Di Andrea Caldart cagliari, 24 maggio 2023 (Quotidianoweb.it) - È di pochi giorni fa la notizia che il Guardasigilli Carlo Nordio, sollecitato da un’interrogazione del senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, ha risposto sottolineando la “gravità” delle dichiarazioni effettuate dalla giudice Zanda.
Susanna Zanda del Tribunale di Firenze, da tempo è nel mirino della politica perché aveva messo la parola fine alla vicenda di un medico psicologo, che a seguito di effetti collaterali, era stato sospeso perchè non aveva fatto la dose booster, reintegrandolo dalla sospensione che aveva ricevuto dal suo ordine professionale.
Secondo Nordio, i “toni di esacerbato dissenso” usati dalla Zanda sono “non compatibili con il dovere di equilibrio e riserbo cui ogni magistrato è tenuto nell’esercizio delle proprie funzioni”.
Nordio insiste dicendo: “La disapplicazione della normativa interna, che aveva superato in due distinte occasioni il vaglio di legittimità costituzionale, nonché la reintegrazione immediata al lavoro di personale sanitario che non aveva completato il ciclo vaccinale appaiono idonee a configurare una grave e inescusabile violazione di legge”.
Nell’ordinamento giuridico italiano, i giudici di merito come la Zanda, sono indipendenti e possono esercitare il loro ruolo in autonomia, proprio perché le decisioni della Corte Costituzionale non sono per essi, vincolanti.
Forse a Nordio è sfuggito che ultimamente, la cronaca racconta di dati falsati opportunamente prodotti da enti come l’AIFA, ad esempio come emerso dalle intercettazioni dell’ex ministro della salute che “chiedeva” a Brusaferro di “mettere paura per imporre le restrizioni”.
Non solo, ma a Nordio è sfuggito che le decisioni della Corte Costituzionale sono basate, come hanno scritto gli ermellini, su “verità scientifiche” e non su basi del diritto, lasciando che la “vigile attesa” continuasse a mietere vittime.
Vale anche la pena ricordare che la coraggiosa Susanna Zanda è lo stesso giudice che poco tempo fa, fece una “ramanzina” a Matteo Renzi dicendogli che: “il tribunale non è il bancomat” condannandolo a pagare 16.000 euro di spese processuali a Rcs, al direttore del quotidiano Luciano Fontana e alla giornalista Fiorenza Sarzanini.
Per i più è fastidioso pensare che la realtà non si possa rappresentare a compartimenti stagni, ma per molti altri invece, confidare nella giustizia per dimostrare responsabilmente la verità dei fatti, diventa un principio sociale, salvo poi non diventarne un bersaglio.
Saremmo forse di fronte ad una nuova forma di “cancel culture” della giustizia che lancia dei segnali in egemonia col recente passato, per far processare nuovi “oppressori” anizichè difenderne le doti dei tanti magistrati, messaggeri della verità?
Intanto una prima vittoria la giudice Zanda l’ha avuta a metà di marzo di quest’anno quando il CSM ha chiuso la sua richiesta di chiarimenti sul green pass della magistrata, additata dai media, “anti green pass”.
La verità è come l’acqua che, penetrando la dura roccia, riesce a riemergere come un fiume in piena con le sue miriadi di gocce di realtà.
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https://www.iltempo.it/personaggi/2023/03/08/news/paragone-smaschera-speranza-indagato-impressionante-dobbiamo-mettere-paura-35128024/