Bologna, 4 novembre 2013 -
In sintesi, è quanto segnala la risoluzione sul pacchetto di misure relative ai partenariati nell'ambito del programma quadro dell'Unione europea per la ricerca e l'innovazione, 'Horizon 2020', approvata all'unanimità dalla Commissione Bilancio affari generali e istituzionali, presieduta da Marco Lombardi. La risoluzione, come previsto dalle norme sulla partecipazione della Regione alla formazione del diritto europeo, sarà inoltrata al Governo e alle Camere per contribuire alla formazione della posizione italiana.
Il programma, che abbraccia il settennato 2014-2020, potrà contare su un consistente budget, superiore ai 70 miliardi di euro, destinato a tre macro-aree: ricerca scientifica, innovazione industriale e 'società' declinata su temi quali il cambiamento climatico, i trasporti e la mobilità sostenibile, l'energia verde, la qualità alimentare, la salute e il benessere e i cambiamenti demografici, la qualità delle organizzazioni sociali e diritti. Nell'ambito del programma 'Horizon 2020' la Commissione europea ha dato il via ad un pacchetto di misure costituito da una Comunicazione che delinea la strategia di intervento accompagnata da 6 proposte di regolamento e 4 proposte di decisione aventi ad oggetto i partenariati pubblico-privati e quelli tra soggetti pubblici. Il programma quadro fa infatti leva sullo strumento strategico del partenariato, ritenuto un "formidabile" mezzo per conseguire le grandi sfide in tema di ricerca e innovazione nell'ambito della comunità degli Stati membri riducendo gli elementi di incertezza e consentendo di fare massa critica con risultati che un Paese o un'azienda da soli non potrebbero conseguire.
Nel valutare complessivamente le misure proposte dalla Commissione europea, la risoluzione esprime una generale condivisione circa l'orientamento assunto per conseguire importanti obiettivi nel campo della formazione e ricerca e, sulla base del parere adottato dalle commissioni assembleari II^ e V^, evidenzia alcune osservazioni. "Non essendo possibile valutare in modo chiaro quali Paesi e quali imprese saranno realmente in grado di partecipare ai partenariati e, in particolare, alla costituzione delle ITC (iniziative tecnologiche congiunte), non ci sono, al momento, sufficienti garanzie che i risultati scientifici e tecnologici che si raggiungeranno potranno avere una ricaduta positiva anche sugli Stati membri più deboli e sulle piccole e medie imprese". La risoluzione segnala dunque " il rischio concreto che gli interventi, anche in termini di investimenti, si concentrino principalmente sulle industrie dei Paesi centro-nord europei dove storicamente è maggiore la presenza di grandi imprese, grandi centri di ricerca e piccole e medie imprese innovative e i margini di intervento pubblico sono superiori". Per evitare ciò - suggerisce il testo del documento – "è fondamentale individuare ed esplicitare le modalità e i meccanismi che consentiranno, in concreto, di collegare questi interventi, e gli altri previsti nel programma Orizzonte 2020 e nei prossimi fondi strutturali, anche a prescindere dai singoli programmi operativi regionali, tenendo conto che in molte regioni non c'è ancora sufficiente consapevolezza e sensibilità politica su queste tematiche".
Tra le altre osservazioni, il documento segnala anche che sarebbe "opportuno prevedere modalità e strumenti per un più ampio coinvolgimento e supporto delle piccole e medie imprese (Pmi) o dei sistemi di imprese (clusters), perché possano aderire ai partenariati non solo individualmente, ma anche attraverso 'organizzazioni collettive o intermedie', in grado di aiutarle a superare le problematiche dovute alla complessità gestionale che implica la partecipazione a progetti di ricerca gestiti in partenariato".
Un ulteriore sottolineatura riguarda le ricadute sul sistema economico e industriale europeo dei risultati dei progetti di ricerca: "E' necessario attivarsi sin d'ora – si legge nella risoluzione - prevedendo nelle proposte legislative che regoleranno la costituzione dei partenariati meccanismi e strumenti per impedire che in futuro i brevetti, o gli altri tipi di risultati ottenuti, siano sfruttati industrialmente al di fuori dell'Unione Europea dando vita a produzioni 'delocalizzate'".
Luciano Vecchi (Pd) ha sottolineato l'importanza del pacchetto legislativo preso in esame, oggetto di una consistente quantità di risorse che verranno assegnate non più a "pioggia", ma con criteri di "premialità", a quelle realtà d'eccellenza in Europa in grado di produrre ricerca e innovazione per incidere fattivamente sul sistema economico e sulla società.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)