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Esportazioni reggiane: +4% rispetto al 2013. In testa la Germania, seconda la Francia. Gli Usa salgono al terzo posto. -

Reggio Emilia, 17 marzo 2015 -

Anno record, il 2014, per le esportazioni reggiane, che hanno sfiorato i 9 miliardi di euro.
Facendo segnare un +4% rispetto all'anno precedente, il valore delle esportazioni si è infatti attestato a 8.963 miliardi e questo risultato, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sui dati Istat, ha permesso alla realtà reggiana di scalare la graduatoria nazionale delle province esportatrici: Reggio Emilia è così passata dal 14° al 12° posto, recuperando due posizioni e portando il contributo provinciale al commercio estero italiano al 2,3%.

"Nonostante la crisi economica – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – il nostro tessuto imprenditoriale si dimostra in grado di mantenere alti livelli competitivi sui mercati internazionali, confermando una propensione all'export che oggi vale più del 60% del valore aggiunto provinciale".

"Pur con tutte le incognite che gravano sui mercati internazionali anche a causa dei conflitti in essere - prosegue Landi – per il 2015 le prospettive appaiono ancora buone, ed è in questo contesto (peraltro segnato da una quotazione dell'euro sul dollaro che agevola l'export) che anche le risorse camerali toccheranno un record storico, con un investimento pari a 1,5 milioni di euro".
"Il nostro obiettivo – osserva il presidente della Camera di Commercio – è quello di consolidare ulteriormente questo favorevole andamento, perché è evidente che in presenza di una domanda interna che non si sblocca abbiamo bisogno di aumentare il numero delle imprese che lavorano sull'export e di ampliare anche l'indotto che deriva dallo sviluppo delle esportazioni".

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A determinare la buona performance 2014 delle vendite oltre frontiera, hanno contribuito, pur con comportamenti diversificati, tutti i principali settori dell'economia provinciale.
Il metalmeccanico, che da solo rappresenta più della metà delle esportazioni reggiane, è passato dai 4,4 miliardi del 2013 ai 4,6 miliardi del 2014, con un incremento del 3,9%; il tessile-abbigliamento, con un aumento del 4,7% ha raggiunto 1 miliardo e 400 milioni di euro; il ceramico, con un valore di 971 milioni, è cresciuto dell'8%. Rimane stabile a 606 milioni il valore del settore alimentari-bevande, mentre registra una flessione il dato della gomma-plastica che scende da 126 a 121 milioni.

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L'Europa, con 6,4 miliardi di euro, continua a rappresentare il principale mercato del "made in Reggio". Rispetto al 2013 i prodotti reggiani destinati al vecchio continente hanno registrato una crescita del 5,1%, influenzati dall'aumento dell'11,1% delle vendite verso la Germania, divenuta proprio nel 2014 (1.221 milioni) il nostro principale acquirente, seguita dalla Francia (1.194 milioni). La crescita del 14,1% delle vendite di prodotti reggiani verso gli Stati Uniti hanno permesso a questi ultimi di spodestare dal podio il Regno Unito. Con 619,3 milioni di euro gli Stati Uniti si collocano ora al terzo posto nella graduatori dei principali acquirenti dalla provincia.

Di segno positivo le vendite verso l'eurozona che sono cresciute del 6% e hanno portato il valore delle vendite all'estero ad oltre 4 miliardi.
Sono invece scese da 381 a 338 milioni, con una flessione dell'11,4% le esportazione destinate alla Russia causate dal permanere dell'embargo applicato a diversi prodotti strategici anche per l'economia reggiana. Un embargo che ha impedito alle esportazioni reggiane di sfondare la soglia dei 9 miliardi di euro.

In crescita le esportazioni reggiane verso l'Asia che nel 2014 hanno superato il miliardo di euro con una crescita del 6,2%. La Cina, con 211 milioni ed una crescita del 7,8% in un anno, si colloca al decimo posto nella graduatoria dei compratori di prodotti reggiani ed è il primo paese asiatico, ma rappresenta anche il principale fornitore della provincia di Reggio Emilia. Da quel paese, infatti, provengono prodotti per oltre mezzo miliardo di euro e la bilancia commerciale mostra un saldo negativo pari a 309 milioni.

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Il Consiglio di Amministrazione di Credem, presieduto da Giorgio Ferrari, ha approvato i risultati individuali e consolidati del 2014 -

Parma, 16 marzo 2015 -

Ø Prestiti(1) +7,9% a/a (vs -1,4% del sistema(2));
Ø rapporto sofferenze impieghi a 1,55% tra i più bassi del sistema;
Ø 245 assunzioni(2) (70% con meno di 30 anni);
Ø negli ultimi cinque anni distribuiti quasi 200 milioni di euro di dividendi.

Il Consiglio di Amministrazione di Credem, presieduto da Giorgio Ferrari, ha approvato nella seduta di venerdì i risultati individuali e consolidati del 2014 confermando integralmente i risultati preliminari già approvati lo scorso 11 febbraio. I risultati saranno sottoposti all'assemblea degli azionisti convocata per il 30 aprile 2015. Il Roe(3) consolidato a fine 2014 si attesta a 6,8% (5,7% nel 2013). L'utile netto consolidato è in aumento del 31% a/a a 151,8 milioni di euro.

"La nostra strategia di crescita per linee interne", ha dichiarato Adolfo Bizzocchi, direttore generale di Credem, "ci ha consentito di creare valore anche nel corso degli ultimi anni, che sono stati forse i più complessi per l'economia nazionale dal dopoguerra. Siamo riusciti a coniugare sviluppo e redditività; questo ci ha consentito di distribuire costantemente dividendi rafforzando contemporaneamente il patrimonio, e quindi la solidità dell'istituto, a tutela anche dei clienti che ci affidano i risparmi o che contano sul nostro aiuto per lo sviluppo dei loro progetti. Abbiamo inoltre creato, per le Persone che lavorano nel Gruppo, i migliori presupposti per operare in un contesto stimolante, che punti ad offrire opportunità di sviluppo e crescita professionale", ha concluso Bizzocchi.

