Operazione "Parola d'ordine" della Guardia di Finanza di Parma. Sequestrate ingenti somme di denaro all'estero.
Parma, 12 gennaio 2018
Nei mesi scorsi, la Guardia di Finanza di Parma - coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma - ha realizzato un'importante operazione di servizio protrattasi per oltre due anni, denominata "Parola d'Ordine", in virtù della quale è stata smantellata una pericolosa associazione a delinquere, costituita da 9 individui, finalizzata all'illecito occultamento all'estero di ingenti capitali.
Le indagini rivelarono che, dietro la parvenza apparentemente "pulita" di un'associazione antiracket con sede a Parma, si celava in realtà un articolato consorzio criminale a carattere transnazionale, capeggiato da tale W.B., il quale, trasferendo illecitamente all'estero (prevalentemente in Slovenia, Senegal e Croazia) gli asset patrimoniali dei propri "clienti", era in grado di impedire od ostacolare procedure esecutive azionate nei loro confronti da soggetti privati (ad esempio, intermediari finanziari) o pubblici (Equitalia o altri enti di riscossione).
Nonostante i numerosi arresti operati nello scorso mese di settembre, le indagini non si sono fermate: i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Parma hanno rivolto la loro attenzione oltre confine, in particolare in Slovenia e Croazia. In virtù dei vigenti strumenti di cooperazione internazionale di polizia e di alcune rogatorie inoltrate dalla Procura della Repubblica di Parma, i militari hanno così potuto individuare e porre sotto sequestro circa 85 mila euro depositati su conti correnti aperti nei due Paesi della ex Jugoslavia ed intestati alla menzionata W.B..
Stessa sorte per alcuni rapporti finanziari riconducibili ad altri componenti del sodalizio criminale. In definitiva, i 100 mila euro nel complesso rinvenuti in territorio estero si aggiungono ai cospicui patrimoni mobiliari ed immobiliari, per un valore di circa 7 milioni di euro, precedentemente sequestrati in Italia, tra i quali spiccano gli oltre 95 mila euro giacenti presso istituti di credito nazionali.
La rilevanza dei sequestri operati costituisce un'ulteriore importante riprova del fatto che i servizi forniti dall'associazione antiusura erano tutt'altro che gratuiti. Gli sviluppi dell'operazione "Parola d'Ordine" dimostrano il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto a fenomeni gravi e lesivi per l'Erario, quali l'illecito trasferimento di capitali all'estero, l'esterovestizione della residenza di persone fisiche e giuridiche, la costituzione in Italia di stabili organizzazioni occulte di imprese estere, nonché l'utilizzo strumentale di trust ed altri schermi societari per finalità evasive.
"Operazione barabba": concussione e induzione indebita. Arrestati due funzionari di HERA S.p.A che pretendevano denaro e utilità di ogni genere dalle imprese sulle quali avrebbero dovuto vigilare nell'esecuzione di opere destinate a fornire servizi pubblici ai cittadini.
12 gennaio 2018
Alle prime luci dell'alba i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ravenna, nei confronti di due funzionari di HERA S.p.A. indagati per concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Il provvedimento cautelare è stato adottato sulla scorta delle risultanze delle investigazioni svolte dai Finanzieri della Compagnia di Faenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ravenna. In particolare, le attività di indagine hanno permesso di accertare gravi e ripetuti episodi illeciti commessi da un ingegnere dell'ufficio Direzione Lavori e da un assistente di cantiere di HERA, i quali, abusando dei poteri derivanti dai ruoli ricoperti all'interno dell'azienda multiutilty, si procuravano somme di denaro, beni ed altre utilità per fini strettamente personali dagli imprenditori incaricati dell'esecuzione di opere pubbliche destinate a fornire servizi primari alla collettività.
L'indagine della Guardia di Finanza
L'indagine, avviata oltre due anni fa, è scaturita dalla denuncia presentata alla Guardia di Finanza di Faenza da un imprenditore, stanco di sottostare alle molteplici ed incalzanti richieste provenienti dai due funzionari pubblici oggi arrestati, i quali pretendevano utilità economiche personali prospettando, in caso contrario, di ostacolare il pagamento dei corrispettivi dovuti per i lavori svolti ovvero di poter favorire altre imprese concorrenti nell'assegnazione di future commesse.
