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Domenica, 15 Dicembre 2019 06:36

Basta con i furti di simboli!

Non c’è che dire, sull’esempio delle “Sardine” è tutto un rifiorire di manifestazioni. Una storia di simboli pensionati e di altri impunemente saccheggiati.
 
Di Lamberto Colla 15 dicembre 2019 -

Le piazze tornano a riempirsi, alle volte d’acqua come a Venezia, altre volte di aria fritta condita con la demagogia più alta e soprattutto senza vessilli dei partiti.

Quegli stessi stendardi e bandiere color rosso sangue, che un tempo uscivano da ogni dove, ora sono messe silenziosamente al bando, o forse in pensione perché comunisti si è per sempre, e al loro posto il vuoto assoluto incartato da buona demagogia.

Le “sardine”, ad esempio, che scendono in opposizione dell’opposizione. Un paradosso assurdo ma che sono perfino riuscite addirittura a legalizzare il fascismo di sinistra, quello universalmente accettato dalla reale minoranza attuale: “Perché grazie ai nostri padri e madri, nonni e nonne, avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare“.

Questo è quanto è stato diffuso nei giorni scorsi dai vertici delle Sardine nell’euforia dei successi numerici. Una conferma che non sanno cosa dicono e sono ben consci che dal loro presuntuoso piedistallo di sinistra nessuno li può contestare.

Non è stato sufficiente mettere sotto scorta la senatrice Liliana Segre per gli insulti antisemiti di qualche inqualificabile idiota da tastiera. Una azione di prevenzione e sicurezza indiscutibile ma di cui si sta esagerando sul tasso di pericolosità e sbandierato come simbolo rappresentativo di un antisemitismo galoppante.

Ma siccome è importante riempire le piazze di demagogia ecco che addirittura 600 sindaci, che probabilmente non sapevano cosa fare, si sono ritrovati a Milano a manifestare contro l’odio.

Ma sanno cosa voglia dire odio?

Le piazze piene e stracolme sono comunque tutte ordinate e, anche quelle di destra, non sono farcite d’odio come vogliono farci intendere.

Qualcuno si ricorda come erano le manifestazioni degli anni ’70 e primissimi anni ’80? All’epoca non c’era la certezza di tornare indenni dalla manifestazione. Gli scontri erano violentissimi e l’odio palpabile.

I confronti ideologici erano veri e propri scontri, anche fisici.

Ad ascoltare gli attuali discorsi dei portatori di “pace” c’è da rabbrividire per la banalizzazione delle argomentazioni e non stupisce che una “Greta” qualsiasi trovi terreno fertile per raccogliere proseliti, allineati e coperti a sostegno della ipotesi che il clima ha bisogno di cura. Peccato però che a loro non si siano affiancati i giovani indiani e cinesi che rappresenterebbero i veri paesi inquinanti.

Almeno, questi disgraziati di occidentali hanno, ormai da tempo, iniziato a investire sulla riduzione degli inquinanti e, tanto per dare un indice nazionale, il Grande Fiume (il PO) è ormai prossimo a essere nuovamente balneabile.

Ciononostante ancora tantissimo c’é da fare e a livello globale sono i paesi ex emergenti che ora devono adeguarsi.

Che la Greta e i sindacalisti d’acqua dolce vadano a convincere nuovi accoliti a Pechino o a Nuova Delhi se riescono!

Non voglio essere etichettato come fascista o razzista solo perché penso con la mia testa e non mi allineo al vuoto pneumatico che sta esprimendo orgogliosamente certa sinistra centrista che, per accaparrarsi una manciate di voti, non si vergogna delle banalizzazioni assunte a teoremi scientifici, accontentandosi della demagogia e facendo proprio ogni elemento positivo che raccolgono per strada.

Adesso è ora di smetterla di taccheggiare i simboli.

Dall’arcobaleno che vorrei “toccare” senza pensare a un movimento specifico di cui posso aderire o meno alle ideologie, all’odio che voglio essere libero di considerare come un sentimento umano alla pari dell’amore e soprattutto pretendo che l’antifascismo e l’antirazzismo escano dalla esclusiva gestione di questa nuova sinistra, falsamente buonista, dalle nemmeno tanto velate sfumature fasciste.

 

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Gli italiani lavorano, vengono accusati di avere bassa produttività, ma riescono a risparmiare e perciò vengono derubati dai soliti “Splendidi Alleati” e dai propri grandi industriali.
 
Di Lamberto Colla 08 dicembre 2019 - Siamo alle solite! Si stanno profilando due operazioni di assoluta pericolosità per il lavoro e per l’economia nazionale.

Ma si sta preparando anche la strada della comunicazione ”amica” in grado di “vaselinare” gli italiani e correggere le loro opinioni.

Il gruppo industriale della più famosa famiglia torinese è ben rodato nelle operazioni di “raccolta” e “espatrio”. Sin dalla prima operazione i “rottamazione” i proventi dei risparmi italiani, stimolati a cambiare auto e per il quale il Governo italiano aveva elargito 1,5 - 2 milioni di lire per auto (in ragione della cilindrata), vennero immediatamente utilizzati per investire all’estero, nello specifico in Polonia, anziché in Italia dove il malloppo era stato saccheggiato.

Ma tutti in silenzio. Diverso invece il comportamento avuto con Obama che pretese la restituzione del prestito ponte entro in sei mesi a fronte di un piano di investimenti all’interno degli USA.

A questo punto gli interessi statunitensi erano prevalenti rispetto a quelli italiani e perciò orientarono gli Agnelli-Elkann a abbandonare l’editoria nazionale (La Stampa che avevano sin dal 1920) per acquisire il giornale economico statunitense “The Economist” molto più coerente con i nuovi e delicati interessi che la famiglia stava coltivando oltreoceano.

Con la creazione del nuovo gruppo FCA ecco che anche le sedi se ne vanno all’estero, in Olanda e nel Regno Unito, mentre in Italia è rimasta parte della produzione e la spada di Damocle dell’incertezza occupazionale accompagnata da tenui promesse di investimento, peraltro smentite alla prima occasione utile.

