L'applicazione, accanto ad una tassa sugli extra profitti per le compagnie che trattano energie fossili ed un razionamento dei consumi, di un tetto ai ricavi dei produttori di energia elettrica i quali utilizzano fonti diverse dal gas.
Anche ammesso che questa scelta comporti un abbassamento dei prezzi medi, aumenterà, comunque, la differenza tra i prezzi europei a causa del differente mix di produzione dei singoli Paesi.
Se, ad esempio, uno Stato produce il 45% dell'energia elettrica con l'utilizzo del gas (l'Italia è tra questi), potrà estrarre una rendita dal restante 55%, ma se un Paese produce solo il 15% della propria energia con il gas, avrà la possibilità di estrarre rendite sull'85% dell'energia non derivante da gas e, dunque, su una percentuale di gran lunga superiore.
Intanto, in barba alla normativa comunitaria vigente in materia di aiuti di Stato, la Repubblica federale tedesca ha varato un maxi-scudo da 200 miliardi di euro anche per fronteggiare la prossima recessione prevista per la fine del 2022 e l'inizio del 2023.
L'Unione Europea dimostra, ancora una volta, di essere solo un ostacolo da eliminare il prima possibile.
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(*) Professore Daniele Trabucco – Costituzionalista
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona/UNIB (Svizzera)-Centro Studi Superiori INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto di Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisé Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione del Centro Consorzi di Belluno)