Questa, com'è noto, è definita quale essere ed è connotata in termini di stabilità e necessità. La grande scoperta del fondatore della scuola eleatica, al quale egli dà veste poetica mediante il poema in esametri "Sulla natura", è che il pensiero non può pensare che l'essere: non esiste il pensiero del nulla dal momento che il nulla non è.
Dall'impossibilità, da parte del pensiero, di cogliere il nulla, nasce l'identificazione fra pensiero e pensiero dell'essere: "è la stessa cosa pensare e pensare che è: perché senza l'essere, in ciò che hai detto, non troverai il pensare...".
Ora, nonostante la sua indubbia originalità, la prova a priori (Kant la chiamerà ontologica) dell'esistenza di Dio elaborata da sant'Anselmo d'Aosta (1033-1109) nel "Proslogion" è una variazione del tema platonico del rapporto intelletto umano-Idea, giacché Platone dimostra che l'Idea (ossia l'Ente massimo) non può esistere unicamente nell'intelletto umano, ma anche in realtà ed è anzi la realtà stessa.
Tuttavia, a sua volta, Platone è "l'eco di Parmenide" poiché l'Essere (che è appunto "id quo maius cogitari nequit") è l'Essenza stessa la quale, per il suo significato, coincide con l'Esistenza. Questo nonostante per Parmenide l'Essere necessario sia anche l'unico Essere ("pietrificato" lo definisce il prof. Giovanni Reale dell'Università Cattolica di Milano), mentre per Platone ed Anselmo l'Essere massimo ha accanto a sé enti inferiori, gli enti del mondo del divenire, la cui essenza non coincide con la loro esistenza.
(immagine copertina autore: Oroxon)
(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.