Ed eccoci all’ultima fase, quella che prevede di incassare un bel gruzzoletto dai Francesi di PSA per una malcelata fusione che vedrà i membri FCA in minoranza nella nuova composizione del cda (6 voti contro 5) e quindi la governance saldamente in mano all’amministratore delegato Carlos Tavares che avrà in tasca anche tutte le deleghe operative.
Una superiorità che, in caso di “ristrutturazione” industriale, vedrà sicuramente privilegiati gli impianti e le maestranze dei “galletti”.

Ecco allora che bisogna preparare la contraerea oltre all’indispensabile e strategico servizio di contro-informazione. E così, dalla Exor (la cassaforte della famiglia italo statunitense), che ha ricevuto altre e fresche sostanze dalla vendita di un altro gioiello tecnologico chiamato “Magneti Marelli”, usciranno le sostanze per comprarsi da GEDI (De Benedetti) un bel po’ di giornali (Repubblica, Espresso, La Stampa e molte testate locali) e radio che verranno caricate, non a salve, per ammorbidire gli orifizi dell’opinione pubblica.

Questa la notizia di parte industriale, mentre quella di parte economico/finanziaria, vede coinvolta la più grande banca nazionale. Quell’UNICREDIT, che solo in aprile scorso sarebbe stata pronta a intervenire a sostegno delle difficoltà dei due più grandi istituti di credito tedeschi (Deutsche Bank e Commerzbank a rischio fallimento), avrebbe invece annunciato ben 8.000 esuberi di personale (6.000 in Italia) e 500 sportelli in chiusura (450 in Italia). O è in salute o in crisi o è una manovra per disinvestire in Italia e reinvestire in altre aree, magari in Germania.

Le due Banche tedesche in questione, che in caso di fallimento farebbero crollare i risparmi di mezza Europa, è vero che hanno una gran necessità di sostegno, però non si comprende come mai non si applichi il Bail In ai tedeschi, come venne applicato in Italia per i correntisti e obbligazionisti italiani, e anzi si cerchino risorse esterne, (vedi ‘Unicredit” o dal MES - detto anche in modo inappropriato Salva-Stati ma di fatto Salva Banche).

Il solito mistero legato ai nostri cari e splendidi alleati.

Tutti con le mani nelle nostre tasche e una lobotomia gratuita per tutti!

 

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Domenica, 01 Dicembre 2019 11:31

Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...

Nei momenti di crisi e di emergenza la sopravvivenza di ciascuno passa quasi esclusivamente dalla abilità di ognuno del gruppo di svolgere i compiti acquisiti durante le esercitazioni e soprattutto dal sostegno reciproco . E’ quello che non accade nel nostro parlamento.
 
Di Lamberto Colla 01 dicembre 2019 -

“Si metta in fila. Prima viene Carola”, ironizza Matteo Salvini alla minaccia del Presidente Giuseppe Conte di querelarlo in merito alla affermazione di tradimento per la vicenda MES (Fondo Salva Stati) che sembrerebbe essere stata sottoscritta dal premier senza aver consultato il Parlamento e addirittura il provvedimento sarebbe “chiuso e inemendabile”, come dichiarato dal Ministro Gualtieri in audizione al Senato.

Uno “sfregio al Parlamento”, l’ha definito Borghi, per il quale Salvini chiede l’intervento del Capo dello Stato. “Il presidente Mattarella - sottolinea il leader leghista - è da sempre, giustamente, molto attento al rispetto della Costituzione e in questo caso siamo di fronte a un atto del Parlamento che il presidente del Consiglio ha ignorato.”

Ma in questi giorni di minacce di carte bollate ne sono volate anche tra altri rappresentanti dei poteri dello Stato che sembrano da tempo in conflitto: magistratura e parlamento.

Questa volta non è un esponente di Forza Italia o della Lega a essere messo sotto mira ma un ex PD e  un ex Primo Ministro. Il Matteo, questa volta Renzi, dopo la sua fuoriuscita dal PD sembra aver perduto l’immunità e la magistratura sembrerebbe così aver affilato i coltelli e lanciato l’attacco finale alla sua ex Fondazione OPEN, mettendo anche a soqquadro tutte le imprese che avevano offerto sostegni.

Matteo Renzi non ci sta e parte al contrattacco parlando di "gioco al massacro" e, dal suo account Facebook, chiede: "Chi decide oggi cos'è un partito?", sottolineando che "E' in gioco la democrazia".
"Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri?" si chiede l’ex premier, chiarendo che "Non sto attaccando l'indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l'indipendenza della politica"

Un attacco che non sembra voler far passare indenne e anzi anch’egli minaccia minaccia denunce. “Le prime tre denunce penali che ora firmo (Travaglio Verità Espresso) sono indirizzate al Dr Creazzo, capo della procura di Firenze - scriveva Renzi venerdi mattina su Twitter - Io credo nella giustizia. Sono certo che i magistrati fiorentini saranno solerti nel difendere i miei diritti di cittadino".

Verso il dottor Creazzo le carte bollate sarebbero indirizzate a seguito delle “rivelazione di segreto bancario o istruttorio alla luce degli articoli della Verità e dell’Espresso”, mentre verso Travaglio per la dichiarazione che Governo Renzi avrebbe “beneficato il gruppo Toto nel 2017”, mentre il Governo renziano era già decaduto nel 2016.

Domanda: Quanto impiegherà questo conflitto totale, tutti contro tutti, a uscire da Montecitorio e spargersi per le strade?

(Foto della Camera dei deputati di Francesca Bocchia)

Link:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=F6fruBczDGY&feature=emb_logo

https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/25917-l-indagine-su-matteo-renzi-passa-anche-da-parma.html  

 

 

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Bersani il giaguaro non era riuscito a smacchiarlo. Vediamo se i gattini riusciranno a abbuffarsi di sardine in Emilia Romagna. Ma ancor più buffo è pensare alla sinistra che non si ricorda di stare al governo e si comporta come se fosse all'opposizione (S.P.Q.R. come diceva Asterix:  Sono Pazzi Questi Romani)
 
Di Lamberto Colla 24 novembre 2019 - La piazza, almeno in Italia, non fa più paura, superata dalla piazza virtuale dei social e per fortuna dall'intelligenza di quelli che, alla fine, esprimeranno il loro giudizio incondizionato nelle cabine elettorali.
 
