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Il dubbio che le potenti multinazionali possano averci messo lo zampino è più che legittimo. Pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende...

di Lamberto Colla Parma 29 luglio 2018 -

Abbiamo visto come i "boccaloni" nostrani siano riusciti nell'intento di dare valore a una bufala elevandola a notizia, per di più negativa e fortemente dannosa per un comparto strategico della nostra economia come è l'agroalimentare.

Abbiamo osservato come i nostri "miserabili" politici abbiano la capacità di sfruttare ogni occasione, anche la più bufalina, per dar contro agli avversari pur sapendo di fare un danno al proprio paese, rammentandoci ancora una volta che il loro interesse privato o di partito va ben oltre l'interesse collettivo, quindi nazionale.

Abbiamo osservato come le testate giornalistiche "dotte", "importanti", quelle che prendono anche i finanziamenti statali e i soldini dai lettori, dopo la "involontaria" pubblicazione di una str...ta, non abbiano avuto il ritegno di ammettere l'errore o quantomeno di correggere il tiro.

Niente di tutto ciò! Silenzio nella speranza, come d'altronde sempre accade, che il tutto cada nell'obblio senza danni per i colpevoli.

Una domanda sorge spontanea, perché e a chi giova tutto ciò?

Potrebbe essere che dietro ci sia un maestro d'orchestra e magari anche di coro a dirigere la sinfonia contro la prestigiosa "tradizione gastronomica" nazionale allo scopo di alzare le barriere e contrastare quelle che sono le osservazioni di OMS e ONU?

Il dubbio che le potenti multinazionali possano averci messo lo zampino è più che legittimo.

Pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende, amava citare il saggio e longevo Giulio Andreotti!

Intanto ragioniamo sui tempi.

La "notizia", poi una volta accertata essere una bufala è stata leggermente corretta in "Bozza OMS" dagli organi di Confindustria, organizzazione di controllo anche del Sole 24 Ore, era rimasta in gestazione 45 giorni.
In tutto quel tempo nessuno aveva avuto occasione di leggere, analizzare e divulgare i contenuti corretti di una "bozza"?

Dove si legge che il "Parmigiano Reggiano" è come il Fumo e che è necessario applicargli una etichetta "mortale"?

Piuttosto il documento (Time to Deliver di World Helth Organisation) offre spunti di riflessione ai governi. Tra questi la possibilità di introdurre un'etichetta che segnali gli eccessi di zucchero, di grassi saturi e di sale, senza peraltro stabilire quali siano i limiti per una dieta equilibrata.
Nel documento quindi non si scende nei dettagli del come realizzare un'etichetta informativa del cliente, semmai il rischio, anziché cercarlo alla sede OMS meglio ricercarlo a Bruxelles, dove la Commissione Ue sta studiando come realizzarla, sotto la lente di ingrandimento dei rappresentanti delle grandissime multinazionali dell'alimentare.

Non è che per caso il suggerimento di Time to Deliver, di introdurre incentivi fiscali e disincentivi per indurre a migliori stili di vita, possa aver allarmato le sopraddette aziende? Non è che per caso l'obiezione di OMS sia verso l'uso di zuccheri, sali, acidi grassi saturi e trans (tipo margarine e idrogenati ad esempio), componenti di "prestigio" di bibite, merendine e altre amenità alimentari che troviamo sulle scaffalature dei super e iper mercati di tutto il mondo e che incrementano obesità e disturbi alimentari, cardiovascolari compresi?

L'Inghilterra ha già introdotto la "Sugar Tax" sulle bevande e il Portogallo sul sale, senza peraltro applicarla al Parmigiano e al Prosciutto concentrando l'attenzione a crackers e patatine fritte.

Vuoi vedere che tutto ciò è servito per alzare una cortina di fumo sui signori della malnutrizione?

OMS_Time_to_deliver.jpg

IN ALLEGATO IL DOCUMENTO TIME TO DELIVER

(per restare sempre informati sugli editoriali)

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 22 Luglio 2018 15:23

Tutta colpa di “Alfredo”... Salvini

Ma che brutto spettacolo quello che la politica & C. ci sta offrendo. Dalle morti in mare alla bufala dell'OMS la compagine politica sta mostrando il peggio. Meglio sarebbe spegnere gli smartphone e accendere i cervelli.

di Lamberto Colla Parma 22 luglio 2018 -
L'ennesima bufala scatena il putiferio e dà il là a sciogliere le lingue contro il Governo e Salvini in particolare.

A onor del vero lo stesso Matteo Salvini, sempre pronto a schiacciare sulla tastiera di Twitter, è stato indotto a reagire pesantemente contro la notizia, attribuita all'ONU e all'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo cui il Parmigiano Reggiano, l'Olio Extra Vergine di Oliva e vari altri prodotti dell'eccellenza alimentare nazionale, sarebbero da paragonare al "fumo delle sigarette" e perciò tassabili e etichettabili con diciture e immagini analoghe a quelle orribili che fan bella vista pacchetti di sigarette.

