienza che singolarmente hanno raggiunto".
"Per parte nostra – osserva il presidente della Camera di Commercio – abbiamo voluto compiere scelte di politica economica e non di bilancio o bilancino, grazie ad una convergenza di tutte le associazioni imprenditoriali sulle priorità assolute legate alla ripresa e allo sviluppo e, conseguentemente, ai bisogni emergenti delle imprese e agli orizzonti di crescita che appaiono più realisticamente possibili e concretamente raggiungibili".

Da qui, dunque, i primi investimenti della Camera di Commercio, che nelle scorse settimane aveva già deliberato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per l'internazionalizzazione (con 850mila direttamente destinati alle imprese e 650 impegnati per un fitto calendario di incoming di operatori commerciali stranieri, ulteriormente rafforzato in coincidenza con l'Expo) e un ulteriore investimento legato all'Esposizione internazionale, con 100mila euro destinati alle aperture straordinarie de I Teatri.
Di questi giorni, come si è detto, le delibere su altri bandi (la cui apertura avverrà a breve), per un importo complessivo superiore ai 4 milioni.
"Ci siamo mossi in equilibrio – spiega Landi – tra il bisogno di affrontare emergenze e la necessità di sostenere nuovi investimenti e la nascita di nuove imprese, così da creare più stabili prospettive di crescita per la nostra economia".

L'investimento più rilevante, in assoluto, riguarda l'innovazione tecnologica, con 1,8 milioni di euro a disposizione delle imprese.
"Nonostante il nostro territorio si collochi ai vertici regionali per capacità d'innovazione – osserva Landi – è proprio qui che dobbiamo investire per acquisire nuovi elementi di competitività, perché proprio all'innovazione di impianti, processi e prodotti si lega il nostro posizionamento sui mercati esteri e la possibilità di cogliere immediatamente i primi segnali di ripresa anche del mercato interno".
"Non a caso – aggiunge il presidente della Camera di Commercio – alle risorse per l'innovazione tecnologica si aggiungono 700.000 euro destinati alla ricerca e sviluppo".

Ottocentocinquantamila euro sono poi destinati al credito alle imprese (abbattimento di tassi e acquisizione di garanzie sussidiarie), "che rappresenta tuttora una delle grandi emergenze delle imprese", secondo Landi.
Allo start up d'impresa e al lavoro di "incubazione" che attorno ad esso ruota sono riservati 300.000 euro, mentre 200.000 euro vanno ad incentivare l'attrazione di nuovi investimenti e una cifra identica va a sostenere la partecipazione delle imprese reggiane a programmi di ricerca e innovazione finanziati dalla UE e dalla Regione Emilia Romagna.

"Altre risorse – conclude Landi – sono poi destinate al funzionamento e al potenziamento di strumenti di comune e diffusa utilità per le imprese (osservatorio economico, sportello di sostegno contro il crimine organizzato e iniziative di prevenzione, ad esempio), completando così un quadro di investimenti che crediamo riaffermi concretamente il ruolo di motore dello sviluppo che la Camera di Commercio svolge ed intende continuare ad assicurare al nostro territorio".

tab cciaa re investimenti

(fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)


L'Emilia Romagna tra le regioni che trainano la ripresa. 
A Bologna studiosi a confronto sulle ricerche condotte dall'Associazione RegiosS, dai ricercatori della Banca d'Italia e dall'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit. -

Bologna, 22 aprile 2015 -

La ripresa è timida, ma c'è. E l'Emilia Romagna si conferma tra le regioni più "virtuose" per quanto fatto e in termini prospettici. Proprio il ragionamento sui punti di forza capaci di stimolare lo sviluppo territoriale è uno dei temi affrontati nel corso della VII edizione del Workshop "Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali", quest'anno focalizzato sul tema "Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive".

L'incontro - realizzato grazie alla sinergia tra l'Associazione RegiosS e UniCredit, in collaborazione con la Banca d'Italia - si svolge come di consueto nel Salone dei Carracci di Palazzo Magnani con l'obiettivo di stimolare la discussione sullo sviluppo delle regioni italiane, individuando i fattori chiave di crescita, gli elementi di criticità e gli ambiti di miglioramento delle economie territoriali, attraverso la presentazione delle analisi svolte dall'Associazione RegiosS (fondata da ricercatori e studiosi di economie regionali appartenenti a diversi Atenei e istituzioni di ricerca), dall'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit e dalla Banca d'Italia - sede di Bologna.

