Eppure, la tecno-scienza è e resta un sapere ipotetico. Ha potenza sul mondo e lo condiziona, ma ha rinunciato alla ricerca della Verità, del principio che sta e non si lascia contraddire come insegna Eschilo (525 a.C. - 456 a.C.) nell'Inno a Zeus dell'«Agamennone».
Se si osserva con attenzione ci si accorge che è la scienza stessa a riconoscere il proprio carattere ipotetico-deduttivo. Infatti, nemmeno la più potente delle intelligenze artificiali può esser infallibile ed essere in grado di fornire una risposta definitiva alla meraviglia provocata dall'Essere.
Il benessere, la felicità e la sicurezza che la tecne (in greco) può dare all'uomo sono ipotetici, provvisori, benché la sua capacità di produrli venga ampiamente data per scontata (si veda la questione dei vaccini contro l'agente virale Sars-Cov2).
Quando, però, ci si renderà conto che anche questa «felicità» è priva di quella garanzia assoluta che solo la Verità può dare, sarà inevitabile che i popoli incomincino a pensare se non esista un senso della Verità diverso da quello che il nostro tempo ha dovuto abbandonare e che ha condotto alla dominazione dei nuovi «immutabili», gli «ultimi dei» del tempo presente.
Questo oggi è un'effimera illusione di eternità tra le utopie odierne come la salvezza del corpo: in cui il contenitore diventa più prezioso del contenuto che con le sue sfaccettature e peculiarità scompare; come la tecnica che manipola la materia ma non può alterare l'essenza o "ciò che sta sotto".
Eppure è semplice l'uomo deve ricordarsi che c'è un ordine naturale in cui: l'essere è, e non può essere altro che se stesso; solo così riacquisterà la sua identità e serenità.
AUTORI:
Alessia Bianchini
Daniele Trabucco