"Parmigiano reggiano, twittava Matteo Salvini il 18 luglio, ma anche prosciutto, olio, pizza e altre eccellenze italiane dannose come il fumo??? All'Onu sono matti, giù le mani dai prodotti italiani!"

Una ghiotta occasione per sparare contro le azioni del Governo e attribuire ad esso anche questa responsabilità, oltre ai 947 morti nel mediterraneo (peraltro circa 1/5 del 2016 e la metà del 2017).

Così il web si è scatenato e messaggi del tipo "Non sarà - per caso - che queste nuove idee salutistiche sono collegate all' incredibile atteggiamento sovranista e negazionista del nostro nuovo governo, che ogni giorno dà lezioni a tutto il mondo su qualsiasi argomento ben farcite di arroganza (e ignoranza economico sociale)..."
hanno preso possesso dei social, spesso affiancati alla discussione sull'accordo CETA stipulato poco più di un anno fa tra Canada e UE.

Ma sopra a tutto c'è da dire che la notizia è una "BUFALA" terribile, e ancor più terribile è la genesi, involontaria scaturita da una pessima interpretazione e poi diffusione, attraverso gli organi e le agenzie di stampa (non solo WEB e social!), delle raccomandazioni dell'ONU e dell'OMS riguardo le "Non communicable diseases" (NCDs)
ovvero quella gamma di malattie (cardiovascolari e tumorali) derivanti dagli stili di vita e non da agenti patogeni (Leggi il Foglio "Bufatlite Cronica sull'OMS" di Giordano Masini del 19 luglio 2018).

Così si è montati tutti in gara a chi la sparava più grossa contro l'ONU, l'OMS, e ovviamente "Alfredo", colpevole di tutto ciò che di peggio sta accadendo nel mondo intero.

Come se il piccolo statista italiano, che sia Salvini, Di Maio, Renzi, Mattarella, Letta (Giani e Enrico) piuttosto che Monti o qualunque altro delle precedenti prima e seconda repubblica, fosse accreditabile a essere un soggetto influente nella politica internazionale, al punto tale che una sua dichiarazione verbale possa scatenare una guerra, seppur commerciale.

Non illudiamoci, non contiamo nulla e conteremo sempre meno se le reazioni saranno di questa natura.

Invece di fare fronte comune e dimostrare che l'Italia è una, solida e coesa nelle questioni che riguardano il proprio popolo, le proprie imprese e le proprie tradizioni, si è scatenata una guerra in"civile" offrendo uno spettacolo a dir poco vomitevole.

Al contrario Trump ha immediatamente preso le difese della loro GOOGLE sanzionata dalla UE con quasi 5 miliardi di € per "abuso di posizione dominante".

Noi al contrario siam capaci di scatenare il caos sulla base di una "BUFALA". Complimenti a tutti!

 

ONU-logo.jpg

(per restare sempre informati sugli editoriali)

Pubblicato in Politica Emilia
Giovedì, 14 Giugno 2018 09:32

Bere caffè migliora la prestazione al lavoro

Un buon motivo per bere il caffè: migliora la prestazione al lavoro. Secondo i ricercatori dell'Università statale dell'Ohio, la caffeina ci rende più soddisfatti e più produttivi in ufficio.

La maggior parte delle persone hanno consumato la bevanda più bevuta al mondo dopo l'acqua, il caffè, servito tutte le mattine per abitudine, piuttosto che per "svegliare". L'ennesima ricerca scientifica si schiera dalla parte degli amanti del caffè. Secondo gli scienziati dell'Università statale dell'Ohio, infatti, la caffeina contribuisce a migliorare la prestazione degli impiegati durante il turno di lavoro, stimolando e favorendo la comunicazione tra colleghi.

Le persone che scelgono di bere il caffè decaffeinato, invece, tendono ad essere generalmente meno concentrati. Il team americano ha preso in considerazione 72 giovani: a metà di essi è stata offerta una tazza di caffè e, dopo 30 minuti di pausa, il team ha chiesto loro di intavolare una discussione su un argomento «controverso» insieme agli altri partecipanti – tutti suddivisi in piccoli gruppi – e infine di valutare la propria prestazione e quella degli altri. Alla seconda metà è stato invece permesso di bere un caffè solo alla fine delle valutazioni. Secondo i risultati, la performance del secondo gruppo è stata inferiore rispetto a quella dei ragazzi del primo gruppo. Come parte della stessa ricerca, il team ha ripetuto l'esperimento offrendo al secondo gruppo una versione decaffeinata del loro solito caffè. Anche in questo caso, la loro performance è risultata inferiore.

«Abbiamo scoperto che l'aumento dell'attenzione porta a risultati più positivi nelle performance del team», ha dichiarato uno degli autori della ricerca, Amit Singh. «Dunque non ci ha sorpreso osservare che le persone che consumano caffè con caffeina tendono ad essere generalmente più vigili. Noi crediamo che, sentendosi più attenti e vigili, gli individui considerino migliori sia le proprie performance che quelle degli altri, e questo contribuisce a migliorare anche il livello di soddisfazione personale».