Dividendo in crescita del 25%

Il dividendo proposto ammonta a 0,15 euro per azione in crescita del 25% rispetto al 2013 (0,12 euro per azione) ed in aumento del 50% dal 2010. La cedola sarà messa in pagamento a partire dal 20 maggio 2015 con stacco il 18 maggio 2015 e record date 19 maggio 2015, il monte dividendi complessivo ammonta a 49,7 milioni di euro. Negli ultimi cinque anni sono stati distribuiti quasi 200 milioni di euro di dividendi agli azionisti.

Stock impieghi in aumento di 1,5 miliardi di euro

Nel 2014 il Gruppo ha continuato a sostenere famiglie ed imprese con prestiti(1) in crescita del 7,9% a/a (vs -1,4% a livello di sistema(2)) a 21.508 milioni di euro registrando un incremento in valore assoluto dello stock di prestiti di oltre 1,5 miliardi di euro nel corso dell'anno. La overperformance del tasso di sviluppo dei prestiti del Gruppo rispetto al sistema è pari al 9,2%, in continua crescita negli ultimi cinque anni. L'aumento dei prestiti è avvenuto con costante attenzione alla qualità degli attivi ed alla solidità patrimoniale; il rapporto tra sofferenze nette ed impieghi è pari ad 1,55%.

Raccolta in progresso di 5 miliardi di euro in valore assoluto

La raccolta da clientela(1) è in crescita del 10,6% a/a a 53.542 milioni di euro con un incremento in valore assoluto di oltre cinque miliardi di euro nel corso del 2014 ed, al suo interno, la raccolta gestita è in progresso del 14,3% a/a. Particolarmente positivo l'andamento delle commissioni da gestione, intermediazione e consulenza in crescita del 14,3% a/a con un apporto di 254,1 milioni di euro.

Assunzione di 245 persone

La strategia di crescita del Gruppo, che ha consentito di acquisire 107 mila nuovi clienti(4) nel 2014, si è focalizzata anche sullo sviluppo delle strutture commerciali con 245 nuove assunzioni(5) di cui il 70,2% al di sotto dei 30 anni ed una crescita dell'organico del 2,4% nel corso del 2014.

Coefficienti patrimoniali

In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del regolamento UE n. 575/2013 (CRR), le banche controllate da una "società di partecipazione finanziaria madre" sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. A seguito di tale normativa sul capitale è stato modificato il perimetro di consolidamento del Gruppo ai fini della vigilanza prudenziale portando a calcolare i ratio patrimoniali su Credemholding, la controllante (del 76,9%) di Credem S.p.A. Il CET1 Ratio calcolato su Credemholding è così pari a 11,1% (fully phased 10,4%); il Total capital ratio (Basilea 3 phased in) è pari a 11,8% influenzato negativamente da un'interpretazione prudenziale, secondo la nuova normativa, circa la computabilità di emissioni subordinate a progressivo ammortamento emesse successivamente alla fine del 2011, pari a circa 270 milioni di euro per il Gruppo.

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A fine 2014 la struttura distributiva del Gruppo si articolava in 634 tra filiali, centri imprese e negozi finanziari. I dipendenti erano 5.763, i promotori finanziari con mandato 785, 275 gli agenti finanziari Creacasa e 119 gli agenti finanziari specializzati nella cessione del quinto.

Evoluzione prevedibile della gestione e fatti di rilievo verificatisi dopo la chiusura dell'esercizio

Per quanto riguarda il Gruppo i principali obiettivi del 2015 prospettano la conferma di significativi ritmi di sviluppo commerciale ed il conseguente progresso di proventi finanziari e commissionali. Si confermerà infine, ed in discontinuità rispetto alle tendenze del sistema bancario ancora improntate alla razionalizzazione e parziale dismissione, la crescita della spesa, al servizio degli sforzi commerciali in atto e dei sempre più complessi adeguamenti alle norme finalizzate al potenziamento ed all'articolazione dei presidi organizzativi. Sempre in merito alle risultanze attese per il 2015, nel primo scorcio dell'esercizio si è proceduto, in relazione ai ristretti margini di ulteriore apprezzamento di valore, alla ricomposizione del portafoglio titoli di proprietà, attraverso la sostituzione di titoli governativi italiani con altri titoli governativi europei "core" e sovranazionali di analoga scadenza. Tale operazione ha comportato proventi economici che incideranno in modo positivamente discontinuo sul risultato del primo trimestre. Rispetto alle originarie previsioni si prospetta naturalmente anche la parziale modifica della struttura dei ricavi, maggiormente focalizzata sull'apporto dell'area finanza e su una più contenuta incidenza del margine finanziario che, d'altro canto, potrà beneficiare, principalmente per effetto del marcato sviluppo dei volumi, del crescente apporto dell'intermediazione da clientela.

Piani di remunerazione basati su strumenti finanziari e acquisto di azioni proprie al servizio dei medesimi piani.

