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Ripresa, "I segnali ci sono e vanno colti", dice Renzi. Una ripresa ci sarà pure, diciamo noi, ma nessuno la vede. Più dell'ottimismo occorre una gran dote di fantasia per leggere i segnali positivi. Se poi i dati da interpretare sono quelli del lavoro, dobbiamo aggiungere i dubbi sulla correttezza delle fonti.

di Lamberto Colla - Parma, 30 agosto 2015 -
Renzi: "Abbiamo una cornice complicata, ma la ripresa c'è": "I segnali ci sono e vanno colti".

Sono per caso i dati dell'occupazione che dovrebbero mettere il buonumore, diffusi il 25 agosto e rettificati, nientepopodimeno che dimezzati, il giorno successivo? O forse dovremmo brindare al prossimo aumento dell'aliquota iva (25,5%) che darà il definitivo colpo di grazia ai consumi e alla ripresa economica?

C'è poco da essere ottimisti, le uniche promesse che siamo sicuri verranno mantenute riguarderanno l'imposizione fiscale che, di governo in governo, è sempre cresciuta, fatto salvo il periodo berlusconiano. L'unica condizione che potrebbe fare sfumare l'introduzione automatica relativa all'incremento dell'aliquota iva (introdotta nella legge di stabilità 2015) sarebbe l'attuazione di una drastica riduzione delle spese (spending review) o una forte ripresa economica.

fisco gde

Considerato che i segnali della ripresa sono debolissimi - l'OCSE ha calcolato che nel secondo trimestre il pil dell'Italia è salito di appena lo 0,2% - e che di spending review non se ne sente più parlare da quando Cottarelli se ne è tornato al suo ufficio del FMI in quel di New York, ecco che, non può essere diversamente, la definitiva botta ai consumi e di conseguenza all'occupazione, verrà con gli scatti delle aliquote Iva programmate.
Forse per addolcire la pillola o forse per eccesso di protagonismo, dal palco di CL Renzi è tornato a promettere un riduzione delle tasse e soprattutto l'eliminazione di quelle sulla casa per tutti.

Il tempo di un panino e il Premier è stato prontamente sbugiardato dal ministro Padoan. Così, sempre dal palco del Meeting di Rimini, il ministro, senza ma e senza se, ha richiamato il Premier alla realtà sottolineando che, in merito alla prospettata ipotesi renziana di tagliare le tasse sulla casa per tutti, «per essere credibili bisogna tagliare la spesa».

Una pugnalata alla schiena ma è, purtroppo, la sacrosanta realtà.

Il tempo sta per scadere e la bomba a orologeria sta per esplodere se non verrà disinnescata con la spending review. L'aumento dell'Iva sarà automatico, ossia non saranno necessarie né nuove norme, né decreti, provvedimenti o quant'altro per consentire al governo di valersi di tale clausola di salvaguardia. Clausola di salvaguardia, voluta dall'UE, da applicarsi nel caso in cui non si fosse dato seguito alla revisione della spesa pubblica.

Dunque, se tutto rimarrà così com'è, tra circa 4 mesi scatterà il primo dei tre aumenti programmati. In particolare: dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 ed al 25,5% nel 2018.

Tutto questo è certo, scritto, certificato e sottoscritto.
Difficile che nel corso dell'imminente autunno si riesca a pianificare una riduzione di circa 20 miliardi. L'obiettivo complessivo di 32 miliardi (pari al 2% del PIL) avrebbe dovuto completarsi con la ripresa economica e da realizzarsi nel periodo 2014-2016.
Orbene il 2014 è trascorso e il 2015 sta finendo. I consumi stagnano e la ripresa misura 0,2%. Dei tagli alla spesa pubblica non v'è segnale. Il risultato perciò sarà la deflagrazione dell'Iva al 24% dal 1 gennaio 2016.

Sul fronte occupazionale non è che stia andando benissimo nemmeno lì.
Gli effetti delle manovre (alleggerimento della contribuzione, jobs act e il programma Garanzia Giovani) messe in campo dal Ministero del Lavoro stentano a manifestarsi.

I conti non tornano e il Ministero del Lavoro, come sopra anticipato, ha dovuto correggere i dati sul numero dei contratti resi noti il giorno precedente dopo che ad accorgersi dell'errore erano stati "Il Manifesto" e "Repubblica", perché quelli su cessazioni, collaborazioni e apprendistato erano stati calcolati male. In conclusione il numero dei contratti aggiuntivi a tempo indeterminato è stato dimezzato passando da 630.585 a 327.758 rispetto allo stesso periodo del 2014 (gennaio- luglio). Un insieme di valori che comprende anche le stabilizzazioni, favorite dagli sgravi contributivi concessi da gennaio al datore di lavoro che trasforma un contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato.
Non si può negare che un effetto positivo non ci sa stato, ma i numeri sono ancora irrisori.

