Consegnate alla Provincia e all'Agenzia regionale di Protezione civile, che le sta ora distribuendo alle Unioni ed al Comune di Reggio, in particolare al sistema educativo.
E' arrivata oggi una prima donazione dalla Cina alla comunità reggiana. Si tratta di 20mila mascherine chirurgiche, inviate alla Provincia di Reggio Emilia e subito consegnate all'Agenzia regionale di Protezione civile, che sta ora provvedendo a distribuirle alle Unioni dei Comuni ed al Comune di Reggio Emilia, per le esigenze legate a chi sta operando in modo diretto e continuativo al contrasto dell'emergenza per la diffusione del virus Covid-19, dunque uffici pubblici, volontari, agenti di polizia municipale.
"Si tratta dell'ennesimo segnale di grande attenzione, e di condivisione di questo momento di difficoltà, che arriva dai cittadini cinesi di Reggio Emilia, a dimostrazione della coesione di tutta la nostra comunità", dichiara il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, esprimendo il ringraziamento di tutti i reggiani e del sistema di Protezione civile ai donatori.
"Proprio rimanendo uniti e continuando a rispettare scrupolosamente le misure che sono state adottate sarà possibile affrontare questa impegnativa prova che, solo tutti insieme, potremo superare", aggiunge il presidente Zanni. Le donazioni sono state raccolte, dopo un appello lanciato dal reggiano Jie Lin - conosciuto, come Jack, anche per la sua attività di interprete e di impegno nella l’Associazione cinese di Reggio Emilia - da privati, istituzioni e associazioni delle città di Beijing, Zhejiang, Shanghai, Shenzhen, Dalian, Suzhou, Foshan, Zhuhai, Dongguan ed anche da Wuhan, il capoluogo dell'Hubei dove si è registrato il primo focolaio della pandemia.
"Tanti sono semplici cittadini, magari non ricchi di denaro, ma di sentimenti, che capiscono le persone in sofferenza, anche perché questa stessa sofferenza l'hanno provata pure loro - spiega Jie Lin - E' un po' come se Cina e Italia fossero due cuori, simili e vicini...".
Sugli stessi scatoloni arrivati dall'Asia, a conferma di questa condivisione ideale, messaggi di fratellanza e di speranza in cinese, italiano e inglese come “Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino” e “Non sempre le nuvole offuscano il cielo, a volte lo illuminano”.
Moltissimi anche gli insegnanti e gli educatori cinesi che, venuti a sapere della situazione italiana, si sono mobilitati per effettuare donazioni a titolo personale o coinvolgendo le proprie scuole. Tanto che una parte di questo primo lotto di mascherine, come espressamente richiesto dai donatori, sarà consegnata al centro internazionale Loris Malaguzzi, a Reggio Children e all'istituzione Scuole e Nidi d'infanzia del Comune di Reggio Emilia.
Al di là del prestigio ottenuto a livello internazionale dal sistema educativo reggiano, "l'insegnante è una figura considerata con grande rispetto nella cultura cinese, tanto da meritare una festività nazionale, per il suo mettersi a disposizione della collettività - spiega Jie Lin - da noi l'insegnante è paragonato ad una candela: quando si accende, dona tutto sè stesso per illuminare gli altri, esaurendo però sè stesso".
Dalla Cina, sempre per la comunità reggiana, sono in arrivo altre donazioni (ulteriori mascherine ed anche tute) su cui Provincia di Reggio Emilia e Agenzia regionale di Protezione civile sono al lavoro con le varie dogane europee.
L’azienda “Doppia Esse” realizza magliette in edizione limitata con il logo “RESISTO” il cui ricavato andrà alla Terapia Intensiva.
“RESISTO”, questo il messaggio simbolico stampato sulle 150 T-Shirt donate agli operatori dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia dall’azienda reggiana “DoppiaEsse T Shirt” di Simona Scalabrini. E altre 250 ne sono state messe in vendita online destinando il ricavato alle esigenze della Terapia Intensiva del Santa Maria Nuova. Continuano i gesti di solidarietà da parte di aziende e cittadini della provincia di Reggio Emilia nei confronti dell’Azienda sanitaria.
Tre obiettivi ci siamo posti – spiega la titolare dell’azienda che a Reggio ha ideato il “Wear positive” - raccogliere fondi per l’Ausl, fare un regalo personale a chi è in prima linea e dare un messaggio simbolico a noi stessi e agli altri. La parola REsisto rappresenta il momento che stiamo vivendo. Siamo tutti costretti a RESISTERE in questa tremenda situazione: chi a casa, chi al lavoro. Inizia con la sigla di Reggio Emilia: RE. La nostra casa. Contiene la parola Esisto, una parola nella parola, con un significato che ci tocca tutti da vicino”. “Cari infermieri infermiere, dottori e dottoresse, assistenti, portantini, donne delle pulizie: GRAZIE per quello che fate, per la vostra dedizione, per i vostri sacrifici”. Con queste parole Simona Scalabrini, artefice delle t-shirt con il logo “RESISTO” ha voluto esprimere supporto, stima e affetto agli operatori sanitari che sono al lavoro.