Patrocinato dal Dipartimento di Scienze Statistiche dell'Università degli Studi di Bologna, il workshop è aperto da Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit, e prosegue con la presentazione dei contributi di ricerca sulle economie territoriali da parte di Cristina Brasili, Presidente Associazione RegiosS e Docente dell'Università di Bologna, sul tema "La spesa in ricerca e sviluppo e l'economia sommersa nella stima del Pil (Sec 2010): un nuovo indicatore di attività economica". Riccardo Masoero, Responsabile Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit, interviene quindi sul tema della competitività delle regioni italiane in chiave prospettica, grazie anche ai dati messi a disposizione da un nuovo modello di analisi. Marcello Pagnini, economista della Banca d'Italia, sede di Bologna, infine, illustra i risultati della ricerca condotta su "Città e distretti di fronte alla crisi".

A seguire, Fabrizio Binacchi, Direttore regionale Rai Emilia Romagna, modera la tavola rotonda sul tema: "Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive", cui partecipano Francesco Trimarchi - Direttore Banca d'Italia sede di Bologna; Stefano Giorgini, Regional Manager Centro Nord di UniCredit; Sonia Bonfiglioli - Presidente e C.E.O. Bonfiglioli Riduttori S.p.A.; Gianpiero Torrisi - Università di Portsmouth, Senior Lecturer in Economics; Sergio de Nardis - Capo Economista di Nomisma; Morena Diazzi - Direttore Generale Attività Produttive, Comm. e Turismo, Regione Emilia-Romagna.

Le ricerche in sintesi:

La ricerca dell'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit, prendendo le mosse dall'analisi presentata lo scorso anno che approfondiva le dinamiche della crisi economica in corso, proietta ora l'attenzione verso lo scenario di uscita dalla recessione da tutti auspicato. Un'elaborazione prospettica resa possibile anche grazie ai dati messi a disposizione da un nuovo modello di analisi messo a punto dall'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit. In particolare, partendo dalle previsioni per i microsettori individuati a livello regionale, lo studio esamina la dinamica attesa per le singole regioni fino al 2016. L'analisi individua alcuni indicatori economici chiave per identificare quali siano le aree più reattive ed i settori che dovrebbero condurre il Paese fuori dalla recessione. L'Emilia Romagna rientra nel gruppo delle regioni trainanti, per cui le previsioni sono più positive, con fatturati che crescono sopra la media nazionale già negli anni 2013-2015 (+1% in media in ciascun anno rispetto a un più modesto +0,4% per l'Italia) ed un'accelerazione stimata per il 2016 (+3%). Anche in termini di redditività la regione è in progressione, con un margine operativo che passa da un valore medio del 6,6% nel primo periodo ad un'attesa del 6,9% l'anno venturo. Le imprese della regione, inoltre, paiono avviate su un percorso di maggiore sostenibilità del debito, con un miglioramento nel 2016. Un balzo in avanti è previsto anche per gli investimenti, un fattore chiave per rafforzare la ripresa. In particolare, dal dato medio lievemente negativo del periodo 2013-2015 (-0,5%) si dovrebbe passare l'anno prossimo ad un +3,6% per gli investimenti fissi lordi, che sommano le risorse provenienti sia dal settore privato e che da quello pubblico. La crescita stimata della regione beneficerà dei risultati significativi di alcuni dei principali settori manifatturieri di specializzazione, tra i quali la meccanica, l'automotive, le piastrelle, l'industria alimentare, ma anche, più debolmente, i prodotti in plastica e l'abbigliamento.

Nel contributo di RegiosS "La spesa in ricerca e sviluppo e l'economia sommersa nella stima del Pil (Sec 2010): un nuovo indicatore di attività economica", vengono analizzate le principali novità introdotte dal nuovo Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (Sec 2010) che sostituisce il precedente Sec 95. Tra le novità più rilevanti introdotte dal Sec 2010 vi sono: la capitalizzazione delle spese in ricerca e sviluppo e la riclassificazione da consumi intermedi ad investimenti della spesa per armamenti sostenuta dalle Amministrazioni pubbliche. L'adozione del Sec 2010 non comporta solo modifiche metodologiche della revisione della contabilità ma, con l'introduzione della stima dell'economia illegale all'interno del Pil, sottintende una rivoluzione nel modo di intendere la ricchezza del Paese.

