L'incubo di molte persone è diventato realtà per una ragazza di Chicago. Nel 2015, la giovane donna ha soggiornato nell'hotel Hampton Inn ad Albany, una città degli Stati Uniti d'America, capitale dello stato di New York.
Secondo la sua denuncia, un impiegato ha nascosto una telecamera sotto la doccia della sua camera per filmarla a sua insaputa. Non ne ha saputo nulla fino a settembre 2018 quando ha ricevuto un'e-mail con un link di un sito pornografico. "Sei davvero tu, vero?" Il video ha anche rivelato il suo nome completo. "Quando ho cliccato, ho riconosciuto la mia faccia e il mio profilo in un bagno e ho iniziato a urlare", ha detto la donna, che preferisce rimanere anonima.
"Pensavo che la mia vita fosse finita, se la gente che mi conosce lo vedesse, la mia vita sarà completamente distrutta." «Ero così disgustata. Sono crollata, mi sono sentita come profanata», così ha raccontato la donna. Poi riceve un messaggio minaccioso: "Hai tempo fino a mezzanotte per mandarmi un nuovo video su di te, altrimenti, posterò più clip di lei, con il suo nome, le informazioni, e poi li invierò alla sua conoscenza. Sarai in grado di goderti la tua celebrità. " "Quando vai in una stanza d'albergo, non puoi immaginare che una cosa del genere possa accadere a te", dice lal denunciante.
Secondo l'avvocato Roland Christiansen, potrebbero esserci altre vittime, che sono passate dalla stessa stanza. Una portavoce dell'Hilton si è scusato e ha detto di essere intenzionato di capire il colpevole di un gesto tanto meschino. detto di essere "scioccata" e che avrebbe lavorato con le autorità. Ora la donna ha messo la causa nelle mani dei propri avvocati. Questo processo potrebbe costare 100 milioni di dollari (88 milioni di euro) al gruppo Hilton.
Per Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti", salvo esplicite e legittime richieste dell'autorità giudiziaria, tutte le le camere d'albergo o di strutture ricettive dovrebbero essere bonificate da ogni strumento che possa in qualche modo ingerire nella privacy dell'utenza. Ecco perchè è opportuno che le suddette attività monitorino le camere per evitare eventi del genere.
Sono le donne a sbirciare più spesso lo smartphone del partner. A rivelarlo è uno studio condotto da Sotomo per Sunrise. Secondo il rapporto un quarto delle ragazze tra i 15 e i 30 anni lo ha già fatto. Il codice d'accesso, del resto, per molti giovani non è un segreto
Tra i più giovani sbirciare il telefono del partner alla ricerca di indizi di infedeltà è più una cosa da donne che da uomini. A svelarlo è uno studio condotto da Sotomo per Sunrise che ha coinvolto più di 2'600 persone tra i 15 e i 30 anni.
Il 28% delle ragazze e giovani donne, in particolare, ammette di aver già spaito nello smartphone di un'altra persona contro il 13% dei maschi. Per entrambi i sessi, l'apparecchio spiato era nella stragrande maggioranza dei casi proprio quello del partner e l'obiettivo era trovare prove di una possibile infedeltà.
Per i giovanissimi, del resto, l'accesso al telefonino di qualcun altro non rappresenta affatto un problema. Due terzi degli intervistati ammettono infatti che una o più persone conoscono il codice di accesso del loro dispositivo. La persona che più spesso dispone di questo privilegio è proprio il partner (70% dei casi). Seguono il/la migliore amico/a, i fratelli o le sorelle, i colleghi e, per ultimi, i genitori.
Tra gli altri risultati dello studio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", tuttavia lo smartphone è associato principalmente ad esperienze positive che negative. Oltre a uno strumento per comunicare e trovare informazioni, dai giovani è molto apprezzato come macchina fotografica e supporto per ascoltare musica e, nel caso delle ragazze, piace perché garantisce una sensazione di maggiore sicurezza quando ci si trova fuori casa.
