Caso di tubercolosi polmonare: a contrarre la malattia un'insegnante degli Istituti Superiori B. Pascal di Reggio Emilia e P. Gobetti di Scandiano. Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ha già attivato le procedure previste per l'individuazione dei contatti a rischio
Reggio Emilia, 18 aprile 2016
La Direzione dell'Azienda USL informa che è stato segnalato un caso di tubercolosi polmonare a bassa contagiosità in un'insegnate degli Istituti Superiori B. Pascal di Reggio Emilia e P. Gobetti di Scandiano. La paziente è già stata dimessa dall'Ospedale in buone condizioni di salute e sta effettuando la terapia antibiotica specifica.
La tubercolosi è una malattia infettiva che, nelle forme a localizzazione polmonare, può essere contagiosa e trasmettersi da persona a persona per via respiratoria.
La trasmissione necessita di un contatto stretto e molto prolungato con il malato, in uno spazio chiuso e confinato. La contagiosità quindi è bassa e la trasmissione del germe non avviene con facilità: la tubercolosi non si contrae attraverso contatti all'aria aperta e in luoghi ben aerati; il contagio non avviene attraverso indumenti, oggetti personali o facendo uso di piatti o posate.
Le manifestazioni della malattia sono rappresentate da tosse di lunga durata resistente alle comuni terapie, febbricola persistente, malessere generale, stanchezza, dimagrimento, brividi e sudorazione notturna.
Oggi la tubercolosi è curabile con l'assunzione di una terapia antibiotica adeguata: quando i farmaci vengono assunti in modo corretto e per un periodo di tempo idoneo, il malato va incontro a guarigione.
Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ha già attivato le procedure previste per l'individuazione dei conta.tti a rischio, lo svolgimento degli accertamenti sanitari necessari, la sorveglianza sanitaria dei contatti e la comunicazione alle famiglie coinvolte.
Dopo la confessione di due ragazzine presso gli Uffici della Polizia Ferroviaria di Parma, lo straniero che risponde alla descrizione fornita è stato rintracciato e arrestato per il reato di reingresso illegale nel territorio nazionale, lesioni finalizzate alla resistenza a pubblico ufficiale.
Parma, 13 aprile 2016
Era solito compiere atti osceni in presenza di giovani studenti a bordo del treno ma due ragazzine bresciane hanno trovato la forza di denunciare i fatti presso gli Uffici della Polizia Ferroviaria di Parma. Il racconto ha messo il luce la ripetuta presenza dell'uomo a bordo dei convogli in partenza per Brescia, a partire dal settembre del 2015 negli orari nei quali a bordo si trovano numerosi giovani studenti, che era solito masturbarsi in presenza di giovani di sesso femminile.
La più giovane delle due, minorenne, ha giustificato la tardiva segnalazione per la vergognava a parlare della cosa anche con i propri amici ma di aver deciso di segnalare il fatto alla Polizia Ferroviara dopo aver appreso che la propria "disavventura" era stata recentemente vissuta, in analoghe circostanze e soprattutto apparentemente ad opera dello stesso soggetto del quale forniva una descrizione, anche da alcune giovani conoscenti.
Grazie anche alla segnalazione di un capo treno in servizio a bordo di un treno regionale diretto a Brescia di un uomo che aveva compiuto i medesimi atti osceni è immediatamente scattata l'operazione. L'uomo, notando che le giovani si erano rivolte al Capo Treno, si è però dato alla fuga.
Durante l'ispezione di un convoglio che sarebbe partito circa venti minuti dopo in direzione Bologna, gli agenti hanno sorpreso una persona rispondente alle descrizioni fornite dalle vittime degli incresciosi episodi. In apparenza desideroso di collaborare, una volta raggiunta la scaletta di discesa dal convoglio l'uomo ha colpito violentemente con un calcio un agente ed è fuggito. Raggiunto il piazzale delle fermate degli autobus extraurbani e viale Europa si è poi arrampicato sull'argine del torrente Parma, fuggendo sull'argine opposto in direzione Moletolo.