L'obiettivo di questo lavoro, nonostante la disponibilità limitata di dati, è quello di valutare le modifiche introdotte dal Sec 2010 che hanno avuto un maggiore impatto sul Pil, implicando una sua rivalutazione. I cambiamenti più rilevanti verranno analizzati sia a livello nazionale che regionale mediante un confronto tra le stime basate sul Sec 2010 e sul Sec 95 per rilevanti aggregati macroeconomici quali la spesa in R&S e il numero di lavoratori non regolari, che vanno a contribuire alla nuova stima del Pil. In base al nuovo sistema di contabilità il Prodotto interno lordo per l'Italia per il 2011, anno di benchmark, ammonta a 1.638,9 miliardi di euro (prezzi correnti), con una rivalutazione di 58,9 miliardi (+3,7%) rispetto alle stime del Sec 95. Per l'Emilia-Romagna, sempre nel 2011, la rivalutazione rispetto alle stime precedenti è stata di 2,68 miliardi di euro (+1,9%). L'incidenza della spesa totale in ricerca e sviluppo in Italia, pari a 19.738,3 milioni di euro, nel 2014 è stata del 1,22% del Pil. In Emilia-Romagna la spesa in ricerca e sviluppo nel 2012, ultimo dato disponibile, ammonta a 2.290,3 milioni di euro con un incidenza sul Pil del 1,6%.

Nel 2012 i lavoratori non regolari, in Italia, in base alle nuove stime del Sec 2010 ammontavano a 3.110,4 migliaia, è il settore dei servizi a comprendere la maggior parte del lavoro non regolare (76%), seguito dagli altri 3 settori che si dividono il restante 24% in modo più o meno equivalente. Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna gli irregolari nel 2012 sono 184,5 migliaia, e la quota dei servizi risulta pari all' 80%.
Dall'analisi emerge la limitata incidenza degli investimenti in ricerca e sviluppo totali delle regioni italiane, a volte decrescenti negli anni della crisi. L'incremento del Pil, dovuto all'adozione del Sec 2010, è difficilmente attribuibile alle attività di R&S. Anche se la strada privilegiata per far crescere il Pil sarebbe proprio quella di investire in ricerca e sviluppo.

Nel documento, inoltre, viene stimato un indicatore di attività economica nazionale in base alle nuove serie storiche dei conti economici espresse in Sec 2010. Esso rappresenta un utile strumento per i policy-maker per conoscere ed individuare i potenziali effetti delle politiche di crescita e di sviluppo, approssima i tassi di variazione tendenziale del Pil a frequenza mensile tentando di colmare le carenze informative nei dati e il ritardo con cui vengono forniti. Inoltre è costruito in modo da garantire, non appena saranno disponibili i dati a livello territoriale, il confronto tra il ciclo nazionale e il ciclo delle diverse regioni italiane. Il nuovo indicatore nazionale, calcolato utilizzando il Pil espresso in base Sec 2010, segue il medesimo andamento di quello calcolato utilizzando i dati espressi in Sec 95 e gli scostamenti tra le due serie sono molto limitati. Le innovazioni introdotte dal nuovo Sec non producono variazioni importanti riguardo i tassi di crescita del Pil, a livello nazionale, cambia, invece sostanzialmente il livello del Pil. Ci aspettiamo, quindi, che i contributi delle regioni a queste variazioni siano molto differenziati e gli unici dati disponibili per il confronto lo confermano.