Gli esperti consigliano di non bere più di tre caffè (del tipo espresso) al giorno. La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of Psychopharmacology. Ovviamente queste virtù riguardano un consumo moderato della bevanda più bevuta dagli italiani e non solo, ma per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", in ogni caso non bisogna mai esagerare.

"Mater artium necessitas", dicevano i latini, tradotto in lingua corrente in diversi modi ma tutti dal medesimo significato come "fare di necessità virtù, oppure "la necessità aguzza l'ingegno".

di Lamberto Colla Parma 12 giugno 2018 -
"Mater artium necessitas". Qualunque sia la traduzione, questa calza a pennello con la storia, ma soprattutto la filosofia di vita, di Ilaria Bertinelli. Cresciuta professionalmente come interprete dall'eterno sorriso ammaliante, si è ritrovata, da un giorno all'altro, famosa come mamma, cuoca "nutrizionista" e scrittrice, per il solo fatto di avere dato sfogo alla creatività culinaria pur di soddisfare il palato della giovane figlia toccata dall'intolleranza al glutine e da diabete autoimmune.

Nasce quindi "Uno Chef per Gaia - La gioia della cucina per diabetici celiaci e appassionati". L'esperienza diretta diventa "manuale".

Così, tra una traduzione di inglese, cinese, francese o turco, ecco che cresce la passione e di riflesso anche la fama di Food Blogger.
Ed oggi, se si dovesse etichettare Ilaria Bertinelli, due sarebbero le sue attitudini principali, l'interprete e l'esperta di cucina in diete "senza".

Il minimo comune denominatore che accomuna i due spiriti che albergano in Ilaria è l'inossidabile sorriso, specchio di un'anima serena e di una mente lucida.

PHOTO-2018-05-15-11-06-37_2.jpgDa poco più di un mese è terminato "Cibus 2018" , una delle più accreditate manifestazioni agroalimentari d'Europa e Ilaria Bertinelli con parte del suo Team di Interconsul srl, di cui è Amministratore Delegato, sono stati ingaggiati per offrire il servizio di interpretariato ai convegni che hanno fatto da sfondo all'evento internazionale.
Ma non era raro vederla poi partecipare a CibusOFF come attrice intrattenendo gli ospiti con le sue preparazioni.
"Con l'Ente Fiere di Parma - dichiara Ilaria Bertinelli - abbiamo un rapporto che dura da quando, nel 1997 abbiamo rilevato la società (Interconsul) che operava nell'ambito dell'interpretariato sin dal 1976 e abbiamo assistito a un continuo mutamento della domanda, soprattutto con l'avvento di Internet e della posta elettronica. Così noi abbiamo proseguito la strada delle specializzazioni e dell'ampliamento della gamma di lingue offerte. Un commento sul Cibus di quest'anno è che, oltre a una notevole quantità di partecipanti, i convegni erano di particolare interesse, tanto che le sale restavano piene sino a fine evento."

La vivace curiosità di Ilaria non va mai in vacanza e dalla cabina di traduzione simultanea di Cibus prende nuovi spunti di riflessione e chissà, forse, nuove idee per future "opere".

"Un convegno che personalmente mi ha aperto la mente - prosegue Ilaria - anche per la mia passione per la cucina e le diete speciali è quello organizzato da Confconsumatori dedicato agli orizzonti nel settore dell'alimentazione che i consumatori si possono aspettare nel prossimo futuro. Quello che mi ha colpito è che sono state presentate due direzioni di sviluppo nella ricerca di fornitura di proteine sostenibili alternative a quelle esistenti. Ma soprattutto mi ha colpito il fatto che queste due ipotesi sono prossime all'ingresso sul mercato. Mi riferisco all'utilizzo degli insetti come fonte di proteine nobili ed efficienti dal punto di vista ambientale come alimenti per gli animali allevati per produrre carne. Al momento, in Europa, queste proteine sono già stati autorizzati per l'acquacoltura e a breve ci si aspetta che possano essere estesi anche per gli allevamenti di polli e di maiali. Inoltre, questi insetti potrebbero essere alimentati dallo scarto alimentare. Tutto ciò renderebbe la produzione di proteine animali molto più sostenibile per l'ambiente.
Il secondo scenario è quello della "Carne Coltivata". All'inizio quando avevo ricevuto la documentazione del convegno ero convinta che "carne coltivata" fosse una cattiva traduzione dal testo originale in inglese. Invece si riferisce alla produzione di carne sfruttando la capacità rigenerativa e riparatrice delle cellule somatiche di una parte di muscolo estratta da un bovino vivo che, in determinate condizioni (ambiente con aminoacidi, zuccheri e altro materiale nutritivo di origine vegetale), le cellule ricostruiscono la fibra muscolare che quindi cresce e in 7 settimane arriva ad un peso di 1 Kg di carne che possiede le stesse caratteristiche strutturali e di sapore di quella di provenienza originaria."