Le investigazioni sviluppate dalla Guardia di Finanza di Faenza hanno fatto emergere a carico dei due funzionari di HERA la commissione di molteplici reati contro la Pubblica Amministrazione, caratterizzati da serialità ed ampia diffusione, mettendo in evidenza la spiccata propensione degli arrestati a servirsi delle funzioni pubbliche loro attribuite per scopi di personale arricchimento. Gli stessi, sebbene deputati a controllare la regolare realizzazione di opere destinate a finalità collettive, anche attraverso la rendicontazione e l'asseveramento dei lavori svolti, sono risultati intrattenere continui e stretti rapporti di favore con i soggetti economici esecutori delle opere da vigilare, in evidente conflitto di interesse con i delicati incarichi ricoperti e con le mansioni loro affidate, dirette al conseguimento del pubblico interesse. Infatti, dal tenore dei colloqui telefonici intercettati, corroborati dall'esame della copiosa documentazione acquisita nonché da estese indagini finanziarie e da mirati servizi di osservazione e pedinamento effettuati dalle Fiamme Gialle, è emersa la scorretta e consolidata prassi dei due funzionari di lucrare i più disparati profitti personali dalle ditte incaricate dello svolgimento di opere commissionate da HERA: denaro contante, apparati tecnologici, elettrodomestici, oltre all'esecuzione di molteplici lavori edili presso immobili privati dei due indagati.
Contestualmente all'esecuzione della misura restrittiva nei confronti dei due dipendenti di HERA, la Guardia di Finanza ha proceduto ad effettuare anche 4 perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica di Ravenna, che hanno interessato le abitazioni nella disponibilità dei due arrestati.
Due denunce per fatti troppo simili hanno portato all'arresto dell'uomo, che tra l'altro doveva ancora scontare un periodo agli arresti domiciliari.
MODENA – "Non si accettano e, soprattutto, non si danno passaggi agli sconosciuti!". Chissà quante volte questo "mantra" è risuonato nelle orecchie dei due giovani modenesi che, alla fine di novembre e all'inizio di dicembre, hanno dato un passaggio a un 38 enne modenese che, anziché ringraziarli per la gentilezza, li ha rapinati.
La prima vittima di quello che rischiava di diventare un rapinatore seriale con la tecnica dell'autostop è stato un 35 enne modenese, che a San Donnino, a fine novembre, si è fermato per dare un passaggio all'uomo, dall'aspetto trasandato. Dopo le consuete due chiacchiere, tuttavia, l'autostoppista annuncia di avere in tasca un coltello e intima al conducente di consegnargli tutto il denaro che ha. Gli va male. Perché il giovane alla guida accosta e gli mostra il portafoglio vuoto. Il rapinatore, allora, scende dalla vettura imprecando.
Ci riprova qualche giorno dopo, il 10 dicembre, quando, con la stessa tecnica del passaggio, viene caricato in viale Buon Pastore, nei pressi del centro di Modena, da un 28 enne. Questa volta, il malfattore estrae un coltello e lo punta alla gola del conducente. Ma il bottino è magro: appena 20 euro.
La sua carriera, tuttavia, è agli sgoccioli, perché entrambi gli automobilisti rapinati sporgono denuncia ai Carabinieri. Proprio le circostanze molto simili e la descrizione dell'uomo, fa sì che, chiamati in caserma per identificarlo dalle foto segnaletiche, il rapinatore venga identificato in un modenese 38 enne con diversi precedenti per reati contro il patrimonio. Non solo, l'uomo doveva anche scontare un residuo di pena ai domiciliari. Ed è proprio a casa sua che gli uomini dell'Arma sono andati a prelevarlo per trarlo in arresto.
La Guardia di Finanza ha sequestrato magliette e felpe contraffatte per un valore di oltre 10.000 euro a Reggio Emilia.
Reggio Emilia, 12 gennaio 2018
La Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha predisposto una serie di attività operative di controllo economico del territorio volte ad individuare e sequestrare forniture di merci illegali, con particolare riguardo a quelle recanti marchi contraffatti.