Altre 250 T-Shirt sono in vendita sul sito internet www.doppiaessetshirt.it e l’obiettivo è raccogliere 5mila euro che saranno devoluti all’AUSL di Reggio Emilia per le attrezzature necessarie a fronteggiare l’emergenza CoronaVirus. A oggi con la vendita online delle magliette sono già stati raccolti 2mila euro.
La Direzione Generale dell’Ausl ringrazia di cuore l’azienda Doppia Esse T Shirt per la sensibilità dimostrata con questa iniziativa solidale.
Attivato uno sportello volontario e gratuito per affrontare lo stress del Coronavirus.
Attività di ascolto a distanza con la collaborazione della cooperativa Mani Parlanti.
Da questa settimana, gli operatori dell’Asp di Parma possono avvalersi di un servizio di supporto psicologico per riuscire a gestire le situazioni di stress causate dall’emergenza Coronavirus.
L’attività di ascolto, che si svolgerà per via telefonica, è aperta anche ai familiari di persone che risiedono nella case protette gestite dall’Asp in città e a Colorno.
Lo sportello è stato attivato in sinergia con gli esperti della cooperativa sociale Mani Parlanti.
L’emergenza Covid-19 ha stravolto le abitudini di vita. Un cambiamento particolarmente difficile da gestire in quei luoghi di lavoro che sono la frontiera di cura per persone a forte rischio, come le strutture gestite da Asp. Nelle residenze per anziani non autosufficienti, le routine e il modo stesso di lavorare risentono di una pressione che può generare ansie, incertezze e altre forme di sofferenza.
L’Asp di Parma, consapevole della forte esposizione allo stress cui i suoi operatori sono sottoposti, ha messo a disposizione fin dall'inizio dell’emergenza la psicologa dell’azienda, dottoressa Silvia Vescovi, a supporto delle equipe di lavoro e dei singoli dipendenti.
Da questa settimana si aggiunge un servizio in più. La Cooperativa Sociale “Mani Palanti”, nota a Parma per la sua qualificata attività a contrasto del disagio psicologico, ha proposto ad Asp di Parma l’attivazione e la gestione di uno sportello di supporto psicologico on-line a favore del personale socio-sanitario e per i famigliari degli oltre 400 ospiti delle strutture di Asp. L’offerta si è subito concretizzata attraverso una specifica convenzione attivata con Asp.
I dati e le informazioni che potranno essere toccate durante i colloqui telefonici verranno trattati protetti dal pieno segreto professionale degli psicologi, all’interno della normativa e legislazione di riferimento.
“Le aree di vita che i professionisti dello sportello potranno sostenere e accogliere attraverso conversazioni in remoto audio e video – afferma Gianluca Borghi, amministratore unico di Asp – riguarderanno le relazioni con gli ospiti, fortemente investite di emozioni e affetti in questo momento, le relazioni con i colleghi, con i parenti degli ospiti e con la propria rete familiare sulla quale grava un forte impatto emotivo dovuto agli effetti della pandemia”.
“Anche per i familiari delle persone maggiormente a rischio questo periodo è spesso denso di preoccupazioni ed angosce, che tengono alta la tensione. Lo sportello di sostegno psicologico potrà aiutare a trovare maggiore orientamento ed alleggerire emozioni e disagi. Gli operatori delle Cra gestite da Asp – conclude Borghi – questo supporto psicologico a parenti particolarmente provati. Ringrazio gli specialisti di Mani Parlanti per il contributo effettivo che daranno alla gestione di queste difficili settimane”.
Viene presentato oggi il canale di web-television che affianca i fisioterapisti in questo periodo di emergenza con informazioni puntuali e aggiornate settimanalmente. E oggi viene presentato anche il Corso FAD su" Ruolo del fisioterapista nella gestione dei pazienti Covid.19".
L'attuale periodo di emergenza sta rivoluzionando le giornate, il modo di comunicare, di formarsi, di condividere esperienze di tutti, e tra gli altri anche dei professionisti della salute. Per rispondere in modo nuovo ed efficace alle necessità di confronto professionale e di aggiornamento sulle quotidianità ed emergenze, l'Associazione Italiana Fisioterapisti-AIFI lancia oggi alle ore 13.00 l'AIFI Channel un appuntamento di web-television disponibile in diretta streaming sul sito web dell'Associazione (aifi.net).