(13 novembre 2018)
Una donna leccese propone denuncia alla Polizia Postale. Lo "Sportello dei Diritti": l'inchiesta dovrà riguardare anche i divulgatori. Pronti ad intraprendere ogni ulteriore iniziativa utile per la massima tutela della ragazza
Un momento d'intimità e passione ripreso per gioco che sfugge dallo smartphone che sarebbe stato incautamente custodito e poi smarrito e che poi condiviso sui social, diventa virale, creando un'infinità di danni ad una donna leccese la cui esistenza è letteralmente sconvolta a causa di una leggerezza non sua. Oggi, l'avvenente ragazza ha deciso di denunciare ed andare avanti dopo che gli è stato anche preannunciato di dover essere licenziata dal posto di lavoro, un noto centro sportivo dell'hinterland del capoluogo salentino, perchè quel video desterebbe imbarazzo. Un caso come tanti, che ormai è possibile leggere sulle cronache e che però riguarda anche la vita di chi ingenuamente si fa riprendere pensando che quelle immagini rimarranno assolutamente segrete e che poi anche per colpa di un'infinita platea di curiosi si ritrova nella memoria dei dispositivi di una miriade di sconosciuti che ti diffamano, ti cercano di contattare, ma trovano comunque un muro nella dignità della persona offesa.
Perchè di vittima si tratta, ma anche di donna pronta a combattere per difendere il proprio onore e cercare di far perseguire chiunque condivida il video e la diffami. Ecco perchè costei si è rivolta dapprima alla Polizia Postale di Lecce ed anche allo "Sportello dei Diritti" per tutelare la propria persona da questo vortice diffamatorio che la riguarda. E' noto, infatti, che esistono dei software in dotazione alla principale forza di polizia che si occupa di crimine informatico, che attraverso complessi algoritmi sono in grado di risalire a coloro che condividono file, anche di questo tipo.
Ecco perchè, Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", ritiene doveroso avvertire chiunque persevererà nell'attività di condivisione del video che, almeno in astratto, potrà essere individuato con tutte le conseguenze giuridiche del caso anche in tema di violazione del diritto alla privacy della malcapitata. Siamo pronti, infatti, attraverso il nostro staff di legali e consulenti tecnici ad intraprendere ogni ulteriore iniziativa utile per la massima tutela della ragazza.
(6 novembre 2018)
L'art. 37 del Regolamento Europeo Privacy (2016/679 Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati-GDPR) ha introdotto l'obbligo di adeguare l'organigramma aziendale della privacy, prevedendo la figura del DPO ovvero del Responsabile per la Protezione dei Dati. Vediamo nel dettaglio quali sono le imprese tenute a nominare il DPO e quali sono i compiti della nuova figura professionale.
Devono nominare un DPO tutte le aziende le cui attività principali riguardano il trattamento dei dati che, per finalità, oggetto o natura, richiedono il monitoraggio regolare e sistematico su larga scala degli interessati. Ad esempio tutte le aziende la cui attività principale consiste nel trattamento di dati sensibili, relativi alla salute oppure dati genetici, giudiziari e biometrici. In tutti gli altri casi è possibile nominare la figura del DPO su base volontaria.
Quali sono i compiti del Responsabile per la Protezione dei Dati?
Il DPO ha la responsabilità di far rispettare le normative europee e nazionali in materia di privacy e i suoi compiti principali sono l'osservazione, la valutazione e la gestione dei dati personali.
La nuova figura dovrà essere sempre coinvolta nelle questioni inerenti la protezione dei dati e nello specifico si occuperà di sorvegliare sull'osservanza del regolamento e verificare le attribuzioni delle responsabilità.
In tal modo si garantisce che un soggetto qualificato si occupi in maniera esclusiva della materia della protezione dei dati personali, aggiornandosi sui rischi e le misure di sicurezza, in considerazione della crescente importanza e complessità del settore. Inoltre, si dovrà occupare di sensibilizzare, informare e formare il titolare, i responsabili e i dipendenti dell'azienda ed essere il punto di incontro con l'Autorità Garante. In tutti i casi, il DPO dovrà lavorare in maniera autonoma e indipendente per assicurare che ulteriori mansioni e funzioni non entrino in conflitto di interessi perché altrimenti il DPO dovrebbe in pratica controllare se stesso.
Quali i requisiti della nuova figura professionale?
