Di Alfio Vasta, Genova 25 agosto 2024 -
Nessuno edifica una città addossata ai burroni, abbarbicata come un’edera brulicante: nessuno che non sia genovese. Riservato, pessimista e testardo: nulla gli è impossibile. Zena dalle vette precipita al mare, la vita scorre in angusti carrugi. Niente spazio per una vera strada ma sono zenesi, l’hanno sopraelevata e corre sui tetti. Di qua la Lanterna di Zena e di là l’irsuto appennino quasi a toccarsi. E cominci a capire. “Uomini diversi/ D'ogni costume e pien d'ogni magagna” scrisse il Sommo. Sarà. La Lanterna è museo del mare, ecco la contraddizione: può una città di mare, da sempre cosmopolita, essere tanto riservata e diffidente? Può se è Genova, la Superba. E mugugna; il turista viene accolto non da esaltazione del bello ma dall’ elenco di ciò che non va. Levate tutto ai genovesi ma non il mugugno. Ti avvolge la macaia, aria pesante che incupisce ma scorci di abbacinante bellezza appagano occhi e spirito. Lascia qualcosa dentro: “quell’espressione un po' così che abbiamo noi che abbiamo visto Genova”. Tra un mugugno e l’altro diede i natali a Colombo, Paganini, De Andrè ed altri giganti della Storia. Vuoi tornare e non capisci perché. “Ahi Genovesi, uomini diversi/ D'ogni costume e pien d'ogni magagna” è davvero un’invettiva o un sottile complimento? Non capirai perché, ma tornerai.
Fotografie: Ekaterina Kravchenko
Immagine dall’alto PH Merlo