E' scattato l'inseguimento operato sia dagli Agenti intervenuti che da altri colleghi a bordo auto, che ha portato alla cattura del fuggitivo in via Reggio.
A carico del soggetto varie denunce di polizia per reati specifici. E' risultato rientrato clandestinamente nel Territorio Nazionale dopo che nell'ottobre del 2014 era stato rimpatriato in Albania in esecuzione a sentenza del Giudice Monocratico del Tribunale di Reggio Emilia, il quale, dopo averlo condannato alla pena della reclusione di anni uno per analogo reingresso illegale, gli aveva riconosciuto la possibilità di sostituire la pena detentiva con il rimpatrio obbligatorio nel paese di origine con il divieto di far rientro in Italia per un periodo di dieci anni.
Lo straniero, trentanovenne, nato in Albania ed in Italia senza fissa dimora è stato tratto in arresto per il reato di reingresso illegale nel territorio nazionale, lesioni finalizzate alla resistenza a pubblico ufficiale.
Dopo essere stato trattenuto nelle camere di sicurezza del Comando Carabinieri di Parma Principale, il cittadino albanese è stato tradotto innanzi al giudice Monocratico del Tribunale di Parma e convalidato l'arresto, sottoposto a rito direttissimo con rito abbreviato ed in esito ad applicazione della pena a richiesta delle parti, è stato condannato alla pena della reclusione di anni due, con custodia cautelare in carcere, pagamento delle spese processuali e con ordine di espulsione dal territorio nazionale al termine dell'espiazione della pena così comminata. Attualmente si trova recluso presso la casa circondariale di Parma.
In relazione al delitto di atti osceni la Polizia Ferroviaria ha avviato le indagini finalizzate a verificare se la persona arrestata risulti il responsabile dei fatti segnalati ed eventualmente di analoghi episodi ai danni di viaggiatori, anche in territori limitrofi.
Il giovane era alla stazione degli autobus di Carpi quando è stato picchiato e rapinato: arrestati due giovani nordafricani attraverso l'analisi delle telecamere di videosorveglianza. I due erano già stati controllati e identificati durante i servizi di controllo del territorio.
Modena, 13 aprile 2016
I Carabinieri della Stazione di Carpi hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare a carico di due giovani nordafricani residenti a Carpi, responsabili di rapina ai danni di un 17enne, emesse dal GIP del Tribunale di Modena Dott.ssa Eleonora PIRILLO, su richiesta del Pubblico Ministero che ha coordinato le indagini, dott.ssa Katia MARINO.
Le attività investigative sono partite a seguito della rapina subita il 28 febbraio da un 17enne di Correggio che alle ore 21.00 circa era nella stazione delle autocorriere di Carpi ad attendere l'arrivo dell'autobus che lo riportasse a casa. I due, dopo averlo avvicinato con la scusa di una sigaretta, lo hanno percosso con calci e pugni, facendolo rovinare al suolo. Immobilizzatolo per terra, gli hanno portato via uno smartphone Samsung S3 e 150 euro in contanti. A seguito dell'aggressione la vittima riportò 6 giorni di prognosi. I Carabinieri sono risaliti all'identità dei due malviventi attraverso l'analisi delle telecamere di videosorveglianza, poiché già controllati e identificati durante i servizi di controllo del territorio.
Un nostro lettore ci manda gli scatti fatti in Galleria Bassa dei Magnani, nel centro di Parma. Nonostante il cartello che invita a non parcheggiare le biciclette... Cortesia e rispetto?
E' venuto a mancare Gianroberto Casaleggio cofondatore del Movimento 5 Stelle, dopo una lunga malattia. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, lo ricorda con parole di stima.
Parma, 12 aprile 2016
A poche ore dalla notizia della morte di Gianroberto Casaleggio, cofondatore del Movimento 5 Stelle, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, lo ricorda con parole di stima.