Il progetto AIFI CHANNEL si configura come un autentico web-palinsesto settimanale di news, interventi, interviste ed esperienze condivise. "E' un progetto che abbiamo ideato e realizzato proprio per rendere questo periodo emergenziale ricco di opportunità per chi opera come fisioterapista", specifica il coordinatore del progetto, Andrea Piazze, presidente del GIS Fisioterapia Sportiva in seno ad AIFI, "Crediamo che in questa modalità digitale e interattiva riusciremo a portare la nostra Associazione oltre i confini dell'attuale emergenza e clausura forzata. Sappiamo che quello che viene realizzato a partire da oggi come prodotto web permette di portare su vasta scala le esperienze, le notizie e le problematiche che la nostra professione sta vivendo, lanciandoci così nella sperimentazione di uno spazio video-digitale che giunge al cuore della quotidianità di tutti i nostri associati".
Per avviare l'AIFI-CHANNEL l'Associazione ha creato un vero gruppo di lavoro professionale all'interno del quale vengono identificati i temi e gli interlocutori che settimanalmente vengono coinvolti nella programmazione video, con un forte supporto dei canali social dell'Associazione. Tutto il programma complessivo del canale sarà presentato durante la prima trasmissione odierna condotta alle ore 13.00 da Andrea Piazze insieme a Damiano Guidi e Filippo Oliva (anche loro professionisti del GIS Sport-AIFI). All'interno di questo primo appuntamento sarà soprattutto presentato il Corso FAD incentrato al ruolo del fisioterapista nella gestione dei pazienti COVID-19, ovviamente uno dei percorsi di training maggiormente richiesti dai fisioterapisti italiani.
Il Palinsesto complessivo dell'AIFI-CHANNEL è poi formato da format specifici: FLASHNEWSFT (ogni lunedì ore 13,00), con 10 minuti di programma in cui vengono presentati i programmi della settimana, le notizie dal mondo dei fisioterapisti, i consigli di tipo formativo; al martedì è previsto l'appuntamento con VIPRESENTOLAMIATESI (ore 17.00) in cui uno studente del Corso di Laurea ed uno studente del Master presentano il loro percorso di studi e illustrano temi e obiettivi della tesi universitaria. Le giornate di mercoledì e giovedì (sempre alle ore 17.00) sono scandite dagli appuntamenti con le interviste di OLTREICONFINIFT e con l'approfondimento del FOCUS.
La settimana dell'AIFI CHANNEL termina sempre con la Tavola Rotonda serale del venerdì, denominata "Resto a casa con AIFI" (ore 21,00), appuntamento fisso con la moderazione del vicepresidente AIFI, Simone Cecchetto, che dialogherà con alcuni ospiti e relatori, affrontando topic specifici scientifici.
La prima puntata di "Resto a Casa con AIFI" vedrà questa sera la partecipazione di Marta Lazzeri, presidente dell'Associazione Riabilitatori dell'insufficienza Respiratoria (ARIR) e con lei si approfondiranno alcune delle tematiche più delicate del periodo attuale di emergenza: come il COVID modifica il sistema respiratorio? Qual'è il ruolo della Fisioterapia Respiratoria nel paziente critico ed acuto? Quali possibili esiti del COVID e cosa monitorare e gestire nel percorso post acuto del paziente? "Nell'insieme", conclude Andrea Piazze, "esordisce oggi un progetto multimediale destinato ad essere di riferimento per un ambito professionale che ha saputo prima e più velocemente di tanti altri dotarsi di una piattaforma di comunicazione di contenuti ed esperienze. Siamo convinti come AIFI che in questo modo saremo in grado di continuare a far squadra anche in un periodo che ci priva di quel naturale interscambio personale che da sempre è uno dei maggiori punti di forza del mondo dei fisioterapisti".
Il Centro Cardinal Ferrari va in supporto della sanità pubblica ospitando pazienti positivi Covid dimessi dagli ospedali dell’Emilia Romagna ma che necessitano ancora di un periodo di cure prima del rientro a domicilio
COMUNICATO - Fontanellato, 2 aprile 2020 - Il Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato, l’ospedale riabilitativo appartenente a Santo Stefano Riabilitazione (Gruppo Kos), apre ai pazienti Covid 19 dimessi dagli ospedali dell’Emilia Romagna.
Il Centro Cardinal Ferrari ha dedicato 13 posti letto in un reparto dedicato isolato rispetto al resto della struttura e con un percorso di ingresso protetto per la sicurezza di operatori e pazienti.
Il personale dedicato al reparto è stato dotato di tutti i dispositivi di protezione individuali necessari per il trattamento di pazienti Covid positivi. Nel reparto sono state adottate le procedure previste dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, Ministero della Salute e Regione Emilia Romagna recepite dalla Direzione Sanitaria del Centro e sulle quali il personale è già stato formato.
I pazienti ospitati al Centro Cardinal Ferrari sono usciti dalla fase più critica acuta e necessitano di un periodo di ricovero ospedaliero finale protetto, supportato da presidi e personale in grado di garantire adeguata assistenza sanitaria prima del rientro a domicilio.