La capillare attività info-investigativa svolta dalle pattuglie del Gruppo della Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha condotto ad individuare e sequestrare, a Reggio Emilia, una partita di oltre 400 prodotti contraffatti costituiti da articoli per l'abbigliamento (in particolare "t-shirt" e felpe) recante marchi di note griffe, quali "THRASHER" e "SUPREME".
I prodotti erano stoccati nel magazzino di un esercizio commerciale gestito da un 69enne, reggiano, che è stato segnalato all'Autorità Giudiziaria per i reati di detenzione e vendita di prodotti recanti marchio contraffatto. Si stima che il materiale sequestrato, una volta immesso sul mercato, avrebbe garantito incassi per oltre 10.000 euro. La tutela dei consumatori e dell'economia legale costituisce obiettivo prioritario della Guardia di Finanza, che continuerà ad operare un continuo, costante e capillare controllo economico del territorio.
La Guardia di Finanza di Piacenza ha arrestato uno spacciatore in flagranza di reato. Inutile la tentata fuga tra i campi. Identificato anche l'acquirente, di nazionalità italiana.
Piacenza, 12 gennaio 2018
La Tenenza Guardia di Finanza di Fiorenzuola d'Arda, nell'ambito del quotidiano controllo del territorio, in occasione delle festività natalizie, con la collaborazione di una unità cinofila della Guardia di Finanza di Piacenza, ha tratto in arresto, in flagranza di reato - nei pressi di Caorso - lo spacciatore A.A., cittadino maghrebino irregolare in Italia e già con precedenti specifici.
Gli appostamenti e i pedinamenti precedentemente effettuati, hanno consentito alle fiamme gialle la cattura dell'uomo ed il sequestro di 62 grammi di eroina, 27 grammi di cocaina, 8 grammi di hashish ed un bilancino di precisione.
Lo spaccio, con modalità ormai consolidata, avveniva in aperta campagna dove i consumatori, previo contatto telefonico con il venditore che indicava il luogo preciso d'incontro, si recavano per acquistare lo stupefacente. Alla vista dei militari lo spacciatore ha tentato di darsi alla fuga nei campi circostanti ma è stato immediatamente bloccato e arrestato.
È stato inoltre identificato l'acquirente, di nazionalità italiana. Considerata la consistente quantità di stupefacenti sequestrata, il magistrato di turno ha disposto l'arresto del maghrebino e l'accompagnamento presso il penitenziario delle Novate dov'è tuttora recluso. Frutto del costante controllo del territorio disposto dal Comando Provinciale di Piacenza, l'attività si inquadra nel più vasto ambito dei servizi di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, fortemente intensificati nei periodi delle Festività.
Sono 11, dall'inizio dell'anno, i mezzi sequestrati dalla Polizia Municipale di Piacenza, perché privi di assicurazione o revisione, di cui diversi veicoli individuati nella zona compresa tra il Quartiere Roma e via Colombo.
"Controlli mirati in tal senso – sottolinea l'assessore alla Sicurezza Luca Zandonella – proseguiranno anche nelle prossime settimane, accanto alla consueta attività riguardante la sicurezza stradale".
In quest'ambito, negli ultimi dieci giorni sono stati effettuati 14 posti di controllo, cui se ne aggiungono 3 per il rilevamento della velocità con telelaser, altrettanti per il contrasto alla prostituzione su strada e 4 servizi antidegrado, inerenti alle attività di accattonaggio e parcheggiatori abusivi. Cinque i pattugliamenti nelle frazioni cittadine. In totale, sono 97 i veicoli controllati, 36 le sanzioni per violazioni al Codice della Strada e 6 per il mancato rispetto del Regolamento di Polizia urbana, oltre a due sequestri di mezzi.
"Il 2018 – prosegue l'assessore Zandonella – ha registrato sinora un'intensa attività dei diversi nuclei della Polizia Municipale. Grazie al lavoro degli agenti abbiamo potuto garantire un pattugliamento capillare della città, sia nel centro storico (sempre presidiato, non solo durante i giorni di mercato), ma anche nelle frazioni. Senza dimenticare il servizio giornaliero, dalle 16 in poi, nel Quartiere Roma: un impegno che ci siamo assunti e che stiamo portando avanti in modo costante nel tempo".