Il Consiglio di Amministrazione nella seduta odierna ha deliberato di sottoporre all'autorizzazione dell'Assemblea Ordinaria del 30 Aprile 2015, il Piano di remunerazione basato su strumenti finanziari denominato Piano Incentivante 2015 e il conseguente acquisto di azioni proprie al servizio del Piano medesimo. Il Piano Incentivante è volto a motivare e fidelizzare le persone che occupano posizioni chiave nel Gruppo nonché ad assicurare il rispetto delle previsioni normative di settore. Il Piano è destinato ai 4 Amministratori Esecutivi, al Direttore Generale, a 11 Dirigenti con responsabilità strategiche e all'altro "personale più rilevante" del Gruppo Credito Emiliano (13 manager). Il Piano è basato sull'assegnazione gratuita di azioni ordinarie di Credito Emiliano S.p.A. (pari al 50% dei premi riconosciuti e differite su un arco temporale almeno pari a quattro anni). L'assegnazione è prevista in costanza di rapporto professionale e al raggiungimento di predefiniti livelli di performance complessiva e individuale così come dettagliati nel "Documento Informativo" relativo al Piano stesso. Essendo l'attivazione del Piano condizionata al raggiungimento di obiettivi futuri, le informazioni relative al numero massimo di strumenti finanziari assegnati in relazione al Piano medesimo saranno diffuse, nel rispetto delle previsioni normative, in un momento successivo a quello in cui saranno disponibili per la società. Nella medesima seduta, il Consiglio di Amministrazione, tenuto conto del parere del Comitato Remunerazioni del 6 Marzo 2015, ha verificato le condizioni per l'attivazione del Piano Incentivante 2014, per un numero massimo di azioni ordinarie di Credito Emiliano S.p.A. assegnate pari a 225.119. Ulteriori dettagli relativi ai piani sopraccitati sono illustrati nelle tabelle n. 2 e n. 7 allegate alla "Relazione annuale all'assemblea degli azionisti relativa alla politica di Remunerazione di Gruppo". La richiesta di autorizzazione all'acquisto e alla disposizione di azioni proprie ha la finalità di consentire alla Banca di disporre di azioni proprie in portafoglio sufficienti all'integrale copertura del citato Piano incentivante 2015. Il Consiglio di Amministrazione, ove autorizzato dall'Assemblea, avvierà il programma di acquisto delle azioni, in una o più trance, fino ad un numero massimo di 1.000.000 azioni Credito Emiliano (pari allo 0,3% circa del capitale sociale ordinario). L'autorizzazione include la facoltà di disporre delle azioni in portafoglio al fine di dare attuazione al Piano e la possibilità di alienazione dei titoli eccedenti il fabbisogno alle medesime modalità e secondo le stesse condizioni di durata e di prezzo di seguito riportate. L'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie è richiesta per un periodo massimo di diciotto mesi dalla data della delibera assembleare di autorizzazione. Il corrispettivo unitario di ogni singolo acquisto di azioni sarà non superiore del 10% e non inferiore al 10% del prezzo di riferimento registrato dalle azioni nella seduta di Borsa precedente a quella in cui viene effettuato l'acquisto o alla data in cui viene fissato il prezzo. Ai sensi dell'art. 132 del TUF e dell'art. 144 bis del Regolamento Emittenti gli acquisti verranno effettuati su mercati regolamentati secondo le modalità operative stabilite nei regolamenti di organizzazione e gestione dei mercati stessi. I documenti "Documento informativo relativo al Piano Incentivante 2015 basato su azioni", "Relazione annuale all'assemblea degli azionisti relativa alla politica di Remunerazione di Gruppo" e "Relazione illustrativa del Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano per l'Assemblea convocata per deliberare sulla proposta di autorizzazione all'acquisto di azioni proprie" redatti ai sensi della disciplina vigente saranno messi a disposizione dei soci presso la sede sociale e sul sito www.credem.it  – Sezione "Chi Siamo – Assemblee" a far tempo dal 20 marzo 2015.

(Fonte: ufficio stampa Credem)


Cala il tasso di deflazione. L'andamento dei prezzi è, per Coldiretti, il risultato di una situazione congiunturale dovuta al maltempo e non deve quindi ingannare.

Roma- A frenare la deflazione ha contribuito il balzo dell'10,8 per cento dei prezzi della verdura rispetto allo scorso anno dovuto anche al maltempo che ha distrutto le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, carciofi, radicchio e broccoli e danneggiato quelle in serra lungo tutta la Penisola. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati sull'andamento dell'inflazione in Italia a febbraio che evidenziano anche un aumento dell'1,2 per cento dei prezzi della frutta che fa aumentare il carrello della spesa. L'andamento dei prezzi - sottolinea la Coldiretti - è dunque soprattutto il risultato di una situazione congiunturale dovuta al maltempo e non deve quindi ingannare sul reale andamento dei consumi che rimangono ancora fortemente stagnanti nell'alimentare. Tuttavia - conclude la Coldiretti - è prevista una inversione di tendenza nel 2015 con il ritorno della fiducia sui mercati dimostrato dallo spread e, tra i consumatori, con un aumento degli acquisti alimentari per la prima volta da inizio della crisi.
(Coldiretti 12 marzo 2015)

Venerdì, 13 Marzo 2015 12:16

Russia, atteggiamento controproducente

Giorgio Carretti, presidente di CNA Industria Modena, pone l'accento con preoccupazione sulle crescenti difficoltà nei rapporti commerciali con la Russia e il ruolo dell'Europa: "Le tensioni internazionali complicano la vita alle imprese modenesi." -

Modena, 13 marzo 2015 -

Poco meno di 300 milioni di euro all'anno: tanto vale il mercato russo per le imprese modenesi. "Magari meno di altri, ma le potenzialità sono elevatissime, soprattutto per le produzioni made in Modena, come la moda. Basti pensare che solo nella città di Mosca c'è un mercato di 24 milioni di persone molto interessate alla qualità delle nostre produzioni". E' la denuncia di Giorgio Carretti, presidente di CNA Industria Modena, che pone l'accento con preoccupazione sulle crescenti difficoltà nei rapporti commerciali con la Russia.

"Basti pensare – continua Caretti che alcuni progetti che riguardavano appunto il mercato russo hanno subito un brusco rallentamento, prima a causa delle tensioni politiche sfociate nelle reciproche sanzioni commerciali, poi per la svalutazione del rublo che ha determinato un aumento del costo dei prodotti italiani di circa il 30%".

Si tratta, secondo i piccoli industriali di CNA, di un problema rilevante perché i tempi di accesso al mercato sono determinanti, al pari dei margini di guadagno, nelle azioni di penetrazione sui mercati esteri. "In altre parole – continua Carretti – occorre fare presto se vogliamo conquistare posizioni su questo mercato. Purtroppo, però, l'atteggiamento della diplomazia europea sembra di non tener conto non solo di queste implicazioni. Un dubbio credo sia lecito: ha senso per l'Europa svenarsi per alimentare tensioni che non solo rappresentano un fattore di contrasto interno, ma che rappresentano anche un fattore di debolezza per la stessa Europa?"

"Stiamo perdendo opportunità – conclude il presidente degli industriali di CNA Modena – probabilmente senza nemmeno sapere bene cosa stiamo facendo e le implicazioni del nostro atteggiamento, non solo rispetto ai rapporti Europa-Russia, ma anche relativamente alle logiche di quelle nazioni. Chiediamo all'Italia, che vanta anche il ruolo di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di intervenire per evitare un muro contro muro che avrebbe come solo risultato quello di danneggiare tutte le parti in gioco, compreso quelle che si vorrebbero cercare di aiutare".

