la quale cerca di salvarsi con mezzi profani e tecnici, alla penetrazione, presso il clero, di una "certa nuova scienza" che favorisce il razionalismo e l'incredulità, ossia due aspetti propri del modernismo. Papa Sarto, fin dalla sua prima Lettera Enciclica del 04 ottobre 1903, "E supremi apostolatus cathedra", conferma il punto nodale del proprio pontificato: "instaurare omnia in Christo" e restaurare Cristo in tutte le cose.
Pio X parte da una precisa visione di Chiesa che non è né quella "in uscita", né quella del dialogo con il mondo, ma quella che la vede custode e maestra tanto della "revelatio prima", cioè delle verità rivelate, quanto della "revelatio secunda", ossia della verità sull'ordine naturale creato da Dio. Più che adeguarsi al mondo, la Chiesa, nel magistero piano, è chiamata ad essere "anima mundi" e, dunque, irradiare sull'umanità e sul suo progresso, che non è un male, la benefica luce di Cristo.
Giuseppe Sarto sa che questa missione deve scontrarsi sia con le élite del mondo profano, sia con una questione interna alla Chiesa medesima: l'ignoranza delle cose religiose che si accompagna all'inganno scientistico. Da qui l'importanza della catechesi popolare, volta a penetrare, con un linguaggio semplice ma chiaro, gli articoli di fede del cattolicesimo contro ogni dimensione "emozionale" e "soggettivistica" della vita di fede, e la lotta, all'interno dei seminari e degli Istituti di vita religiosa, contro quegli influssi modernisti che spingono a trovare sempre un compromesso con il mondo, relativizzando dottrina e tradizione.
L'impegno del Papa non è limitato alla sfera ecclesiastica, ma coinvolge anche il laicato. Scrive nella Enciclica di cui sopra: "Non sono pertanto i sacerdoti solamente, ma i fedeli tutti, senza eccezioni, che debbono darsi pensiero degli interessi di Dio e delle anime". Pio X non scende a patti con le "funestissime condizioni in cui versa l'umanità", ma le combatte strenuamente, conscio che quello che rileva è unicamente la salvezza delle anime che l'odierno sociologismo ecclesiale ha da tempo dimenticato.
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.