Quale sia il motivo del neomalthusianesimo, il delirio di difendere il pianeta o piuttosto quello di controllare l’uomo, giocando le èlite a fare Dio, poco cambia. Il programma di per sè è agghiacciante e negli anni ha prodotto la società di cui oggi vediamo gli effetti: una società emaciata, scarna, isolata. Di morte.
Le discussioni sono inutili sull’aborto oggi se non si comprende il programma masso-diabolico che si cela dietro anni di idee liberal: per questo cercheremo di tracciare due righe su cosa sia l’HRP “lo strumento principale del sistema delle Nazioni Unite per la ricerca sulla riproduzione umana”. A parlarne in un’ottima analisi è Louis Marie Bonneau da cui estrapoliamo una sintesi in questo articolo.
L’HRP ha svolto negli anni un ruolo chiave nello sviluppo dei metodi contraccettivi e di aborto, ma soprattutto in termini di sviluppo del prodotto e di accettabilità sociale, indispensabile per diffondere le sue teorie alle persone. Fin dal 1946 la questione demografica venne sollevata in seno alle Nazioni Unite e dagli anni ’50 fu l’India il terreno fertile per incidere con questo tipo di politiche. Una campagna insistente volta a individuare la crescita demografica quale responsabile di una decrescita economica ha prodotto, poi, negli anni, gruppi di ricerca sul tema “fertilità”, ben finanziati anche da fondazioni quali la Ford Foundation. E’ in questo contesto che arriviamo al 1971 quando prese vita proprio l’HRP: Expanded Programme of Research, Development and Research Training in Human Reproduction. Così l’Onu, pian piano, si è ritagliata quasi un ruolo “messianico” nel mondo, capace di “condurre” l’uomo ad un futuro luminoso se, ad esempio, avesse compreso come “la conoscenza e la capacità dell’uomo di controllare se stesso e il suo ambiente avrebbero continuato a farlo crescere”. Naturalmente le linee guida da seguire, però, pur in facciata omaggiando l’uomo, come sempre distopicamente avviene nella neolingua, andavano nella direzione di una eliminazione dello stesso o di un più, usiamo il loro grazioso termine, “controllo” appunto dei suoi numeri attraverso aborto ecc. Negli anni ’70, infatti, in coincidenza anche di correnti filosofiche liberal e anticristiane, si cominciò a parlare più chiaramente di aborto, sessualità e diritti riproduttivi.
Ruolo dell’HRP fu proprio di far sì che queste pratiche venissero accettate dalla popolazione e per farlo bisognava insistere emotivamente su certi aspetti: ad esempio la cura e protezione del pianeta, come sentiamo oggi nella religione della transizione ecologica. Negli anni l’aborto, inoltre, doveva essere accettato se fatto in sicurezza: un altro cavallo di Troia per insistere nella legalizzazione all’interno dei diversi Paesi. Tanto è vero che, nella sua Linea guida per la cura dell’aborto del 2022, l’HRP scrive che secondo l’OMS, “gli organismi di controllo hanno chiesto la depenalizzazione dell’aborto in ogni circostanza”. Il che la dice lunga sugli obiettivi da sempre perseguiti, all’inizio forse celati, oggi non più.
L’HRP è diventato un programma co-sponsorizzato da OMS, UNDP, UNFPA e Banca Mondiale, e ha adottato la struttura che sostanzialmente mantiene oggi. In questa nuova struttura, le istituzioni co-sponsorizzate sono rappresentate da uno statuto comitato, che guida l’azione del programma e fornisce consulenza al Comitato di politica e coordinamento (PCC). Il Consiglio è l’organo decisionale del programma ed è composto da 34 membri, compresi gli undici principali paesi contributori, quattordici rappresentanti dei comitati regionali, due membri eletti dal PCC, i suddetti co-sponsor e
l’IPPF, al quale viene conferito un seggio per il suo lavoro nel campo del controllo della popolazione. Un altro
organo importante è il Gruppo consultivo scientifico e tecnico (STAG) che valuta le linee programmatiche. Nel 1996 è stato aggiunto il Gender Advisory Panel (GAP). Indovinate un po’ perchè.
Come riporta Bonneau, tra il 1972 e il 2007 si è verificato l’enorme mole di ricerca che ha coinvolto centinaia di scienziati sul tema, portando a sperimentazioni abortive di ogni tipo: ormoni sintetici o naturali, prodotti sterilizzanti, vaccini anti-gravidanza o anti-ovulazione e anti-sperma, contraccezione d’emergenza o dispositivi intrauterini. Task force hanno lavorato allo sviluppo di contraccettivi chimici iniettabili da utilizzare in intervalli di tre mesi o più, o impiantabili, per un’efficacia continua. Nel 1990, questo ha portato al rilascio delle iniezioni mensili Cyclofem e Mesigyna, nonché di un impiantabile anello di rilascio di levonorgestrel. Tra il 1998 e il 2014, impianti sottocutanei Norplant, Jadelle e Implanon sono stati testati (i test erano basati su criteri di sicurezza, efficacia e accettabilità) e approvati. Ulteriori ricerche sono state effettuate in collaborazione con la Fondazione Rockefeller mentre un altro progetto mirava a sviluppare un metodo chimico non chirurgico per occludere le tube di Falloppio. Effetti gravi come il cancro o infezioni hanno impedito lo sviluppo di alcuni esperimenti. Sono gli anni della “pillola del giorno dopo”: levonorgestrel che poi venne spinto a livello marketing come non mai.
Per concludere: il programma HRP è stato dimostrato nel 1977 essere il più finanziato in assoluto. Un finanziamento costante e continuo che perdura nel tempo. I venti maggiori contributori all’HRP sono stati, in ordine di importanza: Svezia, Regno Unito, UNFPA, Norvegia, Danimarca, Banca Mondiale, Stati Uniti, Germania, OMS, Canada, Paesi Bassi, Australia, Fondazione Rockefeller, Finlandia, Svizzera, Fondazione Bill e Melinda Gates, UNDP e Fondazione Ford.
In buona parte gli stessi attori che si preoccupano del nostro futuro, che in tempo di Covid e tuttora spingono perchè ci vacciniamo, che parlano di salvare l’ambiente, che hanno rapporti con le case farmaceutiche, che vogliono farci mangiare cavallette e carne sintetica, che preferiscono l’intelligenza artificiale a noi, che stringono le mani ai governanti. Non c’è che dire: siamo veramente in buone mani.