Farmacisti e CittadinzaAttiva denunciano: sulla gestione farmaci in tempo di Coronavirus, la Regione Emilia-Romagna ha fatto scelte incomprensibili. Soluzioni macchinose per il cittadino e un insulto ai farmacisti in prima linea
Bologna, 25 marzo 2020 - In queste ore di grande apprensione, per far fronte all’emergenza sanitaria, Federfarma e Assofarm – rispettivamente titolari delle farmacie private e comunali – insieme a CittadinanzaAttiva (organizzazione, fondata nel 1978, che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti e il sostegno alle persone in condizioni di debolezza, anche attraverso il tribunale dei malati) contestano le decisioni prese dalla Regione Emilia-Romagna, relative alla modalità di distribuzione dei farmaci solitamente ritirati nelle farmacie ospedaliere.
Già dai primi giorni dell’emergenza sanitaria e prima ancora che arrivassero i decreti che invitano i cittadini a rimanere in casa, le associazioni di farmacisti – rispondendo alle richieste e alle paure dei cittadini - avevano dato la propria piena disponibilità a distribuire i farmaci ospedalieri in farmacia e a titolo completamente gratuito, ovvero senza ulteriori costi per il cittadino finale né per l’istituzione.
“Abbiamo chiesto a viva voce a tutte le regioni di adottare un modello di prossimità – spiega Anna Baldini, responsabile di CittadinanzaAttiva Emilia-Romagna – distribuendo in farmacia in DPC farmaci e dispositivi medici, favorendo così i bisogni delle persone in condizioni di fragilità. Quello che la Regione sembra non aver compreso è che i malati e i caregiver riconoscono nella farmacia un luogo amico, dove trovano non solo il farmaco di cui hanno bisogno, ma personale preparato a rispondere a tutti loro dubbi, che in questa fase di grandi paure legate all’emergenza sanitaria, si fanno ancora più grandi e numerosi. Credo che la scelta fatta non solo affidi queste persone fragili alla scarsa competenza che può avere un volontario, ma che comporti anche un grande rischio che siano molti i pazienti che decidano di sospendere le terapie”.
“Era e resta doveroso – spiega Achille Gallina Toschi, Presidente di Federfarma- agevolare i singoli cittadini, con particolare riferimento ai pazienti cronici, distribuendo - con le modalità già in essere di convenzionata e DPC- tutti i farmaci oltre che i dispositivi medici dell’assistenza integrativa (stomi, siringhe, strisce per diabetici, ecc.). Prima ancora che arrivassero i decreti che hanno imposto alle persone di rimanere in casa, abbiamo sollevato l’assurdità di imporre loro lunghe file e spostamenti nelle strutture ospedaliere, per un servizio che potrebbero trovare sotto casa o addirittura ricevere a domicilio. Non solo il nostro appello è rimasto inascoltato, ma quando l’esigenza di soluzioni alternative si è fatta più stringente a causa dei decreti – emanati dal Governo centrale e dalla Regione stessa – ancora una volta si sono preferite soluzioni che non possiamo che definire prive di buon senso. L’ultima, in ordine di tempo, una circolare che porta la data del 23 marzo 2020 che prevede la consegna dei farmaci da parte di volontari, rimborsati (quindi con un costo per la collettività), e senza alcuna formazione specifica. Il risultato? È che i farmacisti continuano a ricevere in farmacia richieste di aiuto, perché i pazienti hanno bisogno di rassicurazioni e consulenza rispetto all’utilizzo di molti farmaci; che farmaci spesso delicati, che magari hanno bisogno di trasporti speciali in sicurezza viaggiano su mezzi totalmente inappropriati; che mentre diciamo che bisogna ridurre al minimo gli spostamenti delle persone, si movimentano dei volontari, anziché utilizzare un servizio strutturato e capillare già presente e rodato, riconosciuto di fatto dai cittadini come la porta d’accesso al sistema sanitario nazionale.
“Infine – aggiunge Gallina Toschi - facciamo presente che già diversi cittadini (quelli che possono permetterselo) decidono di acquistare il farmaco o ausilio di cui hanno bisogno e a cui avrebbero diritto gratuitamente… chi invece non può, si adatta a un sistema irrazionale. Ci spiace dirlo, perché siamo consapevoli dello sforzo enorme che le istituzioni stanno sostenendo in questo momento e gliene siamo grati. Per questo abbiamo inizialmente cercato con la Regione il dialogo, ma mentre vediamo che su molti fronti i provvedimenti vanno davvero verso la semplificazione, in favore dei cittadini, sul tema della distribuzione del farmaco dobbiamo purtroppo denunciare che abbiano prevalso posizione di difesa dell’esistente e di rigida burocrazia. A pagarne è il cittadino”.