Il DPO dovrà possedere adeguate conoscenze della normativa e della prassi di gestione dei dati personali. Un'approfondita conoscenza della normativa e delle prassi in materia di privacy, nonché delle norme e delle procedure amministrative che caratterizzano lo specifico settore di riferimento, sono le competenze core.
In fase di nomina sarà quindi importante valutare candidati che possano dimostrare qualità professionali adeguate alla complessità del compito da svolgere, magari documentando le esperienze fatte, la partecipazione a master e corsi di studio/professionali (in particolare se risulta documentato il livello raggiunto). Il DPO potrà essere selezionato anche tra i dipendenti dell'azienda oppure potrà essere un libero professionista, legato all'azienda da un contratto di servizi.
Il GDPR (General Data Protection Regulation) porta con sé novità sostanziali che sono destinate a mutare la gestione complessiva della materia, vediamo quali sono i principali aggiornamenti.
Tutte le aziende titolari del trattamento dei dati sono obbligate a creare un registro delle attività svolte e di compiere una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati.
La nuova figura del Data Protection Officer (DPO), dovrà essere obbligatoriamente presente all'interno delle aziende pubbliche e in tutte quelle dove il trattamento dei dati presenti specifichi rischi. Saranno coinvolte le aziende con più di 250 dipendenti e quelle dove il trattamento dei dati possa presentare un rischio per i diritti e le libertà dell'interessato.
Tra le novità anche il diritto all'oblio, ovvero la possibilità da parte dell'interessato di richiedere che i propri dati personali siano cancellati e non più sottoposti a trattamento e la portabilità dei dati, la libertà di trasferire i propri dati da un prestatore di servizi a un altro, senza impedimenti. Precisamente, nel caso in cui i dati personali siano stati raccolti per finalità o tipologie di trattamento per le quali il consenso non è richiesto, gli interessati potranno ottenere la cancellazione solo nel momento in cui i dati non siano più necessari rispetto alle finalità per le quali sono stati raccolti.
L'obbligo di comunicazione al Garante dell'avvenuta violazione dei dati personali sarà oggetto della nuova regolazione in materia di Data Breach e verrà esteso a tutti i titolari e responsabili dei dati.
Per i trattamenti che prevedono l'utilizzo di nuove tecnologie sarà obbligatorio la Valutazione d'impatto sulla protezione dei dati (DPIA), ovvero una valutazione degli aspetti personali relativi a persone fisiche basato su un trattamento su larga scala.
Maggiore attenzione dovrà essere data pertanto sia alle informative, al consenso e alle modalità di trattamento dei dati, sia alle eventuali richieste dei soggetti a cui i dati si riferiscono.
Le nuove disposizioni dovranno essere adottate considerando un impegno progettuale costante in materia di Privacy.
In termini teorici, la progettazione dovrà seguire i concetti di "Accountability", ogni impresa deve essere in grado di dimostrare di aver fatto quanto richiesto per mettere in sicurezza i dati personali, di "Privacy by design", tutti i sistemi di trattamento dei dati devono essere progettati nel rispetto della normativa e non solo usati in quel modo e di "Privacy by default", il sistema deve prevedere specifiche tecniche che devono in automatico prevenire eventuali violazioni.
Il GDPR non sostituisce ma integra l'attuale Codice della Privacy, abrogando solo le parti con esso non compatibili e riguarda tutte le aziende che, avendo uno stabilimento nell'Unione Europea, trattano dati personali indipendentemente dal fatto che il trattamento sia effettuato nell'UE stessa.
Nuova Editoriale società cooperativa - Regolamento generale sulla protezione dei dati personali (GDPR) -
Nuova Editoriale società cooperativa.
Via G. Spadolini, 2
43022 Monticelli Terme (PR)
I suoi dati sono molto importanti e preziosi per noi e li trattiamo con attenzione e estrema riservatezza. Il 25 maggio 2018 entra in vigore il nuovo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (UE 2016/679).
Se desidera rimanere in contatto con noi e avere informazioni di prima mano con le notizie delle nostre Testate Editoriali, non deve fare nulla. In tal modo, ci autorizzerà a continuare a inviarle le nostre comunicazioni.
