Proseguono anche a Carpi i controlli straordinari del territorio finalizzati alla repressione e alla prevenzione dei reati predatori.
Nel pomeriggio di ieri, personale del Commissariato di P.S. di Carpi, con l'ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia, ha identificato 71 persone, di cui 30 cittadini stranieri e controllate 30 autoveicoli.
Sono stati effettuati anche diversi posti di controllo lungo le arterie principali in ingresso e in uscita dalla città. Ci si è avvalsi del sistema "Mercurio" per il rilevamento delle targhe dei veicoli in sosta e in movimento, che ne permette l'immediata comparazione con quelle segnalate nella banca dati interforze.
Ulteriori verifiche hanno interessato il campo nomadi di Cortile, i profughi inseriti nel progetto di accoglienza "Mare Nostrum" e "Triton" e gli avventori di alcune sale scommesse.
Sempre personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha denunciato in stato di libertà una coppia di originaria della provincia di Savona, responsabile di una truffa on-line ai danni di un cittadino carpigiano, il quale attraverso un portale web di annunci gratuiti aveva effettuato un bonifico di 180 euro per l'acquisto di una borsa da donna Louis Vuitton, senza che la stessa gli venisse recapitata. La Polizia di Stato mette in guardia gli utenti della Rete da questo genere di truffe. Spesso, infatti, una compravendita particolarmente vantaggiosa per l'acquirente nasconde un'insidia: prodotti contraffatti, con difetti di fabbricazione o addirittura il mancato recapito della merce.
Si tratta di una ventitreenne ungherese, censita dalle Forze dell'Ordine come prostituta. Il suo corpo è stato rinvenuto all'alba di domenica sulla linea ferroviaria tra Modena e Castelfranco Emilia.
Modena, 23 gennaio 2018
È di Arjeta Mata, 23 anni, cittadina ungherese, il corpo rinvenuto all'alba di domenica sulla linea ferroviaria tra Modena e Castelfranco Emilia, all'altezza di via Bonvino. Lo ha accertato la Squadra Mobile della Questura, che ha aperto un'inchiesta per verificare le circostanze della morte.
La giovane, infatti, negli ultimi 24 mesi era stata censita dalle Forze dell'Ordine come prostituta e segnalata in diverse località del Nord Italia, da Asti a Rimini. Modena era solo l'ultima delle destinazioni. I protettori, infatti, sono soliti spostare le ragazze di città in città per proporre sul mercato del sesso "merce" sempre nuova. Sì, perché proprio alla stregua di merce sono considerate queste giovani donne, provenienti dai paesi dell'Est o da quelli africani, spesso con la promessa di un lavoro, che si rivela poi essere, loro malgrado, il "mestiere più antico del mondo".
Proprio sulle circostanze che hanno avuto come seguito la morte della 23 enne la Questura ha aperto un'inchiesta. L'area in cui è stato trovato il corpo della giovane è una strada chiusa con pochissime case, circondata dalla campagna. Proprio questo paesaggio desolato fa sì che spesso venga scelta dalle prostitute che stanziano lungo via Emilia Est e i loro clienti per consumare i rapporti. Al momento, non si esclude nessuna ipotesi, da quella del suicidio a quella dell'incidente, magari in seguito a una fuga da un cliente o da un protettore, ma la ragazza potrebbe anche essere stata uccisa altrove e poi trasportata sui binari per simulare un investimento. Solo l'autopsia potrà fornire ulteriori informazioni.
Arjeta Mata risulta essere senza fissa dimora e non ci sarebbero parenti della ragazza residenti in Italia. Si sa solo che era ospite presso conoscenti a San Damaso e che era solita svolgere la sua attività di prostituta lungo via Emilia Est. Attualmente, gli inquirenti stanno cercando di contattare i familiari in Ungheria per dare loro la tragica notizia della morte della ragazza.
