Giovedì, 18 Maggio 2023 08:38

“Come l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”? Intervista esclusiva a Benjamin Abelow (2° parte) In evidenza

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"Come l'Occidente ha provocato la guerra all'Ucraina” di Benjamin Abelow (Fazi Editore 2023, titolo originale How the West brought war to Ukraine. Understanding how U.S. and NATO policies led to crisis, war, and the risk of nuclear catastrophe), è una breve rassegna che ripercorre i fatti, dal 1990 al 2022, che hanno portato all'attuale conflitto nel cuore dell'Europa.

Di Giulia Bertotto  Roma, 17 maggio 2023 (Quotidianoweb.it) - In questo saggio l'autore presenta, in modo semplice ma documentato, la storia trentennale delle istigazioni da parte delle potenze occidentali nei confronti della Russia: la NATO si è allargata di oltre 1600 km verso est, gli USA si sono ritirati unilateralmente dal trattato sui missili antibalistici, forse ha preparato direttamente (o certamente almeno indirettamente attraverso ingenti finanziamenti) il colpo di stato di estrema destra in Ucraina, ha condotto esercitazioni militari della NATO al confine con la Russia, ha affermato e ripetuto che l'Ucraina sarebbe diventata un membro della NATO (calpestando il fatto che l'Ucraina è vitale per Mosca certamente non per gli Stati Uniti), si è ritirata nuovamente unilateralmente dal trattato sulle armi nucleari, ha addestrato l'esercito ucraino e incitato la leadership ucraina contro la Russia.

Abelow ha lavorato a Washington DC, scrivendo articoli, tenendo conferenze e facendo pressioni sul Congresso degli Stati Uniti sulla politica delle armi nucleari. Ha conseguito una laurea in Storia dell'Europa moderna presso l'Università della Pennsylvania e un dottorato di ricerca presso la Yale School of Medicine. Bestseller negli Stati Uniti, Germania e Svizzera, "Come l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina" è stato pubblicato in diversi paesi.

Quotidianoweb.it è orgoglioso di offrire ai suoi lettori la seconda parte di questa intervista, la quale verrà pubblicata integralmente in due tranches. Qui il link alla prima parte.

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Dottor Abelow, secondo lei il principale errore russo è stato quello di non aver richiesto garanzie ufficiali dalla NATO nel 1990 e ‘91, perché le richieste di non espansione non erano legalmente vincolanti. Ne vede altri?

Come dice lei, è stato un errore di Mosca non mettere per iscritto la promessa di non espansione occidentale da parte della NATO. Questo significa che Mosca è stata sciocca a fidarsi di noi. È una cosa terribile da dire. Che tipo di nazioni siamo noi che non rispettiamo la nostra parola e non siamo all'altezza di ciò che diciamo che faremo? Che tipo di bugie accettiamo dai nostri leader? Non dovremmo mentire e non dovremmo tollerare quando i nostri leader mentono.


La Russia e i suoi leader hanno commesso altri errori? Sì. E il primo è stato questo: l'invasione russa dell’Ucraina  è stata un enorme errore. Anche per la Russia l'invasione è un disastro. È vero che la NATO ha spinto la Russia in un angolo, e la Russia ne è uscita combattendo, e noi abbiamo una grande responsabilità per questo e ora dobbiamo trovare un modo per affrontare onestamente la realtà che abbiamo creato. Tuttavia, la Russia ha iniziato la guerra. È un obbligo morale di un paese e del suo leader esplorare ogni possibile strada per la pace. L'uccisione di innocenti è inaccettabile. Non sono convinto che il signor Putin abbia fatto tutto il possibile per evitare questa guerra.