"Non posso nascondere gli attriti e le discussioni ma ci ha lasciati un sognatore, che con un sogno ha costruito un progetto politico di cui il Paese
aveva e ha ancora assoluto bisogno. Un progetto che sta a tutti noi, oggi, portare avanti con convinzione".
Ci sono stati, sì, attriti e discussioni, non può fare a meno di ammettere Pizzarotti, "ma non dirlo non renderebbe giustizia alla
persona e all' uomo".
Il Sindaco, con la nota diffusa qualche minuto fa, ha ricordato il ruolo politico fondamentale di Casaleggio: "E' stato un padre fondatore, per certi aspetti un punto di riferimento. Certamente e' stato un idealista in un Movimento che oggi, piaccia o non piaccia, e' entrato nelle istituzioni italiane e ha contribuito a cambiare questo nostro amato Paese. Una marcia fatta di piccoli passi, ma di grandi intenzioni". Pizzarotti ha avuto, negli ultimi tempi spesso rapporti tesi con il teorico di M5S ma non può fare a meno di dare memoria di una sua, significativa ultima immagine: "Voglio ricordarlo sul palco di Roma al termine dello Tsunami Tour 2013. Io avevo parlato poco prima e inaspettatamente ha preso la parola lui. Da persona riservata e di poche parole, mi aveva sorpreso non poco, ma al tempo stesso mi aveva fatto piacere. Esprimo la mia vicinanza a tutta la famiglia".
Gli uomini dell'Arma hanno requisito documentazione amministrativa e banche dati informatiche. I reati ipotizzati sono quello di falso materiale e ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio. Tra gli indagati alcuni membri della Giunta e lo stesso sindaco Ferioli.
Di Manuela Fiorini
FINALE EMILIA (MO)
Non c'è pace per il Comune di Finale Emilia. Dopo l'inchiesta Aemilia, che ha portato all'arresto dell'ex direttore dell'Ufficio Lavori Pubblici Giulio Gerrini, implicato in una faccenda di appalti truccati per favorire alcune ditte legate alla 'Ndrangheta nella ricostruzione post terremoto, un'altra tegola si è abbattuta sull'Amministrazione del paese della Bassa Modenese.
Ieri mattina i Carabinieri del Nucleo Operativo di Modena sono entrati in Comune per sequestrare documenti amministrativi e accedere a banche dati informatiche. L'operazione è coordinata dal procuratore Lucia Musti e dal Sostituto Procuratore Marco Nicolini della Procura di Modena. Le circostanze dell'operazione non sono state rese note, ma i reati ipotizzati sono quelli di falso materiale e falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio contestati a undici persone, raggiunte da avviso di garanzia. Tra gli indagati ci sarebbero anche lo stesso sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli e alcuni membri della Giunta Comunale.
Secondo indiscrezioni, l'inchiesta della Procura di Modena riguarderebbe alcuni appalti e la condotta dell'amministrativa dell'ultimo anno, ma non è collegata all'inchiesta Aemilia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Si attendono sviluppi.
Riusciremo a difenderci senza essere puniti? Ecco cosa pensano i parmigiani della proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l'aumento della pena per chi si introduce nel domicilio, la difesa come si vuole nella propria abitazione, la non possibilità di essere denunciati per eccesso di legittima difesa e che non sia mai previsto un risarcimento del danno per il ladro.
Di Alexa Kuhne
Parma, 8 aprile 2016
Può capitare che l'aggressore si trasformi in vittima e che la propria casa diventi il luogo più insicuro e pericoloso.
Le situazioni di questo tipo, in realtà, sono sempre più frequenti nel nostro Paese.
Paura e allarme sociale sono tangibili e i cittadini si sentono disarmati e deboli di fronte alla possibilità di essere derubati, feriti o uccisi in casa propria. O di essere considerati dalla legge come gli aggressori nel caso in cui si difendano da un rapinatore. Insomma, succede che, oltre al danno, si debba subire la beffa.