Un convegno quindi illuminante per la novità di approccio al problema che potrebbero, nel brevissimo periodo, andare a soddisfare il dualismo, a questo punto non più competitivo, tra tradizione culinaria e sostenibilità ambientale.
Quindi la duplice attitudine di Ilaria ha trovato l'occasione di condividere spazi e tempi dando piena soddisfazione all'anima professionale e all'anima creativa.

"In generale, conclude Ilaria Bertinelli, dal nostro privilegiato punto di osservazione, abbiamo notato una affluenza molto numerosa e composta a tantissimi operatori di settore più che di semplici curiosi. Molti gli stimoli, oltre al ricco calendario di convegni, c'era molta innovazione di prodotto e attenzione alle diete speciali, con mia grande gioia. Ho notato che sempre più aziende mettono in evidenza la presenza di determinati allergeni presenti nelle loro produzioni. Comunque dobbiamo sottolineare che a Parma abbiamo una straordinaria gamma di prodotti accessibili a tutti, perché dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto per concludere con il Pomodoro, godiamo di prodotti naturalmente privi di glutine, lattosio e carboidrati."

Per Ilaria il prossimo appuntamento sarà Cibus Connect per l'ambito alimentare, ma nel frattempo l'Ente Fiera proporrà altri eventi di grande attrazione internazionale (vedi Mercante in fiera, Gotha ecc...) dove l'ampia gamma di lingue offerte da Interconsul (Inglese, francese, turco, russo, giapponese, cinese, ecc.) contribuirà a fare meglio apprezzare gli eventi, ma anche Parma e le sue straordinarie potenzialità, gastronomiche, artistiche e di accoglienza.

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(Ilaria Bertinelli in versione Food Blogger)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Come riporta il lavoro apparso su American Journal of Clinical Nutrition, anche arrivando a consumare dodici uova la settimana (quasi due al giorno) non si avrebbero differenze in termini di rischio cardiovascolare nelle persone con diabete o pre-diabete.

Parma, 22 maggio 2018 – Per noi cresciuti a uova sbattute, pane, marmellata e burro, di colpo siamo rimasti orfani, in compagnia della sola marmellata rigorosamente senza zuccheri aggiunti, del 50% dei componenti delle nostre colazioni e merende quotidiane. Con l'avvento della "modernità", burro, uova e zucchero furono banditi dalle diete!

Dopo tantissimi anni di "esilio" dalle nostre tavole, solo raramente reintrodotto "clandestinamente" per qualche piatto della tradizione (ad esempio i tortelli d'erbetta emiliani), il burro è stato riabilitato solo recentemente da una ricerca americana mentre, al contrario, non erano state così efficaci le ricerche nazionali che tentavano da molto tempo di riportare acqua al nostro mulino.

Fatto sta che, addirittura, la notizia arriva dal Canada i grassi allungano la vita e migliorano la memoria. Una ricerca su oltre 135 mila persone in 5 continenti, appartenenti a diverse classi di reddito e seguiti per sette anni, ha dimostrato che un moderato apporto di grassi, frutta e verdura, evitando i carboidrati, è associato a un più basso rischio di morte. A questo si associa un'altra ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism e condotta da un gruppo della UC Davis School of Veterinary Medicine, secondo la quale una dieta ricca di grasso, anche detta dieta chetogenica, non solo influisce positivamente sulla longevità, ma migliora la memoria e regala forza.

Dopo Burro e grassi, finalmente, è venuto il tempo di veder decadere il tabù sugli effetti negativi delle uova.

Il legame Uova-Colesterolo è stato scisso e i prodotti che dovevamo guardare con diffidenza e consumare con molta attenzione, quasi fossero ordigni bellici della prima guerra mondiale inesplosi sono stati ampiamente riabilitati, non solo nell'annullamento degli effetti negativi ma nell'individuazione di elementi a loro favore.

Un esempio dei benefici effetti erano riassunti in Emma Morano, la donna che fino al 17 aprile dello scorso anno deteneva il record di longevità con i suoi 117 anni,  mangiava 3 uova al giorno.

Chissà che non sia stata proprio la longevità della signora Emma a stimolare la curiosità dei ricercatori australiani. Infatti, questa volta è toccata a una ricerca Australiana di venire in soccorso ai nostri palati orfani.

Infatti, la Sydney Medical School  giunge a concludere che mangiare fino a 12 uova a settimana (ovvero quasi due al giorno) non fa aumentare di peso e neppure alza i rischi di incorrere in patologie cardiovascolari.

In particolare i test condotti dai ricercatori hanno riguardato persone afflitte da diabete, ancora più a rischio degli altri perché hanno più alti livelli di colesterolo cosiddetto "cattivo" (Ldl), che si deposita sulle arterie e contribuisce enormemente alla formazione dell'aterosclerosi. Ma esiste anche il colesterolo Hdl, quello "buono", che non provoca alcun danno alle arterie, al contrario, andando a rimuovere il colesterolo dalle pareti dei vasi per trasportarlo al fegato ha una funzione protettiva.

