Molte sono state le dichiarazioni di soddisfazione per l'approvazione della direttiva europea riguardo la tutela del diritto d'autore, ma il percorso per vedere applicata la norma è ancora lungo e gli ultimi buoi faranno in tempo a scappare dalla stalla lasciata aperta "colpevolmente".
di Lamberto Colla Parma 31 marzo 2019 -
Ebbene sì, partiamo dall'ultima affermazione, "la stalla lasciata aperta colpevolmente".
Autori e editori, di ogni categoria professionale e artistica, erano, in un passato ormai remoto, molto soddisfatti dell'aiutino che derivava al loro business da queste strane "piattaforme", d'origine prevalentemente statunitense, che senza nulla chiedere consentivano di divulgare il loro prodotto.
La carta stampata tirava, i dischi dal vinile passarono al cd e poi dvd quando le case discografiche iniziarono a associare storielle alla canzone, e i prodotti primari incrementavano le vendite o la popolarità in altre fasce demografiche.
Grazie a queste nuove tecnologie, piattaforme aggregatrici (Wikipedia, e Youtube ad esempio) ai motori di ricerca (Google ad esempio) e infine ai social media (Facebook ecc...), il lancio dei dischi e la campagna di promozione riceveva sostanziosi aiuti senza intaccare il portafoglio così come pure i quotidiani potevano anticipare le notizie che il lettore avrebbe trovato il giorno seguente sui sui affezionati giornali freschi di stampa.
Il business dell'hardware tirava e, grazie a queste strane attrezzature digitali che si muovevano nel mondo sommerso di internet, gli affari prosperavano senza la necessità di ampliare il budget della comunicazione.
Uno sfruttamento che sembrava una manna dal cielo sino a quando ci si accorse che quegli strumenti tanto stupidi non erano e avevano iniziato a diventare i punti di riferimento del consumatore di informazioni, di musica e di libri ben oltre l'immaginazione e puntavano a competere o addirittura a sostituirsi ai negozi di musica, alle librerie e alle edicole.
Nonostante tutto, la miopia dei nostri industriali del settore si faceva sempre più grave e, per quanto i ricavi cominciassero a crollare, nessuno pensò a qualche strada alternativa da percorrere , magari investendo in tecnologie analoghe ma di fattura nazionale.
Niente di tutto questo!
Si preferì fare aumenti di capitali alle testate giornalistiche piuttosto che investire nel nuovo.
E così i nuovi costumi presero il sopravvento. Quello che siano a pochissimi anni fa era lo status symbol per eccellenza, ovvero i tre quotidiani (due rosa e un locale) sotto l'ascella, è stato sostituito dallo smartphone di ultima generazione capace di far leggere, ascoltare musica, guardare video e Tv in qualsiasi ora e senza lasciare macchie di stampa sui polpastrelli.
Ora che i buoi sono scappati e i giornali sono a meno di un terzo di lettori e il mondo musicale tradizionale sta per venire travolto dai musicisti underground nati e cresciuti nel sommerso mondo del web (da Achille Lauro a Sfera Ebbasta e al circuito dei trapper ad esempio) ecco che ci si sveglia e si decide che è ora di far pagare i contenuti che sino a ieri venivano offerti gratuiti pensando di averne un giovamento eterno.
Comunque, anche questa è solo propaganda!
Intanto perché dalla direttiva approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 26 marzo, necessita della approvazione della identica proposta da parte del Consiglio Europeo (l'organo di rappresentanza degli Stati membri) e infine i singoli Stati, tra cui anche l'Italia, avranno due anni di tempo per recepire la direttiva, decidendo la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi che questa fissa. Insomma un percorso lungo quasi tre anni per arrivare all'applicazione della tanto decantata direttiva sul "Copyright", che, per i tempi dell'era digitale, sono una eternità.
Durante questi tre anni i "mostri" del web pian piano aumenteranno i prezzi di advertising e di accesso alle loro piattaforme incrementando ancor più il loro tornaconto a scapito del portafoglio degli autori e editori più piccoli che si vedranno costretti a limitare la loro visibilità a scapito della libertà di espressione.
Perciò, quando la direttiva entrerà in vigore il mondo sarà totalmente cambiato e la norma entrerà direttamente, senza passare dal "Via", nel cassetto dei ricordi inutili di questa Europa che non vuole modernizzarsi.
La morale: a fare i furbetti non sempre, anzi quasi mai, ci si guadagna... a lungo!
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L'Unione Europea teme che l'Italia diventi il "Cavallo di Troia" per l'invasione gialla. Dalla linea ferroviaria Zhengzhou -Amburgo (Germania) nessuna preoccupazione invece? E no, sulla Germania non si può!
di Lamberto Colla Parma 24 marzo 2019 -
L'Italia, come al solito, non ne fa una giusta, soprattutto quando pensa per sé stessa e non per la comunità.