Eppure, poiché così poche persone sembrano saperlo, devo sottolineare ancora una volta che Putin ha cercato molte volte di evitare questa guerra. Ci ha provato nel 2007. Ci ha provato durante il processo di Minsk, che è stato il suo tentativo di risolvere la crisi del Donbass chiedendo al governo ucraino di concedere un alto grado di autonomia alle aree del Donbass. Ha cercato di convincere l'Ucraina a dichiarare la non adesione alla NATO. Ha cercato di convincere gli Stati Uniti e la NATO, nel dicembre 2021, a dichiarare che non avrebbero accettato l’adesione dell'Ucraina. La Russia ha anche cercato di raggiungere un accordo di pace con l'Ucraina nel marzo 2022, subito dopo l'inizio della guerra. Sembrava che si potesse raggiungere un accordo. Lo sappiamo da più fonti, tra cui una pubblicazione ucraina, fonti turche, dall'ex primo ministro di Israele e da due studiosi che scrivono sulla rivista Foreign Affairs. Ma l'Occidente ha sabotato quel processo di pace perché voleva una lunga guerra per indebolire la Russia, usando gli ucraini come carne da macello.

Tutto questo è vero, ma non riesco ancora a vedere questa guerra come nient'altro che un terribile errore. Non posso giustificarlo. Non posso accettare l'idea che non ci fosse più niente da tentare per il signor Putin.

L'Occidente vive in una coltre di russofobia, dove la Russia è vista come il "male irrazionale e intrinsecamente espansionista", che lei considera un "pericoloso disprezzo della realtà" perché "la narrativa del sospetto può aggravare le stesse minacce che pretende di mitigare". È un meccanismo in gran parte inconscio. Quanto c’è di inconscio in guerra, secondo lei?

A questa domanda si può rispondere in modi diversi. Risponderò qui in un modo che potrebbe sorprenderla.

Ho un profondo interesse per lo studio del trauma psicologico, in particolare il trauma nell'infanzia. Credo che il desiderio e la volontà di impegnarsi in guerra possano sorgere come risposta a sentimenti profondamente sepolti di impotenza, vulnerabilità e rabbia che si sviluppano quando i bambini non sono trattati con rispetto. Questi sentimenti possono sorgere soprattutto quando i bambini sono soggetti a percosse e varie forme di abbandono emotivo o di un'educazione inadeguata. Ciò non significa che non ci siano mai ragioni consapevoli, pratiche, del mondo reale per cui le persone vanno in guerra. Ma si può pensare a questi fattori inconsci come a un percorso diverso che può portare alla guerra.

Per la maggior parte della storia, e nella maggior parte delle culture, è stato considerato del tutto normale - anzi, ci si aspettava - che i genitori picchiassero i propri figli. E naturalmente, quando questi bambini sono cresciuti, essendo stati essi stessi traumatizzati e non empatici, non sono stati in grado di riconoscere i bisogni emotivi dei propri figli. Quindi abbiamo a che fare con modelli culturali consolidati di maltrattamento e non adeguata empatia con i bambini. Anche in quelle culture in cui il maltrattamento fisico è stato ora reso illegale, alcune delle conseguenze di questi lunghi schemi vengono ancora tramandate e il trattamento dei bambini è ancora spesso scadente, se giudicato in base a ciò che è necessario.

Quando abbiamo a che fare con culture in cui la maggior parte dei bambini è stata trattata duramente e con indifferenza emotiva, le conseguenze non riguardano più solo il singolo bambino. Influenzano la cultura più ampia e anche il processo decisionale dei leader, che una volta erano loro stessi bambini, ovviamente. E questi fattori inconsci possono fondersi con minacce alla sicurezza consapevoli e reali. Questa fusione può portare ad una mancanza di empatia, inclusa una mancanza di quella che chiamiamo "empatia strategica", da parte di coloro che impongono minacce. E può portare a un senso esagerato di minaccia e vulnerabilità da parte di coloro ai quali è imposto un "dilemma strategico".

I bambini gravemente maltrattati che non risescono a portare a livello di consapevolezza il trauma subìto restano bloccati da quel disagio, è come se non vedessero altro se non ciò che gli è accaduto, e così da adulti proiettano il loro vissuto infantile doloroso nelle vicende collettive, pubbliche.