Come riporta il lavoro apparso su American Journal of Clinical Nutrition e condotto dall'equipe Dr Nick Fuller dell'University's Boden Institute of Obesity, Nutrition, Exercise and Eating Disorders al Charles Perkins Centre insieme all'Università di Sidney e al Royal Prince Alfred Hospital, anche arrivando a consumare dodici uova la settimana per un anno non si avrebbero differenze in termini di rischio cardiovascolare nelle persone con diabete o pre-diabete. Lo studio conferma, prolungandole nel tempo, le osservazioni che rilevavano risultati simili ma solo a tre mesi di monitoraggio in uno studio che metteva a confronto una popolazione che consumava 12 uova a settimana o meno di due.

Possono quindi rassicurarsi i pastifici, soprattutto emiliani perché la pasta all'uovo sta all'Emilia come la pasta convenzionale sta alla Puglia, che non potranno più essere accusati di essere complici dell'insorgere dell'arteriosclerosi o dell'ingrassamento, salvo un consumo di dosi esagerate di carboidrati e di grassi saturi o di diete ampiamente sbilanciate.

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http://www.andalini.it



Mangiare un uovo ogni giorno riduce il rischio di malattie cardiache. Per la scienza un uovo al giorno può aiutarci a prevenire il rischio di malattie cardiovascolari e di ictus.

Un uovo al giorno aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, la principale causa di morte nel mondo pari al 20%.

Secondo uno studio compiuto da un gruppo di scienziati del Centro di Scienze Sanitarie dell'Università di Peking University Health Science Center, seguendo una dieta a base di uova si può ridurre del 12% il rischio di ictus, malattie cardiache e infarti.

Gli studiosi hanno analizzato le abitudini alimentari di ben 400 mila persone, con un'età compresa fra i 30 e i 79 anni. Il 13% dei partecipanti mangiava un uovo ogni giorno, mentre il 9,1% raramente. Nove anni dopo gli studiosi hanno scoperto che coloro che degli 84mila partecipanti che consumavano quotidianamente questo alimento, erano stati meno colpiti da patologie cardiovascolari. Mentre in passato l'uovo era stato additato come nemico della salute, accusato di causare il colesterolo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", oggi gli esperti sono concordi nell'affermare che dovrebbe essere inserito in modo stabile all'interno di una dieta equilibrata.

Le uova infatti sono ricche di antiossidanti, aiutano a combattere le infiammazioni e costituiscono un'ottima fonte di proteine. Un uovo di medie dimensioni contiene circa 6 grammi di proteine, oltre a luteina, zeaxantina, vitamine E, D, e A. "La nostra analisi rileva che esiste un'associazione tra un livello moderato di consumo di uova e un tasso inferiore di eventi cardiaci – ha spiegato il dott. Liming Li, coautore della ricerca. Le nostre scoperte contribuiscono, con prove scientifiche, alle linee guida dietetiche circa il consumo di uova per un adulto cinese sano".

La ricerca scientifica è stata pubblicata sulla rivista BMJ.
(23 maggio 2018)

@Pastificio.Andalini

Un uovo al giorno aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, la principale causa di morte nel mondo pari al 20%. Secondo uno studio compiuto da un gruppo di scienziati del Centro di Scienze Sanitarie dell'Università di Peking University Health Science Center, seguendo una dieta a base di uova si può ridurre del 12% il rischio di ictus, malattie cardiache e infarti.

Gli studiosi hanno analizzato le abitudini alimentari di ben 400 mila persone, con un'età compresa fra i 30 e i 79 anni. Il 13% dei partecipanti mangiava un uovo ogni giorno, mentre il 9,1% raramente. Nove anni dopo gli studiosi hanno scoperto che coloro che degli 84mila partecipanti che consumavano quotidianamente questo alimento, erano stati meno colpiti da patologie cardiovascolari.

Mentre in passato l'uovo era stato additato come nemico della salute, accusato di causare il colesterolo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", oggi gli esperti sono concordi nell'affermare che dovrebbe essere inserito in modo stabile all'interno di una dieta equilibrata. Le uova infatti sono ricche di antiossidanti, aiutano a combattere le infiammazioni e costituiscono un'ottima fonte di proteine. Un uovo di medie dimensioni contiene circa 6 grammi di proteine, oltre a luteina, zeaxantina, vitamine E, D, e A.

"La nostra analisi rileva che esiste un'associazione tra un livello moderato di consumo di uova e un tasso inferiore di eventi cardiaci – ha spiegato il dott. Liming Li, coautore della ricerca. Le nostre scoperte contribuiscono, con prove scientifiche, alle linee guida dietetiche circa il consumo di uova per un adulto cinese sano". La ricerca scientifica è stata pubblicata sulla rivista BMJ.

Elogio del "Mais Viola", straordinario contro l'ipertensione e per prevenire il cancro. Il contenuto di antocianina che si trova in questi cereali rappresenta una potentissima barriera anti-cancro. La sua coltivazione tradizionale si restringe all'antica area di influenza Inca.