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Al via il terzo incontro nazionale dell'associazione per trovare nuove sinergie e potenziare lo sviluppo dell'imprenditoria.

di Alessandra Ardito - Parma 12 marzo 2015 -

Una rete intesa come aggregazione di forze è lo strumento più efficace per superare la crisi. Da questa consapevolezza prende spunto il 3° Meeting nazionale sulle reti di impresa firmato ASSORETIPMI, che avrà luogo il 14 marzo a Bologna, al centro congressi 7Gold.

Reti di imprese, PMI, start up, manager di rete ed esperti saranno i protagonisti di un ampio e articolato dibattito.

ASSORETIPMI è una associazione senza fini di lucro che è nata proprio con lo scopo di promuovere lo sviluppo imprenditoriale, soprattutto attraverso il perseguimento, la nascita e lo sviluppo delle reti di imprese, fondandone la crescita sui principi della professionalità e dell'etica.

Il programma dell'evento offrirà numerosi spunti interessanti e di grande attualità.

Introdurranno la giornata il presidente Eugenio Ferrari e la vicepresidente Monica Franco illustrando proposite, anticipazioni e novità dell'associazione. Francesco Izzo, professore ordinario dell'università di Napoli, parlerà di come la strategia d'impresa delle reti sia utile al rafforzamento dell'economia civile.

Il consigliere AssoretiPMI e manager della rete Happy Network, Gaetano Mele, ed il Presidente del Team Volley Jòya, Mario Lippolis, punteranno l'attenzione sul connubio tra sport ed impresa, l'unione perfetta per lo sviluppo del lavoro e del territorio. Il contributo dell'avvocato Donato Nitti, delegato regionale AssoRetiPMI Toscana, fornirà chiarimenti sugli aggiornamenti e sull'evoluzione del Contratto di Rete.

Una vera e propria finestra sul mondo è quella destinata alle Delegazioni ed ai referenti esteri di Assoretipmi, con collegamenti in diretta dal Sud America, Mozambico e Sud Africa, Turchia, Tunisia, Svizzera, Arabia Saudita. Coordinatore di questo spazio all'internazionalizzazione sarà Paolo Dronigi, Delegato per l'Austria di Assoretipmi.

Un ampio segmento sarà dedicato ai racconti di esperienze di Rete, al fine di dimostrare concretamente quanto la forza dell'unione permetta il raggiungimento di obiettivi importanti e ambiziosi.
Saranno inoltre analizzate le peculiarità delle reti in relazione agli aspetti della gestione finanziaria con Diego Creazzo, le possibilità offerte dai bandi nazionali ed Europei, con Carlo Pignatari e le nuove opportunità innovative come il Crowdfunding che verrà trattato da Fabio Allegreni, Digital Media Partner.

Uno straordinario comunicatore come Phil Taylor ci parlerà di innovazione e start-up e di come queste possano incrociare il proprio percorso con la realtà delle Reti, e uno spazio dedicato alla responsabilità sociale d'impresa sarà trattato da esperti come Walter Sancassiani di Focus Lab e Raffaella Papa del Forum della responsabilità sociale.

Dagli organizzatori un ringraziamento speciale agli sponsor che hanno consentito l'organizzazione di questo evento: Rete Cortexlan, Rete Happy Network, Team Volley Joya, Teamreti, RDS Software, Modus, ProcOut, Arrange, RoadTvItalia, PickCenter.

Pubblicato in Lavoro Emilia

Si conferma il segno più per il Pil della regione, si rafforza l'aumento dell'export e finalmente torna a crescere l'occupazione. Ecco alcuni dei dati salienti del documento, elaborato dalla struttura Territorial and Sectorial Intelligence di UniCredit, che analizza la congiuntura e le prospettive dell'economia emiliano romagnola. -

Parma, 10 marzo 2015 –

Boccate d'ossigeno nell'apnea della crisi. Dagli indicatori economici dell'Emilia Romagna per l'anno in corso arrivano – seppur timidi – i segnali della ripresa. A dirlo sono i dati dell'Osservatorio dei Territori, elaborato dalla struttura Territorial and Sectorial Intelligence di UniCredit, che analizza il quadro congiunturale della regione e la dinamica dei principali indicatori, anche in chiave prospettica.
Lo studio - presentato nei giorni scorsi nell'ambito della riunione del Consiglio di Territorio Centro Nord di UniCredit - evidenzia, ad esempio, che il PIL della regione è tornato in territorio positivo già l'anno scorso (+0,2% dell'Emilia Romagna vs -0,4% dell'Italia) ed è previsto in ulteriore progressione nei prossimi mesi. Per il 2015, infatti è atteso un tasso di variazione tendenziale del +1,2%, superiore a quello nazionale, che dovrebbe fermarsi a +0,5%.

"Questo è uno dei dati che testimoniano come l'economia di questa regione, che certo ha accusato i colpi della crisi, si mantenga su trend positivi e registri segnali incoraggianti per una netta ripartenza nella seconda metà dell'anno – commenta Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCreditIn questo scenario è quindi fondamentale spingere sugli investimenti, puntando su export e innovazione: chiavi di volta per consolidare il percorso della ripresa".

Tra i dati salienti dell'Osservatorio dei Territori emerge anche un miglioramento generalizzato delle dinamiche settoriali di valore aggiunto. In Emilia Romagna, servizi (con un valore aggiunto del 67,9% sul valore aggiunto complessivo generato in regione nel 2013) e industria (con una quota del 24,2%) sono i settori che danno in tal senso il contributo maggiore alla crescita.

Secondo l'analisi dell'Osservatorio, tuttavia, non si arresta la contrazione di imprese attive in regione (che a fine 2014 sono 413mila), anzi si amplia il divario sfavorevole con l'andamento nazionale. Nel quarto trimestre del 2014 il dato è ancora negativo, con una variazione tendenziale di -1,3%.

Già ripresa nel 2014, intanto, la domanda interna dell'Emilia Romagna che in previsione tende a rafforzarsi nel corso del 2015 (dallo 0,1% all'1,1%), registrando ancora una volta risultati migliori rispetto al resto del Paese, per il quale si attende una crescita (+0,7% da -0,3%).

Sul fronte dell'export, aumentano le esportazioni da tutti i principali settori, con l'eccezione della metallurgia, che resta stabile. In particolare, si registra un +5,8% nella vendita oltre confine di materie plastiche; un +5,6% per tessuti e abbigliamento e un +4,9% per l'esportazione di macchinari ed apparecchi. Tra i principali mercati di destinazione sono soprattutto gli Stati Uniti (+13,9%), la Polonia (+11,3%) e l'Arabia Saudita (+10,8%) a mostrare gli incrementi maggiori.