Il 38 enne sarebbe subentrato ai fratelli in qualità di reggente della cosca Grande Aracri di Cutro. Al suo attivo una carriera ventennale. Ha militato nell'organizzazione criminale fin da adolescente, senza tuttavia lasciare tracce del suo coinvolgimento diretto. Attesa la decisione del GIP per la convalida del fermo.
Modena, 23 gennaio 2018
Un altro importante capitolo dell'Operazione Aemilia è stato scritto. Questa mattina gli uomini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Modena hanno eseguito il provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Carmine Sarcone, 38 anni. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bologna che ha indagato Sarcone per associazione di tipo mafioso.
L'uomo, nato in Calabria, ma da tempo trapiantato a Bibbiano di Reggio Emilia, sarebbe infatti il nuovo reggente della 'Ndrangheta emiliana e sarebbe subentrato ai vertici della cosca Grande Aracri di Cutro (KR) in seguito all'arresto e alla detenzione in carcere dei fratelli maggiori, Nicolino e Gianluigi Sarcone, anch'essi figure di spicco all'interno della malavita organizzata.
Le indagini che hanno portato al fermo del più giovane dei fratelli Sarcone, dirette dal Procuratore Distrettuale Giuseppe Amato e dai Sostituti Procuratori Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno preso le mosse da alcune dichiarazione di numerosi collaboratori di giustizia, che hanno dato ulteriore riscontro a precedenti attività di indagine, volte proprio a fare emergere il ruolo del fermato all'interno della cosca.
È stata infatti provata la partecipazione di Sarcone a riunioni di esponenti della cosca, in occasione delle quali venivano presi decisioni fondamentali sulle attività criminose, per il mantenimento e per mediare sui contrasti interni. Sarcone è stato inoltre accusato di gestire direttamente i proventi illeciti della consorteria, che operava tra le province di Modena e Reggio Emilia. Inoltre, l'attività investigativa ha raccolto elementi indiziari a carico di Carmine Sarcone, che durante alcune udienze del processo Aemilia, attualmente in corso presso il Tribunale di Reggio Emilia, avrebbe tenuto condotte mirate alle minacce nei confronti di alcuni testimoni.
Nel corso delle indagini, la Procura ha anche ricostruito la "carriera" criminale di Sarcone, già soggetto di provvedimenti per reati quali la detenzione abusiva di armi e rapina. La militanza nelle fila della cosca risalirebbe addirittura alla sua adolescenza. Anche se il suo coinvolgimento non è mai stato provato con certezza, ci sarebbero tracce del suo operato nell'inchiesta del 1998 sull'attentato al Bar Pendolino, in quella del 2003 denominata "Emilpiovra", in quella del 2011 chiamata "Scacco Matto" e, infine, nell'inchiesta "Valpolicella" dello scorso anno condotta dalla DDA del Veneto.
Gli ultimi vent'anni di attività criminale di Carmine Sarcone sono stati riassunti in 300 pagine di verbale, consegnate nelle mani del GIP che nelle prossime ore dovrà decidere sulla convalida del fermo. È la prima volta, infatti, che la DDA dell'Emilia Romagna decide di fermare direttamente un sospettato di associazione mafiosa.
Su 571 controlli effettuati dalla Municipale, oltre il 10 per cento dei segnali risultano non regolari o scaduti. Salgono al 35 % gli impianti pubblicitari irregolari.
Modena, 22 gennaio 2018
Segnali di passo carrabili clonati e utilizzati su diversi cancelli oppure posizionati tra due garage in modo da indurre l'automobilista a non capire dove sia consentito parcheggiare o addirittura scaduti da oltre 15 anni e riutilizzati. Sono 571 i controlli mirati e a campione sui segnali di passo carrabile, effettuati dalla Polizia municipale di Modena nel 2017. Gli interventi del Nucleo Antievasione Tributi hanno riguardato richieste di apertura, verifica cessazioni e controlli a campione.
In 61 casi, pari all'11 per cento dei casi, i segnali sono risultati irregolari o le autorizzazioni erano da tempo scadute, cioè i titolari avevano effettuato richiesta di cessazione all'Ufficio Tributi senza poi togliere il segnale. Lo scorso dicembre gli agenti hanno addirittura individuato, sul cancello di una ditta, un segnale di passo carrabile cessato dal titolare diciotto anni prima, nel 1999.
