Martedì, 11 Luglio 2023 06:50

SAN PIO X contro la scienza "antropocentrica" In evidenza

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Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 10 luglio 2023 - Il grande Papa san Pio X, pontefice della Chiesa universale dal 1903 al 1914, ha vissuto un periodo molto complesso e delicato, per certi versi analogo a quello attuale.

Come ai nostri giorni, anche tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 si registrava molta ignoranza della fede da parte dei cattolici ed una vasta divulgazione di errori dottrinali e morali ispirati da una pervasiva filosofia razionalistica ostile alla fede stessa che ha portato lungo tutto il "secolo breve", lo ha evidenziato molto bene il prof. Augusto Del Noce (1910~1989), ad un nichilismo post-nietzscheano che è sfociato in quella distruzione/autodistruzione dell'uomo di cui il transumanesimo è oggi il principale criterio interpretativo, in quanto introduce l'inumano nell'umano medesimo. Papa Sarto, fin dalla sua prima Lettera Enciclia "E supremi apostolatus" del 04 ottobre 1903, in cui viene illustrato con chiarezza il programma del pontificato, è conscio che solo "instaurando tutte le cose in Cristo" è possibile ricristianizzare la società, affermando la regalità sociale del Salvatore, e superare le aggressioni del relativismo liberale che calpestava e calpesta i diritti di Dio in nome di una "scienza antropocentrica", ossia svincolata da ogni tipo di legame con il Creatore.

Di fronte alle derive di una "verità" sempre più relazionale e storicistica, propria dello "spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II" (dal 1962 al 1965), san Pio X oppone l'immutabilità della sola Verità che salva (Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza degli uomini di ogni tempo e di ogni epoca), consapevole che questa è l'unica via per opporsi a quel pensiero liberale, massonico e radicale (gender, aborto, eutanasia etc.) che è divenuto una vera e propria "agenda globale" anticristica in antitesi alla fedeltà a Dio e all'ordine da Lui creato.

Non fu un Papa "odiatore" della modernità, ma un autentico Pastore di anime, preoccupato di ordinarla secondo il disegno divino. Scrive nella Enciclica "Acerbo Nimis" del 15 aprile 1905: "Aggiungasi di più che la perversità del costume, ove non sia del tutto estinto il lume della fede, lascia sempre a sperare un ravvedimento; laddove, se alla corruzione del costume si congiunge per effetto dell'ignoranza, la mancanza della fede, il male appena ammette rimedio, ed è aperta la via all'eterna rovina".

 

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(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.

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