Sotto certi punti di vista questi rivoluzionari della domenica non hanno né le idee e tantomeno le motivazioni per una svolta rivoluzionaria. Cresciuti nella bambagia e coccolati da tuti, la voglia di mettersi in luce è più forte di mostrare i contenuti della protesta.
 
Ben poca roba essere contro Salvini, il nemico etichettato come "fascista e razzista", ma anche populista e nazionalista e chi più ne ha più ne metta. La strategia della sinistra è sempre la stesa: costruire un nemico, colpirlo nella persona e non nella politica, quindi screditarlo e augurarsi che nella riservatezza della cabina elettorale la croce vada sul simbolo dei "buoni", quelli ai quali tutto si deve, quelli dal verbo sicuro, persino capaci, e non è roba di poco conto, di fare opposizione anche quando sono al Governo.
 
Dei "girondini" (1791), i rivoluzionari francesi nati dalla alta borghesia poi decimati sulle forche dagli uomini di Robespierre, non è rimasto nulla. In Italia, sin dagli albori, il nuovo millennio ha visto il sorgere di pseudo movimenti di piazza ben poco spontanei. Nel 2001 i No Global hanno trovato la motivazione di riunirsi sul nostro suolo, a 3-4 anni di distanza dalla sua origine, giustappunto per andare a attaccare Berlusconi che riuniva il G8 a Genova.  Il "popolo di Seattle", dal quale tutto prese avvio verso la fine del secolo precedente, nacque come movimento di protesta contro la politica legata all’economia liberista.
Un'esperienza che ha probabilmente stimolato i tanti "dotti", gli intellettuali e gli artisti di sinistra, sotto la guida di Nanni Moretti, a legarsi per mano e fare i "girotondi"  attorno ai palazzi delle istituzioni per proteggerli dal diavolo (non il Milan ma il suo Patron). Era il 2002 e i "girotondi” sembrava che potessero ergersi a difesa del giusto e delle istituzioni.
E infine, "Tutti giù per terra", come finiscono tutti i giro-girotondi.


Per 5 anni tutto tace, la gente si è dimenticata dell'elegante quanto inutile movimento da "parrocchia" o da "cortile" e ecco che la rabbia montante di buona parte degli italiani che non vedono cambiamenti ma avvertono una continua caduta della politica viene catalizzata dal "V Day" (2007). Il "Vaffa" scende in piazza con Grillo sostenuto dalla forza aggregante del digitale. In meno che non si dica, il "Vaffa" diventa il grido di battaglia al quale in molti si riconoscono.  Celebre la gufata di  Piero Fassino quando, nel 2009, invitò il comico a fondare un partito, mettere su una organizzazione, presentarsi alle elezioni  e poi "vediamo quanti voti prende"; nacque così il M5S che andò persino a rubare la poltrona di Sindaco allo stesso Fassino nella sua Torino qualche anno dopo (2016).
 
E' proprio nel 2009 che un nuovo rigurgito popolare sinistro si organizza contro il solito "Berlusconi" chiamato a gran voce a dimettersi dal "Popolo Viola". Il neonato movimento ha trovato subito la sponda dei poteri finanziari mondiali capaci di far lievitare lo spread come una torta margherita in forno, sino a farla implodere solo dopo l'arrivo dell'uomo con il loden frusto, l’uomo al più alto gradino della gerarchia europea di quella nomenKlatura mondiale che governa il mondo con i flussi finanziari e il convincimento che le costituzioni  e il diritto di sovranità sono roba sorpassata .
 
Finalmente, dopo tutti questi movimenti da pesci d'acqua dolce ecco finalmente mostrarsi alla luce del sole il movimento tosto, quello delle sardine, che invece vengono dall'acqua salata, raccolti a occupare le piazze dove Salvini andrà a fare campagna elettorale per le prossime regionali (Emilia Romagna il 26/1/2020).
 
Migliaia di giovani si chiamano e vanno a stiparsi nelle piazze per contarsi mentre Salvini  è lì, poco distante, a raccontarsi e presentare i suoi candidati.

Ovviamente la genesi è di sinistra, quella che è al governo del Paese, ma si comporta come se fosse all'opposizione. Così si schiera contro Salvini, come se questo fosse il presidente del Consiglio, e butta lì un po' più di 1.500 emendamenti alla manovra finanziaria "salvo intese" su 4.550 totali e dei quali 921 presentati dai DEM mentre la lega si è fermata a 905.
 
Una sinistra che non sa cosa fare. 

Si fa spingere da Renzi a fare il governo giallo-rosso, poi si fa rubare i parlamentari e i ministri dallo stesso Renzi che forma il suo partitino, per arrivare infine a rilanciare lo Ius Soli e lo Ius Scholae mentre l'Alitalia e l'Ex Ilva si stanno dissolvendo, e riuscendo persino a "sbiancare" lo stesso Stefano Bonaccini il quale probabilmente si è chiesto se stanno giocando con o contro di lui nella delicata partita elettorale che lo vede coinvolto contro la rappresentante leghista nella roccaforte emiliano romagnola. "Ius soli? Le due priorità in questo momento sono un grande piano di prevenzione contro il dissesto idrogeologico e cambiare la plastic tax. Secondo me servivano toni per mettere al centro altre questioni oltre allo ius soli - dice a Radio24 il governatore dell'Emilia Romagna".
 
A consolare Bonaccini & C,  e in sostegno alla non politica della sinistra, ecco accorrere le sardine, il movimento universitario che come "moscerini" vanno a presidiare le piazze per dire che Salvini è brutto ed è il male assoluto.
 
Ma quale manifesto culturale o politico hanno sottoscritto? Niente. Sono antifascisti e antirazzisti come, forse non lo sanno o non vogliono capirlo, il 99% degli italiani lo sono.
 
Senza il "fascista" non ci sarebbero argomenti per radunare  il popolo delle sardine nelle "lagune salate", almeno sino a quando non si ergerà per sempre il MOSE o si scateneranno i "Gattini di Salvini".