Anche il Nucleo operativo Nost ha effettuato controlli su 219 veicoli (rilevando 57 violazioni al Codice della Strada e sequestrando 9 mezzi), 12 accertamenti su persone nell'ambito dell'attività antidegrado e antiabusivismo, un'indagine riguardante una presunta occupazione abusiva. Due i reati denunciati. La Sezione di Polizia Giudiziaria, oltre ai controlli antiprostituzione condotti con i colleghi della Sicurezza Stradale, che hanno portato all'identificazione di sei persone e alla notifica di 3 violazioni al Regolamento di Polizia Urbana, hanno effettuato verifiche sul permanere dei requisiti per l'assegnazione di alloggi popolari e raccolto 5 denunce per diverse tipologie di reati. Tre, infine, le ispezioni congiunte con il personale Ausl (in una tintoria-lavanderia e in due abitazioni) per la Sezione Ambientale, chiamata a riscontrare segnalazioni di esalazioni moleste. Otto gli esercizi di vicinato oggetto di ispezione nel periodo dei saldi insieme agli agenti della Sezione Commercio, che hanno garantito la presenza nei mercati.
I fatti risalgono al giugno 2016 quando la madre del piccolo, alla 38° settimana di gravidanza, si presentò al nosocomio in seguito alla rottura delle acque. Nonostante il cesareo d'urgenza, il bimbo morì a causa del distacco della placenta.
SASSUOLO (MO) –
"Imprudenza, negligenza e imperizia", sono queste i capi di imputazione con cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per due ginecologhe dell'Ospedale di Sassuolo in seguito alla morte di un neonato dopo un parto cesareo d'urgenza.
I fatti risalgono al giugno del 2016, quando una trentottenne alla 38° settimana di gravidanza si presentò al Pronto Soccorso del nosocomio sassolese in seguito alla "rottura delle acque". Si decise di intervenire con un taglio cesareo, ma, secondo le indagini della Procura, coordinate dal PM Lucia De Santis, passò più di un'ora tra la constatazione dell'emergenza e l'intervento chirurgico.
Il distacco della placenta, tuttavia, creò una condizione di ipossia ischemica nel neonato, che non sopravvisse. Il piccolo soffriva anche di bradicardia fetale e alle due dottoresse è stata contestata anche la terapia somministratagli, oltre alle scelte e ai tempi di intervento adottate durante il travaglio e il parto della madre.
Una delle due ginecologhe è stata quindi indagata per il reato di omicidio colposo. Inoltre, insieme alla collega, è indagata anche per lesioni personali colpose nei confronti della 38 enne, che venne sottoposta a una errata profilassi antibiotica che la costrinse a tornare in ospedale altre due volte dopo il tragico parto per essere sottoposta a un drenaggio pelvico con un nuovo intervento chirurgico.
È stato quindi richiesto il rinvio a giudizio per le due ginecologhe, mentre per le altre nove persone, tra medici e ostetriche, coinvolte nell'inchiesta, è stata chiesta l'archiviazione.
La Guardia di Finanza ha individuato la frode fiscale di una società di Reggio Emilia da 6 milioni di euro e denunciato 3 persone per reati tributari, fra cui un modenese.
Reggio Emilia, 11 gennaio 2018
Società di Reggio Emilia dapprima froda il fisco facendo uso di fatture false, poi diventa evasore totale, Società di Reggio Emilia dapprima froda il fisco facendo uso di fatture false, poi diventa evasore totale La Guardia di Finanza reggiana ha individuato una frode fiscale da 6 milioni di euro e denunciato 3 persone per reati tributari.
Nell'ambito di indagini di polizia economico-finanziaria svolte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, è stata individuata e sottoposta a verifica fiscale una società di Reggio Emilia, operante nel settore dell'installazione di impianti elettrici, che nel periodo dal 2012 al 2016 ha posto in essere gravi forme di frode ed evasione fiscale. La società ha fatto uso di fatture per operazioni inesistenti emesse da altri soggetti economici compiacenti, al fine di frodare l'IVA e ridurre artificiosamente la base imponibile da sottoporre a tassazione, quindi, negli anni 2015 e 2016, ha omesso di presentare le dichiarazioni obbligatorie ai fini fiscali e successivamente ha occultato le scritture contabili, frapponendo così concreto ostacolo alla ricostruzione della sua posizione fiscale a cura della Guardia di Finanza.