"La ripresa dell'economia emiliano romagnola - continua Luca Lorenziè stata e sarà certo supportata dall'export e da una ripartenza degli investimenti: due condizioni necessarie per proseguire lungo il percorso di sviluppo e di crescita che l'Emilia Romagna sta percorrendo e che senza dubbio avrà ricadute positive a cascata su temi caldi quali l'occupazione e l'incremento dei redditi e dei consumi".

In termini di occupazione in effetti l'Emilia Romagna si difende e si distingue in positivo rispetto al panorama nazionale: dopo la stabilizzazione del numero di occupati lo scorso anno (il dato Italia segna invece -0,3%), la previsione per il 2015 è positiva: +0,7% per la regione a fronte di una stima del +0,1% per il Paese. I settori nei quali si registra il maggior aumento di occupati a tempo pieno sono per l'Emilia Romagna soprattutto i servizi (che pesano per il 68,2% del totale di occupati a tempo pieno in regione nel 2013); l'industria (con una quota 20,9%) e l'agricoltura (4,5%). Ancora in calo l'edilizia (che in Emilia Romagna conta il 6,3% del totale).

Altra notizia che parla di avvio della ripresa - riporta l'Osservatorio UniCredit - riguarda l'incremento del reddito disponibile delle famiglie, che passa dallo 0,5% del 2013 all'1,7% del 2014 e per il 2015 sembra proiettarsi verso il 2%. Intanto i consumi accelerano: se il dato per il 2013 era -1,7%, nel 2014 è salito allo 0,4% e per il 2015 la previsione è del +1,3%.

(Fonte: ufficio stampa UniCredit)

L'andamento dell'ultimo trimestre del 2014, fotografato dall'analisi congiunturale dell'Ufficio Studi di CNA e della Camera di Commercio, salva un anno in chiaroscuro per le pmi del nostro territorio, ma per il futuro rimangono elementi di incertezza che frenano gli investimenti. -

Modena, 6 marzo 2015 -

Una crescita consistente, quella marcata nel quarto trimestre dell'anno dalle imprese modenesi sino a 50 dipendenti, nelle quali la produzione è cresciuta, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, di ben il 4,3% (4% il fatturato). Una crescita per una volta dovuta ad un'inattesa vitalità del mercato interno, come dimostra il fatto che, per la prima volta dopo undici trimestri consecutivi, la quota di export si ferma sotto il 20% (per la precisione al 18,9%). Le attese, però, non solo esaltanti: gli ordinativi nelle mani degli imprenditori, infatti, parlano di un calo del 4,9 in Italia, un passo indietro che nemmeno l'attesa crescita del fatturato estero (+4%) riesce a compensare.

pmi mo

AI LIVELLI DEL 2010
Grazie al dato di fine anno, il 20114 si chiude, per le Pmi di casa nostra, con una crescita della produzione dell'1,6% e del fatturato del 2,2%. Più di un quinto della produzione va all'estero (il 22,5%) mentre l'occupazione è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%). Malgrado tutto ciò, l'economia dei piccoli paga ancora cinque anni alla crisi, fermandosi ai livelli del 2010.

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I SETTORI
Una crescita generale e diffusa, nei diversi settori monitorati dall'indagine, che si rifà al solo settore manifatturiero della nostra economia. L'unico segno meno, infatti, riguarda la carpenteria metallica. (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

alimentare pmi mo

Il dato dell'ultimo trimestre porta questo importante settore a concludere il 2014 con una crescita del 6,7%, così come il fatturato (+4,4%). Rimangono buone anche le prospettive, in particolare dall'estero, con ordinativi al +12%, un buon viatico in attesa di Expo 2015.

maglieria pmi mo

Secondo inattesa trimestre consecutivo di crescita per il settore, dato che chiude l'anno nel segno di una sostanziale stabilità (-0,1% rispetto al 2013), a scapito però dei prezzi (fatturato a -3,5%). La quota di export annuale si ferma al 21,3% del totale.

abbigliamento pmi mo

Leggermente meno performante l'altro settore del tessile-abbigliamento modenese, che chiude l'anno in perdita, sia rispetto alla produzione (-0,9%), che, soprattutto, al fatturato (-4,8%). In questo caso destano una certa preoccupazione le previsioni circa gli ordinativi, previsti in calo a due cifre tanto sul fronte nazionale quanto su quello estero.

ceramica pmi mo

Dopo sette trimestri negativi torna il segno più nel comparto del terzo fuoco, che chiude il 2014 con un arretramento del 4,1% in termini di produzione e del 2,6% per quanto riguarda il fatturato. Ma l'anno appena passato marca una certa propensione all'export, visto che il fatturato oltre confine raggiunge il 6,8% del totale, il record negli ultimi otto anni.

metallo pmi mo

E' l'unico comprato che marca il segno meno, uno stop che comunque non preoccupa più di tanto, sia perché tiene il fatturato, sia perché rimangono positive le attese per il 2015. In ogni caso l'anno si chiude con un piccolo arretramento del fatturato (-0,1%) rispetto al 2013, al contrario del fatturato, che cresce invece del 4,5%. 

macchine pmi mo

Torna a correre, invece, il comparto della meccanica di precisione, la "cerniera" della nostra economia, con un colpaccio in doppia cifra tanto nella produzione quanto nel fatturato. L'anno segna così un +3,6% rispetto al primo di questi due parametri e +8,2% per il secondo, con la quota export del 39,2%.

biomedicale pmi mo

Anche il biomedicale, dopo un semestre negativo, ritrova il segno più, anche se il 2014 si chiude all'insegna della stabilità: +0,3% la produzione, -1,2% il fatturato. Rimane elevata la quota di export (48,8%) pur senza raggiungere i record degli anni passati.

apparecchiature elettriche pmi mo

Conferma la sua dinamicità un comparto magari ancora non molto rappresentativo per la nostra economia, ma da seguire attentamente, sia per la sua "esportabilità" (un prodotto su quattro termina oltre confine), sia per i suoi contenuti in termini di tecnologia ed innovazione. Una considerazione che nasce non tanto dai dati trimestrali, quanto da quelli annuali: con la produzione (+3,9%) e il fatturato (+4,9%) entrambi in crescita rispetto al 2013. E buone sono anche le prospettive, sotto forma di ordinativi, per il 2015.

