Nel ciclo dell’esistenza umana nessuno è esente dallo sperimentare la sofferenza fisica o morale ma la malattia può essere un’opportunità nel rammentarci che siamo semplici creature, in antitesi con la vanagloria odierna in cui l’uomo vuole soppiantare il Creatore e come spiega San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (2cor 12, 7-10): “Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.”
Perciò la nostra risposta sia la vera compassione non come reazione emotiva ma sia un impegno consapevole basato sulla ragione. Ogni individuo dovrebbe sforzarsi di interessarsi della necessità del prossimo, non ideologicamente, non meccanicamente ma con partecipazione e vicinanza, come dono di sé commosso perché provare compassione per un essere vivente è come provarla per sé stessi.
Bisogna tenere presente che anche i livelli più sottili dell’esistenza sono governati dall’interdipendenza, infatti tutto ciò che costituisce e circonda il nostro pianeta (oceani, nuvole, foreste, fili d'erba) esiste in dipendenza di un impercettibile intreccio di energia, in assenza del quale ogni cosa perisce e scompare.
Anche Giacomo nella sua lettera (5, 13-18) ci esorta in un’assistenza e cooperazione fraterna reciproca: “Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto. Elia era un uomo come noi: pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.”