In alcuni lavori tra l'altro presentati nel corso delle precedenti edizioni di questo workshop – ha detto Marcello Pagnini economista della Banca d'Italia, sede di Bologna - si è mostrato come per un campione di circa 40.000 imprese manifatturiere italiane osservate nel periodo 1995-2012 la produttività totale dei fattori in Italia rispettasse una chiara gerarchia: le imprese localizzate nelle aree urbane presentavano un vantaggio di produttività totale dei fattori tra l'8 e il 10% rispetto a quelle di aree ove non vi è un'elevata concentrazione di attività economica. Anche le imprese nei distretti industriali mostravano vantaggi di produttività rispetto a queste ultime ma di un ordine di grandezza inferiore. In più, a fronte di una certa stabilità dei vantaggi di produttività nelle città, quelli delle aree distrettuali si sarebbero indeboliti. Un simile trend sarebbe proseguito negli anni della crisi. Nella ricerca presentata nel corso di questa VII edizione del Workshop RegiosS si torna ad analizzare questi dati dal punto di vista dei cosiddetti effetti di 'misallocation'. La produttività totale dei fattori a livello aggregato può infatti dipendere dagli sforzi individuali dell'impresa (investimenti in ricerca e sviluppo etc), dalle esternalità di rete (distrettuali o urbane) o dal fatto che esistono meccanismi che generano distorsioni che possono indurre le imprese più (meno) efficienti a produrre meno (di più) rispetto a quanto sarebbe ottimale. Dal lavoro emerge tuttavia che la presenza di effetti di misallocation nei distretti non sarebbe alla base della loro insufficiente performance in termini di produttività. Risulterebbe quindi confermata l'ipotesi avanzata dai lavori precedenti che la non soddisfacente performance dei distretti sia dovuta al fatto che le esternalità di rete generate al loro interno siano state meno efficaci nell'adattarsi alle dinamiche della globalizzazione e della recente crisi economico-finanziaria.

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

Coopselios assisterà FDF nella pianificazione e realizzazione di un "Progetto Pilota" all'interno di un innovativo Programma Educativo di respiro internazionale che mira a sviluppare, negli Emirati Arabi, il modello educativo 0-6 anni ispirato all'approccio reggiano "Learning-by-languages". -

Parma, 22 aprile 2015 -

Coopselios, cooperativa sociale leader nei servizi alla persona, - costituita a Reggio Emilia nel 1984 e cresciuta anche grazie a fusioni, tra cui quelle con Coop S.E. di Piacenza e con Coop "Il Girasole" di La Spezia - ha sottoscritto un accordo con la Family Development Foundation (FDF) di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), che costituirà la base per una collaborazione istituzionale di lungo periodo sull'educazione e il welfare di comunità tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti, e che concluderà la sua prima fase nel 2017.

Coopselios assisterà FDF nella pianificazione e realizzazione di un "Progetto Pilota" all'interno di un innovativo Programma Educativo di respiro internazionale che mira a sviluppare, negli Emirati Arabi, il modello educativo 0-6 anni ispirato all'approccio reggiano "Learning-by-languages", ampiamente consolidato nei servizi per l'infanzia gestiti da Coopselios.
 L'obiettivo è la realizzazione di un Centro di Ricerca per l'infanzia volto, tra l'altro, a promuovere networking e condividere best practices, e servizi educativi, incluso un nido da 3 mesi a 3 anni e un centro pre-scolastico per la fascia di età da 3 a 5/6 anni. Tutti i servizi si fonderanno su prassi innovative e inclusive per la cura dei bambini, l'alimentazione, la ricerca e l'accreditamento di standard internazionali.

"Mi ha particolarmente colpito il profondo impegno e la visione strategica di lungo periodo dimostrati da FDF e dagli Emirati Arabi in relazione alle tematiche dell'educazione infantile, elemento imprescindibile per assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni e per promuovere una crescita inclusiva, sostenibile ed equa. Per conto del Presidente di Coopselios, Guido Saccardi, e dei quasi 3.000 tra soci e dipendenti, esprimo la soddisfazione di poter contribuire a rendere reale questo ambizioso progetto", ha dichiarato Raul Cavalli, Direttore Generale di Coopselios.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

VII edizione del Workshop Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali. Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive. -

Parma, 21 aprile 2015 -

22 aprile 2015, ore 15
Salone dei Carracci di Palazzo Magnani
UniCredit, Via Zamboni 20
BOLOGNA

A Bologna studiosi a confronto sulle ricerche condotte dall'Associazione RegiosS, dai ricercatori della Banca d'Italia e dall'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit.

Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord di UniCredit, darà il via all'incontro che sarà aperto dagli interventi di Cristina Brasili, Presidente Associazione RegiosS e Docente dell'Università di Bologna, sul tema "La spesa in ricerca e sviluppo e l'economia sommersa nella stima del Pil (Sec 2010): un nuovo indicatore di attività economica". Riccardo Masoero, Responsabile Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit, interverrà sul tema della competitività delle regioni italiane in chiave prospettica, grazie anche ai dati messi a disposizione da un nuovo modello di analisi. Marcello Pagnini - Banca d'Italia, sede di Bologna - parlerà quindi dei risultati della ricerca condotta su "Città e distretti di fronte alla crisi".

Seguirà una Tavola Rotonda sul tema: "Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive", cui prenderanno parte Francesco Trimarchi - Direttore Banca d'Italia sede di Bologna; Stefano Giorgini - Regional Manager Centro Nord di UniCredit; Sonia Bonfiglioli - Presidente e C.E.O. Bonfiglioli Riduttori S.p.A.; Gianpiero Torrisi - Università di Portsmouth, Senior Lecturer in Economics; Sergio de Nardis - Capo Economista di Nomisma; Morena Diazzi - Direttore Generale Attività Produttive, Comm. e Turismo, Regione Emilia-Romagna.

(Fonte: ufficio stampa UniCredit)


Tempi di crisi. Alle volte basta un po' di ottimismo e farsi forza con i piccoli o grandi segnali positivi. Nel primo trimestre 2015, i fallimenti sono calati dello 0,5%.

di Virgilio Parma, 19 aprile 2015 –
Piccoli segnali di ripresa o almeno sensazioni concrete che le cose stanno andando meno peggio di prima.
Il dato che emerge dall'Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata al primo trimestre, realizzata da Cribis D&B, la societa' del Gruppo Crif specializzata nella business information, fotografa
una situazione di miglioramento. Nel primo trimestre i fallimenti sono stati 3.803 in confronto a un 2014 che, con ben 15.605 fallimenti, aveva conquistato la maglia nera di annus horribilis.

Mai un dato così alto negli ultimi 5 anni.

Per dare un'idea più precisa del fenomeno basti pensare che rispetto al primo trimestre del 2009 il numero dei fallimenti e' cresciuto del 72,7%.
In media nel 2015 sono fallite 43 imprese ogni giorno, quasi due imprese ogni ora. Dal 2009 a oggi inoltre si contano 78.978 imprese che hanno portato i libri in tribunale. Numeri di una guerra che. auguriamoci, stia per concludersi.

Fallimenti imprese prim trim

Pubblicato in Economia Emilia

VII edizione del Workshop. Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali. Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive. -

Parma, 17 aprile 2015 -

22 aprile 2015, ore 15
Salone dei Carracci di Palazzo Magnani
UniCredit, Via Zamboni 20
BOLOGNA

A Bologna studiosi a confronto sulle ricerche condotte dall'Associazione RegiosS, dai ricercatori della Banca d'Italia e dall'Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit.

Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord di UniCredit, darà il via all'incontro che sarà aperto dagli interventi di Cristina Brasili, Presidente Associazione RegiosS e Docente dell'Università di Bologna, sul tema "La spesa in ricerca e sviluppo e l'economia sommersa nella stima del Pil (Sec 2010): un nuovo indicatore di attività economica". Riccardo Masoero, Responsabile Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit, interverrà sul tema della competitività delle regioni italiane in chiave prospettica, grazie anche ai dati messi a disposizione da un nuovo modello di analisi. Marcello Pagnini - Banca d'Italia, sede di Bologna - parlerà quindi dei risultati della ricerca condotta su "Città e distretti di fronte alla crisi".

Seguirà una Tavola Rotonda sul tema: "Le leve dello sviluppo territoriale in Italia: analisi e prospettive", cui prenderanno parte Francesco Trimarchi - Direttore Banca d'Italia sede di Bologna; Stefano Giorgini - Regional Manager Centro Nord di UniCredit; Sonia Bonfiglioli - Presidente e C.E.O. Bonfiglioli Riduttori S.p.A.; Gianpiero Torrisi - Università di Portsmouth, Senior Lecturer in Economics; Sergio de Nardis - Capo Economista di Nomisma; Morena Diazzi - Direttore Generale Attività Produttive, Comm. e Turismo, Regione Emilia-Romagna.