LE CONSIDERAZIONI DI CNA

Può sembrare paradossale, ma la generale discesa dell'export ha una chiave di lettura positiva, perché indica una ripresa del mercato nazionale.
Rimane una forte preoccupazione per la mancanza di prospettive a lungo termine. Le aziende, cioè, navigano ancora a vista, alle prese con interrogativi sia di natura squisitamente economica che politica (pensiamo, ad esempio, alle difficoltà della Russia, che stanno minando le potenzialità di un mercato che appena qualche mese fa rappresentava un'area di grande interesse anche per le pmi modenesi, o all'instabilità nei paesi nordafricani e mediorientali). Ciò rallenta gli investimenti, che davvero potrebbero dare un grande impulso a quella sorta di "ripresina" che ci si attende per il 2015.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

 

La Camera di Commercio di Reggio Emilia guarda ai Paesi del Golfo Persico, ed in particolare al mercato della filiera dell'abitare e del costruire. -

Reggio Emilia, 23 febbraio 2015 -

A pochi giorni di distanza dall'incontro tra imprese reggiane e un gruppo di operatori economici provenienti dalla Germania (Paese verso il quale si indirizzano prodotti locali per oltre 1 miliardo di euro), la Camera di Commercio di Reggio Emilia guarda ora ai Paesi del Golfo Persico, ed in particolare al mercato della filiera dell'abitare e del costruire.

Una ventina di imprese reggiane del settore, infatti, il 24 e 25 febbraio saranno protagoniste di una serie di incontri diretti (e anche di visite in azienda) con operatori commerciali provenienti, in particolare, dagli Emirati Arabi Uniti e dal Qatar, Paesi in fortissima espansione economica (+5,2% la crescita del Pil negli Emirati Arabi Uniti), con velocità di crescita vertiginose proprio nel campo delle costruzioni (+15% annuo in Qatar).

"Con questi Paesi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – esistono peraltro consolidati rapporti commerciali: le esportazioni reggiane verso gli Emirati Arabi Uniti ammontano a circa 55 milioni di Euro, e negli ultimi tre anni hanno fatto segnare aumenti molto consistenti, con addirittura un 27,6% in più nel 2012". "Molto buono – aggiunge Landi - anche lo scambio con il Qatar, che nel 2014 si è attestato attorno ai 13 milioni di euro e dal 2009 ad oggi ha sempre registrato aumenti."

"Questi dati e i livelli qualitativi raggiunti dalle nostre imprese nel campo della filiera dell'abitare e del costruire – conclude il presidente della Camera di Commercio – ci dicono che nuove crescite sono possibili, e vanno a maggior ragione ricercate nel momento in cui il mercato interno continua a registrare una stagnazione della produzione".
Gli incontri, come si è detto, inizieranno il 24 febbraio nella sede camerale di Palazzo Scaruffi, per poi proseguire anche tutta la giornata del 25 con incontri individuali e visite in azienda.

(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell'industria ed il 55 per cento dell'export. Tre ambiti prioritari: studi e monitoraggio economia, internazionalizzazione, opportunità europee. -

Parma, 21 febbraio 2015 -

Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.

A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato giovedì a Bologna un protocollo di intesa con l'obiettivo di aiutare l'economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie.
A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio - Unioncamere Lombardia, Fernando Zillio - Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani - Unioncamere Emilia-Romagna.

Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un'azione condivisa.
E' un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area.

Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori.
La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall'industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l'estero.

Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l'area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall'intera Unione Europea.
Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici.

È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.
Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione.

I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore.
La dimensione d'impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall'intensità delle relazioni che l'impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici.

Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all'integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese.
Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati: studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l'occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee.

Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l'obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale.
A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati.
Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova "squadra di macroarea", aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia).

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Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna

"L'accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l'obiettivo di essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo persegue l'obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l'efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell'Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area "Lover" è salito al 103 per cento. E' naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all'esigenza di riforma del sistema".

Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia

"Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell'export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa.
L'accordo sottolinea l'importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell'efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l'internazionalizzazione, l'ufficio studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese".

Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto

"Si dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto per dire che credo che l'accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell'attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall'altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L'accordo è un esempio di buona pratica. Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell'incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l'espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola "collaborazione", strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte".
Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana
"In un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale".

(Fonte: Ufficio stampa Unioncamere Emilia-Romagna)

Dalla Camera di commercio il primo report sull'economia del territorio nel 2014. Nei primi 9 mesi dell'anno l'economia di Parma vede rallentare la contrazione di tutti i principali indicatori: fatturato, produzione e ordini i quali, però, continuano ad esprimere valori negativi con l'eccezione della produzione. I segnali positivi arrivano dall'export. -

Parma, 19 febbraio 2015 -

Uno scenario che, secondo il World Economic Outlook Forum, vede l'Italia concludere il 2014 con un PIL ancora in contrazione (-0,4%) rispetto a un valore medio dell'area Euro attestato al +0,8% e con la prospettiva di raggiungere nel 2015 un modesto +0,4%. E' questa la cornice entro cui la Camera di commercio colloca l'analisi congiunturale dell'economia parmense nel 2014, dandone una fotografia che riflette la situazione del periodo gennaio – settembre.

Nei primi 9 mesi dell'anno l'economia di Parma vede rallentare la contrazione di tutti i principali indicatori: fatturato, produzione e ordini i quali, però, continuano ad esprimere valori negativi con l'eccezione della produzione, che si attesta a un modesto 0,1%. A livello regionale l'andamento degli indici congiunturali è peggiore.

I segnali positivi, per Parma, arrivano dall'export: da gennaio a settembre 2014 le esportazioni sono aumentate del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La serie storica dei primi nove mesi, dal 2005 ad oggi, mostra come complessivamente le esportazioni del 2014, a valori correnti, hanno superato del 22,7% l'importo del 2008, il più alto prima della crisi internazionale.

Si riduce invece il numero delle imprese: al 31 dicembre 2014 le attive sono risultate 41.509 con un calo di 654 unità rispetto all'anno precedente. Negli ultimi 3 anni il saldo fra iscrizioni e cessazioni è sempre stato negativo e le imprese attive sono diminuite di 1.691 unità.

