Allarme dello Sportello dei Diritti per il santuario dei cetacei anche se al momento non è interessata la costa italiana ligure poco distante dalla località
GDF PARMA: eseguito in Romania un ulteriore sequestro preventivo di beni per circa € 2,4 milioni per una frode fiscale nella commercializzazione di carburanti che aveva già portato nel 2023 al sequestro di 17 “pompe bianche”
Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 25 settembre 2023 - Il prezzo della benzina, in Italia, ha superato i 2,00 euro al litro a conferma che la scelta del Governo della Repubblica di imporre ai gestori l'esposizione del prezzo medio nazionale non ha funzionato.
Una gara a chi è più sordo. Presunzione e debolezza sono i limiti di tutti i contendenti in campo. Dagli USA alla Russia, Dalla UE all'Ucraina ovviamente. I principi, teorici e pratici, del negoziato non sono stati adottati lasciando il campo alle armi. Se un rinnovato “Patto di Varsavia” posizionasse missili a Cuba o in Messico, Biden applaudirebbe?
Il prezzo dei carburanti ha finalmente raggiunto il livello record di 10 anni fa mentre il petrolio è ancora lontano dai massimi raggiunti in quel periodo.
Il prezzo del petrolio sta vivendo un momento particolarmente difficile e lo scenario legato alla pandemia che continua a peggiorare ogni giorno che passa non fa affatto ben sperare.
RAVENNA, 29 luglio 2020 - UniCredit ha sottoscritto un prestito obbligazionario da 10 milioni di euro emesso da Alma Petroli Spa, azienda specializzata nella raffinazione del greggio. Si tratta di un minibond garantito al 50% dal Fondo Centrale di Garanzia e destinato a sostenere il gruppo industriale nel suo percorso di crescita e sviluppo aziendale.
Ancora il petrolio al centro delle dispute tra paesi e in particolare questa volta è la tensione tra USA e IRAN a mettere paura.
di Lamberto Colla Parma 16 giugno 2019 - Da quando, lo scorso 23 aprile, gli Stati Uniti hanno posto l'embargo sul petrolio iraniano e obbligando i propri alleati strategici e commerciali a fare altrettanto, già diverse navi petroliere sono andate a fuoco.
Era il 12 maggio, quando quattro navi furono attaccare al largo degli Emirati Arabi Uniti, da un "attore statale" non meglio identificato, secondo le autorità di Abu Dhabi.
Mentre giovedi scorso due le petroliere sono andate in fiamme nel golfo di Ormuz e una sembra proprio sia stata colpita da un siluro, fortunatamente sopra il livello di galleggiamento, consentendo quindi all'equipaggio di essere portato in salvo.
Navi iraniane e della quinta flotta americana, in zona da alcuni mesi, proprio a seguito delle aumentate tensioni con Teheran e il timore di una escalation nella sempre calda area africana, hanno tratto in salvo tutti i membri dell'equipaggio.
Salvo gli USA, che chiamano in causa specificatamente l'IRAN per gli attacchi alle 6 navi, nessun altro Stato, assegna le responsabilità a Teheran ma tutti convengono che gli "incidenti" , come la prima indagine ONU ha disposto, sulle prime 4 navi fossero avvenuti in modo "sofisticato e coordinato", ad opera di un attore "dotato di forti capacità operazionali, probabilmente un attore statale".
Fin dall'inizio gli Stati Uniti hanno invece accusato Teheran, che avrebbe l'obbiettivo di far salire il prezzo del petrolio, essendo colpita dalle pesanti sanzioni Usa. Anche per l'ambasciatore saudita all'Onu, Abdallah al-Mouallimi, "l'Iran porta sulle sue spalle la responsabilità degli attacchi", mentre per il rappresentante russo non è opportuno "precipitare a delle conclusioni" e che le inchieste proseguiranno.
E infatti, dopo gli attacchi del 12 maggio il prezzo del greggio aumentò sensibilmente per poi altrettanto rapidamente scendere nuovamente agli attuali 53$/barile, limite minimo che non veniva toccato da molti mesi.
L'attacco delle ore scorse inasprirà enormemente le tensioni nonostante la concomitanza della visita del premier giapponese Abe a Teheran, nel tentativo di conciliare un improbabile accordo tra USA e Iran.
Non c'è pace per questa regione orientale appoggiata sulle polveriere terroristiche e su quell'oro nero che non passa mai di moda ed è motivo di frequenti conflitti, quindi di drammi umani connessi, quando va bene, alla povertà e alla perdita di dignità e agli estremi di perdita anche della stessa vita.
E infine, una nuova guerra sarà l'ennesimo motivo per una rialzata di testa del terrorismo internazionale ai danni di un occidente diviso su tutto, persino sull'etica.
(frame da video gazzetta del sud - corriereTV)
(Clicca qui per leggere gli altri editoriali)
Tutte le volte una nuova scusa per non adeguare il prezzo, al ribasso, dei carburanti al variare in diminuzione del prezzo del petroli.
Di LGC Parma 4 giugno 2019. Sarà forse passato inosservato ma alla vigilia dell'esodo di Pasqua, quando i fantozziani sudditi del Governo italico rientrano alle famiglie di origine per celebrare la ricorrenza della resurrezione di Gesù Cristo, i prezzi alle pompe d'incanto si sono adeguati al temporaneo innalzamento del prezzo del petrolio. stazionava orai da tempo sui 60$ al barile (WTI) quando per varie ragioni internazionali andò a sfiorare i 70$, per qualche ora per poi arginarsi intorno ai 67$.