Nell'anno sono state elevate sanzioni in violazione al Codice della strada per un importo complessivo di poco più di 25 mila e alla segnalazione all'ufficio comunale preposto, ha fatto seguito il recupero dei canoni evasi per gli anni di riferimento quantificabili in quasi 10 mila euro. Ordinanze di revoca sono invece scattate per 15 passi carrabili che, pur autorizzati, non rispondevano più alle caratteristiche previste dal nuovo Codice della Strada.
La domanda per ottenere il cartello di passo carrabile, che individua l'area antistante l'accesso carrabile e vieta la sosta ai veicoli, va inoltrata al Servizio Tributi di via Santi 40. Il canone è annuale, commisurato alla larghezza dell'accesso e alla zona di pertinenza (centro storico, città, forese); in caso di variazione del proprietario, si può chiedere la voltura dell'intestazione del cartello.
Nell'anno trascorso, sono stati, inoltre, 264 i controlli sugli impianti pubblicitari effettuati dalla Municipale. In 93 casi, il 35 per cento del totale, sono state riscontrare violazioni sia al Codice della strada che al Regolamento comunale ed elevate sanzioni complessivamente per 42.543 euro. In 21 casi è seguita anche la segnalazione al concessionario ICA per la pubblicità del Comune per il recupero della dovuta tassa pubblicitaria.
L'attore Luca Zingaretti, interprete del famoso personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, è stato fermato nei pressi di Medolla durante uno dei consueti controlli della Municipale. E gli agenti non lo hanno riconosciuto se non quando hanno visto i documenti.
MIRANDOLA (MO)
Anche il Commissario più famoso d'Italia deve fare i conti con...la Polizia Municipale. Così, anche Salvo Montalbano, cioè l'attore Luca Zingaretti, che presta il volto al celebre personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, ha dovuto porgere "patente e libretto" ed è stato sottoposto persino al pre-alcool test durante uno dei consueti controlli stradali.
L'attore, mercoledì attorno alle 23.30 stava percorrendo la Statale Canaletto da Mirandola verso Modena. Poco prima, infatti, aveva tenuto uno spettacolo all'Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, dove aveva diretto e interpretato "La Sirena"; tratto dal racconto "Lighea" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
All'altezza di Medolla, Zingaretti è incappato nella classica "paletta" alzata, che lo invitava ad accostare per un controllo. Forse per la poca luce, forse perché l'attore indossava un cappello, fatto sta che l'agente in servizio, che probabilmente oppure non è un fan della fortunata serie di Rai Uno, non l'ha riconosciuto.
A quel punto, Zingaretti avrebbe potuto pronunciare la celebre battuta: "Montalbano sono", invece, ha diligentemente consegnato "patente e libretto" e si è sottoposto al pre alcool test, l'esame che serve per accertare l'assunzione di alcoolici e che, se positivo, viene poi seguito dall'alcooltest vero e proprio.
Finalmente, quando l'agente ha verificato i documenti, si è reso conto di avere fermato...il commissario Montalbano! Appurato che il pre alcool test era negativo, gli agenti lo hanno salutato e ringraziato. E chissà che, per una volta, al posto della multa non poteva scattare un autografo!
L'uomo, un 34 enne, è stato fermato in autostrada dalla Polizia Stradale Modena Nord, che ha notato una strana intercapedine tra i sedili e ha così scoperto 6,7 kg di droga.
MODENA – Trasportava un carico milionario. Di cocaina. Ma è andata male a un cittadino albanese di 34 anni, residente a Treviso, che nella notte tra mercoledì e giovedì stava transitando tra i caselli di Modena Nord e Modena Sud. È stato infatti fermato nei pressi dell'uscita Valsamoggia dalla Polizia Stradale di Modena Nord, forse insospettita dalla lenta andatura della Hyundai, oppure dalla targa.