L'analisi è stata presentata oggi dal presidente della Camera di commercio, Andrea Zanlari, e dalla responsabile dell'Ufficio Studi, Giordana Olivieri.

E' ancora crisi - ha sottolineato il presidente Zanlari - il 2014 si è chiuso ancora con troppi indicatori negativi, in tutti i settori: industria, artigianato e commercio. I segnali positivi arrivano soprattutto dalle esportazioni, nei nostri settori di eccellenza: agroalimentare, meccanica e farmaceutico. Cala il numero delle imprese, è invariato il tasso di disoccupazione, è stagnante il valore aggiunto provinciale. Il rilancio passa attraverso un lucido gioco di squadra del "sistema Parma" ma anche, necessariamente, attraverso il rilancio del nostro Paese e la ripresa dell'economia a livello europeo.

Valore aggiunto provinciale: scenari e previsioni

Italia 2014: è ancora recessione, con un Pil che, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, calerà dello 0,4%. Per il nostro Paese è il terzo anno di recessione dopo che nel 2012 il Pil era calato del 2,4% e nel 2013 dell'1,9%. Nel 2015 la risalita, stimata allo 0,4%, sarà comunque al di sotto di quella riferita all'area euro, troppo poco per un prodotto ormai sceso ai livelli di 14 anni fa.

Parma 2014: è ancora recessione. Secondo le previsioni elaborate da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna il calo del valore aggiunto provinciale si attesta a -0,1%, in lieve miglioramento rispetto al -1,7% del 2013 e con la prospettiva di riguadagnare il segno positivo nel 2015: 1,0%. La nostra dinamica è leggermente più pesante di quella regionale (+0,2% nel 2014; identiche, invece, le previsioni per l'anno in corso) e di poco migliore di quella nazionale (-0,3% nel 2014; +0,5% nell'anno in corso).

Analizzando il valore aggiunto tra i settori dell'economia parmense si evidenzia il continuo aggravarsi della situazione nell'edilizia che perde, nel 2014, il 9,7% (contro la perdita del 4,1% nel 2013) e che non riguadagnerà il segno positivo nemmeno nel 2015.
L'andamento del valore aggiunto nell'industria in senso stretto si attesta al +0,1% con una previsione di crescita del +1,0%. Una stabilità di fatto per i servizi nel 2014, con una crescita dello 0,9% nel 2015. All'interno dei servizi è il settore del commercio quello che ha sofferto maggiormente negli ultimi anni e che tornerebbe a vedere una crescita nel 2015 (+1,6%). Si conferma con variazioni positive il settore intermediazione finanziaria (+0,6% nel 2014, +0,9 nel 2015) mentre gli altri servizi scendono, nel 2014, a -0,7% con previsioni di crescita al +1,2% nel 2015).

Osservando la variazione del valore aggiunto provinciale dal 2007 al 2014 emerge una contrazione complessiva del -5,5%. Sono molti i settori che presentano, in questo arco di tempo, valori negativi: un pesante -34,1% nelle costruzioni, un allarmante -12,5% nel commercio e un non meno grave -5,5% nell'industria. I servizi scendono al -2,9%. Positivi, sia pure di poco, all'interno del comparto dei servizi, solo l'intermediazione finanziaria e gli altri servizi (rispettivamente +1,4% e +0,2%).

Industria

Nel confronto fra i primi 9 mesi del 2013 e lo stesso periodo del 2014 l'andamento della produzione torna, anche se di pochissimo, con il segno positivo: +0,1% (era il -3% nel confronto tra 2013 e 2012). In questo arco di tempo la produzione è cresciuta nelle industrie alimentari (+2,5%), nel tessile-abbigliamento (+1,3%) e nel settore meccanico (+1,8%) mentre è diminuita nei comparti della lavorazione dei minerali non metalliferi (-4,3%), del trattamento dei metalli (-2,7%) e del legno-mobili (-1,8%). Scende al -3,5% nelle "altre manifatture". La contrazione della produzione grava soprattutto sulle imprese fino a 9 dipendenti (-2,8%) e su quelle fino a 49 dipendenti (-0,8%) mentre le industrie fino a 500 dipendenti registrano un incremento (+2,1%).

Anche il fatturato, nel confronto fra i primi 9 mesi del 2013 e lo stesso periodo del 2014, conserva il segno negativo, -0,2%, in miglioramento però rispetto al precedente -2,5% (2013 su 2012). A soffrire di più anche in questa dimensione sono il comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi (-4,4%), il comparto del trattamento dei metalli (-3,2%), l'industria del legno e del mobile (-3,1%), il tessile-abbigliamento (-0,7%) e le "altre manifatture" (-3,3%). Hanno il segno positivo invece i due settori caratterizzanti l'economia parmense, l'alimentare (+2,7%) e il meccanico (+1,2%).
Anche la contrazione del fatturato, in analogia a quanto avviene per la produzione, è maggiore nelle imprese fino a 9 dipendenti (-3,2%) e in quelle fino a 49 dipendenti (-1,0%) mentre le industrie fino a 500 dipendenti mettono a segno un +1,7%.

Artigianato manifatturiero

Nel confronto fra i primi 9 mesi del 2013 e lo stesso periodo del 2014 i valori di produzione, fatturato e ordini portano sempre il segno meno (rispettivamente: - 2,7%; - 3,0% e -3,3%), a significare che l'artigianato manifatturiero continua subire gli effetti della crisi in misura più pesante dell'industria nel suo complesso.

Costruzioni

Nell'edilizia la crisi morde sempre acuta: il fatturato, nei primi 9 mesi dell'anno, si contrae del -7,6% rispetto all'equivalente periodo del 2013. Il volume d'affari non smette di diminuire dai primi mesi del 2011. Sono stati particolarmente pesanti il primo e il terzo trimestre del 2014.(entrambi -7,4%).