Sino a ieri ci si raccontava la favola che il turismo (uno dei 19 accordi sottoscritti per un totale di 20 miliardi) potrebbe essere il "petrolio" dell'Italia e oggi, grazie al memorandum sottoscritto tra Italia e Cina, che potrebbe diventare una realtà, non va più bene. Chissà cosa potrà mai nascondere l'accordo Italia Cina di tanto pericoloso!
Intanto è da apprezzare la trasparenza. E' lo stesso presidente Xi Jinping che si è mosso per porre la firma a un memorandum che regolerà gli scambi e le acquisizioni. Un accordo che ovviamente prevede che l'Italia possa giocare la Golden Share nel caso in cui venisse compromesso il controllo nazionale su imprese e siti considerati di interesse strategico.
Ma non basta, e allora i nostri cari alleati e i loro fiduciari in Italia, sempre attenti a che l'Italia non cresca troppo rapidamente, ecco che scendono in campo con una ipotesi di Super Golden Power europea per bloccare la "Belt and Road Initiative" cinese, ovvero il programma infrastrutturale che i cinesi stanno "esportando" dal 2013 un po' in tutto il mondo, a partire dal continente africano, per arrivare ai paesi dell'est europa e ora, compiendo un notevole salto di qualità, sottoscrivendo un'intesa con il primo governo appartenente ai G7, l'Italia appunto.
Di questo piano infrastrutturale così pericoloso non si discusse quando venne progettata e infine inaugurata la linea ferroviaria più lunga al mondo che copriva la distanza commerciale tra Zhengzhou e guarda caso, Amburgo, un "paesino" della Germania, in soli 15 giorni.
Obiettivo, era il 2013, consisteva nel colmare la distanza di oltre 10.200 chilometri che separa le due città in 15 giorni con collegamenti periodici (la metà del tempo navale). Un flusso inesorabile di merci che dalla Cina approdano nel cuore dell'Europa. Ma lì tutti zitti, era coinvolta la DB Schenker, divisione Trasporti e Logistica di Deutsche Bahn (ferrovie tedesche), e... sulla Germania non si può!
D'altro canto la Germania è il più importante partner commerciale europeo e mondiale con la Cina per un valore di interscambio di 170 miliardi di euro nel 2017, contro 167 della Francia e 165 degli Usa. I 40 attuali di Italia sono una vera miseria, ma Junker, Macron e Merkel hanno avuto il coraggio di affermare che la Cina è un concorrente con il quale "non possiamo costruire qualcosa di stabile". Così, In tutta risposta al bilaterale Roma - Pechino, a dimostrazione che l'UE vuol dire Francia e Germania con l'assist della Commissione UE, mercoledi il triumvirato ha invitato Xi Jinping a Parigi per un incontro, 15 giorni in anticipo sul vertice UE/Cina del 9 aprile e subito a ridosso del vertice Italia Cina appena concluso, per riaffermare l'asse di ferro Parigi-Berlino.
I soliti splendidi alleati. Loro possono intervenire in Libia bombardando senza alcuna autorizzazione preventiva dell'ONU, pur di prendere i nostri contratti petroliferi, mentre noi non possiamo fare nulla senza il visto della UE.
(foto di copertina: Great Wall of China near Jinshanling - Jakub Hałun - 29 may 2009)
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Editoriale: - "Sisma 2016 Centro Italia, lo Stato delle cose" -Latte spot, burro e panna ancora in leggero calo. - Cereali e dintorni. USDA replica perfettamente i dati precedenti - Pomodoro, accordo tra OI, Regione Emilia-Romagna e filiera per la formazione in ambito lavorativo - Ponte di Colorno: Provincia e Università lavorano a definire il sistema di controlli - Parmigiano Reggiano: nuovo partner di Jeune Restaurateur D'europe -
SOMMARIO Anno 18 - n° 11 17 marzo 2019
1.1 editoriale
"Sisma 2016 Centro Italia, lo Stato delle cose"
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Latte spot, burro e panna ancora in leggero calo.