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 Video: Fassino https://www.youtube.com/watch?v=tupKzNFBW3g

 

 

 

 

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Dal MOSE= MOdulo Sperimentale Elettromeccanico al MUSE = Museo Universale dei Soldi Evanescenti.
  
di Lamberto Colla Parma  17 novembre 2019 - In una campagna elettorale, senza soluzioni di continuità da ormai molti anni, nemmeno interrotta a scrutini chiusi, ecco che qualsiasi fatto, tragico o meno, viene sfruttato per attaccare gli avversari mandando tutto in vacca.
Dal terremoto dell’Aquila passando per Amatrice e infine per Venezia, la storia è sempre la stessa. Soldi a go-go per interventi d'emergenza ma problemi sempre irrisolti e concittadini, da nord a sud, in braghe di tela.
 
L'attualità ci ha sbattuti a controllare la TV per aggiornarci sulle sorti di Venezia dopo la "acqua granda dei giorni scorsi, seconda solo a quella di 53 anni fa. Ma l'acqua alta, oltre a un disagio, è anche un motivo di attrazione e il MOSE il salvagente della città galleggiante, dei suoi calle, dei suoi affreschi, dei suoi mosaici e infine delle sue passerelle mobili che rendono un fascino stralunato a Piazza san Marco, per la gioia dei turisti stranieri.
 
Dopo il canale di Panama, il MOSE sarebbe diventata l'impresa idraulica più importante al mondo.

Sarebbe stato, come ben tutti sappiamo, il sistema di difesa attiva della più bella e al contempo più fragile città al mondo. Venezia  la splendida viene quotidianamente  messa alla prova dai transatlantici, che ben poco educatamente, vengono a porgere l'inchino al fascino sempreverde della città di Colombina.
 
Ma come è ormai nella storia italiana, le grandi opere dopo il primo decennio post bellico, in cui la A1, nota come Autostrada del Sole, venne realizzata in soli 7 anni, hanno percorso strade tormentose e in salita.
Da lì in poi è stato un continuo peggioramento in termini di tempi, di sicurezza mentre a aumentare sono sempre stati i costi, la burocrazia e le promesse elettorali di una imminente conclusione, come ad esempio la fantomatica Salerno Reggio Calabria e  la Variante di Valico (impegno di spesa risalente al 1996,  inizio lavori nel 2002 e conclusione nel 2015) che finalmente dopo 35 e 15 anni rispettivamente sono state ultimate.
 
Nel frattempo era stato avviato il progetto del MOSE e, poco dopo, del villaggio che avrebbe dovuto ospitare l'EXPO Mondiale di  Milano del 2015; due eventi che avrebbero dovuto riabilitare l'Italia agli occhi del mondo, ma si sa, il diavolo ci mette lo zampino e alla vigilia dell'inaugurazione milanese e a due anni dal sollevamento delle paratie di "biblica" memoria, il patatrac.
Le tangenti travolgono sia l'uno che l'altro manufatto nel 2014, ma ben diversa la soluzione che i politici decisero di adottare per superare l'impasse temporaneo.
 
Commissariamento con prosecuzione dei lavori per concludere l'impegno nei tempi stabiliti per l'EXPO e blocco di tutte le opere del MOSE ormai completate per l'87%, tant'è che l'inaugurazione era programmata per il 2016.
 
Così, mentre l'EXPO, nonostante gli scongiuri di tutti i menagrami italiani e europei che avrebbero voluto assistere all'ennesima figuraccia italiana, almeno  per far perdere il primato negativo  del 2000 saldamente in mano ai tedeschi di Hannover (Exposition Universelle Hanovre 2000), il giorno stabilito Milano aprì i battenti e addirittura qualcuno propose di prolungare il periodo dell'esposizione in forza del successo riscontrato.
 
Ben diversamente è andata invece al MOSE.

Da commissari a super-commissari ma niente, o quasi, lavori.
Tutto è stato bloccato da cinque anni. Una sospensione che, come spesso accade, è stata utile ai detrattori per rilanciare dubbi sulla validità dell'opera con quasi 4 miliardi spesi e altri quasi due impegnati da progetto esecutivo per terminare l'opera (restano fuori, ancora ignoti, i preventivi annuali per la manutenzione).
 
Purtroppo, ogniqualvolta che un disastro accade, c'è sempre una parte politica che coglie l'occasione al balzo per sfruttarne in termini di visibilità. Così in questi giorni abbiamo assistito al balletto dei numeri (da 6 a oltre 10 miliardi di euro spesi) e di soggetti veneti responsabili del default, nonostante l'opera si stata in carico al governo centrale e non periferico.
 
Quel che è chiaro è che erano stati  impegnati  5,6 miliardi e spesi 3,8 con un arretrato di pagamenti di circa 800 milioni. Fatto sta che però, nonostante questi anni di blocco, i costi non si sono arrestati completamente e dopo le tangenti altri costi imprevisti sono stati drenati dai commissari e provveditori, ben poco in accordo tra loro,  anzi spesso in pieno contrasto.
Adesso vedremo come si comporterà la nuova super commissaria Elisabetta Spitz, recentemente nominata dal Governo Giallo Rosso.  Espertissima in beni del demanio, architetta e già moglie  dell'ex segretario Udc Marco Follini, dal 2000 al 2008 ha guidato l'Agenzia del Demanio.
 
Secondo la Ministra delle infrastrutture, Paola De MIcheli, l'opera non è ferma e è completa per il 93% e entro la fine del 2021 sarà definitivamente ultimata.
E' evidente che il tempo sia veramente una convenzione se per completare un'opera già quasi conclusa siano necessari ulteriori 24 mesi.
 
Anzi, da indiscrezioni provenienti proprio dai cantieri, le paratie sarebbero già funzionanti (come si vede dalle immagini) e alternativamente testate da oltre un anno.  Volendo, in forza della previsione disastrosa di una alta marea eccezionale, il buon senso avrebbe potuto autorizzare a una esercitazione straordinaria nel tentativo di ridurre i prevedibili danni che a caldo sono già stimati a un miliardo di euro.
Ma i commissari del consorzio hanno un ben preciso incarico di completate l'opera, non di avviarla e tantomeno di mantenerla.
Così, tanto per non essere indotti in tentazione, il giorno precedente la acqua granda del 12 novembre  ecco che tutti i dipendenti sono stati lasciati a casa, come ha perfettamente documentato il "gazzettino.it" "… una direttiva interna ha - scrive Davide Scalzotto, stabilito che i dipendenti potessero stare a casa, viste le condizioni meteo. Un paradosso che in una giornata di emergenza come ieri siano stati dispensati dal lavoro coloro che il Mose dovrebbero farlo funzionare…"
 
Dalla parte dei Commissari ci sta il beneficio del dubbio e dell'incertezza su quanto sarebbe accaduto se, e questo non ci è noto,  l'impianto nella sua interezza non fosse mai stato sottoposto a validazione per l'entrata in funzione e se le prove fin qui eseguite possano avere valore ai fini dell'utilizzo e infine se  l'impianto sia stato collaudato e progettato per far fronte al fenomeno ondoso  delle dimensioni del 12 novembre o del 4 novembre 1966
 
C'è da augurarsi di sì, ma su quest'ultimo dubbio non ci scommetterei una lira.
 