“Ma lo riteniamo anche un insulto alla categoria dei farmacisti, che sono invece in prima linea in questa battaglia, che è di tutti. – aggiunge il Presidente Assofarm Ernesto Toschi - Continuiamo a leggere incitazioni, giustissime, alla popolazione perché non esca di casa e inviti, per tutti, a ridurre il più possibile gli spostamenti. Poi, contestualmente, ci vediamo negata la possibilità di distribuire nelle nostre farmacie i farmaci, affidati ai volontari. E tutto questo, nonostante la totale gratuità. Siamo presidi sanitari, al fianco delle Istituzioni e pronti a fare la nostra parte. Gli stessi sindaci ci chiedono di esserci, con la nostra rete capillare. Ogni cittadino ha una farmacia nel raggio di pochi metri da casa. E non parlo solo dei grandi centri, ma anche dei piccoli comuni. È quello il posto in cui devono trovare i farmaci. Facciamo tutto quello che è in nostro potere per contrastare l’emergenza e contenere il contagio. Non sappiamo sinceramente per quanto tempo la Regione creda di poter realisticamente sostenere queste modalità… ci chiediamo quanto ancora debba aggravarsi l’emergenza perché si decida di utilizzare il primo e più naturale canale di distribuzione del farmaco. Le farmacie pubbliche e private svolgono anche la consegna a domicilio per i pazienti anziani e non autosufficienti, con i volontari della CRI”.
Consorzio Agrario: garantiti i servizi al mondo agricolo e al comparto agroalimentare
PARMA – ( 24 Marzo 2020 ) - In un contesto problematico come quello che stiamo vivendo, sotto gli effetti pressoché totalizzanti sulla comunità e le produzioni del virus Covid 19, il comparto agroalimentare, con particolare rilevanza per quello rappresentato dal primo settore agricolo, rimane tra i pochi presidi attivi alla ricerca di standard produttivi stabili anche per questa annata iniziata decisamente in salita.
L’agricoltura può rappresentare un’ancora di salvezza ed è proprio in quest’ottica che il Consorzio Agrario di Parma, presente sul territorio dal 1893, vuole rimarcare la capillarità della sua azione di servizio in tutte le zone della provincia, in grado di garantire l’approvvigionamento costante di tutto quanto occorra alle imprese agricole, sia in pianura che nei presidi montani e di prossimità, in cui faticosamente si prosegue il lavoro quotidiano tra le mille criticità presentate dall’attuale scenario. Sono garantiti quindi: i servizi al mondo agricolo con assistenza tecnica e fornitura dei mezzi utili alla produzione, l’assistenza meccanica e la fornitura di ricambi, la fornitura di carburante, il servizio zootecnico con il supporto degli alimentaristi e la fornitura quotidiana del mangime, attraverso le agenzie con i propri punti vendita è garantita la fornitura di alimenti per gli animali da cortile e gli animali da compagnia, con gli 8 negozi alimentari si offre un servizio unico alla popolazione dei comuni della montagna, i mulini ed i trasformatori in genere continuano a ritirare il grano dai nostri depositi per poter trasformarlo in farina per la produzione di pane o pasta, garantiamo la corretta conservazione delle forme di parmigiano reggiano all’interno dei nostri magazzini di stagionatura.
Sul portale www.consorzioagrario.it sono presenti tutti i contatti telefonici e di posta elettronica per interagire con gli esperti consortili che potranno offrire la loro consulenza in merito alle problematiche quotidiane che il mondo agricolo deve affrontare. In più si può trovare una mappa geografica della provincia con tutti i contatti delle numerose agenzie e tutti i riferimenti necessari.
Non dobbiamo farci illusioni! Prima di vedere la luce dovranno passare ancora molte settimane.
Di Lamberto Colla Parma, 22 marzo 2020 - Oggi è il 30esimo giorno dell'anno 1 dell’Era COVID-19 e 11° pandemico.
Siamo solo all’undicesimo giorno dalla dichiarazione di pandemia e al 30esimo dalla dichiarazione di stato di crisi in alcune aree nazionali. Sembra trascorso un anno, soprattutto per i confinati in casa, per i sanitari impegnati contro un nemico terribile, fiancheggiato da una parte di popolo ignorante che, nelle pieghe interpretative delle ordinanze e decreti, pensa di sfuggire al destino COVID-19 mentre altro non fa che mettere a repentaglio l’altrui esistenza in vita.
Purtroppo il Governo non ha voluto prendere maggiori rischi e ha gradualmente infittito la maglia delle disposizioni, procedendo al soffocamento dei più disciplinati senza per questo interrompere in modo consistente la diffusione del contagio (l’ennesima restrizione alla mobilità è stata introdotta nella serata di ieri, sabato 21 marzo, con l’annuncio in diretta facebook del Presidente Giuseppe Conte alle 23,25).
In una condizione di assenza di vaccino (prevenzione) e nemmeno di efficace cura, l’unica terapia è soffocare il virus. Lasciare che il virus muoia negli organi contagiati e che non si diffonda attraverso l’unico veicolo possibile: l’umano.
