Le prime avvisaglie però, ci sono da tempo perché, con l’impossessamento della Rai da parte della sinistra, non c’è giorno di questi ultimi tre anni che non si sia assistito al decadimento della libertà della carta costituzionale sotto gli occhi di Mattarella che, come per il caso Palamara, tutto procede come prima, come se nulla fosse.
Ma il vero progetto, cioè quello di abolire la proprietà privata, non è certo ispirato a quella che è una vera democrazia economica, semmai ricalca perfettamente l’ispirazione degli ordini della “cricca” di Davos che notoriamente, punta a trasformare cittadini economicamente liberi ed indipendenti, all’interno di un’economia tradizionale, ad essere invece dei sottoposti, rigidamente vincolati e vigilati, verso un sistema a debito, appunto di controllo.
A volte ricordare la storia, per chi la vuole continuare ad ignorare, ci aiuta a riflettere sul nostro presente affinché, fatti già accaduti nel passato contro un popolo, possano non ripetersi.
Infatti, se paragoniamo l’economia al tempo precedente la conquista alessandrina dei regni assiro-babilonesi, la proprietà privata non esisteva proprio, e tutto era di proprietà del re.
Furono i macedoni attraverso le loro conquiste, che introdussero il concetto di proprietà individuale di terre e greggi; il sistema economico che oggi conosciamo e che ci ha reso un popolo libero.
Ritornando ai giorni nostri quello appunto che sfugge ai più in questo periodo è che banchieri come Draghi, stanno introducendo il “capitalismo di sorveglianza” immettendo nuovi sistemi di controllo su cittadini, lavoratori e, soprattutto su chi cerca di operare in regime di libera impresa privata.
Pensiamo all’ultima “iniziativa” del pos per pagare 1 euro il caffè al bar, chi ci guadagna davvero? La banca, quella che riceve le commissioni e che si fa interprete controllore dello stato dell’attività del patrimonio commerciale di un’impresa in quanto tutto tracciato.
Infatti è quello che vogliono a Davos e noi in Italia saremmo i primi a sperimentarlo, se non lo bloccheremo per tempo, e vale a dire il “wallet digitale per tutta Europa” tanto voluto da Vittorio Colao.
Ancora una volta l’Italia viene scelta da Davos per prima in Europa, per introdurre lo strumento base di controllo della vita economica di ogni cittadino, utile al capitalismo di sorveglianza che archivia l’ipotesi che siano i cittadini a scegliere democraticamente, con un governo eletto dal popolo, quali debbano essere gli strumenti di controllo economico favorendo solo le potenti lobby finanziarie e multinazionali cibernetiche di Wall Street.
Infatti, come mai tanto interesse per l’Italia da parte di Ellon Musk, Bill Gates, George Soros, Klaus Schwab e “comparuzzi vari” come direbbe Francesco Cossiga, che li vediamo ultimamente, freneticamente venire a visitare il nostro paese?
Vero abbiamo posti incantevoli, unici e soprattutto la capacità di essere ingegnosi, ma dobbiamo difenderci da questo governo che opera più come un assalto alla diligenza o di quel che rimane, per lucidare un piatto ricco per pochi.
Pensare che ancora Draghi, oggi come oggi, guidi il governo e faccia proposte per legiferare come appunto ha detto lui: “Il governo non si ferma, ancora tanto da fare”, anche dopo lo scioglimento delle Camere, viene da chiedersi se esiste davvero la crisi di governo.
Se prima nel nostro Paese avevamo un “messia tecnico” ora, con la crisi di governo, i “messia” sono raddoppiati; pure Letta ormai, quando viene intervistato, parla evangelicamente del tipo: “Dio perdona loro perché non sanno quello che fanno” riferendosi agli avversari, segno che da noi i miracoli della moltiplicazioni dei pani e dei pesci possono avvenire, dipende poi a chi andranno i pani e i pesci, visto che per 315, dopo il 25 settembre, non si apriranno più le porte del “Paradiso Transatlantico” e manco potranno portare le bottigliette d’acqua agli amichetti graziati.
Sì, perché noi siamo sicuri e vogliamo credere che non sia stato fatto intenzionalmente, il 4 maggio scorso, sempre nel principio di trasparenza che contraddistingue chi intende tutelare la democrazia parlamentare, il governo ha varato un decreto che ha cambiato le regole per candidarsi alle elezioni, raccolta firme compresa, per i partiti più piccoli e i nuovi eventuali movimenti che intendessero candidarsi per la prima volta .
Ma la regola, si nota subito, non è uguale per tutti perché nel “decreto elezioni”, così si chiama, viene introdotto il solito “comma salvavita” che guarda caso, “sceglie” le formazioni che devono raccogliere le firme e quelle che non devono.
E chi saranno i fortunati che non dovranno raccogliere le firme?
Guarda caso proprio loro i partiti di quei Renzi, Calenda, Lupi, Liberi e Uguali di Speranza, Sinistra Italiana e Verdi + Europa, Coraggio Italia di Brugnaro, ovvero quelli che hanno sostenuto il governo Draghi; per loro c’è l’esenzione perché quel famoso comma recita che fa fede quando si sono costituiti i loro gruppi parlamentari.
E questa sarebbe democrazia? Limitare agli italiani di scegliere le formazioni anche quelle delle piazze del dissenso, perché qui si porrà una questione costituzionale che potrebbe portare ad un disordine sociale, sempre che gli italiani non si lascino “cucinare il cervello” sotto l’ombrellone.
Infine, il problema serio è l’approvazione del DDL Concorrenza; sostanzialmente la svendita totale di tutti gli asset principali del nostro Paese che, se anche è stato stralciato l’art. 10, dopo la protesta dei taxisti, sono rimasti quelli sulle spiagge, sulla sanità etc. voluta dall’ingerenza dei burocrati europei.
Caro Enrico, con il suo precedente accordo, definito da più parti, il Letta-Maio, candidi Draghi e Speranza, gli italiani le dimostreranno che non si sono ancora del tutto rimbambiti con la terza dose, ne hanno conservata una: il buon senso e soprattutto, la storia insegna che le campagne d’odio contro gli avversari non hanno mai portato bene, Enrico “stai sereno” che la libertà economica, sarà difficile da togliere.
Dobbiamo pretendere di votare chi vogliamo e scegliere davvero chi mandare a governare dopo il 25 settembre, altrimenti l’alternativa sarà, o un grande reset o una nuova Grecia del Signor “whatever it takes”, ad ogni costo proprio come vuole Letta.