Intanto, tra quelli che si parano il c..o e quelli che hanno maggiori introiti a non far nulla e sicuramente al riparo da  attacchi da parte della magistratura chiamata a verificare in forza di qualche querela mossa da nemici storici che vorrebbero il loro posto sullo scranno ricco e comodo, molti veneziani hanno perso molto o quasi tutto. 100 gondole sono in manutenzione e i gondolieri si sosterranno prestandosi le gondole ancora in attività.
 
Come i friulani nel 1976 , i modenesi ne 2012 e via di seguito tutti gli altri, anche i veneziani, dalla tempra forte, si risolleveranno dalla lacrima granda.

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Inascoltabili i discorsi dei nostri politici a fronte dell’abbandono di Arcelor Mittal dall’ex ILVA, cogliendo la palla al balzo per non pagare alcuna penale, in forza della estinzione della protezione penale che invece era in vigore per i commissari governativi.
  
di Lamberto Colla Parma  10 novembre 2019 -

La crisi dell’ILVA di Taranto arriva da lontano e le responsabilità si spalmano tra le proprietà, Famiglia Riva in primis, e il complesso sistema politico locale e nazionale e le relazioni che si instaurarono non sempre all’insegna della correttezza e della trasparenza.

Ma si sa, quando gli interessi in gioco sono enormi, il colpo alla botte e il colpo al cerchio può risultare un esercizio irrinunciabile in attesa di una soluzione più equa e condivisa.

Nel caso dell’ex ILVA di Taranto si è aggiunta la spada di Damocle della sicurezza sanitaria. Il sospetto che l’industria sia responsabile di una concentrazione di malattie tumorali ben oltre la media del Paese, impone un approccio al problema ancor più sofisticato e circoscritto.

In breve sintesi, affrontare il problema della più grande acciaieria d’Europa vuol dire scegliere di non perdere nulla di buono di ciò che essa rappresenta: in termini di sanità, in termini economici (vale 1,4% del PIL nazionale), in termini occupazionali (11.000 dipendenti diretti), in termini di competitività del settore (le acciaierie per nazioni altamente industrializzate sono come la farina per fare il pane) e in termini di sicurezza sociale e ambientale.

Una complessità tale che necessità l’adozione di strumenti straordinari e “non convenzionali”.

Così come Draghi si inventò il “bazooka” finanziario per opporsi agli attacchi speculativi della finanza internazionale, altrettanto il Governo italiano deve mettere in campo, temporaneamente e in via eccezionale, strumenti adeguati alla soluzione del caso.

Ecco quindi che la falsa moralità di chi aborre lo scudo penale per gli amministratori privati è il più grande alleato dei concorrenti del settore e di chi sta orchestrando per de-industrializzare quella potenza economica che nel 1991 era al quarto posto mondiale (con il “difetto” di una inflazione al 6,5% da tenere sotto controllo) , e che nonostante i quasi 12 anni di crisi economica è ancora ancorata alla 9° posizione grazie alla determinazione dei suoi piccoli imprenditori, non certo alle agevolazioni dell’UE e dei suoi burattini nazionali.

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A differenza di Alitalia, nel caso dell’acciaieria, si era trovato chi fosse disposto a fare il più grande investimento mai realizzato al sud buttando sul piatto 4,5 miliardi di euro e i nostri bravi politici han ben pensato di mettere in mano degli investitori, invece di un passpartout, una giustificazione per uscire da una impresa ardua e altamente a rischio, cancellando, dalla sera alla mattina, l’elmetto protettivo dello scudo penale, quello stesso che era in capo ai commissari governativi.

Così oggi siamo a rischio di occupazione per 11.000 dipendenti e un indotto che è almeno di pari dimensioni con il rischio che in caso di spegnimento dei forni la loro riaccensione costerebbe centinaia di milioni di euro e i problemi attuali genererebbero un effetto domino di misura incalcolabile. Tutto ciò a causa di Don Chisciotte, Paperinik e di tutti gli altri personaggi dei fumetti che stanno governando l’Italia in questo tragico periodo storico.

Risulta perciò inascoltabile l’affermazione, ovviamente di principio, del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, prima del vertice a Palazzo Chigi tra governo e ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto il quale a fronte di una emergenza pone un problema generale anziché straordinario:

“È improprio parlare di scudo e di immunità. Noi stiamo ragionando su una norma generale e astratta, che superi il vaglio di costituzionalità e che sancisca un principio semplice: chi inquina paga ma chi deve attuare un piano ambientale non può rispondere per colpe altrui o del passato”.

Dalla crisi economica, siam passati, a lungo andare, a una crisi sociale e etica, per sprofondare nella più buia zona della falsa moralità, ben peggio e più contagiosa delle fake news.


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Sabato, 09 Novembre 2019 07:58

A 30 anni dal muro di Berlino.

Nessun più avrebbe creduto che il "Muro di Berlino" e la recinzione di 1.400 km che separavano la Germania Est dall'Europa sarebbe crollato.

Di Lamberto Colla 9 novembre 2019 - Le cronache, quasi quotidianamente, raccontavano di bizzarri tentativi di evasione o, ancor peggio, di giovani sacrificati sotto i colpi dei Vopos (Volkspolizei o Deutsche Volkspolizei, ossia la Polizia Popolare Tedesca) nel tentativo di scalare la recinzione per guadagnare la libertà.
E i pochi fortunati che riuscivano a tornare in Germania Ovest narravano di una vita impossibile, spiata 24 ore su 24, dove il tuo miglior amico poteva essere una spia al soldo del regime, pur di guadagnarsi il pane quotidiano o qualcosa per riscaldarsi.