2.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. Latte spot, burro e panna ancora in leggero calo. GRAFICI TENDENZA
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. USDA replica perfettamente i dati precedenti
3.1 bis cereali e dintorni Cereali e dintorni: tendenze
5.1 pomodoro e formazione Pomodoro, accordo tra OI, Regione Emilia-Romagna e filiera per la formazione in ambito lavorativo
5.2 appennino e bonifica La Bonifica Parmense a lavoro sulle strade dell'appennino parmense
6.1 siccità reggio emilia Emilia Centrale: Siccità e irrigazione, la situazione
6.2 ponte sul po Ponte di Colorno: Provincia e Università lavorano a definire il sistema di controlli
7.1 agroalimentare emilia romagna L'Emilia-Romagna del gusto: rinnovato l'accordo tra Regione e Unioncamere
8.1 SIMA Paris SIMA 2019: un clima d'affari sostenuto per un salone rivolto all'innovazione
9.1 ambiente e clima Global Climate Strike For Future - anche da Parma tutti dietro a Greta
9.2 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: nuovo partner di Jeune Restaurateur D'europe
10.1 crisi idrica Riunito a Parma l'Osservatorio sulle crisi idriche
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners
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Sono trascorsi quasi 3 anni, qualche Governo e tre Commissari Straordinari per la ricostruzione, ma il tempo nelle zone terremotate del centro Italia sembra si sia fermato a quel terribile 24 agosto 2016. Vi raccontiamo com'é la situazione oggi, fra desolazione e persone forti che sperano nel futuro.
Testo di Lamberto Colla, foto di Francesca Bocchia
24 agosto 2016 ore 3,36, una scossa di magnitudo 6.0 ha dato inizio a una lunghissima, interminabile, sequenza sismica che dalla valle del Tronto si è estesa prendendo parte delle Marche, del Lazio e dell'Abruzzo. 299 le vittime che non potranno più raccontare la loro disavventura, ma migliaia le vittime che dopo 930 giorni continuano a vivere e a rivivere quel tragico inizio, non potendo riscontrare miglioramenti nel paesaggio delle macerie.
Nei giorni in cui si parla tanto di solidarietà "non concessa" a qualche decina di extracomunitari, prevalentemente profughi economici e non in fuga da zone di guerra, siamo andati a dare uno sguardo a quelle zone che sembrano essere state inghiottite da un buco nero e di cui quasi non si parla.
Tra l'altro parlare di "Buco nero" non è così lontano dalla realtà. E' infatti di poche ore fa la divulgazione della notizia che ci sarebbe una sorta di volume fantasma sotto la faglia del sisma in Italia centrale. Come una fisarmonica, potrebbe aver "creato lo spazio" per accogliere tutto il volume di roccia che si è abbassato durante la sequenza sismica. E' l'ipotesi dei ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Una teoria nata dalla valutazione che la massa sprofondata è ben 7,5 volte il volume di quella che si è spostata verso l'alto.
Un aspetto per certi versi affascinante seppure altamente inquietante che dimostra come il nostro Centro Italia sia particolarmente fragile e esposto a altri fenomeni sismici di elevata violenza.
Nonostante la pericolosità della zona e la desolazione circostante la popolazione vuole assolutamente rifondare le radici dove sono nate e cresciute. Un esempio è la testimonianza che abbiamo raccolto in Amatrice. Alessio Bucci è gestore del tempio dell'amatriciana, quell'Hotel Roma il cui crollo è diventato il simbolo della tragedia che ha colpito il centro Italia quel fatidico 24 agosto 2016.
Alessio Bucci - "Hotel Roma"
"L'attività ha ripreso (nell'area FOOD di Amatrice sotto l'insegna "Ristorante Roma" ndr), - ci segnala Alessio Bucci - ovviamente non come prima (l'ospitalità alberghiera non è ripresa ovviamente - ndr) però la gente nella parte del ristorante viene. Chi lavora poco sono i commercianti giù. Le seconde case non ci sono e non c'è la gente che c'era prima".
Mostra tranquillità ma negli occhi di Alessio si legge ancora il terrore e la paura trascorsa. Ciò nonostante parla del futuro, pur nella convinzione che non sarà roseo, tutt'altro.
"Le difficoltà rimangono e qui - prosegue Alessio Bucci - la ricostruzione è lentissima, più che lenta non c'è proprio. Io non vedo niente. Sono passati quasi tre anni e son bloccate persino le costruzioni dei marciapiedi delle casette di legno. Purtroppo penso che questa non sia la situazione definitiva, ma poco ci manca. Credo che fuori dalla zona rossa di Amatrice cominceranno a ricostruire prima o poi, ma all'interno dell'area passeranno 10 anni o forse più."
Osservando la forza e determinazione di Alessio e di tutti i familiari è venuto spontaneo interrogare sui suoi ricordi di quel tragico giorno, per poi pentirci immediatamente nel timore di avere toccato un nervo scoperto.
"Cosa ricordo? Ricordo tutto. - risponde con grande dignità il gestore del Ristorante Roma - E' crollato tutto e son rimasto sotto. Stavamo vicini io e mia moglie. O qualcuno mi salvava o ero finito lì. Per fortuna siamo una famiglia molto unita e molto attaccati l'uno agli altri e questo ci ha dato la forza di ricominciare".
