Il primo ad azzardarlo, pochi giorni fa nello spazio commenti di StadioTardini.it era stato il nostro lettore “Franchino”, il quale aveva postato questa boutade: “Secondo me il Parma farà un altra stagione al Tardini e nel frattempo i boss della Società troveranno uno stadio provvisorio dove giocare!”. Il fatto gli è che il profeta potrebbe averci azzeccato, anche se per ragioni capovolte rispetto a quelle da lui ipotizzate: “Vista l’aria che tira, la Conferenza dei Servizi prenderà altro tempo, poiché la concessione per 90 anni non li convincerà, idem il piano finanziario e il fare il parcheggio sotterraneo; poi, dopo il nuovo rinvio della conferenza dei servizi, la palla passerà al Consiglio Comunale e passerà altro tempo per cui si andrebbe molto avanti…”.
Quello che è clamoroso, è che a chiedere il rinvio non sono le istituzioni: stavolta, a rinculare, sarebbe (uso il condizionale, in quanto sto spigolando una notizia altrui, non ho personalmente lavorato sulle fonti, ma mi garantiscono certezza e veridicità sul contenuto) direttamente il Parma Calcio. A sostenerlo, durante il TG delle 12:45 di oggi, mercoledì 17 gennaio 2024, è l’emittente 12 Tv Parma (clicca sul collegamento ipertestuale per ascoltare il servizio di Alberto Rugolotto): “Secondo indiscrezioni la società di Krause ha chiesto una corposa proroga temporale per la consegna di quei documenti integrativi sul progetto del nuovo impianto richiesti dalla Conferenza dei Servizi. Documenti importanti e necessari per chiarire tutti i vari aspetti dell’opera e per rispondere alle richieste dei diversi enti. Il Parma Calcio avrebbe chiesto di posticipare la tempistica di consegna entro il mese di febbraio compreso. Un contraccolpo non da poco sul cronoprogramma iniziale, con la stessa conferenza dei servizi che a questo punto non si riunirà prima di marzo inoltrato, se non aprile. Appare molto difficile che il via libera con tutte le autorizzazioni del caso arrivi entro i primi sei mesi di questo 2024, tempistica indicata dal club ducale, e di conseguenza si spostano in avanti anche la consegna del progetto definitivo e la successiva cantierizzazione”.
Rebus sic stantibus, dunque, sempre secondo 12 Tv Parma: “quasi certamente il Parma inizierà la prossima stagione sportiva giocando sul terreno del Tardini, spostando molto più in là le decisioni sull’eventuale soluzione temporanea, dentro o fuori la provincia. Con la proroga chiesta dalla società i tempi si dilatano e il comune attende alla finestra, senza dimenticare la futura discussione politica sul progetto finale”.
Alberto Rugolotto apre il suo servizio, mostrando lo striscione dei Boys affisso domenica in Curva Nord, che recitava: “Con lo stadio non si capisce cosa volete fare”, prima di aggiungere “trovate un posto in provincia dove farci giocare”, ma ora, a pochi giorni di distanza, la conclusione diventa meno importante circa la premessa, dal momento che, questo ennesimo contrattempo non contribuisce certo a chiarire le idee a chi non ci sta capendo molto sul come si stia muovendo il Parma in questa controversa querelle.
Se non fosse uscita la notizia di cui sopra di 12 Tv Parma, oggi, da queste colonne, avremmo avanzato una nostra semplice proposta – anche questa nata in quella fucina di idee che è lo spazio commenti di StadioTardini.it – ossia quella di invertire il diritto di precedenza tra lo stadio provvisorio (dal momento che se n’è parlato in pubblico abbondantemente, prima ancora che ci fossero certezze sulla fattibilità, mentre sarebbe stato consigliabile, semmai, il contrario, ossia tirarlo fuori come un coniglio dal cilindro dopo, per sedare le inevitabili e prevedibili polemiche sull’esodo triennale della tifoseria fuori provincia, evento mai successo prima nella longeva storia del calcio italiano), che avrebbe dovuto assumere la priorità (anche se la cosa sarebbe comportata un ulteriore dispendio di risorse, da aggiungere ai circa 150 milioni già previsti per l’opera principe) rispetto alla edificazione del definitivo, che, così, si potrebbe concludere con tutta calma, visto che comunque esisterebbe una valida alternativa che rispetta i tifosi e il territorio.