Perché la legge esiste ed è quella della legittima difesa, prevista dall'articolo 52 del codice penale, solo che andrebbe revisionata e correttamente divulgata, visto che fino a ora sembra tutelare chi, con atti di banditismo, tenta rapine con conseguenze, il più delle volte, tragiche.
Modificando questa legge i cittadini, fatte le loro valutazioni, prenderanno le precauzioni opportune e forse potrà mettersi in moto un sistema di prevenzione sociale che terrà la criminalità fuori dalle nostre case.
E' quello che sostiene Italia dei valori che sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione che prevede la raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare le norme sulla legittima difesa.
L'impulso è partito alla fine di febbraio da Padova dove, recentemente, il tabaccaio Franco Birolo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi e a un risarcimento di 325 mila euro per aver ucciso un ladro tre anni fa e ha raggiunto molti Comuni italiani.
Sostanzialmente si chiedono tre cose: un aumento della pena da due a sei anni per chi si introduce nel domicilio, che all'interno della propria casa o del proprio negozio, ciascuno debba essere libero di difendere se stesso, i propri cari e i propri beni come vuole, senza incorrere nel rischio di essere denunciati per eccesso di legittima difesa e che non sia mai previsto un risarcimento del danno per il ladro o per la sua famiglia.
La raccolta firme è effettuata attraverso banchetti in tutte le piazze italiane, ma l'Idv ha trasmesso a ogni sindaco il modulo necessario affinché sia resa possibile anche nelle sedi comunali.
La necessità di rispondere più efficacemente alla crescente domanda di sicurezza proviene, in particolare, da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: un territorio in cui il fenomeno dei furti in abitazione è sempre più preoccupante.
I promotori della campagna di sensibilizzazione chiedono la rimozione della fattispecie normativa che permette all'aggressore di trasformarsi in vittima: al ladro che s'introduce in casa nostra, infatti, è attualmente consentito chiedere in certi casi il risarcimento del danno.
Questo ampliamento legislativo della tutela, secondo i sostenitori, costituirebbe un forte deterrente verso la categoria di criminali dediti a furti e rapine nei luoghi di privata dimora, i quali così sapranno di non poter più beneficiare di scappatoie giuridiche e di non poter più volgere a proprio profitto norme quale la risarcibilità del danno. Chi si introdurrà nei privati domicili saprà, dunque, di pagare più severamente e di non potersi trasformare da aggressore in vittima chiedendo il risarcimento di danni. Per le stesse ragioni chi difende l'incolumità o i beni propri o altrui all'interno del proprio domicilio non potrà rispondere della propria condotta, neppure a titolo di eccesso colposo in legittima difesa.
Esasperati e impauriti, anche i parmigiani sono quasi tutti concordi nell'affermare che sia giusto difendersi in casa propria, anche sparando.
"Sono situazioni che si dovrebbero vivere e non le auguro a nessuno – dice Mario, 45 anni, di Parma -. In quei momenti hai poco tempo per pensare o agire, magari gli intimi di andare via e sparano loro a te (perchè di solito sono sempre in 2 o 3)....mors tua vita mea...".
Il rischio di difendersi è anche quello di dover risarcire il rapinatore...
"Questa nuova proposta mi pare sensata e firmerò pure io – conferma Claudio, 50 anni di Mantova, altra città tartassata - perché prevede che non vi sia alcun risarcimento a favore dei delinquenti che si introducono in casa per rubare e malauguratamente si piglino una qualche legnata sul grugno".
Il pericolo, se dovesse essere modificata la legge, è che si corra il rischio di alimentare la cultura dello "sceriffo fai da te" ma i cittadini di Parma non hanno titubanze: "Me ne frego – spiega Giordano - ...se uno viene in casa mia lo ammazzo...anche se la vita devo trascorrerla in galera ....".
