Di Andrea Caldart Cagliari, 3 dicembre 2024 - L'origine del problema? Due cavi internet tranciati in Svizzera, un incidente che suona casuale, ma solleva interrogativi inquietanti. In un'epoca in cui ogni transazione è ormai digitalizzata, questo blackout ha evidenziato una dipendenza che spesso diamo per scontata.
Che si tratti di una semplice fatalità o di un errore umano, il risultato è stato quello che, milioni di italiani si sono trovati nell'impossibilità di utilizzare carte di credito, bancomat e sistemi di pagamento online. Piccole e grandi imprese hanno subito danni, file ai distributori automatici si sono allungate, e molti hanno scoperto, con amara sorpresa, di non avere contanti sufficienti per far fronte alle spese quotidiane.
Non è solo una questione di efficienza tecnologica. Questo incidente ci pone davanti a una domanda cruciale: chi controlla davvero i nostri soldi? La risposta è semplice e complessa al tempo stesso: il sistema bancario e le sue infrastrutture private tecnologiche.
Ci affidiamo a loro, ma non siamo in grado di gestire i nostri soldi senza passare attraverso un intermediario che, di fatto, decide le regole del gioco, un po' come il gregge che sereno pascola fino al momento in cui entra nel mattatoio.
La tecnologia ha portato enormi vantaggi, è innegabile. Pagare con un clic, monitorare le spese, inviare denaro in tempo reale sono comodità che hanno semplificato alcuni aspetti della nostra vita. Tuttavia, l'incidente della scorsa settimana ci ricorda che questa comodità ha un costo: la perdita di autonomia. Quando i sistemi digitali si fermano, ci rendiamo conto di quanto poco controllo abbiamo sulle nostre risorse finanziarie.
Inoltre, l'aspetto economico non va sottovalutato. Ogni transazione digitale comporta commissioni che arricchiscono banche e società di pagamento. Questo significa che, nel mondo digitale, anche il semplice atto di spendere il proprio denaro genera un guadagno per qualcun altro, togliendo a noi.
Se la libertà finanziaria è un diritto, come possiamo garantirla?
Una risposta potrebbe essere sorprendentemente semplice: tornare, almeno in parte, all'uso del contante. Proviamo ogni sabato di dicembre a pagare solo in contanti. Non si tratta di una crociata contro la tecnologia, ma di un gesto simbolico per riaffermare il nostro diritto a decidere come utilizzare il denaro.
Pagare in contanti non solo riduce la nostra dipendenza dai sistemi digitali, ma rappresenta anche un segnale chiaro a chi controlla questi sistemi: il popolo non è disposto a rinunciare alla propria libertà economica.
Il blackout del sistema digitale italiano è stato un campanello d'allarme. Ci ha mostrato quanto siamo vulnerabili e quanto dipendiamo da una tecnologia che, per quanto avanzata, resta nelle mani di pochi. Il denaro è uno strumento di libertà, non un privilegio concesso da banche o provider tecnologici.
Riprendiamoci almeno una parte di questa libertà, iniziando con piccoli gesti: un pagamento in contanti oggi può fare una grande differenza domani, senza aspettare di arrivare davanti al mattatoio.
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Pagamenti digitali: Quando la tecnologia si ferma, scopriamo quanto siamo vulnerabili