La coincidenza dell'aumento dei prezzi al consumo dei carburanti e dell'esodo è ormai talmente automatizzata che ci si accorgerebbe solo del contrario.
Esodo passato e petrolio che è tornato a scendere (circa 57$/barile) a valori che non si vedevano da 6 mesi ma, come d'incanto, i prezzi alle pompe sono rimasti fermi.
E già, la crisi USA - Iran preoccupa i petrolieri e così, in via cautelare cercano di fare cassa, come se in passato non avessero mai scaricato i costi sui consumatori.
E delle Accise che diciamo? Niente, sono ancora tutte lì e per di più l'IVA va a calcolarsi anche su queste odiate imposte generando un illegale prelievo determinato dalla imposizione di una tassa su un'altra imposta (l'Iva sulle Accise).
Niente di nuovo sul fronte occidentale, scriveva Erich Maria Remarque, e noi continuiamo a scrivere del furto dei petrolieri con la complicità dello Stato, sia per la moltiplicazione delle tasse (tasse su tasse) sia per la mancata vigilanza sui prezzi.
Corsi e ricorsi storici. A novembre l'ultimo ingiustificato aumento e poi a Pasqua e ora niente adeguamento al ribasso.
A pagare è sempre e solo pantalone.
Una politica ambientale da ripensare e soprattutto da non accettare a occhi chiusi. Gli interessi di pochi dietro alla guerra del Diesel e della Benzina.
di Lamberto Colla giovedi 6 dicembre 2018 - E' notizia di queste ore che il Governo stia predisponendo gli incentivi e i disincentivi per le auto. Siamo alle solite!
A entrare nel mirino di Palazzo Chigi questa volta sarebbero tutte le vetture nuove alimentate a benzina e a gasolio.
La solita scusa ambientale, per la quale in questi giorni in Emilia Romagna è stato introdotto il divieto di circolazione anche per gli euro 4 (un'eresia!), ma che invece nasconde un più grande problema industriale tutto in carico ai petrolieri e alla guerra tra paesi produttori che oggi è persino riuscita a minare la coesione OPEC con il risultato che il QUATAR se ne è uscito, senza una motivazione tecnica plausibile ma solo di facciata.
Il QATAR è il più grande produttore di Gas e (LNG Gas Naturale Liquefatto) vuole incrementare le produzioni dei suoi derivati chimici, mentre è il più piccolo produttore di greggio (solo il 2%) dell'OPEC. Questa la giustificazione pubblica, ma la verità sta nel contrasto con l'Arabia Saudita (stretto partner di USA), posto che non sarebbe in contrasto la produzione di Gas con l'adesione all'OPEC.
Gli scenari mondiali legati al petrolio sono fortemente mutati da quando gli USA hanno inventato un nuovo modo di estrazione facendo uso del "fracking", una sequenza di micro-esplosioni controllate sotterranee seguite da immissione d'acqua a altissima pressione che scioglierebbe il petrolio dalle rocce.
Una tecnologia che ha consentito agli Stati Uniti di diventare un Paese autosufficiente nella produzione e addirittura forte esportatore di greggio.
E' per questo motivo, che negli ultimi 7-8 anni, il prezzo del petrolio è crollato di 2/3 e ora è al 50% del prezzo del 2011 (arrivato in california a 140$/bar). Da oltre 120$ al Barile il Petrolio WTI crollò a 40 per poi risalire intorno ai 50$/barile attuali.
Un prezzo che genera margine operativo alle imprese statunitensi ma non a quelle Venezuelane (sarebbe il maggiore produttore mondiale) e medio orientali e comunque valido per tutti gli altri estrattori con tecnologie convenzionali.
Ma questo ha portato a un problema di non poco conto.
Infatti, il petrolio estratto con le nuove tecnologie, essendo un prodotto leggero, non sarebbe indicato per la produzione di gasolio da autotrazione e perciò, è calata la direttiva, da molto in alto, di spostare il gasolio solo sulla autotrazione commerciale sacrificando l'uso privato.
Ancora una volta la "favola ambientale" è stata ben raccontata per fare passare indolore provvedimenti e cambi di strategia industriale che vanno a giovamento dei soliti pochi e potenti e ricchissimi, e a scapito soliti tanti pecoroni, deboli e sempre più poveri.
I Gilet Gialli francesi hanno fatto fare marcia indietro a "Macaron", il presidente duro fuori e tenerone dentro, ma sarebbe auspicabile che la protesta si espandesse un po' in tutti Paesi, con qualche miglioramento in termini di violenza e danni che invece servono solo a spaventare quelli che vorrebbero insorgere e protestare civilmente ma ostinatamente.
In conclusione, caro il nostro bel Governo, ripensate anche alla politica ambientale e soprattutto, date ascolto alla scienza che ha certificato che l'inquinamento della auto elettriche nel loro totale ciclo di vita (quindi smaltimento delle batterie compreso), essere pari alle auto euro 4.
Quindi di cosa stiamo parlando?
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Video campo petrolifero California: https://youtu.be/JYOmf1HxJmQ
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