E ancora: "Ormai c'è già – ammette Barbara, cremonese di passaggio a Parma -... E sono state proprio certe sentenze ad alimentarla..."
Il nodo della questione è che la dicitura "difesa proporzionata all'offesa" lascia troppi margini di discrezionalità nel giudizio, soprattutto in chi non s'intende di armi e tempi di reazione. Qual è, allora, la proporzionalità? Uno armato di coltello, mazza, cacciavite, piccone, piede di porco è meno pericoloso di chi impugna una pistola?
"Se detieni (legalmente) - continua Claudio – un'arma hai l'obbligo morale di saperla usare, indipendentemente dall'uso che pensi di farne. Ma se ti capita il delinquentone armato, non dico con la pistola, ma con un coltellaccio da cucina devi pur difenderti..."
Il problema sta anche nelle forze dell'ordine, continua Claudio: "I tempi di intervento quali sono? Tu chiami immediatamente e arrivano in tempo? I delinquenti rilasciati da questo governo sono decine di migliaia, la depenalizzazione dei reati è stata pure ampia, entrano migliaia di persone di cui non sai alcunché... penso basti!. La polizia non ha nemmeno i colpi per allenarsi. Sai quanti ne spara un poliziotto di mestiere? 50/60 ogni tre mesi, e ora mi dicono che abbiano ridotto a una 15 di colpi. Con chi si confrontano? Rischiano di trovare il militante jihadista che ha appena fatto un corso intensivo di tre mesi a Rakka e sei mesi in battaglia..."
Anche chi, di principio, come Silvia, insegnante trapiantata a Parma, è contraria alla giustizia 'faidate', ammette di essere stufa...
Un 21 enne di Bomporto è stato trovato in una pozza di sangue davanti al bar Marylin, dove aveva trascorso la serata in compagnia degli amici. La zona è spesso frequentata da individui poco raccomandabili. Si pensa a un pestaggio.
Di Manuela Fiorini
Modena, 8 aprile 2016
Lotta per la vita nel reparto di Terapia Intensiva dell'ospedale di Baggiovara, M.L, un ventunenne di Bomporto che, attorno all'una e quaranta di mercoledì notte è stato ritrovato in una pozza di sangue di fronte al Bar Marylin di San Prospero, nella Bassa modenese.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, che indagano sulla faccenda, il ragazzo aveva passato la serata nel locale per festeggiare il compleanno insieme agli amici. Sono stati una trentina le persone sentite per tentare di ricostruire i fatti precedenti il ritrovamento del giovane, ormai privo di sensi. Qualcuno parla di una caduta accidentale nel tentativo di raggiungere l'auto, qualcun altro sostiene la tesi di un pestaggio da parte di almeno due individui con i quali aveva discusso poco prima.
E proprio su un probabile pestaggio sembra volgere la tesi. Il locale davanti al quale è stato trovato M.L si affaccia sulla Statale Sud e ha annessa una sala giochi. Di giorno è frequentato da gente di passaggio e abitanti del luogo che si fermano per un caffè o per sfogliare il giornale. Di sera, invece, secondo quanto raccontato da alcuni ragazzi agli inquirenti, si trovano individui dalle facce poco raccomandabili, ubriachi e spacciatori. Solo un paio di mesi fa, gli avventori sarebbero stati minacciati da un tunisino ubriaco armato di bottiglia. Mentre i Carabinieri stanno battendo tutte le piste e ascoltando altre persone, il 21 enne è ricoverato in rianimazione. La prognosi è riservata.
Tre napoletani di 54, 43 e 32 anni avevano istituito una vera e propria associazione a delinquere finalizzata all'estorcere denaro agli anziani. La Polizia è riuscita a smascherarli dopo la segnalazione di un cassiere di banca, insospettito dalla richiesta di una cliente 84 enne di ritirare 5000 euro.
