Quello che conta è ciò che è fatto ritenere come vero. In altri termini, l'ideologia, come ha scritto il prof. Giovanni Reale, è "una forma di fede immanente": una massa di uomini abbraccia questa fede credendo sia fede in cose vere e gli ideologi si adoperano in tutti i modi per far credere sia vero ciò cui essi stessi invitano a credere.
Aveva ragione, allora, Nietzsche (1844-1900) nei "Frammenti postumi" a sostenere "che qualcosa sia ritenuto vero è necessario, non che qualcosa sia vero". Certamente in ogni epoca storica è stato ospitato il sospetto ideologico del "ritener per vero" o del "credere al puro livello di opinione".
Platone (428 a.C. - 347 a.C.), nel Dialogo "Fedone", denuncia questa perversione e farà dire al protagonista, Socrate, che "nei tribunali...importa ciò che é persuasivo".
É una strada molto più comoda da seguire, mentre il pensiero e la ricerca del vero sono vie aspre, sofferte, dure, richiedono sforzo e costanza.
Meglio trastullarsi nell'ideologia che discutere attorno al vero, al bello, al buono.
Contro l'ideologismo politico intendo riaffermare la posizione di Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) nel secondo libro della Metafisica: ogni cosa possiede tanto di verità, quanto possiede di essere.
La prova? Chi ha rovesciato l'ideologia del marxismo e del socialismo reale? Non altre ideologie, ma le cose stesse e la realtà, ossia la verità dell'essere. "Il vero ti permetto, anzi ti comando di dirlo" (cit. dal "Simposio" di Platone).