In troppi ancora non hanno compreso questo semplice quanto facilmente applicabile strumento di contrasto all’epidemia.
Sarebbe sufficiente una miscela di senso civico, condita da una buona organizzazione logistica e insaporita da rilassanti letture intrafamiliari, magari alternata da giochi di gruppo (familiari) e la cosa potrebbe scorrere via con una certa serenità.
Al contrario, più e più volte al giorno, dobbiamo ascoltare gli inviti a non uscire e ogni due massimo tre giorni una nuova ordinanza sempre più restrittiva.
Sembra quasi che si voglia scaricare la responsabilità totalmente sui cittadini indisciplinati e non a una errata lettura del problema, sin dalle sue origini da parte dei governi.
Così sono trascorsi, quasi inutilmente, 30 giorni, 11 pandemici. Oltre 4.000 decessi 15 dei quali tra il personale sanitario e nonostante tutto c’è ancor agente che fa il furbetto, gira col cane, si prepara per delle maratone che non si faranno e con la scusa della spesa va due o tre volte al centro commerciale, pensando di non essere riconosciuto dalle cassiere che oltretutto si sentono prese in giro e sottoposte a un rischio ancor maggiore.
Loro che alla pari dei sanitari, dei corpi di polizia, dei volontari e di tutti quelli che continuano a lavorare per mantenere accesa la fiamma dell’economia italiana e dell’approvvigionamento alimentare dei costretti, si espongono al rischio di contagio, magari contratto proprio da qualcuno di quegli incoscienti portatori di morte inconsapevoli e ignoranti.
Tutto questo per far comprendere che la strada da percorrere sarà ancora molto lunga.
Se fossimo nelle condizioni di vaccinare, dovremmo raggiungere almeno il 75% dell’intera popolazione per ottenere un sufficiente tasso di immunità di “gregge” come la definì Boris Johnson o meglio di “massa” per garantire una certa immunità per la restante quota non vaccinata.
Ma il vaccino non esiste e il raggiungimento della presunta immunità di massa, sempre che sian verificabile la sua efficacia, posto che anche le comunità scientifiche sono in disaccordo sul tema, verrebbe raggiunto dopo uno sterminio.
Una selezione naturale con la quale è ben poco facile familiarizzare.
Immaginiamo ad esempio che il tasso di decesso sia del 3% su una popolazione infetta del 75%. Vorrebbe dire che si raggiungerebbe il traguardo dell’immunità di massa dopo aver lasciato sul capo di battaglia (considerando 60 mln di abitanti) 1.350.000 corpi, ovvero pari alla popolazione complessiva di Milano e di Piacenza.
Lo stesso Boris Johnson, dopo la sua sparata, per non dire altro, avrà fatto i conti e sarà giunto alla conclusione che forse la posta in gioco sarebbe stata un po’ troppo alta, convincendosi a adottare misure analoghe a quelle italiane, così tanto derise nei giorni precedenti.
Ma se non vogliamo che quel tragico numero cresca ulteriormente, a causa della mancanza di disciplina di certuni che con la loro condotta alimentano i pronto soccorsi e le terapie intensive, oramai esaurite, BISOGNA STARE A CASA.
Bisogna stare a casa e per di più armarsi di santa pazienza perché il periodo di “clausura” sarà lungo.
Proviamo infatti a fare due conticini aiutandoci con il grafico che riporta l’andamento quotidiano delle chiamate d’emergenza 118 di Piacenza. Un andamento simile lo hanno anche altre città, come Parma e Reggio Emilia, seppure con numeri diversi, e perciò il ragionamento lo possiamo svolgere, valevole per tutta Italia, osservando la sola Piacenza.
Come si vede dal 22 febbraio al 5 marzo la crescita sembrava contenibile ma dal 7 marzo all’11 marzo il salto è stato del 50% e negli ultimi 9 giorni, salvo qualche momento che lascia sperare in un arretramento, la curva sembra essersi stabilizzata su una media elevata. Si potrebbe desumere che il contagio sia contenuto e che tra ulteriori 9 giorni possa effettivamente iniziare la fase calante. In teoria quindi il 31 di marzo potrebbe iniziare la discesa, che se dovesse rispecchiare la sua prima parte speculare, raggiungerebbe 30 giorni dopo, e saremmo al 30 di aprile, la quota compresa tra 1 e 7 ricoveri al dì.
L’8 maggio perciò, al 60esimo giorno pandemico, saremo ancora blindati in casa. Troppo presto per essere liberati.
Un traguardo che però non ci garantirebbe l’immunità. Se tutto dovesse procedere per il meglio a quella data potremmo essere alla fase attuale della Cina.