Di Manuela Fiorini
Modena, 7 aprile 2016
Un vero e proprio business della truffa quello messo in piedi da Gennaro Parisi, 54 anni, Giovanni Bonito, 43, e Gennaro Farinelli, 32, tutti e tre di origine napoletana. Le vittime erano tutte scelte tra gli anziani, sfruttando la loro buona fede, con il metodo del "finto avvocato". Il più "sgamato" dei tre contattava i nominativi e si fingeva un legale che chiedeva una cauzione per un ipotetico incidente accaduto a un figlio a un nipote del malcapitato. A questo punto, entravano in azione i due complici che si occupavano del contatto diretto con il truffato e alla riscossione del denaro.
Lo scorso ottobre, tuttavia, qualcosa è andato storto, grazie alla prontezza di un cassiere di banca che, alla richiesta di un prelievo di 5000 euro da parte di una correntista 84 enne, piuttosto agitata, ha intuito qualcosa e si è fatto raccontare le circostanze, dopodiché, ha avvertito le Forze dell'Ordine. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Modena si erano recati sul posto e avevano poi seguito l'anziana lungo la strada per casa, individuando un uomo che la pedinava. Procedevano così al fermo e identificavano Bonito, che aveva con sé un telefono cellulare. E' stato proprio quest'ultimo a consentire alla Polizia di risalire a resto della banda e ricostruire la proficua attività dei truffatori. Il 32 enne faceva da "centralinista" da Cattolica per non essere individuato, componeva numeri in sequenza attingendo da un database a disposizione della banda utilizzando schede usa e getta con numero progressivo, suddivise per "lotti" di truffati. Gli agenti hanno ricostruito che, in una sola giornata, erano state tentate ben 38 truffe, tutti a danno di anziani modenesi. Dopo mesi di indagini, coordinate dal PM Lucia De Santis, si è arrivati a identificare tutti i membri della banda e sono scattate le misure cautelari. I tre si trovano attualmente confinati nei rispettivi Comuni di residenza con obbligo di firma.
Non si è fermato all'alt della Municipale dandosi alla fuga e imboccando una strada contromano. Sanzioni per migliaia di euro e fermo del veicolo.
Modena, 7 aprile 2016
Per non essere fermato dalla Municipale, l'autista dopo aver accostato ha accelerato e si è dato alla fuga a tutta velocità, mettendo a rischio anche l'incolumità della sua famiglia.
E' successo nel pomeriggio di domenica scorsa, in via Piave, quando una pattuglia della Polizia municipale di Modena, nell'ambito di servizi di controllo finalizzati alla sicurezza stradale, ha intimato l'alt a un'automobile Opel Zafira perché il bambino trasportato sul sedile posteriore non era assicurato con i sistemi di ritenuta.
Nei pressi della rotatoria di piazzale Natale Bruni, il conducente, uno straniero che viaggiava anche con la moglie, ha in un primo momento accostato, ma all'avvicinarsi della vigilessa ha accelerato e si è dato alla fuga a tutta velocità.
L'auto ha anche percorso via Morselli contromano ed è infine stata raggiunta e fermata dalla Municipale alla rotatoria tra via Divisione Acqui e via Minutara. Al controllo degli agenti, il conducente, un marocchino 41enne residente a Castelnuovo Rangone, è risultato essere senza patente, perché mai conseguita e il suo veicolo sprovvisto di copertura assicurativa.
Per la guida senza patente gli è stata elevata una sanzione dell'importo di 5mila euro secondo quanto previsto dalla nuova normativa, mentre l'auto priva di copertura assicurativa è stata sottoposta a fermo amministrativo per tre mesi che è diventato di quattro poiché alla moglie, a cui è intestato il veicolo, è stato contestato l'incauto affidamento dell'auto a una persona sprovvista dei titoli per guidare. All'uomo sono stati anche contestati l'eccesso di velocità, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza per assicurare il bambino e la circolazione contromano. Il tutto per diverse migliaia di euro.
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