La sopravvivenza soprattutto, questo era il motto di ciascun uomo o donna della DDR!

Ma quel fatidico 9 novembre 1989 accadde qualcosa di straordinario. La sbarra che separava le due Germanie si sollevò. Un "miracolo", frutto di una combinazione fortunata e e del lavoro di 3 statisti lungimiranti, Papa Giocanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła) e le sue continue picconate ai paesi dell'Unione Sovietica a partire dalla sua Polonia, ma soprattutto a Michail Gorbaciov (ultimo presidente dell'URSS) che fu il propugnatore dei processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost', e Helmut Kohl, cancelliere della Repubblica Federale, che volle l’unificazione e la ottenne quando persuase la Banca Centrale della Repubblica Federale ad accettare che i due marchi (monete nazionali tedesche), quello dell’ovest e quello dell’est, avessero lo stesso valore. Ma senza il consenso dei leader europei tutto questo non sarebbe accaduto. Nulla sarebbe successo se la soluzione non fosse piaciuta al presidente francese François Mitterrand, a Giulio Andreotti (presidente del Consiglio dal luglio 1989 all’aprile 1991) e al primo ministro britannico, Margaret Thatcher.


Sembra preistoria! Sono trascorsi solo 30 anni e di politici visionari come quelli sopra enunciati non se ne sente parlare e, quel che è peggio, le divisioni sono aumentate. L'Europa, dopo la sua iniziale federazione monetaria, ha perso i valori che furono dei suoi costitutori e gli obiettivi di reciprocità e sostegno sono rimasti nel cassetto. Certamente oggi si viaggia più liberamente e a minor costo, ma è ben poca cosa rispetto alle aspettative di fine millennio.

Ma la speranza deve restare accesa, in fondo i corsi e ricorsi storici potrebbero portarci a una nuova liberazione, quella dai muri sociali e sempre in continuità di pace, posto che comunque, nel continente europeo, non si è mai vissuto un così lungo periodo privo di conflitti armati.

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 (foto di Francesca Bocchia e Lamberto Colla)

 

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 03 Novembre 2019 07:50

Umbri: pochi e per di più "fasci-leghisti".

Siamo alle solite. Gli squadroni antifascisti e antirazzisti son tornati in campo dopo la sonora sconfitta umbra, come se fossero gli unici tenutari della verità e della libertà di parola e di espressione.
  
di Lamberto Colla Parma  3 novembre 2019 -

L’elegante pochette a 5 punte di Giuseppe Conte non è stata sufficiente a mascherare l’incomprensibile caduta di stile del premier, all’indomani della batosta elettorale umbra.

Vero che essere stato immortalato gaudente con altri 4 leader della compagine di Governo, assente il solo volpone di Matteo Renzi, alla vigilia delle elezioni e poi uscire sconfitti con un distacco abissale dal nemico numero 1 è certamente cosa difficile da digerire.

Nemmeno un sentimento di pena verso una regione profondamente ferita dal terremoto è riuscito a avere il sopravvento sull’orgoglio personale.

“Il Bel Tacer non fu mai scritto”

Ma quello che balza agli occhi è che l’affermazione riguardante la poca consistenza della regione umbra, paragonata alla provincia di Lecce (con una sola affermazione Conte è riuscito a fare imbufalire umbri e leccesi), è stata pronunciata da chi non è stato eletto dal popolo, infatti non è parlamentare, e ha ricevuto la benedizione di soli 90.000 affiliati alla Piattaforma Rousseau.

Tutto questo è solo l’inizio. La campagna di insulti e di sgangherate accuse di fascismo, antisemitismo e razzismo saranno il leitmotive della politica e dell’antipolitica dei prossimi mesi e forse dei prossimi anni, almeno sino a quando si tornerà a votare, dopodiché torneranno a armarsi le magistrature alimentando un loop infinto di “non governo” del paese.

L’avvio della campagna elettorale per le votazioni regionali in Emilia Romagna è stato il primo test.

A Parma, alla immensa folla che ha riempito il centro storico per l’arrivo di Matteo Salvini si è contrapposta la lettura, totalmente distorta, dei leader locali di sinistra i quali, probabilmente accordati sulle dichiarazioni, hanno tentato di far credere che la “piazza” era colma di gente seduta al bar in occasione della vigilia della festività degli ognissanti (peccato che le immagini fossero eloquenti) e lo speaker accusato di frottole e di non conoscere la regione e quindi di “parlare allo pancia della gente”.

Chissà quale delitto sia parlare alla pancia della gente, solleticare l’attenzione di chi ascolta parlando dei loro problemi e promettendo di risolverli.

Salvini fa quello che fanno tutti i leader di partito con l’unica differenza che lo sa fare molto meglio.

Attenzione che il giudizio appena espresso è limitato alla dialettica elettorale e non alla messa in opera delle promesse elettorali, per loro natura “politica”, e ogni volta “impossibili da realizzare per colpa dei governi precedenti”.

Quindi, senza dover necessariamente essere dei patentati veggenti assisteremo ben presto ad armarsi gli squadroni di sinistra, mettere a ferro e fuoco le città, lanciati a spron battuto dai loro idoli parlamentari, che ogni tre per due daranno del fascista, del razzista, dell’antisemita e chi più ne ha più ne metta, a chiunque non sarà d’accordo con le loro “verità assolute”.

Il fascismo antifascista è quindi pronto a scendere in campo contro i nemici fascisti, razzisti e antisemiti

Una prima avvisaglia si è potuta registrare a Parma con l’elegante striscione che contava i “49 milioni di vaffanculo” destinati all’ex Ministro dell’interno.

Ma il peggio non tarderà a arrivare. Abbiamo visto quello che è accaduto in febbraio del 2018 quando tra Macerata, Piacenza e Modena, si è assistito al peggio che si potesse udire e vedere, senza che i leader della sinistra muovessero un dito per frenare i facinorosi o si dissociassero dai cori ignobili contro i martiri delle “Foibe”.

Mentre i condottieri rivoluzionari e radical chic, dal loro rifugio di Capalbio, lanceranno i loro armigeri (spesso figli di papà) all’assalto dei “fasci” fantasma (In guerra un nemico bisogna averlo e se non c’è occorre inventarlo), nessuno penserà a governare l’Italia, tanto ormai la linea con Bruxelles è connessa e non ci sarà più la necessità di pensare, qui si potrà liberamente combattere per le poltrone che conteranno sempre meno ma regaleranno un reddito migliore di quello di cittadinanza.


