Gli illeciti contestati sono il crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa [articoli 8(2)(a)(vii) e 8(2)(b)(viii) dello Statuto di Roma].
Al di là della strumentalizzazione politica dell'atto, va ricordato che, se da un lato, il mandato fa obbligo agli Stati parti, sul cui territorio si trovi la persona nei confronti della quale è emesso il mandato di arresto, di eseguire il provvedimento, dall'altro il Paese ospitante potrebbe sempre far valere il principio di immunità dei Capi di Stato esteri.
Del resto, procedere con l'arresto, ad opera dello Stato ospitante, significherebbe alimentare ulteriormente il conflitto in corso o, in caso di cessazione delle ostilità, condurre a conseguenze imprevedibili sul piano internazionale.
Inoltre, lo Statuto di Roma del 1998, istitutivo della Corte penale internazionale, coinvolge 123 Stati, ma non la Federazione Russa la quale non l'ha mai firmato e ratificato.
Pertanto, nel suo territorio, quei mandati sono privi di qualunque valore giuridico (a questo si aggiunga che la Russia vieta l'estradizione dei propri cittadini).
Si aggiunga, infine, che né gli Stati Uniti d'America, né la Repubblica popolare cinese, due attori importanti nel panorama geopolitico, non riconoscono la Corte penale internazionale con conseguente indebolimento del ruolo della stessa: gli Usa stessi si sono opposti a indagini internazionali della CPI sui presunti crimini di guerra commessi da Israele sui palestinesi.
Una scelta, dunque, politicamente inopportuna e giuridicamente poco incisiva, volta solo a rallentare una soluzione pacifica delle ostilità.
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
(Daniele Trabucco)