E di forza ce ne vuole tanta per ricominciare, soprattutto per chi è rimasto sepolto sotto le macerie della propria attività, dove, sotto alle stesse macerie sono perite 6 persone e molte alte furono graziate dal fatto che l'Hotel ha resistito alla prima scossa consentendo alla maggioranza degli ospiti di riuscire a mettersi in salvo.
Alessio Bucci, dopo oltre 40 giorni d'ospedale, ha trovato la forza di reagire e, anche grazie alle donazioni degli Italiani, è riuscito, insieme a altri 5 ristoratori, a riaprire seppure parzialmente l'attività, cercando di domare il dolore fisico e psichico.
Alessio, così come il suo Hotel Roma e Amatrice stessa, sono diventati un simbolo, un modo per sintetizzare e ricordare una tragedia ampia e estesa che dopo tre anni sembra congelata a quel tragico 24 agosto 2016.
930 giorni sono trascorsi, qualche Governo e tre Commissari Straordinari per la ricostruzione si sono succeduti, ma tutto sembra fermo a quel giorno dell'estate 2016 così come pure le promesse non hanno avuto alcun seguito concreto.
Prima è stato Vasco Errani, ex presidente della Regione Emilia Romagna e già Commissario per il terremoto di Modena e dintorni, a assumere l'incarico di Commissario Straordinario per la Ricostruzione del sisma 2016. Sembrava una garanzia! L'efficienza emiliana traslocata in centro Italia però non ha sortito effetti. Alla fine, dopo avere addirittura aperto una pesante polemica con il "suo" governo, ha lasciato l'incarico e poi anche il PD andandosi a schierare con una serie di notabili dissidenti del partito di sinistra.
"Non c'è dubbio che abbiamo avuto quattro terremoti, - è il commento di Vasco Errani e ripreso in esclusiva video da "Panorama" il 15 febbraio 2017 in occasione di un incontro con i Sindaci delle zone terremotate ad Ancona - la dimensione è stratosferica, ma tutto ciò non risolve il fatto che non riusciamo ad andare avanti su alcune cose... Non esiste il fatto che per cominciare a fare le casette, che non è cio che devo fare io, che si attenda il fatto di avere il fabbisogno definitivo di tutte le casette. Non esiste. Non esiste che per fare le stalle bisogna metterci tutto questo tempo. Non esiste. Non esiste...". Insomma molto sconsolato Errani riconosce il fallimento dello Stato, che lui stesso rappresenta, nella gestione delle fasi successive alle terribili scosse che hanno messo in ginocchio diversi paesi di Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio.
Poi venne la volta della piacentina e "renziana di ferro" Paola De Micheli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 23 settembre 2017 al 1º giugno 2018. Una prezzemolina del tubo catodico pronta, ogni due per tre, a intervenire in ogni talk show per discutere e difendere l'operato del premier di sinistra di turno. Una "passionaria" combattiva che dopo la nomina a Commissario Straordinario, in sostituzione di Errani, è scomparsa da ogni media. Nemmeno una citazione in qualche giornale parrocchiale. Sparita come è scomparsa la ricostruzione.
Infine arrivò anche la nomina dal governo "giallo verde". Lo scorso 5 ottobre il Consiglio dei Ministri nominò il geologo, presidente dell'ordine delle Marche e professore universitario, il 58enne Piero Farabollini. A darne notizia fu lo stesso vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: "Piero Farabollini è il nuovo commissario straordinario per il terremoto. Lo abbiamo nominato al Consiglio dei Ministri e voglio per prima cosa fargli i migliori auguri perché ora ha davanti a sé tante responsabilità e un compito che non è facile, ma può contare sul sostegno assoluto del governo".
Una nomina che se non fosse per la proroga all'incarico pubblicata lo scorso 10 gennaio, del "Commissario professore" non ci sarebbe praticamente traccia nelle cronache dei giornali.
Intanto i giorni trascorrono inesorabili, gli inverni rigidi continuano a alternarsi a estati soffocanti e molti, quasi tutti, continuano a vivere nelle roulotte o nelle casette sgangherate.
E' inquietante osservare come le macerie siano ancora tutte lì, a Amatrice, a Castelluccio (zone del nostro servizio fotografico) come a Accumoli e in tutte le località colpite e ancora con la ferita totalmente aperta.
Il nostro servizio in zona (foto di Francesca Bocchia) testimonia il livello di distruzione delle cose fisiche, più difficile immaginare il tasso di isolamento e rammarico delle persone che, con tenacia e volontà, tentano di ricostruirsi una vita e una dignità nel totale isolamento.
Prima che il "Buco nero" inghiottisca il Centro Italia fissiamo queste istantanee di Francesca Bocchia e preghiamo che qualcuno finalmente si prenda a cuore il caso. Donne, uomini, bambini e anziani obbligati a vivere il terremoto tutti i giorni da quasi tre anni senza intravedere un futuro migliore.
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