Il Mais morado (viola) un vero regalo della creazione, é essenzialmente una pianta subtropicale, si coltiva nelle bassi valli delle Ande. Li viene chiamato "Kculli" (voce quechua) e si sta usando come alimento, da mille di anni.

Fino ad ora, questi cereali erano stati propagandati come cibi con nutrienti superiori alla media per la nostra salute costituiti da 85% di grano e 15% di corona.
Questa forma o varietá del mais é stata usata dalla gente delle Ande per dare colore ad alimenti e bibite, qualcosa che il mondo industrializzato solo recentemente sta sfruttando.

Attualmente, nella stessa maniera che gli antichi peruviani, si prepara anche una bibita a partire della pannocchia intera e la chiamano chicha morada. Con questo mais si prepara anche un dolce abbastanza popolare chiamato mazamorra morada. Contiene anche una sostanza chiamata antocianina che gli conferisce il colore viola, essendo presente principalmente nella corona.

Di recente, un team di scienziati della Scuola di Medicina dell'Universitá di Nagoya, in Giappone, ha dimostrato in uno studio che il pigmento porpora presente nello Zea mays L. 'Kculli' é capace di modificare lo sviluppo del cancro del colon in topi F344/DuCrj maschi trattati inizialmente con 1,2-dimetilidrazina (DMH). Nel loro studio sugli animali, il gruppo analizzato ha ricevuto cibo mischiato con 2-amino-1-metil-6-fenilimidazo [4,5-b] piridina (PHIP), una sostanza cancerogena naturale presente nelle parti carbonizzate della carne e nel pesce alla griglia. Dopo di una inizziazione con DMH, uno di questi gruppi in ossevazione ha ricevuto anche il 5% del pigmento di Zea mays L. 'Kculli' in conbinazione con 0.02% di PhIP fino alla settimana 36.

Le incidenze e moltiplicitá di colonrettali e carcinomi in topi avviati con DMH sono state chiaramente incrementate per il PhIP. In contrapposizione, l'amministrazione del colorante Zea mays L. 'kculli' ha soppresso lo sviluppo di lesioni. Come c'era da aspettarsi, si sono ridotti tanto i segni precoci del cancro colonrettale come il numero di tumori benigni e maligni che si sono formati nel colon dei topi che hanno ricevuto il pigmento porpora nella loro dieta, e non si sono visti effetti contrari (cambi nei segnali clinici, peso corporale e consumo di alimento). Nel gruppo che ha ricevuto la sostanza cancerogena, l'85% sviluppó il cancro del colon, comparato con solo il 40% che ha ricevuto anche il pigmento.

"Il colore del Mais viola, può essere un agente chemioterapico promettente, dal momento che le antocianine ha una grande antiossidante naturale per contrastare gli effetti dannosi dei radicali liberi, lo stress ossidativo e la carcinogenesi (formazione di cellule tumorali), dando un effetto protettivo contro il cancro o nella prevenzione", ha evidenziato l'autore dello studio.

Altre proprietà, secondo lo scienziato, anche gli antociani nel mais viola sono in grado ritardare il processo di invecchiamento, di stabilizzare e proteggere le vene e le arterie della azione dei radicali liberi, promuovere la buona circolazione sanguigna e ridurre i livelli di colesterolo, dando un potere antinfiammatorio naturale. Inoltre, recenti test sperimentali tanto in animali come in umani, hanno dimostrato che l'incremento nel consumo di polifenoli puó diminuire la pressione sanguínea in persone ipertense, ridurre la tendenza del sangue a coagularsi ed elevare la capacitá antiossidante totale del sangue. Considerando che la materia porpora presente in Zea mays L. 'Kculli' é ricca in polifenoli, l'ingestione regolare di questa pianta potrebbe essere utile alle persone che soffrono di ipertensione.

Infine, il consumo di alimenti con antociani come il mais viola, potrebbe migliorare l'acuità visiva ".

Questi effetti, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti", suggeriscono che le antocianine offrono proprietá antiossidanti interessanti, e potrebbero perció rappresentare una promettente categoria di composti utili nel trattamento di patologie dove la produzione di radicali liberi gioca un ruolo principale. Se ne dovrebbe incoraggiare il consumo di questo ottimo cibo con molteplici benefici per la salute, consumandolo nelle bevande analcoliche, nei dolci, ecc...
(21/04/2018)
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Domenica, 08 Aprile 2018 07:10

Il potere curativo nascosto dello zucchero.

lI potere curativo nascosto dello zucchero. I medici stanno sperimentando un modo in cui lo zucchero può giovare alla salute: può aiutare a guarire le ferite resistenti agli antibiotici. Il trattamento con lo zucchero può funzionare su ferite che affliggono non solo le persone, ma gli animali domestici

Da bambino cresciuto in povertà negli altopiani orientali dello Zimbabwe, Moses Murandu quando cadeva e si tagliava era abituato ad avere il sale letteralmente massaggiato sulle sue ferite. Nei giorni fortunati, però, suo padre aveva abbastanza soldi per comprare qualcosa che faceva prurire il ragazzo molto meno del sale: lo zucchero.

