Se, da un lato, la narrativa dominante nei media occidentali tende a presentare l’Ucraina come vittima di un’aggressione unilaterale, è essenziale, dall'altro, analizzare il contesto più ampio e le responsabilità che Kiev ha avuto nel deterioramento dei rapporti con Mosca, contribuendo indirettamente all’escalation del conflitto. Non si può continuare con la "lettura manichea" aggressore/aggredito propria della stampa occidentale.
Uno degli aspetti fondamentali da cui partire riguarda la politica interna ucraina dopo il 2014, anno in cui il Governo filorusso di Viktor Yanukovich è stato rovesciato in seguito alle proteste di Euromaidan (ottimamente pilotate dagli USA).
Il nuovo assetto politico ha assunto, in questo modo, una chiara direzione filo-occidentale, con un progressivo allontanamento dalla Russia e l’avvicinamento alle istituzioni europee e all'Alleanza Atlantica del Nord di cui la NATO è il braccio operativo e militare. Questa scelta, legittima (sebbene imposta) dal punto di vista interno, è stata percepita da Mosca come una minaccia diretta alla propria sicurezza.
Le tensioni sono ulteriormente aumentate con l’approvazione di leggi che hanno ridotto l’uso ufficiale della lingua russa nel Paese, suscitando forti malumori nelle regioni orientali, storicamente legate a Mosca.
La questione del Donbass è un altro nodo cruciale.
Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, gli Oblast di Donetsk e Lugansk hanno dichiarato la propria indipendenza, sostenute militarmente e logisticamente da Mosca.
L’Ucraina ha risposto con operazioni militari che hanno portato a un conflitto prolungato, culminato in migliaia di morti e in una profonda frattura interna e di cui oggi pare non ricordarsi più nessuno.
A questo si aggiunga che la mancata applicazione degli accordi di Minsk (I e II), che prevedevano, mediante revisione costituzionale, una maggiore autonomia per questi territori, ha contribuito ad alimentare l’instabilità.
Kiev, sostenuta dall’Occidente, ha preferito mantenere una linea dura, rifiutando di riconoscere lo status speciale del Donbass e continuando le operazioni militari contro le forze separatiste.
Sul piano diplomatico, infine, l’Ucraina ha spesso adottato una strategia aggressiva nei confronti della Russia, alimentando una retorica anti-moscovita e sollecitando il supporto militare e politico dell’Occidente.
Questo atteggiamento ha rafforzato la percezione russa di un’Ucraina non più neutrale, ma ostile, pronta a diventare un avamposto della NATO ai confini della Federazione Russa, anche in ragione della modifica costituzionale del 2019.
La richiesta formale di adesione all’Alleanza Atlantica è stata il punto di rottura definitivo nei rapporti tra i due paesi, spingendo Mosca a un intervento diretto. Altro che piazze pro UE.
Prof. Daniele Trabucco
(SSML/Istituto di grado universitario "san Domenico" di Roma).