(Fonte: ufficio stampa UniCredit)

Valore complessivo dei nuovi contratti stipulati a fine 2014 è pari a 490,1 milioni di euro +36,4% rispetto ai 359,2 milioni di euro del 2013. -

Parma, 14 aprile 2015 -

Importo contratti stipulati a 490,1 milioni di euro, +36,4% a/a
(vs +8,9% mercato):

• leasing nautico +275,3% a/a;

• leasing immobiliare + 42,7% a/a;

• leasing auto +36,7% a/a;

• leasing strumentale +14,3% a/a.

2.846 contratti stipulati, +9,6 a/a;

margine di intermediazione a 33,5 milioni di euro, +9,8% a/a;

utile netto a 8,1 milioni di euro (+1,2% a/a).

Il Consiglio di Amministrazione di Credemleasing, società del Gruppo Credem attiva nel settore del leasing finanziario (autoveicoli, strumentale, immobiliare, navale, energie rinnovabili) guidata dal direttore generale Maurizio Giglioli, ha approvato nei giorni scorsi i risultati del 2014.

In particolare, il valore complessivo dei nuovi contratti stipulati a fine 2014 è pari a 490,1 milioni di euro +36,4% rispetto ai 359,2 milioni di euro del 2013. Nel dettaglio, sono in crescita i settori del leasing nautico (+275,3% a/a), del leasing immobiliare (+42,7% a/a), del leasing auto (36,7% a/a) e del leasing strumentale (+14,3%a/a). Il numero dei contratti stipulati è pari a 2846, in aumento del 9,6% a/a.

Lo stock dei crediti da locazione finanziaria è cresciuto nel 2014 del 4,1% raggiungendo 2,1 miliardi di euro, con rettifiche nette su crediti pari a 6,9 milioni di euro ed un costo del credito dello 0,33% a conferma dell'eccellente qualità dell'attivo. Il margine d'intermediazione è in crescita a 33,5 milioni di euro (+10,1% a/a), positivamente influenzato dalla crescita dei volumi e del numero dei nuovi contratti stipulati. Il cost/income è pari al 35,2% (in miglioramento rispetto al 35,9% di fine 2013) e conferma un buon livello di efficienza operativa. L'utile netto di periodo si è confermato a 8,1 milioni di euro (+1,2% rispetto ad 8 milioni di euro nel 2013).

"Siamo orgogliosi del mix di crescita e qualità dei finanziamenti alle imprese", ha commentato Maurizio Giglioli, direttore generale di Credemleasing e vice presidente di Assilea. "Questo risultato nasce da una consolidata cultura di valutazione del merito
1 Calcolato come rapporto tra rettifiche crediti nette di periodo su impieghi lordi.
imprenditoriale e di servizio professionale alle imprese. L'intero team di Credemleasing si è confermato un eccellente interprete di questi valori a sostegno della ripresa del paese", ha proseguito Giglioli, "la crescita e' proseguita nel primo trimestre 2015 con un lusinghiero risultato a livello di stipulato ed una forte accelerazione su leasing auto e beni strumentali all'impresa".

Credemleasing opera su tutto il territorio nazionale con 17 filiali e attraverso la struttura distributiva del Gruppo Credem che si articola in 634 tra filiali, centri imprese e negozi finanziari, 785 promotori finanziari con mandato, 275 agenti finanziari Creacasa e 119 agenti finanziari specializzati nella cessione del quinto.

Fonte dati contabili: "Credemleasing Bilancio 2014" e "Gruppo Credem Bilancio 2014"

(Fonte: ufficio stampa Media Relations Credem)

Utile netto in crescita del 18% A/A a 5 milioni di euro, patrimonio +12.5% A/A a 8,9 miliardi di euro e raccolta netta di 800 milioni di euro. -

Parma, 8 aprile 2015 -

Ø Raccolta netta a 800 milioni di euro rispetto a 99 milioni di euro a fine 2013;

Ø investimenti sul reclutamento con 25 nuovi ingressi nel 2014;

Ø confermata la strategia di crescita sulle piazze ad elevato potenziale per la clientela private;

Ø investimenti in innovazione tecnologica e semplificazione della gestione operativa a supporto del servizio di consulenza.