Murandu ha sempre notato che lo zucchero sembrava aiutare a guarire le ferite più rapidamente dell'altro trattamento. Così fu sorpreso quando, nel 1997 assunto come infermiere al National Health System (NHS), il sistema sanitario nazionale in vigore nel Regno Unito, scoprì che lo zucchero non veniva usato in alcuna veste ufficiale.

Decise di provare a cambiarlo. Ora, l'idea di Murandu è finalmente presa sul serio. Docente senior in infermieristica per adulti presso l'Università di Wolverhampton, Murandu ha completato un primo studio pilota incentrato sulle applicazioni dello zucchero nella guarigione delle ferite e ha vinto un premio dal Journal of Wound Care nel marzo 2018 per il suo lavoro. In alcune parti del mondo, questa procedura potrebbe essere fondamentale perché le persone non possono permettersi gli antibiotici. Ma c'è anche interesse nel Regno Unito, dal momento che una volta che una ferita è stata infettata, a volte non risponde agli antibiotici . Per curare una ferita con lo zucchero, tutto quello che fai, dice Murandu, è versare lo zucchero sulla ferita e applicare una benda sulla parte superiore. I granuli assorbono l'umidità che consente ai batteri di prosperare. Senza i batteri, la ferita guarisce più rapidamente.

La conferma di questi benefici curativi sono stati trovati nei test di Murandu in laboratorio. E una crescente raccolta di risultati di studi da tutto il mondo ha supportato le scoperte di Murandu, inclusi esempi di trattamenti con lo zucchero efficaci su ferite resistenti agli antibiotici. Anche con queste conferme, però Murandu affronta una dura battaglia. Il finanziamento per ulteriori ricerche lo avrebbe aiutato a raggiungere il suo obiettivo finale: convincere il NHS a utilizzare lo zucchero come alternativa agli antibiotici. Ma la maggior parte della ricerca medica è finanziata dalle società farmaceutiche. E queste aziende, sottolinea, hanno poco da guadagnare dal pagare per la ricerca in qualcosa che non possono brevettare. Lo zucchero che Murandu usa è il tipo semplice e granulato che potresti usare per addolcire il tuo tè. Nelle stesse prove in vitro, ha scoperto che non vi era alcuna differenza tra l'uso di zucchero di canna o di barbabietola. Il campione per il test, ha dimostrato che ceppi di batteri sono cresciuti a basse concentrazioni di zucchero ma sono stati completamente inibiti in concentrazioni più elevate. Murandu ha iniziato a registrare i risultati dello studio in Zimbabwe, Botswana e Lesotho (dove si è formato per la prima volta in infermieristica).

Tra di loro è inserito lo studio su una donna che vive ad Harare. "Il piede della donna era stato misurato, pronto per essere amputato, quando mio nipote mi ha chiamato", dice Murandu. "Aveva avuto una ferita terribile per cinque anni e il medico voleva amputare. Le ho detto di lavare la ferita, applicare lo zucchero, lasciarlo e ripetere."La donna ha ancora una gamba." Questo, dice, è un esempio del perché c'è così tanto interesse nei suoi metodi, in particolare da parti del mondo in cui le persone non possono permettersi antibiotici. In totale, Murandu ha effettuato studi clinici su 41 pazienti nel Regno Unito. Non ha ancora pubblicato i risultati del processo, ma li ha presentati a conferenze nazionali e internazionali. Una domanda a cui doveva rispondere durante la sua ricerca era se lo zucchero potesse essere usato su pazienti diabetici, che comunemente hanno ulcere alle gambe e ai piedi. I diabetici devono controllare il livello di glucosio nel loro sangue, quindi questo non è un metodo di guarigione evidente da usare su di loro. Ma ha scoperto che ha funzionato per i diabetici senza far salire i loro livelli di glucosio. "Lo zucchero è saccarosio: è necessario l'enzima sucrasi per convertirlo in glucosio", afferma. Come si trova sucrase nel corpo, è solo quando lo zucchero viene assorbito che viene convertito. Applicarlo all'esterno della ferita non lo influenzerà allo stesso modo.

Mentre Murandu continua la sua ricerca sui pazienti umani, il veterinario americano Maureen McMichael usa da anni questo metodo di guarigione sugli animali. McMichael, che lavora presso l'Università di Illinois Veterinary Teaching Hospital, ha iniziato a utilizzare lo zucchero e miele negli animali domestici nel 2002. Ha detto che era una combinazione della semplicità del metodo e del basso costo che l'attraeva, specialmente per i proprietari di animali domestici chi non poteva permettersi i soliti metodi di portare l'animale all'ospedale e usare la sedazione. McMichael dice che mantengono sia lo zucchero che il miele nella loro chirurgia e spesso lo usano su cani e gatti (e occasionalmente su animali da fattoria). Il miele ha proprietà curative simili allo zucchero ( uno studio lo ha trovato ancora più efficace nell'inibire la crescita batterica), sebbene sia più costoso. Il trattamento con lo zucchero può funzionare su ferite che affliggono non solo le persone, ma gli animali domestici.

