Si tratta di un espresso sostegno ad uno Stato, non appartenente né all'Unione Europea, né al Patto Atlantico, in guerra con la Federazione Russa.
Pertanto, è legittimo chiedersi se questa scelta rispetti o meno l'art. 11 della Costituzione italiana vigente il quale prevede il ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Una parte della dottrina costituzionalistica (Stefano Ceccanti) ritiene che la disposizione costituzionale, scritta sulla base dell'interventismo democratico, implichi non solo la legittimità dell'intervento bellico nei confronti dell'aggressore (c.d. guerra difensiva), ma anche quello avente la finalità di aiutare gli aggrediti.
Nessuno nega la dimensione evolutiva del concetto di guerra previsto dal Testo fondamentale del 1948, legato a quella "conflittualità continuativa" che è divenuta una costante del secondo dopoguerra, ed includente sia la necessità di difesa, sia azioni funzionali all'attuazione degli impegni assunti in sede internazionale, maggiormente valorizzati dopo la riforma costituzionale del Titolo V nel 2001 il quale impone il rispetto degli "obblighi internazionali" (art. 117, comma 1, Cost.), tuttavia, con riguardo a quest'ultimo punto, è certamente vero come sia costituzionalmente ammissibile un intervento (diretto o indiretto) a difesa di uno Stato alleato, ed in particolare di uno Stato membro della NATO, ma questo può avvenire rispettivamente ed unicamente nel quadro delineato dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945 e in quello disciplinato dal Trattato dell'Atlantico del Nord del 1949 (artt. 4 e 5).
La Repubblica di Ucraina non è uno Stato membro dell'Unione Europea, non fa parte del Patto Atlantico e, al momento, manca una delibera del Consiglio di Sicurezza dell'ONU implicante l'uso della forza. Dobbiamo aspettarci una presa d'atto ex post come avvenuto nel 1999 con il Kosovo? Né, infine, si potrebbe parlare, per la Federazione Russa, di aggressione quale illecito dello Stato e crimine dell'elite al potere, dal momento che tanto Mosca, quanto Kiev, non hanno mai ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale la quale non ha, sul punto, alcuna competenza.
Pertanto, in conclusione, la posizione italiana dimostra l'ennesima sudditanza verso Washington e verso Bruxelles.
(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.