Ci sono altri modi in cui entra in gioco il trauma infantile. Credo che quelle persone che sono attratte da movimenti violenti di estrema destra - e questo include il neonazismo, il fascismo e l'ultranazionalismo, compresi i movimenti ultranazionalisti di estrema destra sia in Russia che in Ucraina - spesso hanno sopportato un'infanzia particolarmente dura. Vedo queste persone essenzialmente come bambini molto feriti, che sono diventati adulti ma sono rimasti preoccupati dalla paura e dalla rabbia dell'infanzia. Le loro azioni e la loro comprensione del mondo sono distorte. In molti casi stanno combattendo battaglie che nella realtà non esistono, eppure la violenza che infliggono e le conseguenze della loro indifferenza emotiva e della loro brutale aggressività sono molto reali.

Ad esempio, ho studiato i modelli educativi imposti ai bambini durante le generazioni precedenti l'ascesa del nazismo in Germania. Quando si guarda alla brutalità che questi bambini hanno sopportato e la si confronta con la brutalità che hanno inflitto da adulti alle loro vittime, l'intera situazione diventa molto più chiara. Non ci sentiamo più di fronte a un grande mistero sulle origini della violenza. Invece, vediamo come "il trauma genera trauma", una situazione in cui i bambini che sono stati traumatizzati diventano adulti che infliggono traumi agli altri.

Il nazismo non è unico. Piuttosto, è un chiaro esempio che penso che molte persone possano capire. Sospetto che le lezioni che possiamo trarne si applichino molto bene all'ultranazionalismo del tipo che incontriamo ora, incluso, come ho detto, quello sia in Ucraina che in Russia.

Nel saggio parla di “profezie che si autoavverano”, è un concetto affascinante e ampio che va dalle antiche arti magiche al mercato finanziario, coinvolge la psicologia e le tecniche di comunicazione nella sociologia, chiama in causa anche la filosofia nel rapporto tra l'umano e la predestinazione. Puoi dirci di più su questi fenomeni?

Quando parlo di profezie che si autoavverano non parlo di una nozione mistica. Sto pensando piuttosto concretamente alla creazione di un ciclo crescente di azione e reazione.

Ripensate al dilemma della sicurezza. Diciamo che il paese A ha troppa paura del paese B. Il paese A crede che il paese B voglia espandersi in modo aggressivo e debba essere frenato da un'intensa pressione militare. È convinto che nient'altro che un'intensa pressione militare servirà a qualcosa. Il Paese A intende che questa pressione sarà un deterrente, un'azione difensiva, un modo per prevenire una guerra. Ma il paese B percepisce quella pressione militare come una minaccia e risponde con le proprie azioni. E il ciclo continua. E alla fine, il paese B attacca davvero, proprio come il paese A era convinto che avrebbe fatto fin dall'inizio. Quindi lì vediamo una profezia che si autoavvera. Tutto ciò ha qualche connessione con la guerra a cui stiamo assistendo ora. Proprio ciò che la NATO temeva, una Russia altamente aggressiva, l'hanno fatto accadere. Erano così convinti che la Russia fosse aggressiva che hanno intrapreso azioni che alla fine hanno portato all'aggressione.

Vorrei concludere questa intervista con una battuta acuta dello studioso britannico Richard Sakwa. L’ho tratta dal suo eccellente libro Frontline Ukraine, testo disponibile in inglese ma non in italiano. Riguarda direttamente il concetto di profezia che si autoavvera come potremmo applicarlo alla NATO, alla Russia e all'Ucraina:

"Alla fine, l'esistenza della NATO è stata giustificata dalla necessità di gestire le minacce alla sicurezza provocate dal suo allargamento".

Link utili

https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/41500-%E2%80%9Ccome-l-occidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina%E2%80%9D-intervista-esclusiva-a-benjamin-abelow-%E2%80%93-prima-parte

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