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Siamo al paradosso e ben presto la società civile si trasferirà in carcere e gli irriducibili mafiosi e terroristi in libertà a gongolarsi dell’impunità da gaudenti feudatari.
  
di Lamberto Colla Parma  27 ottobre 2019 -

Siamo arrivati al capolinea. La Corte Costituzionale ha aperto ai permessi premio agli ergastolani anche in assenza di collaborazione e amplia il potere discrezionale dei giudici che dovranno decidere caso per caso. Il procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, a margine di un convegno organizzato dalla Camera Penale a Catanzaro si è così esposto: “Vanificato il sangue di grandi magistrati e uomini di forze dell’ordine.” Una sentenza “inevitabile” dopo quanto deciso dalla Corte di Strasburgo poco più di 15 giorni fa. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha infatti respinto il ricorso dell'Italia sull'ergastolo ostativo e ha ordinato che venga riformata la legge che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. L'Italia aveva fatto ricorso contro una sentenza di condanna del 13 giugno che ora diventa definitiva.

“957 condannati all’ergastolo - scrive il sole 24 ore del 24 ottobre scorso a firma di Ivan Cimmarusti - ostativo per mafia (1.250 il totale degli ergastolani in regime ostativo). Potranno accedere ai permessi premio anche chi sta scontando pene minori per mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata, corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione. Tutti reati che sino ad oggi impedivano la concessione di qualunque beneficio penitenziario nel presupposto della pericolosità sociale del condannato. Questo il senso della sentenza con cui la Consulta ha ritenuto incostituzionale l’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario.”

E se da un lato la Corte di Strasburgo apre le porte agli ergastolani, dall’altra il nostro governo spalanca le porte del carcere per chi non arriva a fine mese, altro che fine pena mai!

Da oltre un mese infatti, ovvero da quando il governo giallo rosso è entrato in carica, si sente solo parlare di manette.

Di manette per gli evasori (fiscali ovviamente) e di misure per arginare la piaga dell’evasione. Dal POS obbligatorio all’incentivo (vedremo quale sarà) all’utilizzo delle carte elettroniche. In contropartita a tutti questi irrinunciabili premi la mano forte e implacabile dello Stato si abbatterà sugli evasori.

Ma quali? Quelli piccoli, quelli che per errore o per impossibilità non riescono a pagare allo Stato quello che presumibilmente avevano. onestamente o “stupidamente” dichiarato e quindi facilmente rintracciabile dai segugi del fisco.

Peccato però che con le nuove norme fiscali, che presumibilmente verranno introdotte nei prossimi mesi, sarà più semplice commettere reati per chiunque. Saranno infatti abbassate le soglie di punibilità e aumentate le pene. Intercettazioni e confische per gli evasori.

Il ritocco della legge tributaria sarà una delle priorità della nuova legge di bilancio per il 2020: verranno abbassate le soglie di punibilità e aumentate le pene per tutti gli evasori, anche per coloro che si trovano nell’impossibilità economica di poter pagare le tasse. e con introiti molto ridotti.

I Grandi evasori invece niente. Delle multinazionali, del gioco e le compagnie digitali in genere ormai è chiara la loro evasione quasi totale anche in forza dei miseri accordi che alcune di queste hanno stabilito con gli stati europei. Ma oggi si scopre che anche le banche ci hanno messo del loro. Più di 55 miliardi di euro sarebbero stati sottratti al Fisco di diversi paesi europei (4,5 miliardi sarebbero ascrivibili all’Italia). E’ quanto emerge da una inchiesta riportata dal giornale tedesco Zeit Online. Decine di banche, broker, studi legali e società di revisione sarebbero coinvolti in un'indagine avviata in Germania dalla procura di Colonia insieme ai magistrati di Monaco e di Francoforte (sole 24 ore 18 ottobre 2019).

Già le banche, quelle che sarebbero certamente avvantaggiate dall’uso di carte di credito anche per i piccoli importi. Loro che da ogni 100 euro ne incassano uno senza colpo ferire, mentre al contrario chi acquista paga di più del prezzo esposto in vetrina e chi vende riceve di meno, mentre con l’uso del contante questa distorsione, tutta a vantaggio esclusivo degli istituti di credito non v’é, salvo la commissione lasciata per il prelievo al bancomat.

Per cui, ecco che tra tasse, balzelli, manette e abbassamento della soglia di punibilità degli evasori, torna di attualità un post pubblicato nel recente passato da Lino Ricchiuti, Presidente Nazionale Movimento Popolo Partite Iva, che riporta il commento di un piccolo imprenditore costretto a abbandonare il gioco (L’impresa).
Vero o falso che possa essere il racconto, la descrizione degli impegni che gravano sulle partite iva è reale e dovrebbe far riflettere sulla necessità di una radicale revisione e semplificazione.
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"LO STATO HA VINTO , CHIUDO LA PARTITA IVA E .. "
 