Banca Euromobiliare, istituto del Gruppo Credem specializzato nel private banking guidato dal direttore generale Giuseppe Rovani, ha approvato nei giorni scorsi i risultati del 2014 con un utile netto di 5 milioni di euro, in crescita del 18% rispetto a 4,3 milioni a fine 2013. Il patrimonio complessivo ammonta ad 8,9 miliardi di euro, +12,5% rispetto a 7,9 miliardi di euro nello stesso periodo dell'anno precedente.

Particolarmente positivo l'andamento della raccolta netta pari a 797 milioni di euro rispetto a 99 milioni di euro a fine 2013 (605 milioni di euro componente gestita, 174 milioni di euro amministrata e 18 milioni di euro diretta). Tale andamento conferma la validità del modello di servizio dell'istituto, orientato alla consulenza finanziaria evoluta e personalizzata a pagamento, erogata da professionisti con una consolidata esperienza del settore.

Relativamente agli asset under management, la raccolta gestita complessiva è pari a 6.070 milioni di euro (+14% a/a), la raccolta amministrata ammonta a 2.304 milioni di euro (+11,2% a/a), mentre la raccolta diretta è pari a 564 milioni di euro (+3,3% a/a).

In crescita inoltre l'incidenza percentuale del risparmio gestito sul totale degli asset under management, passata dal 67,1% di fine 2013 al 68% del 2014.

Nel 2014 è proseguita, coerentemente con le strategie di crescita della banca, l'attività di reclutamento di professionisti con elevata esperienza e portafoglio pro-capite con una consolidata esperienza nella gestione dei clienti di elevato standing su piazze ad alto potenziale per lo sviluppo della clientela private. In particolare, sono stati 25 i nuovi consulenti reclutati.

Sono proseguiti inoltre gli investimenti in tecnologia ed innovazione di processo con l'obiettivo di sviluppare strumenti per semplificare le attività operative di raccolta ordini e di collocamento, per supportare la prestazione del servizio di consulenza e per comunicare con la clientela attraverso strumenti digitali come il nuovo sito web ( www.bancaeuro.it ), il nuovo internet banking e la nuova App mobile. Infine, grazie alle sinergie con il Gruppo Credem ed alla presenza distribuita su tutto il territorio nazionale, l'istituto offre ora ai clienti la possibilità di operare anche presso le filiali Credem abilitate per l'esecuzione delle principali operazioni e servizi di cassa.

"Vogliamo garantire ai nostri clienti un livello di servizio ai vertici del sistema in termini di qualità ed efficienza", ha dichiarato Giuseppe Rovani, direttore generale di Banca Euromobiliare. "Siamo convinti che la strada per raggiungere tale obiettivo passi necessariamente anche attraverso la selezione di professionisti con una consolidata esperienza nella gestione dei grandi patrimoni, offrendo loro l'opportunità di operare con un modello di servizio privo di conflitto di interessi che punta a valorizzare la professionalità e le competenze", ha proseguito Rovani.

Banca Euromobiliare, attiva da oltre 40 anni nella consulenza di alta gamma per imprenditori, investitori istituzionali, professionisti e clientela private, ha sede a Milano ed opera in tutta Italia attraverso 360 relationship manager.

Fonte dati contabili: "Banca Euromobiliare – Bilancio 2014" e "Gruppo Credem Bilancio consolidato – Relazione sulla gestione al 31/12/2014"

(Fonte: Media Relations Credem)

Mercoledì, 01 Aprile 2015 09:08

Istat, la fiducia mai così alta dal 2002. Ma dove?


Cresce la fiducia dei consumatori, addirittura l'indice non è mai stato così alto da dodici anni. Infatti cresce la disoccupazione (12,7%).

di Lgc Parma, 1 aprile 2015 –
Se non fosse che l'istituto nazionale di statistica è un'organizzazione seria, verrebbe da pensare che che abbia voluto fare il tipico pesce d'aprile. Invece , stando ai primi dati diffusi nelle scorse ore, la fiducia dei consumatori è notevolmente cresciuta nel mese di marzo.

"L'indice composito del clima di fiducia dei consumatori, scrive l'istat, espresso in base 2010=100, aumenta a 110,9 da 107,7 di febbraio 2015. Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), in base 2010=100, mostra un deciso miglioramento, salendo a 103,0 da 97,5 di febbraio."

