La Costituzione del 1996 con le sue successive modificazioni contempla, a partire dalla revisione del 2004 che ha subito alterne vicende sulle quali, nel 2010, era intervenuta pure la Corte costituzionale poi "bacchettata" dalla cosiddetta Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d'Europa), una forma di Governo di tipo semipresidenziale con elezione a suffragio universale e diretto sia del Presidente, sia del Parlamento, entrambi in carica per un periodo di tempo pari a cinque anni.
Ora, a seguito dell'avvio dell'operazione speciale da parte della Federazione Russa nel febbraio 2022, l'organo legislativo ucraino ha approvato la legge marziale la quale prevede il divieto di indizione delle elezioni finché sussiste lo stato di guerra. Tuttavia, la legge in esame non ha natura costituzionale, trattandosi di una semplice legge ordinaria.
Il Testo fondamentale vigente, a riguardo, si limita, all'art. 83, a prevedere che i poteri del Parlamento (monocamerale) siano prorogati in caso di emergenza fino alla prima riunione del Parlamento che si riesce ad eleggere. Invece, con specifico riferimento al Presidente della Repubblica, la Costituzione si presta ad alcune ambiguità sotto il profilo interpretativo: dopo aver specificato la durata del mandato presidenziale fissato in cinque anni, stabilisce che il Presidente rimanga in carica fino all'insediamento del suo successore. Pertanto, c'è, da una parte, chi sostiene che il mandato può tranquillamente estendersi oltre i cinque anni, soprattutto in ragione della situazione bellica in corso, dall'altra coloro i quali ritengono che Zekensky debba lasciare l'incarico al secondo in linea di successione, non parlando espressamente il Testo costituzionale di proroga dei poteri, diversamente da quanto avviene per la Verchovna Rada, ovvero il Parlamento monocamerale dell'Ucraina.
Nessuno ovviamente nega le enormi difficoltà di procedere ad elezioni in questo contesto (sebbene nel 2023 lo stesso Presidente aprì a questa evenienza), ma resta un fatto dal quale è difficile prescindere: ammesso che la proroga dei poteri presidenziali sia in linea con il testo della Costituzione, sussiste un serio e grave problema di legittimazione politica, dal momento che il gradimento di Zelensky é passato dall'80% del febbraio 2022 al 50% di oggi ed é ancora in graduale discesa, nonostante la narrazione periodica di controffensive (inconcludenti) da parte di Kiev.
E questo sarebbe il leader che continua imperterrito a chiedere armi (conducendo, in realtà, un conflitto per conto della Nato), a predisporre liste "sillane" di proscrizione con la compiacenza dell'Unione Europea e a negoziare in futuro (ci auguriamo prossimo) la pace?