1.non dovrò più umiliarmi in banca per spiegare che il mio bilancio fa schifo, non perché non so lavorare ma perché i clienti non pagano
2. non dovrò più essere costretto ad usare i fidi bancari a tassi osceni
3. non dovrò più pagare quote associative ad associazioni che alla fine dei conti ti aiutano solo ad adempiere agli obblighi
4. non dovrò piu pagare il commercialista e il consulente del lavoro
5. non dovrò mai più pagare avvocati
6. non dovrò piu comprare marche da bollo da 14,62 e poi da 16,00 per il libro giornale e il libro inventari
7. non dovrò piu pagare il canone per le licenze dei software
8. non farò più la comunicazione dati iva
9. non farò piu la dichiarazione modello unico e non pagherò più l’irpef
10. non farò piu la dichiarazione irap e non pagherò più l’irap
11. non pagherò piu gli f24 per l’inps e l’inail
12. non dovrò mai più richiedere un durc
13. non dovrò mai più pagare la cassa edile
14. non farò piu lo spesometro
15. non farò piu gli studi di settore
16. non dovrò più mandare lettere per la tutela della privacy e redigere il documento programmatico
17. non dovrò più andare a fare il corso pronto soccorso e corso antincendio
18. non dovrò mai più sentire parlare di sistri e di registro rifiuti
19. non avrò più bisogno di pagare manutenzioni di stampanti e computer
20. non dovrò più chiedere la fattura quando vado a mangiare una pizza
21. non dovrò più tenere tutti gli scontrini di qualsiasi acquisto
22. non dovrò più andare all’agenzia entrate
23. non dovrò più lottare contro l'agenzia dell'entrate riscossioni
24. non dovrò più svenarmi per pagare i finanziamenti
25. non dovrò più passare notti in bianco per pensare come fare per pagare i miei dipendenti perché grazie a voi li ho dovuti tutti licenziare ed ora tocca a te stato dargli un posto di lavoro visto che hanno famiglia e mutui da pagare
26. non dovrò più subire la gogna di processi penali con il giudice di fronte e la gabbia a destra , solo perché a volte ho dovuto decidere se pagare gli stipendi o i contributi perché non avevo alternativa
27. non dovrò vivere più con l’ansia giornaliera del postino che mi stava distruggendo la salute o aprire la pec che è diventata la nostra roulette russa ... oggi sarò vivo o affondato ?
Ora venite tutti a prendere gli immobili, venite pure la porta è aperta !
Lo Stato e le banche vogliono i muri ?? Che se li prendano. Vendete all’asta quello che volete, la porta è aperta !
Decreti ingiuntivi, atti di precetto, ipoteche, sequestri, pignoramenti, fate pure ! La porta è aperta.
PORTATE VIA TUTTO, SVENDETE TUTTO ne avete diritto con i titoli esecutivi e non dimenticate di dare  ai miei dipendenti che per me era come una famiglia il reddito di cittadinanza perché  hanno mutui da pagare,  figli da crescere e far studiare. Io mi fermo qua.

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Chissà se torneremo mai alla cara vecchia e tanto vituperata prima repubblica. Mai avrei pesato di avere nostalgia di quel passato.
  
di Lamberto Colla Parma  20 ottobre 2019 -

Le vignette di Giorgio Forattini hanno scandito buona parte della politica della prima repubblica con le caricature di tutti i principali attori della vita politica del tempo. Un tic, un’espressione un gesto erano sufficienti a delineare la caratura del personaggio, generalmente austero. Statisti, con pregi e difetti, ma pur sempre statisti. Capaci di difendere le idee del partito nel quale credevano ciecamente alla cui scuola erano cresciuti e avevano fatto carriera, dal volantinaggio al servizio nelle varie feste dell’Unità o della Amicizia, ma la scalata ai vertici doveva passare dalla gavetta.

Gli scontri erano violVignetta-governo_prima_repubblica.jpgenti ma il rispetto per la forma, la dialettica e dell’avversario erano fondamentali e condivisi da tutti. Un rispetto che ha visto il “fascista” Giorgio Almirante, in coda tra i fedelissimi del PCI, onorare la salma di Enrico Berlinguer tra le espressioni allucinate dei “compagni”. I leader del PCI, accortisi della sua presenza, Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti, si avvicinarono a Almirante e, prendendolo sotto braccio, lo accompagnarono al capezzale dell’avversario appena scomparso. Quattro anni dopo, era il 1988, una scenetta analoga venne ripetuta alla dipartita di Giorgio Almirante, con i due che andarono a rendere omaggio al leader storico della destra italiana.

Meno di un lustro ancora e la “pulizia” incompiuta e esageratamente mediatica di “Mani Pulite” portò una ventata del speranza di rinnovamento e invece, i sopravvissuti hanno germogliato ibridi di ben basso profilo, ereditando dai “genitori” la veemenza dello scontro ma non i contenuti e lo spessore culturale.

E l’annullamento delle scuole di partito ha condotto alla educazione di arrivisti solo casualmente capaci di gestire la politica, quindi la cosa comune, come la logica e l’etimologia della parola vorrebbe.

La ciliegina sulla torta è infine giunta dalla Unione Europea nel frattempo virata dalla solidarietà tra i popoli alla trazione finanziaria “uber alle”, dignità compresa.

In questa nuova identità europea, così distante dalle volontà dei fondatori, i giovani politici della seconda e poi terza e forse quarta repubblica hanno avuto, gioco forza, il convincimento di essere dei bravi leader.

Molto bravi a ubbidire a chi ha in mano i cordoni della borsa.

Oggi le caricature sono gli stessi personaggi politici reali e le vignette le vediamo in diretta ai telegiornali.

Con l’ultima manovra abbiamo avuto conferma della grande distonia tra la dichiarazione politica e la traduzione nel documento di finanza.

“Attacco alla grande evasione” si traduce in inasprimento dei controlli sulle partite iva e sui potenziali piccoli evasori. Uno strumento essenziale per la lotta alla evasione sarà l’adozione delle carte elettroniche in alternativa al contante e concedendo così alle banche di avere nuove entrate, i commercianti a incassare di meno e l’acquirente a pagare di più per il carico del costo bancario.
“Aiuto ai lavoratori”, si è tradotto in una riduzione del cuneo fiscale pari a 5€/mese.
“Opzione Green”, leggera tassa sugli imballaggi di plastica, che però non è gradita agli industriali, gli stessi che sino a ieri plaudivano “Greta”.
Altre novità è l’aumento del prezzo delle “sigarette” delle tasse sui “giochi” ma guai a colpire le grandi multinazionali del gioco, tra le quali campeggiano degli italiani con società nei paradisi fiscali.
“Tasse sulle bevande zuccherate” per controllare l’obesità e incentivi a ristrutturale le facciate dei condomini sono le misure dedicate alla “bellezza”.

Incentivare lo sviluppo invece NIET! Anzi l’unica misura che stava semplificando un poco la vita all’esercito delle partite iva è stata alienata obbligando, anche costoro, a avere un conto bancario specifico, a adottare la fatturazione elettronica e a incaricare un commercialista che andrà a assorbire circa il 10% del misero fatturato della micro-impresa.

Complimenti per il coraggio e la fantasia e soprattutto per la coerenza dialettica e politica.

In attesa dei nuovi statisti, becchiamoci sti qui!

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(I 5 leader del pentapartito)

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