Se non desidera ricevere queste informazioni, le chiediamo di inviare una richiesta di cancellazione al seguente indirizzo e-mail:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Un cordiale saluto da tutto il team di Nuova Editoriale società cooperativa
ll Lions Club Mirandola, in collaborazione con il Comune di Concordia sulla Secchia, CNA e Lapam, organizza a Concordia s/S. Mercoledì 16 Maggio 2018 alle ore 21,00, presso la Sala delle Capriate di via per San Possidonio, 1, un incontro dal titolo: "Il valore economico del dato in relazione alla privacy: la protezione e come ottenere finanziamenti da destinare a finanziare gli adempimenti tecnici".
L'evento è aperto a tutte le imprese e alla cittadinanza.
Il saluto del Sindaco Luca Prandini precede l'apertura dei lavori da parte del Presidente del Lions Club Mirandola Guido Zaccarelli incentrato sul valore della collaborazione con le Istituzione e tutte le Associazioni che hanno permesso di realizzare questo importante evento su un tema di grande attualità come il valore del dato conservato nei computer e nei dispositivi elettronici delle aziende e delle persone, come proteggerli e ottenere finanziamenti.
L'importanza dell'evento è sostenuta dai relatori: Il prof. Michele Colajanni, UNIMORE, Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" con un intervento dal titolo: "Il valore economico del dato", dal Dr. Andrea Corradini - CNA, Responsabile Ufficio Legale con un intervento dal titolo "Il valore giuridico del dato", da Simone Fratus - Newtech Security Srl, Security Specialist, con un intervento dal titolo: "L'Impresa oggi e l'approccio data centrico e dal Dott. Marco Pignatti - Lapam, Responsabile Ufficio Credito e Bandi con un intervento dal titolo: "Finanziamenti e agevolazioni alle imprese per innovazione tecnologica". Modera la serata il giornalista Pierluigi Senatore. Media Partner TRC e Radio Bruno. Social Media Partner Paolo Campedelli. Si ringrazia per la collaborazione la tipografia Sogari. L'evento ha ricevuto l'ambito patrocinio dell'Unione dei Nove Comuni Modenesi dell'Area Nord e dell'Università di Modena UNIMORE. Al termine sarà offerto un rinfresco a tutti gli intervenuti.
Editoriale: - La gran farsa della "privacy" - Lattiero caseari. Diffusa stabilità. - Labirinto d'acque: il programma - Meuccio Berselli: Occorre il sapere per trattenere l'acqua e utilizzarla in tutti gli usi possibili. - Cereali e dintorni. In Argentina, precipitazioni insufficienti. - Maxi sequestro di Parmigiano - Accordo CETA, Cia: bene export (+9%), crolla import di grano (-35%).
SOMMARIO Anno 17 - n° 12 25 marzo 2018
1.1 editoriale
La gran farsa della "privacy"
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Diffusa stabilità.
3.1 acqua Labirinto d'acque: il programma
3.2 acqua Meuccio Berselli: Occorre il sapere per trattenere l'acqua e utilizzarla in tutti gli usi possibili.
4.1 acqua L'impegno della Regione su acqua e cambiamenti climatici.
4.2 parmigiano reggiano Caseifici Aperti: il Parmigiano Reggiano spalanca le sue porte
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. In Argentina, precipitazioni insufficienti.
6.1 allerte alimentari Allerte alimentari - richiamo in via precauzionale: per il salamino piccante
7.1 ambiente difesa idraulica Bonifica Parmense: difesa idraulica straordinaria.
7.2 petrolio Petrolio nigeriano. Shell-Eni accusate di corruzione, bloccati alcuni conti anche a Lugano.
7.3 CETA Accordo CETA, Cia: bene export (+9%), crolla import di grano (-35%).
8.1 Sequestro Parmigiano Reggiano I NAS operano un maxi sequestro nel mantovano
9.1 nomine UE - AREPO Nuovo importante incarico per Nicola Bertinelli
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners
(per seguire gli argomenti correlati clicca QUI)
(Scarica il PDF alla sezione allegati)
Controllati, spiati giorno e notte in barba alle dichiarazioni di diniego d'utilizzo dei dati sensibili, e pure la Foto di Classe rischia di sparire a causa della privacy.
di Lamberto Colla Parma 25 marzo 2018 -
Siamo costantemente obbligati a sottoscrivere moduli connessi alla privacy e a autorizzare l'uso dei propri dati personali, sensibili o meno, per ogni più insignificante transazione economica o partecipazione alla vita sociale.