"Abbiamo avuto alcuni grandi successi con questo", afferma McMichael. Ha dato un esempio di un cane randagio che era venuto da loro dopo essere stato usato come "esca da pitbull", appeso a un'imbracatura e attaccato da pitbull addestrati per combattere. Il cane arrivò con 40 ferite da morso su ogni arto e fu guarito entro otto settimane.
"Era un randagio quindi non c'erano soldi per lei. L'abbiamo trattata sia con il miele che con lo zucchero e l'ha fatto favolosamente ", dice McMichael. "Ora è completamente guarito."

Oltre ad essere più economico, lo zucchero ha un altro vantaggio: man mano che vengono usati sempre più antibiotici, stiamo diventando resistenti a loro. Nel Regno Unito, la specialista in ingegneria dei tessuti Sheila MacNeil dell'Università di Sheffeld ha studiato come gli zuccheri naturali possano essere utilizzati per stimolare la ricrescita dei vasi sanguigni. La sua ricerca derivava dal suo lavoro sui tumori, quando notò che un particolare piccolo zucchero derivato dalla scissione del DNA (2-desossi-D-ribosio) continuava a spuntare. La squadra di MacNeil ha sperimentato applicando questo zucchero alla membrana che circonda gli embrioni di pollo. Secondo MacNeil, lo zucchero stimolava il doppio del numero di vasi sanguigni di quanto sarebbe cresciuto senza di esso.

Ma naturalmente questi tipi di zuccheri presenti in natura presenti nel nostro corpo, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti", sono molto lontani dal tipo di zucchero quotidiano usato da Murandu nei suoi esperimenti.

Il "biglietto dei sogni", dice MacNeil, sarebbe quello di trovare uno zucchero che potesse essere usato in entrambi i modi. Crede che questo sia il prossimo passo che la ricerca dovrebbe intraprendere. Nel frattempo a Wolverhampton, il piano di Murandu è quello di istituire una clinica privata usando il suo metodo con lo zucchero. Spera che un giorno lo zucchero sarà comunemente usato, non solo dal NHS ma anche negli ospedali pubblici in alcuni degli altri paesi in cui ha lavorato. Continua a ricevere e-mail regolari da tutto il mondo, chiedendo il suo consiglio e guida i pazienti da remoto tramite e-mail e messaggi di testo. I suoi clienti lontani gli mandano foto dei loro risultati insieme alla loro gratitudine quando sono guariti.

È un metodo antico e usato in modo non ufficiale da molti poveri nei paesi in via di sviluppo, ma per Murandu è stato solo nel Regno Unito che si è reso conto dell'importanza che lo zucchero potrebbe avere nel mondo della medicina. Lo vede come una fusione delle sue conoscenze locali con le moderne strutture di ricerca in Gran Bretagna.

(1 aprile 2018)

Una ricerca condotta da un team di scienziati dell'Università di Copenaghen (Danimarca) rivela che l'aglio ha la capacità di combattere i batteri resistenti come terapia per combattere le infezioni croniche come la fibrosi cistica, o lesioni subite dai pazienti diabetici.

L'aglio è stato tradizionalmente considerato un alimento favorevole per prevenire e curare le infezioni nel corpo umano.
Ippocrate, considerato il padre della medicina nella Grecia antica, ne raccomandava l'uso come terapia contro varie malattie e infezioni, e certamente in più di un'occasione si è parlato dell'aglio come un rimedio naturale per vari disturbi, come ad esempio quello di eliminare l'herpes labiale.

La ricerca è stata svolta da un team guidato da Michael Givskov, uno scienziato che ha analizzato gli effetti dell'aglio sui batteri dal 2005. Questi ricercatori hanno identificato il responsabile di questa azione antibatterica nel 2012.

È un composto solforoso attivo chiamato ajoene che è in grado di distruggere componenti importanti nei sistemi di comunicazione dei batteri che coinvolgono le molecole regolatrici dell'RNA. Inoltre, attacca anche lo strato protettivo che copre il microrganismo, chiamato biofilm.

Il nuovo studio, pubblicato su diverse riviste scientifiche, ha rivelato attraverso un esame più approfondito e documentato, la capacità che hanno le piccole molecole di inibire l'ajoene RNA normativo in due tipi di batteri, Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa. La sostanza dell'aglio può combattere contemporaneamente e pertanto potrebbe essere usata per rafforzare l'effetto degli antibiotici.

"Crediamo davvero che questo metodo possa portare al trattamento di quei pazienti che altrimenti hanno poche prospettive", afferma Tim Holm, uno dei membri del team. "Abbiamo abbastanza conoscenze per continuare a sviluppare un farmaco a base di aglio e testarlo nei pazienti". Nel caso in cui gli studi clinici avranno buoni risultati, è possibile iniziare a commercializzare il farmaco.
Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" questa scoperta potrebbe dare agli scienziati un nuovo bersaglio contro cui sviluppare farmaci anti-infettivi in particolare i batteri multi-resistenti.
Lecce, 28 novembre 2017

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