Commercio

Continua anche nel commercio la fase recessiva iniziata nel secondo trimestre del 2008. Complessivamente, nei primi 9 mesi del 2014, le vendite al dettaglio si sono contratte del -4,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. La dinamica negativa riguarda tutti i settori a partire da quello alimentare (-4,8%) che registra, nel confronto con gli altri, la perfomance peggiore. All'interno del comparto non alimentare, che registra una flessione media del 4,1%, calano maggiormente le vendite di abbigliamento-accessori (-4,5%) mentre per i prodotti per la casa ed elettrodomestici la flessione si ferma al-3,3%. I piccoli esercizi (fino a 5 dipendenti) sono quelli che soffrono di più perchè le vendite si riducono del -5,2% ma anche la grande distribuzione dà un segnale negativo con -2,6%.

Esportazioni

Nei primi nove mesi del 2014 le esportazioni parmensi sono aumentate del 2,4% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, in frenata tuttavia rispetto all'incremento del 3,8% messo a punto nel 2013 rispetto al 2012. Complessivamente le esportazioni del 2014 (4.313 milioni di euro a valori correnti) hanno superato del 22,7% l'importo complessivo del 2008 (3.514 milioni di euro, il valore più alto prima della crisi internazionale).

Considerando i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni provinciali, nei primi nove mesi del 2014 si rilevano, rispetto allo stesso periodo del 2013, aumenti significativi per prodotti in metallo (+14% anziché -6,4% dell'anno precedente), prodotti alimentari (+ 7,4% rispetto al +5,4% registrato l'anno precedente), prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+7,3% rispetto al +2,0% dell'anno precedente), articoli in gomma e materie plastiche (+7,8% anziché +6,6% dell'anno precedente), prodotti chimici (-3,0%, rispetto al +4,6% dell'anno precedente).
Hanno invece registrato andamenti negativi macchinari ed apparecchiature (-2,0% anziché +6,8% dell'anno precedente), prodotti della metallurgia (-1,1%, anche se migliorato rispetto al -11% dell'anno precedente), computer e prodotti di elettronica, ottica ed elettromedicali (-2,2%, anche se migliorato rispetto al -18,7% dell'anno precedente).
Il comparto metalmeccanico complessivamente considerato ha accusato un calo dello 0,6%, in controtendenza rispetto alla crescita registrata nello stesso periodo del 2013 (+2,9%), rappresentando una quota di export 2014 del 42,0%. La flessione è dovuta principalmente al calo delle vendite estere di macchinari e apparecchiature (-2,0%) che rappresenta il 71,8% dell'intero comparto.
I prodotti alimentari e bevande hanno registrato una crescita del +7,6% e il relativo peso sul totale è salito dal 23,1 al 24,3%.
I prodotti farmaceutici esprimono un andamento in crescita (+7,3%, migliorato rispetto al +2,0% dell'anno precedente) e si confermano il terzo settore in termini di importanza a livello provinciale, con il peso sul totale che sale all'11,2%.

Per quanto concerne i mercati di sbocco, il mercato europeo si conferma il più importante, con una quota che è salita dal 66,0% del 2013 al 66,4% del 2014 sul totale (era il 67,6% nel 2012), registrando un +3,0% (+ 4,2% se consideriamo l'Europa a 28). I Paesi europei maggiori acquirenti di Parma sono la Germania (+ 8,8%), la Spagna (+13,3%) e il Regno Unito (+5,3%). In flessione invece la Francia (- 1,6%) e la Russia (- 4,4%).

L'export verso l'America (che rappresenta l'11,4% delle esportazioni provinciali) è in calo sia verso l'America settentrionale (-2,5%) che verso quella meridionale (- 9,6%). Le esportazioni verso l'Asia, che rappresentano il 15% dell'export provinciale, segnano un aumento del 10,0% rispetto all'anno precedente, con un netto + 31,6% verso la Cina (rispetto a un precedente – 12,4%) e un + 3,0% verso l'India (rispetto al precedente – 31,2%). Altrettanto netta, ma in negativo, la flessione verso il Giappone (- 10,0%).

La demografia delle imprese

Si riduce ulteriormente la base del sistema imprenditoriale parmense: al 31 dicembre 2014 le imprese attive sono risultate 41.509 con un calo di 654 unità rispetto all'anno precedente. Negli ultimi 3 anni il saldo fra iscrizioni e cessazioni è sempre stato negativo e le imprese attive sono diminuite di 1.691 unità. Il tema rilevante e dolente è quello delle iscrizioni al Registro Imprese della Camera di commercio: nel 2014 si sono iscritte 2.484 imprese, il dato più basso degli ultimi 12 anni, mentre si mantiene comunque consistente il numero delle cessazioni (2.741).

I settori che nel 2014 hanno perso più imprese sono l'edilizia (-257), il commercio (-174), l'agricoltura (-171) e le attività manifatturiere (-109); saldi leggermente positivi presentano nei servizi alle imprese (+49) e nel turismo (+19).
Diminuiscono in pari misura le imprese individuali e le società di persone (-2,3%); crescono dell'1,8% le società di capitali mentre si contraggono del'8,1% quelle costituite "in altre forme".
Negli ultimi 5 anni il settore delle costruzioni ha ridotto la propria incidenza sul totale delle imprese di quasi 2 punti percentuali (dal 19,7% al 17,9%) mentre il ridimensionamento dell'agricoltura e del manifatturiero risulta meno intenso: rispettivamente -1,3 e -0,8% punti percentuali. Le imprese agricole rappresentano il 15% del totale delle imprese provinciali (erano il 16,3%), le manifatturiere il 13,1%, contro il 13,9 del 2009. Il commercio, il turismo e i servizi sia alle imprese che alla persona aumentano invece la loro incidenza. La crescita numerica del commercio è accompagnata però ad un calo dell'apporto del valore aggiunto provinciale.

Cassa integrazione e previsioni sulla disoccupazione

Da gennaio a novembre 2014 complessivamente sono state richieste dalle imprese parmensi quasi 5,3 milioni di ore, il 13,3% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Diminuisce la CIG ordinaria più che a livello regionale e nazionale ed è in calo anche la CIG in deroga. Cresce invece la CIG straordinaria ma i misura inferiore rispetto alla regione e all'Italia.

Sul fronte lavoro le previsioni Prometeia-Unioncamere mostrano per il 2015 una ben poco significativa diminuzione del tasso di disoccupazione: dal 7,5% del 2014 al 7,2% del 2015. In Emilia Romagna dovrebbe invece attestarsi, nell'anno in corso, sull'8,3% e in Italia sul 12,9%.

(Fonte: Ufficio Stampa Camera di commercio di Parma)

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