Complessivamente la base imponibile sottratta a tassazione è risultata pari a 5 milioni di euro, oltre a 1 milione di euro di violazioni in materia IVA, cui si aggiungono le connesse violazioni penal-tributarie, che hanno portato alla denuncia degli amministratori della società che si sono succeduti in questi anni.
Il Gruppo Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha pertanto denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, in stato di libertà, tre persone di 32, 44 e 65 anni, rispettivamente di origini calabresi, modenesi e venezuelane, ma tutti residenti nella provincia di Reggio Emilia, per i reati di "dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti", "omessa dichiarazione" e "occultamento o distruzione di documenti contabili".
La Guardia di Finanza di Parma hanno rinvenuto e sequestrato 400 capi di abbigliamento irregolari (felpe, magliette e pantaloni) in vendita presso un esercizio commerciale del centro città.
Un noto marchio di streetstyle, molto popolare tra i giovani, è stato indebitamente apposto su numerosi articoli similari a quelli effettivamente prodotti dalla società autorizzata, tanto da poter, a tutti gli effetti, confondere gli acquirenti, ignari di trovarsi di fronte a capi non originali.
Il titolare del pubblico esercizio è stato segnalato alla Autorità Giudiziaria di Parma per il reato di frode in commercio, per avere posto in vendita prodotti con marchi esteri che ingannavano il compratore sull'origine del prodotto. L'operazione si inserisce nell'ambito del costante impegno del Corpo ai fini della tutela del mercato, a garanzia sia dei consumatori, per la salvaguardia della genuinità, della sicurezza e dell'affidabilità degli articoli acquistati, sia dei produttori e dei commercianti, per il leale e corretto svolgimento di tali attività, nel pieno rispetto delle norme sulla libera concorrenza.
Controlli straordinari della Polizia di Stato a Carpi. Denunciato un tunisino per detenzione abusiva di armi e di munizioni.
La scorsa settimana a Carpi, personale del Commissariato di P.S. cittadino e della Squadra Mobile, nel corso di una perquisizione presso il domicilio di un noto pregiudicato tunisino 31enne, ha rinvenuto modiche quantità di sostanza stupefacente del tipo hashish ed alcune cartucce per fucile. Denunciato in stato di libertà per detenzione abusiva di munizioni d'arma da fuoco e segnalato alla Prefettura per detenzione di sostanza stupefacente ad uso personale, gli uomini del Commissariato hanno continuato a monitorare il tunisino, ritendo plausibile che detenesse un fucile. Così, ieri mattina durante una perquisizione domiciliare gli agenti hanno rinvenuto all'interno della abitazione, opportunamente occultato, un fucile da caccia. L'arma, sottoposta a sequestro, è risultata oggetto di furto. L'uomo è stato deferito alla A.G. per detenzione abusiva di armi.
Controlli straordinari
Nella mattinata di oggi, personale del Commissariato di P.S. di Carpi unitamente al Reparto Prevenzione e Crimine di Reggio Emilia ha effettuato un servizio straordinario di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione e alla repressione dei reati.
Il servizio ha interessato in particolare la zona centrale e sud della città, i parchi e le aree verdi.
Sono stati effettuati anche dei posti di controllo su strada, nel corso dei quali sono state effettuate verifiche su 19 veicoli in transito e identificate 57 persone, di cui 20 straniere. Grazie all'utilizzo del sistema di videosorveglianza in mobilità, denominato "Mercurio", sono state controllate le targhe di altri 50 veicoli.
Sempre nel corso del servizio gli agenti hanno identificato gli avventori di alcune sale scommesse e di altri esercizi pubblici, nonché i clienti dei bar nella zona della Stazione Ferroviaria e delle Autocorriere.
Particolare attenzione è stata riservata al campo nomadi ubicato nella zona delle piscine, all'interno del quale sono stati identificati i componenti delle famiglie residenti e controllati i veicoli presenti.