Martedì, 21 Marzo 2023 12:27

Ferrari sotto attacco hacker. Ma non pagherà nessun riscatto In evidenza

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In un comunicato la casa del Cavallino Rampante ha fatto sapere di essere stata oggetto di un cyberattacco mirato a estorcere denaro. I pirati informatici sarebbero entrati in possesso di alcuni dati di contatto dei clienti, ma l’azienda ha già preso provvedimenti

MODENA – La Ferrari di Maranello è stata presa di mira da pirati informatici, che si sono impossessati, a loro dire, di dati sensibili relativi a contatti dei clienti della Casa del Cavallino Rampante e hanno chiesto un riscatto per non divulgarli.

Ma l’azienda non ci sta e in un comunicato ha dichiarato che non solo non si piegherà al ricatto, ma ha già provveduto a informare le forze dell’ordine, la clientela e a rafforzare i propri sistemi di sicurezza.

Dopo aver ricevuto tale richiesta, abbiamo immediatamente avviato un'indagine in collaborazione con una società di cybersicurezza leader a livello mondiale. Inoltre, abbiamo informato le autorità competenti e siamo certi che faranno tutto quanto in loro potere nello svolgimento delle indagini", scrive la Casa del Cavallino.

Nessuna trattativa, poi, con i cyber criminali: "In linea con la propria policy aziendale, Ferrari non accoglierà nessuna richiesta di riscatto in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi. Nella convinzione che la migliore linea d'azione sia quella di informare la nostra clientela, abbiamo notificato ai nostri clienti la potenziale esposizione dei loro dati e la natura dell’evento".

E aggiunge: “Abbiamo collaborato con esperti per rafforzare ulteriormente i nostri sistemi, della cui solidità siamo fiduciosi. Possiamo inoltre confermare che la violazione non ha avuto alcun impatto sull’operatività della nostra azienda", si legge ancora nel comunicato.

La casa delle famose Rosse non è nuova ad attacchi informatici. Nello scorso mese di ottobre, infatti, un’altra intrusione hacker aveva permesso di diffondere in rete numerosi documenti relativi a vecchi modelli di auto che erano stati sottratti, anche se la cosa era stata smentita dalla direzione aziendale.

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