Da un controllo, infatti, l'auto risultava essere sottoposta a fermo amministrativo per debiti del proprietario nei confronti dell'Agenzia delle Entrate. Una volta fermato, l'uomo ha però dimostrato un certo nervosismo, mentre nell'auto è stata notata un'intercapedine tra il sedile passeggero e la parte posteriore del veicolo.
Qui gli agenti hanno trovato nascosti ben 6,7 kg di cocaina, che avrebbero fruttato sul mercato 1,5 milioni di euro. Immediatamente è scattato l'arresto per il 34 enne albanese, che è stato portato nel carcere della Dozza, da dove dovrà spiegare la provenienza e la destinazione del carico di droga.
All'incrocio tra via Cadiane e via Fornaci la collisione con una Polo guidata da una donna alle 8.30 di giovedì 18 gennaio.
Modena, 18 gennaio 2018
Un uomo di 61 anni, M.R. le sue iniziali, originario di San Felice sul Panaro e residente a Verona, è deceduto all'ospedale di Baggiovara dove era stato trasportato d'urgenza dopo il grave incidente stradale in cui è rimasto coinvolto.
L'incidente è avvenuto intorno alle 8.30 di giovedì 18 gennaio all'incrocio tra strada Cadiane e strada delle Fornaci: l'uomo proveniva in bicicletta da strada delle Fornaci e all'altezza dell'incrocio è entrato in collisione con una Polo guidata da una donna italiana di quarant'anni, F. C. le sue iniziali, che percorreva strada Cadiane in direzione di via Giardini.
La dinamica dell'incidente è in fase di accertamento da parte degli agenti della Polizia Municipale di Modena immediatamente intervenuti sul posto insieme al 118.
Gli uomini dell'Arma hanno compiuto un'altra incursione "a sopresa" al parco Novi Sad con l'ausilio di un'unità cinofila specializzata nelle azioni antidroghe. Segnalato anche un minorenne modenese per detenzione di "fumo" a uso personale.
MODENA - Resta alta l'attenzione attorno al Parco Novi Sad, tristemente noto per essere un "supermarket della droga". È qui, infatti che la domanda e l'offerta di stupefacenti si incontrano. Da una parte gli spacciatori di origine africana, dall'altra i clienti, tra cui molti minorenni che frequentano le vicine scuole superiori.
Ieri, dopo le incursioni della Polizia dello scorso fine settimana, è stata la volta dei Carabinieri, che si sono presentati con una task force di diciotto uomini e un cane antidroga, setacciando il parco palmo a palmo.
"Il mercato dello spaccio" era ripreso a pieno ritmo proprio perché il passaggio della Polizia era avvenuto appena qualche giorno prima e questo secondo blitz non era probabilmente atteso. Grazie all'"effetto sorpresa" sono stati identificate 58 persone, di cui 42 di origine straniera.
Due nigeriani di 23 anni sono invece stati denunciati per il reato di spaccio. Un terzo giovane, loro connazionale, è stato invece "beccato" in zona, nonostante, appena dieci giorni fa, era stato oggetto di un provvedimento emesso dal giudice che ne vietava la dimora a Modena, in seguito a una condanna per spaccio.
Durante il blitz sono stati anche denunciati a piede libero anche un cittadino albanese di trent'anni e un marocchino di 19 non in regola con il permesso di soggiorno. Nella rete sono caduti anche due italiani: un 48 enne fermato per guida senza patente, poiché revocata, e uno studente minorenne, che è stato segnalato alla Prefettura come consumatore di stupefacenti per il possesso di una piccola quantità di "fumo" nei limiti dell'uso personale.
Grazie al fiuto del cane antidroga sono poi stati sequestrati 25 grammi totali di marijuana, alcuni trovati addosso agli spacciatori, altri nascosti sotto ai cespugli.
La giovane professionista, praticante presso l'Ufficio Legale dell'Università di Modena e Reggio Emilia stava assistendo a un'udienza del Tar di Bologna. "Sono sconvolta, non mi era mai successo prima", ha dichiarato.