La "privacy" sembra essere diventata un'ossessione.
Poi, se si alza la testa dallo smartphone, si scopre che ogni passo è controllato da una videocamera di sorveglianza privata o pubblica. Il percorso autostradale è tracciato dalle telecamere di ingresso, uscita e ogni 10 chilometri dai "tutor".
La semplice operazione di prelievo dal bancomat è video-registrata e le tessere di raccolta a punti altro non sono che eccezionali metodi di analisi dei comportamenti di spesa, segmentati per area geografica e perfettamente individuati nell'anagrafica personale.
Tutti noi siamo straregistrati e iper monitorati nonostante il continuo diniego al consenso d'uso dei dati personali, al punto tale che dopo una navigazione in internet, alla ricerca di un prodotto o una visita fisica a un centro commerciale, ecco che veniamo immediatamente tampinati da pubblicità del prodotto poco prima ricercato o dalle offerte promosse dal centro commerciale.
Il consumatore è nudo e indifeso da non accorgersi nemmeno più di questa stretta sorveglianza alla quale è sottoposto.
Però la privacy è sacra!
E allora ecco che ogni tanto un nuovo "talebano" della privacy riesce a far parlare di sé.
Il più recente, e forse anche ridicolo, è quel dirigente scolastico fiorentino che ha vietato, per questione di privacy ovviamente, la foto di classe.
Una delle tradizioni della infanzia e della adolescenza che ha emozionato generazioni e generazioni. Quella cartolina, in bianco e nero al tempo delle mie elementari e medie, poi già stampata a colori al liceo, commentata, spesso in modo molto originale, e autografata sul retro da tutti i compagni di classe, rischia l'alienazione in favore della privacy.
Se invece ci fosse qualcuno disposto a "comperare" il prodotto "foto di classe" per farne un ottimo affare, sono sicuro che si troverebbe la scappatoia di aggirare l'ostacolo etico e formale.
Sappiamo tutti, infatti, che ogni nostro movimento viene registrato e catalogato e infine venduto alle aziende di marketing che a loro volta ne fanno uno strumento commerciale che rivendono alle aziende clienti sotto forma di consulenza di marketing e/o di comunicazione.
Ecco quindi che lo scandalo Facebook, altro non è che la vendita di un proprio servizio. L'unica differenza, sempre che venga accertata, è che il cliente era un politico rampante invece di una azienda commerciale e comunque, almeno alle prime battute, non sembra esserci stato dolo o illeciti vari.
Dolo e illeciti invece erano ben emersi nello scandalo Telecom ai tempi in cui l'azienda telefonica era guidata da Tronchetti Provera (Pirelli).
Era il 2005 quando scoppiò lo scandalo dei "dossier", raccolti attraverso intercettazioni (molte delle quali non autorizzate ovviamente) a favore di vari esponenti dell'industria, di manager, dell'editoria ecc..., effettuati attraverso Telecom e coordinati da vari professionisti , un tempo al soldo dei servizi segreti (SISMI o SISDE). Un'azione di "dossieraggio", in alcuni casi ben condito da falsità utili a "far fuori " il nemico come ad esempio il caso di un ex alto dirigente della Coca-Cola.
Cosa vogliamo dire sulla riservatezza dei documenti custoditi nei tribunali e le fughe di notizie che raggiungono prima la "stampa" del diretto interessato"?
E stiamo qui a discutere sulla foto di classe!
Concludendo, è tutta una gran farsa, utile a affibbiare responsabilità e sanzioni per questioni formali piuttosto che a salvaguardare l'interesse privato del cittadino comune, il più indifeso e impossibilitato a proteggersi. Quello stesso che prima o poi incapperà in qualche sanzione per aver fatto un selfie dove, inavvertitamente, ha inquadrato un ladro in azione senza aver ottenuto dallo stesso la liberatoria.
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