Una decisione politica “comandata”, altamente impattante, che non lascia indifferenti milioni di cittadini in tutta l'Unione Europea, Italia inclusa.
L'interruzione del transito di gas russo verso l'Europa, derivante dal mancato rinnovo dell'accordo quinquennale tra la russa Gazprom e la ucraina Naftogaz, rappresenta una svolta significativa nelle relazioni energetiche tra Russia, Ucraina e Unione Europea e avvantaggia le già buone relazioni tra Turchia e Russia dove, attraverso il TurkStream, transiterà ora il gas russo per l’Europa.
L'accordo, che aveva garantito flussi stabili di gas attraverso i territori ucraini, è scaduto senza possibilità di rinnovo. Kiev ha deciso di chiudere i rubinetti, una mossa che scarica sulle spalle dei consumatori europei un costo altissimo.
Secondo Nomisma Energia, le famiglie italiane dovranno affrontare rincari delle bollette fino al 30%, che si traducono in un esborso aggiuntivo medio di 365 euro l'anno tra luce e gas. Un impatto particolarmente gravoso per un Paese già provato da inflazione e difficoltà economiche.
Con il blocco del transito ucraino, l’Europa sarà costretta a rivolgersi sempre più al gas naturale liquefatto (GNL) importato dagli Stati Uniti, definito dai media “gas della libertà”.
Questa fonte presenta costi significativamente più alti rispetto al gas russo trasportato via terra e gravi rischi di inquinamento ambientale, per non parlare dell’incolumità dei cittadini, che hanno sotto casa, una bomba ecologica ad orologeria. La necessità di infrastrutture specializzate per la rigassificazione e i lunghi tempi di trasporto aggravano ulteriormente la situazione.
Questo passaggio forzato al GNL americano non è solo una questione economica, ma politica. Molti osservatori vedono nella scelta di Kiev e nell’abbraccio dell’Europa al GNL statunitense un segnale dell’influenza di Washington sulle politiche energetiche europee, a discapito delle esigenze economiche e sociali dei cittadini.
Le conseguenze di questa crisi energetica non si fermano alle bollette domestiche. Il settore industriale italiano, già colpito dalla concorrenza globale e dall’aumento dei costi delle materie prime, rischia il tracollo. Settori energivori come la siderurgia, la chimica e il manifatturiero stanno affrontando una tempesta perfetta: rincari, instabilità e una domanda interna in calo.
“Ci stanno economicamente uccidendo per Maastricht su ordine di Washington”, sostengono alcuni analisti critici verso la linea seguita dall’Unione Europea e dal governo italiano. La scelta di sostenere l’Ucraina a tutti i costi, anche a discapito della stabilità economica interna, alimenta polemiche politiche e sociali.
Inoltre, il rincaro delle bollette domestiche spinge sempre più famiglie sotto la soglia di povertà energetica, costringendole a scegliere tra riscaldamento e altri beni essenziali.
Nel frattempo, la scena politica italiana non sembra offrire soluzioni concrete. Gli stretti abbracci in varie occasioni tra il presidente ucraino Zelensky e la Premier Giorgia Meloni hanno sollevato critiche da parte di chi accusa l'esecutivo di non tutelare adeguatamente gli interessi nazionali in un contesto internazionale sempre più complicato. Vengono visti come un simbolo di solidarietà politica e appaiono molto lontani dalle preoccupazioni quotidiane dei cittadini. “Siamo lasciati a tremare e non solo dal freddo,” il commento con amarezza di molte famiglie italiane.
La decisione dell’Ucraina di interrompere i flussi di gas russo non è solo una mossa geopolitica, ma anche un monito sulle fragilità dell’Europa.
In questo contesto, Ursula von der Leyen, non è stata in grado di garantire una politica energetica efficace e autonoma. “Ursula è parte del problema, non la soluzione,” affermano i critici, sottolineando come l’attuale strategia stia conducendo l’Europa verso un progressivo indebolimento economico.
In nome di una ideologia di transizione energetica, milioni di cittadini si trovano a pagare un prezzo elevato per scelte che sembrano dettate più da logiche di alleanze extra politica che da reali strategie di sostenibilità.
Per milioni di italiani, il 2025 inizia sotto il segno dell'incertezza e del sacrificio. Tremiamo, non solo per il freddo, ma anche per un futuro in cui le bollette rappresentano l'ennesima difficoltà da affrontare in una quotidianità sempre più volutamente complessa dall’ottusità dei politici italiani.