MODENA - Si era recata insieme a una collega ad assistere a un'udienza del Tar di Bologna per assistere a un ricorso e a una contestuale istanza di sospensione cautelare in materia di appalti. Ma quando presidente della seconda sezione del Tar, Giancarlo Mozzarelli, ha visto che Asmae Belfakir, 25 anni, marocchina, giovane praticante avvocato presso l'ufficio legale dell'Università di Modena e Reggio Emilia indossava il velo islamico, l'ha messa di fronte a un aut-aut: toglierlo o lasciare l'aula.
La giovane, sconvolta, si è quindi alzata in piedi ed è uscita, rifiutando l'invito del giudice e preferendo la seconda ipotesi.
"Ho assistito a decine di udienze", ha poi dichiarato, "anche qui al Tar, e nessuno mi aveva mai chiesto di togliermi il velo, nemmeno al Consiglio di Stato". E ha aggiunto: "Non si può parlare di problema di sicurezza, perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile".
Da parte sua, il presidente Mozzarelli, mentre la giovane lasciava l'aula, aveva parlato di rispetto della cultura italiana, non di legge, non ha voluto rilasciare ulteriori dichiarazioni.
Intanto, davanti all'aula dove stamattina si è svolta l'udienza tetro della vicenda, qualcuno ha affisso un foglio con alcune indicazioni: "Chi interviene o assiste all'udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio".
Nei guai un 41 enne palermitano e un 40 enne napoletano, entrambi residenti a Carpi, che da mesi sottraevano alle isole ecologiche prodotti elettronici ancora in buono stato e ne traevano profitto.
CARPI (MO)
"L'occasione fa l'uomo ladro", recita un vecchio adagio. E quella grande quantità di prodotti elettronici ancora in buono stato, o con anche solo alcune parti riutilizzabili, a portata di mano devono subito essere sembrati "una manna" a due dipendenti Aimag. I due, un palermitano 41 enne e un napoletano 40 enne, entrambi residenti a Carpi, da mesi sottraevano rifiuti elettronici dalle i Isole Ecologiche gestite da Aimag, in particolare in quella situata in via Lucrezio, a Carpi, e un'altra in Strada Morello, a Soliera.
I due selezionavano i pezzi ancora in buono stato, in tutto o in parte, poi li rivendevano ai mercatini dell'usato di cui erano assidui frequentatori. Probabilmente, la storia andava avanti da parecchi mesi, circa nove, secondo la ricostruzione dei fatti. L'azienda, a un certo punto, si è accorta degli ammanchi e ha segnalato i furti ai Carabinieri.
Gli uomini del Nucleo Operativo di Carpi hanno quindi messo sotto controllo le isole ecologiche del territorio gestite da Aimag, concentrando, tuttavia, le indagini sullo stesso personale dell'azienda, che ha libero accesso e libertà di movimento proprio nelle zone dove si verificavano i furti.
I sospetti si sono poi concentrati sui due uomini, addetti al trasporto dei rifiuti. Un paio di giorni fa uno dei due è stato sorpreso mentre si appropriava di alcuni elettrodomestici, che aveva poi consegnato al complice, che li occultava per poi conferirli, a fine giornata, presso la casa del primo. I Carabinieri sono quindi andati "a colpo sicuro", decidendo di perquisire i garage dei due, che, in effetti, era stato adibito a "magazzino" per custodire i rifiuti elettronici rubati in attesa di rivenderli.
I militari hanno trovato quasi un migliaio di oggetti, tra elettrodomestici, televisori, telefoni cellulari, dispositivi elettronici e materiale elettrico di vario tipo che i cittadini solerti portavano in discarica per smaltirli a norma di legge.
I due dipendenti infedeli sono quindi stati denunciati per i reati di furto e ricettazione e dovranno comparire davanti al giudice. Anche l'azienda, che era all'oscuro di tutto, probabilmente prenderà provvedimenti nei loro confronti.