Di Lamberto Colla Parma, 19 luglio 149esimo giorno dell'anno 1 dell'era COVID-19 e 130° pandemico - domenica -
E’ tempo di decisioni importanti e l’Europa, come ormai è consuetudine, dimostra la solita disomogenea interpretazione dei fatti e la politica comune è sempre meno efficace poiché, all’aumentare dei componenti dell’Unione aumentano, le necessità avanzate dai vari Paesi e quello che ne scaturisce è il frutto minimale di un negoziato lungo e infine inefficace.
Se qualcuno pensava che l’emergenza coronavirus potesse stemperare le differenze e far convergere tutti, con una certa facilità, verso una comune politica sanitaria prima e di sostegno finanziario dopo, deve nuovamente arrendersi di fronte alla brutale realtà.
L’Olanda, alla vigilia del vertice europeo dei capi di Governo che si è riunito tra venerdi e sabato scorsi, aveva scaldato gli animi dichiarando un ipotetico “veto” sulla questione degli aiuti finanziari, confermando l’idea di preferire i prestiti alle erogazioni a fondo perduto.
Insomma, come nell’editoriale della scorsa settimana avevamo raccontato, sono molti gli episodi in cui i nostri “splendidi alleati” predicano bene ma razzolano male, anzi malissimo.
E, come il cacio sui maccheroni, ecco che giunge il conto del costo dei “paradisi fiscali” europei ai danni degli altri Paesi “partner”.
Condizioni fiscali particolarmente vantaggiose riservate alle imprese che vengono perciò sedotte da quei Paesi europei, tra i quali spiccano quelli che vorrebbero porre il Veto all’utilizzo di certi strumenti finanziari emergenziali da parte dei Paesi che sono stati maggiorente colpiti dal Covid-19.
A mettere nero su bianco i numeri della distrazione di fondi da sleale concorrenza fiscale è stato "Milano Finanza" dello scorso 13 luglio che riportava i risultati di una ricerca di un gruppo di docenti di varie università europee.
"The Missing Profits of Nations,- scrive Elena Dal Maso dalle colonne di quotidiano economico - a firma di Thomas Tørsløv (Universittà di Copenhagen), Ludvig Wier (UC Berkeley) e Gabriel Zucman (UC Berkeley), considerati fra i maggiori esperti accademici al mondo in materia, si focalizza poi sulle distorsioni presenti all'interno dell'Unione europea. Lo studio è dello scorso aprile.
Dalla ricerca emerge che fra i maggiori perdenti all'interno dell'area euro vi sono la Germania (55 miliardi di dollari di entrate fiscali perse per l'imposta sulle società deviate verso altri Paesi prendendo in considerazione solo l'anno 2015), la Francia (32 miliardi di dollari) e l'Italia (23 miliardi di dollari, circa due terzi del valore del Mes, il prestito low cost ma con condizionalità che l'Ue sta proponendo con insistenza a Roma), mentre i maggiori beneficiari includono l'Irlanda (106 miliardi di dollari l'anno), i Paesi Bassi (57 miliardi di dollari) e il Lussemburgo (47 miliardi di dollari). Quindi a guadagnarci sono i piccoli Stati più severi nei confronti del Paesi del Sud Europa, quelli che si oppongono al Recovery Fund in discussione il 17 e 18 luglio."
Ovviamente consigliamo di leggere completamente l'articolo di Milano Finanza che riporta diversi dettagli illuminanti sui comportamenti dei suddetti Paesi, in modo ben più autorevole di quanto possa essere garantito da questo nostro giornale on line.
Insomma, questi nostri "Splendidi Alleati" continuano a sorprenderci per rettitudine e coerenza. Dovremmo cominciare a imitarli… Son certo che nel campo dell'illegalità potremmo alla fine superare i maestri nordici.
LINK:
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/28414-chi-%C3%A8-senza-peccati-scagli-la-prima-pietra,-della-serie-%E2%80%9Cquesti-splendidi-alleati-9-%E2%80%9D-video.html
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