Molti di questi attacchi riguardano la Pubblica Amministrazione specialmente quando si avvicinano gli appuntamenti elettorali, tant’è che in questi ultimi mesi il Governo Meloni, ha schiacciato l’acceleratore per l’approvazione del DDL per l’A.I., introducendo per la prima volta in un Paese membro dell’Europa, la definizione di Intelligenza Artificiale.
Sebbene l’arbitro non giochi, vuole però disciplinare la sfida tecnologica con norme che speriamo siano meno antindustriali di quelle di questi ultimi 5 anni, e dovranno imparare a valorizzare, e non solo regolamentare.
Quello che sembra più preoccupa la politica è la manipolazione in rete dei messaggi, ed avendo avvocato a sé il controllo statale dalla A.I. con le due Agenzie, AGIS e ACN, avendo così la scusante per il via libera al contrastare il fenomeno dell’attivismo del dissenso, “manipolatore” di messaggi politici.
Ad angosciare maggiormente i politici è il “deep fake”, esso rappresenta una vera e propria minaccia alla loro comunicazione, capace di modificare il sentimento del voto, manipolando le parole e i messaggi detti da un candidato verso il proprio elettorato.
Una propaganda che non rimarrebbe più legata al mondo virtuale, ma al contrario, viene liberata nel mondo reale capace di creare un nuovo contenitore dove dentro ci sono tutti i cittadini, in grado di manipolarli l’uno contro l’altro, attraverso una polarizzazione dei messaggi generati appunto con l’A.I.
Ma non è l’unica criticità che fa impensierire gli amministratori pubblici, perché nelle elezioni entra sempre più prepotentemente l’uso di internet e dell’A.I., che può colpire i centri nevralgici dei dati sensibili della Pubblica Amministrazione, sottraendo informazioni vitali.
Questa tecnologia dell’A.I. ha enormi difficoltà per ottenere efficienti risultati di controllo, in particolare per poter stabilire dei valori oggettivamente misurabili, perché possa essere utilizzata in modo corretto e sicuro.
Il legislatore ora si trova a dover scegliere quali principi adottare soprattutto in materia di trasparenza, di libertà e di etica, ma siamo davvero sicuri che normare l’utilizzo dall’A.I. da parte del Governo, sia un mezzo e non il fine?
A preoccupare la politica però c’è anche il fatto di scoprire che il nostro Paese è molto vulnerabile nell’ambito della sicurezza informatica, facilmente penetrabile soprattutto nel suo tessuto economico, fatto principalmente di piccole e medie aziende, che sono il vero volano e ossatura finanziaria della nazione.
Allo stesso tempo però vi è tanta creatività e artigianalità industriale, alla quale corrisponde anche una non cultura della cybersicurezza, perché la stragrande maggioranza delle imprese, non è in grado di investire importanti risorse economiche nella prevenzione di attacchi informatici.
Anzi la gran parte di queste aziende non percepisce nemmeno il pericolo di poter essere vittima della pirateria informatica, mentre a volte invece può capitare che si può anche esserne consapevoli, ma non si denuncia perché si sa di non aver rispettato tutte le regole, ad esempio, in tema di privacy o di GDPR.
Per questa ragione molte aziende cedono al pagamento del riscatto della sottrazione digitale perpetrato dagli hacker pur di riavere in mano il controllo dei dati, anche perché nel Codice penale attuale, non è prevista una norma che lo vieti.
È inevitabile che oggi siamo arrivati al momento in cui dobbiamo imporci una riflessione, ed è quella che deve scaturire dalla considerazione sul punto in cui ci ha portato oggi l’A.I.
Riflettiamo anche su chi funge da “strillone del governo”, in modo tale da condizionare anche i più scettici, in un qualsiasi messaggio governativo.
Sono i social delle giganti multinazionali internazionali alle quali abbiamo ceduto ogni nostro dato di controllo di vita quotidiana, trasmettendogli così ciò che diciamo in modo tale che l’I.A., possa “guidarci” in ciò che pensiamo.
Essa sembra diventata un nuovo Colosseo virtuale dove, moderni gladiatori tecnologici senza scrupoli, misurandosi a colpi di bug e di virus, si divertono a farci lottare per dividerci, senza che noi ci poniamo il benché minimo problema del perché.
È il trionfo di quell’oscura mentalità odierna in cui l’uomo non riesce più a riconoscere il suo errore, e mentre tutti gli ecosistemi combattono per difendersi ed evolvere, l’uomo invece, riesce ad eclissare anche le bandiere belligeranti alle Olimpiadi di Parigi.
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