Ma, come ho già avuto modo di scrivere, tutto questo lungo impasse lo si sarebbe potuto evitare se, temporibus illis, non fosse stato ritirato dall’attuale proprietà il progetto avanzato dalla vecchia, che, oltre a costare circa 100 milioni in meno, ossia al massimo 50, aveva già raggiunto il livello autorizzativo precedente la Conferenza dei Servizi, e non avrebbe richiesto uno stadio provvisorio poiché, risparmiando la demolizione della Petitot, si sarebbe potuto procedere con una riqualificazione a stralci, così come accaduto a Bergamo e ad Udine, evitando di dover far traslocare le folle fuori provincia, o di farle allontanare per sempre, smorzando la passione, che è il vero motore che muove il calcio. Il giornalista Gian Luca Zurlini, noto sostenitore dei Crociati, nonché presentatore ufficiale degli eventi CCPC, ha affidato ai social il pensiero che qui sotto riproduciamo:
E mi fa piacere che stamani, alcune mie considerazioni a tema, credo di buon senso, siano state condivise dal nostro lettore Antonio Rizzante, sedicente collaboratore dello studio di architettura (parmigiano) che aveva sviluppato il progetto originario del Tardini, poi ritirato per consentire l’inizio del lungo tortuoso percorso attuale:
Buongiorno Direttore,
mi ritrovo perfettamente in quanto lei ha scritto. Oltre ad essere tifoso da sempre dei crociati, in quel biennio ho personalmente collaborato con lo studio di architettura (parmigiano) che aveva sviluppato il progetto originario e le posso raccontare perché gli era stato affibbiato il nomignolo di bombonera, con cui anche Lei gli sì è riferito. Si era infatti previsto per la copertura di lavorare in appoggio sulle attuali curve, andando ad inserire nelle parti laterali attualmente più basse, dei roster di sky-box. Questo creava un effetto estetico molto bello e particolare, che in qualche modo ricordava appunto la celebre bombonera del Boca Junior. Ma il punto di partenza non era estetico, bensì funzionale. Eravamo stati a studiare lo stadio di Udine, dove avevano lavorato con questa tecnica ed era risultata la più efficiente sia in termini economici che di tempistiche. L’unica demolizione sarebbe stata su attuali distinti, lavorando in appoggio sull’esistente per il resto. L’opera più invasiva sarebbe stata un parcheggio interrato, che prevedeva circa 5 mesi dì cantiere. Per cui si sarebbe dovuti andare a giocare qualche partita sul finale di una stagione ed inizio della successiva in una città vicina. Per il resto, le varie tranche di lavori sarebbero state compiute a step ad ogni estate e in 4 anni il restyling sarebbe stato completato, recuperando anche il piazzale davanti allo stadio. Era stata costituita una società ad hoc che si sarebbe fatta carico del progetto, con un investimento complessivo negli anni di circa una cinquantina di milioni, se ben ricordo. Quando appresi dai giornali che anche questa società era stata acquistata da Krause insieme al Parma, pensai ci fosse l’intenzione di dare continuità al progetto. Appresi invece in seguito dall’Architetto – che frequenta assiduamente il Tardini da 50 anni e conosce bene i problemi dello stadio e di un suo cantiere – che il Progetto già depositato in Comune fu ritirato senza che nessuno dal Parma lo chiamasse per approfondire, che furono tutti liquidati e la società chiusa, affidando il progetto ad una società milanese, che oggi credo non lavori più col Parma e che ripartì da zero, sbagliando addirittura la procedura di deposito.
Il rammarico dello studio parmigiano è quello di non aver avuto nemmeno la possibilità di approfondire con la nuova società il vecchio progetto. Al di là di gusti estetici e personalizzazioni ovviamente integrabili, dal punto di vista dell’impostazione, il tutto era infatti il risultato di una decennale conoscenza dell’area e dei suoi problemi. Era chiaro a tutti che volere demolire tutto, compresa la Tribuna Petitot, per rifarlo da zero, avrebbe fatto non solo esplodere i costi, infatti più che triplicati, ma avrebbe impedito di lavorare a stralci. A questo punto, spero solo che fatto 30, facciano almeno 31, ossia investano altri 20/25 milioni in uno stadio temporaneo in provincia. Perché l’idea di giocare due o più probabilmente tre campionati in un’altra città, sempre in trasferta, non è una soluzione proponibile. Significherebbe la morte del calcio in città ed infatti non è mai stato fatto in nessuna città italiana. Un vero peccato che se ne accorgano tutti solo oggi, quando era tutti evidente dall’inizio, se non si può lavorare a stralci bisogna partire dallo stadio temporaneo e non viceversa, perché altrimenti c’è il rischio di non avere più la squadra a Parma per un tempo indefinito se i lavori andassero più per le lunghe di quanto programmato.
Infine, anche se può sembrare una bestemmia, se pronunziata dal direttore di StadioTardini.it – portale che nacque per iniziativa dei Tardini Boys, contrari alla delocalizzazione dell’impianto e da sempre sostenitore del fatto che la squadra di calcio cittadina debba disputare gli incontri lì dove sempre li ha giocati nei suoi 110 anni di vita – un progetto faraonico e divisivo come l’attuale, forse potrebbe aver più senso se sorgesse in altra zona: almeno si potrebbe risparmiare la storica Tribuna Petitot che si vuol radere al suolo, scelta, quest’ultima, che, a ben vedere, è all’origine di gran parte delle problematiche che stanno comportando evidenti ritardi non solo alla conclusione, ma anche al semplice inizio della mega operazione.