Un balzo in avanti così ampio da non apparire vero soprattutto se confrontato con gli stessi dati, diffusi poche ore dopo, riguardanti il tasso di occupazione.
Infatti, se nei primi due mesi del 2015, vi era stato un sensibile aumento dell'occupazione, il mese di marzo ha segnato un crollo consistente riportando il livello di disoccupazione al 12,7%.
I dati diffusi sul tasso di fiducia sono così sorprendenti che per nulla riflettono i reali sentimenti percepibili da chi, costantemente, si confronta con consumatori, artigiani, professionisti e imprese.

Dello stesso avviso sono i movimenti dei consumatori "Federconsumatori" e "Adusbef" che, categoricamente, smentiscono l'Istat rincarando la dose e commentano, attraverso un comunicato congiunto, di essere molto perplessi da quanto registrato dall'ufficio di statitsica. "La crisi che da anni grava sulla nostra economia non può certo dirsi conclusa e anzi dati e rilevazioni sui consumi dimostrano che, purtroppo, le famiglie sono ancora attanagliate da una morsa che non lascia respiro. Con tali premesse, dunque, non esitiamo a definire inverosimili i dati diffusi dall'Istat in merito alla fiducia dei consumatori. L'Istituto di Statistica ha registrato il livello di fiducia più alto dal 2002, cosa che ci lascia a dir poco perplessi."

Sui dati economici e sui tassi di disoccupazione o altri più sofisticati indicatori sarebbe difficile smentire l'Istituto, ma su quel che riguarda il "sentiment" basta guardarsi attorno, parlare con la gente e osservare, anche nelle "ricche" cittadine del nord, i segnali di degrado e incuria delle strade dei vicoli, e delle persone stesse.
Segnali di "abbandono" civico e personale che certamente non lasciano intendere un clima diffuso di serenità e soprattutto di fiducia.

D'altronde, come potrebbe essere diversamente, se il tasso di disoccupazione è di colpo risalito al 12,7% annullando, di fatto, i progressi registrati nel primo bimestre dell'anno?
Vero che gli indicatori economici confermano una tendenza positiva del PIL ma di questo, la gente comune, non riesce ad avvalersene per tirarsi sù di morale dovendo concentrarsi a come tirare a campare.
Guardare per credere!

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 22 Marzo 2015 10:30

Mais & Soia: dati previsionali marzo 2015

Mais & Soia: marzo 2015

MAIS: Dati previsionali per 2014-15
 La produzione globale di Mais per la stagione 2014-15 è prevista a 989.66 Mio t, leggermente inferiore rispetto alle stime di Febbraio (-0.2%).
 In Sud Africa l'impollinazione è stata danneggiata dal clima arido di Febbraio, ed il raccolto è previsto a 11.50 Mio t (-2 Mio t rispetto alle previsioni precedenti).
 In Bielorussia il Ministro dell'Agricoltura ha rilevato minori aree dedicate alla coltivazione di Mais, quindi è attesa una minor produzione.
 Il raccolto dell'Argentina è in aumento, bilanciando parzialmente i cali produttivi previsti in Sud Africa e Bielorussia. Le inondazioni che hanno recentemente colpito l'Argentina hanno ridotto le aree coltivate, ma hanno aumentato l'umidità del suolo, favorendo l'impollinazione e l'aumento delle rese.
 La produzione negli Stati Uniti ed in Brasile, i principali Esportatori di Mais, è invariata. Le esportazioni sono previste in aumento: 116.84 Mio t per gli Stati Uniti e 20.50 Mio t per il Brasile.
 Le importazioni di Mais sono stimate in aumento per Arabia Saudita ed Israele.

SOJA: Dati previsionali per 2014-15
 La produzione mondiale di semi di Soia per la stagione 2014-15 è confermata al livello record di 315.06 Mio t.
 Le produzioni nei principali Player Esportatori sono stimate invariate rispetto alle previsioni di Febbraio ed in aumento rispetto alla stagione 2013-14:
paese mio t var 2013/14

Soia previsione paesi
(previsioni per Paese)

 Le importazioni di semi di Soia sono previste in aumento per diversi Paesi, tra cui Russia, Turchia, Messico e Bangladesh. Gli aumenti sono parzialmente compensati da minori importazioni per Brasile ed Iran.

 

 

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