Infatti, il paese della Grande Muraglia, dopo aver raggiunto la quota di zero contagiati, oggi contano di 41 nuovi contagi importati da stranieri che hanno fatto ritorno per lavoro e, ovviamente, posti subito in quarantena dalle autorità cinesi.
Tutto ciò vuol dire che si dovranno mantenere semi chiusi i confini ancora per molto tempo, che la libera circolazione degli umani sarà comunque fortemente limitata e questo porterà a nuovi cambiamenti nei costumi e nel lavoro.
Si dovrà adottare un nuovo modello economico, presumibilmente più impostato sull’autarchia, ci adatteremo a nuovi modelli sociali meno liberi e ... di questo ne pareremo un’altra volta.
A oggi deve rimanere in testa che dobbiamo rassegnarci a cambiare stile di vita, rapidamente e senza drammi perché, il vaccino non sarà pronto prima del primo trimestre del 2021 e sino a allora, a meno che non vogliamo paragonarci a un gregge, dobbiamo tutti quanti “Stare lontani lontani”.
Recupereremo le letture, i valori familiari e la frugalità, quasi da tempo di guerra.
Purtroppo questa è una guerra e da qui ...l’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!
Video megafoni:
Sissa https://youtu.be/9nYpLedfLj4
Felino: https://youtu.be/pd7A3p45bnI
Video Parma deserta Francesca Bocchia:
https://youtu.be/mHsEb7Rlk9Q
https://youtu.be/pIL8wrhjPIo
(Foto di Francesca Bocchia)
Quando le nostre "stalle" verranno riaperte avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
Di Lamberto Colla Parma, 15 marzo 2020 - Oggi è il 23esimo giorno dell'anno 1 da coronavirus e 4° giorno pandemico.
Da quel fatidico 22 febbraio la vita dei cittadini italiani si è stravolta.
Dapprima furono i 50.000 lombardi dell’area lodigiana a venire obbligati nelle loro abitazioni, quindi venne una gran parte emiliana e infine tutta la penisola è stata messa sotto protezione.
Ma da quel giorno in cui il mondo, terzo mondo compreso, venne a conoscenza dell’infettività italiana si iniziò a scrivere una storia rovesciata.
I barconi dei migranti si sono trasformati in lussuosi transatlantici da crociera respinti da ogni porto, gli italiani ospiti dei resort più cool del mondo messi in isolamento, altri rispediti al mittente senza nemmeno farli scendere dall’aereo che li aveva portati alla tanto agognata meta di villeggiatura. Da subito 14 paesi chiusero le frontiere agli italiani, tra i quali anche paesi africani e, giusto per dirla tutta, persino il Molise vietò l’ingresso ai lombardi, emiliani e veneti.
Ai primi di febbraio ancora si discuteva se chiudere i porti all’immigrazione e alla fine il mondo intero, UE compresa, chiuse le porte all’Italia.
Nell’arco di 24 ore, o poco più, il razzismo, la discriminazione etnica e i respingimenti alle frontiere, da terra, da mare e da cielo, si sono rivolti verso il Paese dell’accoglienza per eccellenza.
Nessuna titubanza, nessun ministro degli interni maldiviano, austriaco o rumeno è stato messo sotto processo.
Sotto processo sono invece andati gli italiani, untori del mondo come tedeschi, francesi e statunitensi ebbero l’impertinenza di dichiarare.
Da quel 23 febbraio l’Italia si è trovata isolata, ma non sola. Il miracolo Italiano si sta per realizzare nuovamente.
Nonostante le incertezze e titubanze, anche comprensibili del Governo, dalla maggioranza frastagliata all’opposizione, da nord a sud, tutti hanno iniziato a fare squadra.
Purtroppo la mamma degli imbecilli è sempre incinta e gli sbruffoni con la voglia di disobbedire alle indicazioni di buon senso per arrestare nel più breve tempo possibile la diffusione del ”testimone di morte” ci saranno sempre, ma alla fine anche costoro rientreranno nei ranghi, volenti o nolenti.
E ora l’Italia è osservata. Osservata per la forza e determinazione che sta dimostrando con la dignità e autorevolezza che riesce a mostrare tutte le volte che sta affondando.
Per risorgere l’Italia ha sempre bisogno di sbattere in una “Caporetto”.
Ma dopo non ce ne sarà più per nessuno! Perché “Andrà tutto bene!”
Milioni di euro già raccolti e donati agli ospedali, volontari usciti fuori come fossero funghi dopo una giornata di pioggia, medici in pensione che si ripresentano dal vecchio datore di lavoro, scouts che vanno a consegnare spesa e farmaci agli anziani, cittadini qualsiasi che assistono i vicini di casa più deboli perché questi ultimi sono stati isolati dai figli o nipoti confinati in una altro comune, magari a soli pochi chilometri.
