A 90 anni si è spento Sir Stirling Moss. Pilota di un automobilismo da corsa che non c'è più. Eterno secondo? Re senza corona? Leggenda, è l'unico aggettivo che gli si addice.
di Matteo Landi
"La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli consentiva di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva il senso dell’incidente; e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno". Così scrisse Enzo Ferrari in “Le mie gioie terribili”, pubblicato nel 1962. Anno in cui in seguito ad un grave incidente Sir Stirling dovette rinunciare ad una nuova carriera targata Ferrari. L'Eterno secondo, il Re senza corona. Soprannomi che non danno il giusto peso alla carriera di un grande pilota, vicecampione del mondo per ben quattro volte, nell'epoca più romantica ed affascinante delle corse. Alfiere di alcune delle più importanti case automobilistiche dell'epoca, Maserati, Mercedes, Lotus, e non solo. L'inglese che ha combattuto contro piloti del calibro di Ascari, Fangio, Brabham, Graham e Phil Hill, solo per citare alcuni nomi da pelle d'oca, si è spento oggi. Nel silenzio di una stagione agonistica che non può e vuole saperne di iniziare. Quasi a voler accompagnare nel suo viaggio verso l'ultraterreno una delle più luminose stelle della massima Formula, e non solo, che adesso splenderà lassù, in compagnia dei grandi che già affollano i circuiti del Paradiso. Sedici gran premi di F1, Targa Florio, Mille Miglia, Tourist Trophy e molte altre sono state le conquiste sui campi di gara del londinese. Sconfitto solo adesso, dopo una battaglia contro una lunga malattia, sarà per sempre ricordato, non come “l'Eterno secondo”, ma come un Campione della Grande Era, con la “C” maiuscola.