e ancora oggi gli appassionati della vecchia scuola del calcio gli attribuiscono grandi meriti e capacità di certo non alla portata di tutti. Istrionico, decisivo, mai banale, carismatico, Pfaff è uno dei giocatori del suo tempo che più di ogni altro ha saputo rendere protagonista la nazionale Belga, soprattutto per il quarto posto conquistato ai mondiali di Messico '86 (torneo che gli ha fatto guadagnare il soprannome di "El Simpatico" perché sempre col sorriso sulle labbra durante le partite).
Infatti, l'estremo difensore è presente nel FIFA 100, ovvero la lista dei 125 migliori calciatori stilata nell'anno 2004 da Pelé. Inoltre, la IFFHS World's Best Goalkeepers lo ha premiato come miglior portiere del mondo nell'anno 1987. Giocatore per caso, nel 1974 si sposa con Carmen, e prima di entrare nel calcio che conta, all'inizio gestisce insieme a lei un negozio di articoli sportivi.
Cresciuto tra le file del Beveren (1970-1982), è nel Bayern Monaco (1982-1988) che ottiene i suoi maggiori successi nonostante un inizio non del tutto rose e fiori, come ad esempio per il suo autogol dell' 1-0 a Brema contro il Werder Brema che causa la sconfitta della sua squadra fuori casa. Il campionato 1988-1989 lo vede poi impegnato nel Lierse (decimo posto in classifica) e nei due anni successivi è sotto contratto per la squadra turca del Trabzonspor con il quale termina la sua carriera da calciatore con un terzo posto. Nato in una famiglia numerosa, Pfaff trascorre i primi anni di vita con i suoi cinque fratelli e le sue sei sorelle in una roulotte situata nel centro di Anversa, poiché figlio di artisti circensi, anche se qualcuno li ha descritti nel tempo come venditori ambulanti di tappeti. Forse proprio per questo motivo il fuoriclasse ha sempre vissuto ogni singola partita come un clown. Ogni match per lui è stato uno spettacolo da circo dove il pubblico doveva assolutamente divertirsi.
Dai guantoni enormi, al cappellino con le mani che applaudono ad ogni bella parata, all'orsetto di peluche sistemato vicino ai pali della sua porta, alle capriole e ai gelati divorati in campo, fino al ripararsi sotto gli ombrelli dei giornalisti durante le giornate piovose. Nella nazionale belga fa il suo ingresso nel 1976 e ci rimane fino al 1987 e nel corso della sua carriera conquista un campionato belga, una Coppa del Belgio, tre Campionati tedeschi, due Coppe di Germania e infine una Supercoppa di Germania. Nel '98/99 comincia la sua carriera da allenatore nella squadra belga dell' Ostenda, e dopo il suo ritiro dal campo da gioco inizia a partecipare a vari spettacoli televisivi, tra i quali "De Pfaff", con protagonisti lui e la sua famiglia.
Abile nelle uscite e capace di incredibili interventi aerei con i suoi 180 cm di altezza e 78 kg di peso, nel corso degli anni non sono certo mancate le polemiche sulla sua persona, soprattutto da parte del CT della Nazionale Guy Thys, dal carattere decisamente opposto, che non sempre ha apprezzato le sue bravate dentro e fuori dal campo (che non stiamo qui a elencare), pur riconoscendogli grandi meriti sportivi. Ma in un certo senso Pfaff è sempre riuscito a farsi perdonare e a restare nel cuore dei tifosi, seppur alternando interventi incredibili a papere clamorose. Il suo definitivo addio al calcio avviene nel 1991, sul campo del Beerschot, con una sfida tra il grande Belgio degli Anni 80 e una selezione di stelle tra cui Platini e Beckenbauer.
Oggi siamo abituati a vivere un calcio diverso, forse giocato più per soldi che per passione, dove gli sponsor regnano sovrani, ma gli idoli del passato non si possono dimenticare, e il belga Jean-Marie Pfaff, il portiere clown, è sicuramente, senza ombra di dubbio, assolutamente indimenticabile.