Dignità, orgoglio e autorevolezza italica che è stata ben rappresentata dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. immediatamente dopo l'infelice uscita della presidente della BCE, Christine Lagarde. Un esempio di stile politico che ha raggelato il mondo intero. Poche efficaci, eleganti quanto incisive parole che hanno fatto tremare e che riproponiamo: "L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione."
Oggi le città e i villaggi sono deserti. La gente è rintanata in casa in una promiscuità alla quale non era più abituata. La regina dei fornelli non è più sola, ha figli, nipoti e un marito che 24 su 24 e 7 su 7 gironzolano, sporcano e disturbano in contrasto con la frustrante solitudine di un tempo.
Non è infatti un caso che al 12 marzo già 700 ragazzi, oltre a qualche altro adulto, avessero chiesto sostegno a una organizzazione di psicologi (sportello online ‘Lontani ma vicini’ : Diregiovani.it, gestito da un team di 30 psicoterapeuti) che dall'altra parte del filo rispondono e danno sostegno a una popolazione che, dalla iper attività, spesso isolata, è passata alla convivenza forzata in una metratura che il più delle volte se fosse in zootecnia l'allevatore verrebbe deferito all'autorità giudiziaria per maltrattamenti, in spregio alle norme comunitarie scritte in favore del benessere animale..
Invece ora tocca a noi. Dobbiamo inventarci qualcosa per restare serenamente confinati per un tempo che non possiamo prevedere. E anche questo va contro le nostre abitudini moderne: la schedulazione di ogni cosa e azione, la programmazione di obiettivi che oggi, al 24esimo giorno dell'anno 1 e 4° pandemico da coronavirus appaiono inutili, superflue e appartenenti all'era dei dinosauri.
Quando le nostre "stalle" verranno riaperte son certo che avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I soldi, i ritmi frenetici e soprattutto i valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
L’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!
(Foto e video di Francesca Bocchia)
Video Parma deserta Francesca Bocchia:
https://youtu.be/mHsEb7Rlk9Q
https://youtu.be/pIL8wrhjPIo
Come possiamo fermare l’epidemia? Semplice, restando a casa.
Parma 13 marzo 2020 - #IoRestoaCasa è la campagna social promossa dal Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute per rendere virale il messaggio che meno si avranno contatti in queste settimane, maggiore sarà la possibilità di uscire fuori da questo vortice senza fine che è il contagio da Coronavirus.
Un Conte sempre più tirato e teso ci parla dalle reti unificate per comunicarci ogni giorno misure sempre più restrittive che un’Italia, sempre più spaventata, dovrà seguire almeno fino al 25 marzo. Certo, gli italiani non sono abituati a tali restrizioni, e soprattutto ben poco sono abituati a rispettare le regole. Così diventano sempre più ferree, non sia mai che ad ognuno di noi entri in testa che dobbiamo rimanere a casa.
Detto ciò, non tutto il mal vien per nuocere… e sebbene la pausa forzata con tutta probabilità si rivelerà un danno ingentissimo all’economia italiana, europea e mondiale – nonostante l’avvento dello smart working anche in Italia che ha i suoi lati positivi – possiamo dire che qualcosa di buono, come un piccolo germoglio, a fatica si sta sviluppando. Ciò che è avvenuto in Cina è avvenuto anche in Italia: lo smog è diminuito.
Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse, chiusura delle scuole e dei locali alle 18, l’inquinamento nel Nord Italia è decisamente diminuito. Varie testate hanno riportato la notizia, condividendo anche l’immagine, pubblicata su Twitter da Santiago Gassò ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus.
Nell’immagine si vede chiaramente come i livelli di biossido di azoto, marcatore dell’inquinamento, si siano drasticamente ridotti. Greta ne sarà oltremodo entusiasta. Il traffico è calato nelle autostrade, nelle statali e nelle città, permettendo – complice il vento – di respirare un’aria più pulita, con un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto e Pm10 in gran parte delle città del Nord Italia. Riduzione del traffico aereo, delle attività industriali, e diminuzione dell’uso del riscaldamento soprattutto nelle scuole hanno contribuito ad ottenere tale risultato.
Si può definire, però, davvero una buona notizia? Dipende tutto da come verrà riacquistata la normalità. Per quanto riguarda la salute del pianeta e la produzione costante di inquinanti, sì.
Ma bloccare una nazione avrà un costo umano ed economico ancora difficile da preventivare; è probabile che le risorse previste per combattere il cambiamento climatico, ora vengano dirottate per risollevare intere nazioni.
Riusciremo a ripartire con modelli produttivi e organizzativi – vedi smart working – rispettosi dell’ambiente e sostenibili? Si riuscirà a mantenere livelli di pulizia e qualità dell’aria rispettosi della salute di ogni persona? Questa crisi mondiale, riuscirà ad insegnarci qualcosa di nuovo per abbondare vecchie e dannose abitudini?
Ancora non lo sappiamo.
Ai posteri l’ardua sentenza.
Eleonora Puggioni