E non potrebbe essere diversamente considerato che l'occupazione c'è se c'è lavoro e se c'è lavoro c'è consumo.
Invece i consumi stagnano nonostante tutto.
Nonostante che per restare a galla molte famiglie abbiano fatto incetta di ogni catenina, anelli, orecchini sparsi nei cassetti di casa e venduti ai vari "compro oro" e similari cresciuti come funghi in tutta la penisola. Ma anche le medagliette d'oro della cresima sono finite e i gli stessi negozi, sorti sull'onda della crisi, stanno chiudendo. Dei 35.000 che erano nel 2011 sono rimasti circa 20.000 e a detta di Oroitaly, l'associazione nazionale che associa tutta la filiera orafa di alta qualità dagli artigiani, alle piccole e medie imprese del settore, dai grossisti ai negozi di gioielleria, "gli italiani hanno esaurito il loro 'tesoretto - afferma all'Adnkronos Gianni Lepre, segretario generale di Oroitaly - hanno venduto tutto quello che avevano, compresi i gioielli che avevano in casa".

E' un'ulteriore segnale che la difficoltà è distribuita sul territorio e prende sempre più in largo. Ogni intervento attuato oggi dal Goerno sarebbe in ritardo ma meglio di niente; salviamo il salvabile.

Quello che penso è che il conto alla rovescia è quasi al termine e andrà a termine perché le istituzioni sono nella più totale confusione.

La farsa del funerale di Vittorio Casamonica ne è l'emblema.
Con l'isis alle porte fa venire i brividi pensare che un elicottero sia riuscito a sorvolare Roma spargendo petali rossi.

Ma il siparietto più brutto è stato offerto proprio dai vertici delle istituzioni. Un coro di "non siamo stati avvertiti", "non sapevamo" che lascia perplessi sulle loro capacità ma anche sulla dignità di chi rappresenta quelle istituzioni, statali, periferiche e locali che siano.

Finora a farne le spese è stato solo l'elicotterista ma credo che l'elenco dei signori da "decapitare" sia lungo anche se, come è probabile, oltre al commissariamento del Municipio di Ostia non si andrà e l'elicotterista, vista la sua perizia, verrà assunto da qualche corpo speciale.

Caro Renzi, c'è ben poco da brindare!

Pubblicato in Politica Emilia

A seguire il comunicato stampa pervenuto dall'avvocato Massimo Rutigliano. "PIZZAROTTI – GIORGI E PD!!! " Nei giorni scorsi sulla stampa locale è apparsa la notizia che il dott. Marco Giorgi, attuale Presidente di ASP di Parma, sarebbe stato nominato quale nuovo Direttore Generale del Comune di Parma.

Due riflessioni:
A) sono convinto che tale nomina sia avvenuta quantomeno in violazione dell'art. 4 D.L.vo n. 39/2013 posto che ASP, stando al bilancio al 31/12/2014, ha ricevuto finanziamenti dal Comune di Parma quale contributo "per le spese di funzionamento generali aziendali". Dubito che tale fondamentale circostanza sia stata adeguatamente valutata e portata a conoscenza di chi dovrebbe aver esaminato la questione.
Le conseguenze sono molto gravi e sono certo che il Responsabile Anticorruzione del Comune di Parma vigilerà al riguardo. In ogni caso la sottoporrò direttamente anche all'Autorita' anti corruzione presieduta dal dott. Cantone ed alla Corte dei Conti;

B) quale iscritto al PD mi auguro che si sia trattato di una mera (quanto – ma solo sul piano personale - legittima) ambizione del dott. Giorgi e non già di un tentativo di inciucio di una parte del PD con l'ormai ex 5S Sindaco Pizzarotti che, resosi conto della sua totale inadeguatezza quale amministratore (anche se all'esterno cerca di vanitosamente raccontare il contrario), stà cercando in tanti modi di trovarsi una qualche nuova collocazione, evidentemente ritenendo che il suo "genio" non meriti di tornare al suo precedente lavoro.
Senonchè un tale tentativo di inciucio sarebbe una delle operazioni politiche più stupide che chi lo volesse praticare potrebbe compiere (indipendentemente da ipotetiche induzioni in errore extra comunali).

Ritengo che tale operazione sarebbe gravemente stupida in quanto:
1) la politica è fatta di confronto di idee e non di giochini (ancor più se giocati da pessimi giocatori) la cui perpetuazione ha portato le persone ad allontanarsi dalla politica (le percentuali dei votanti lo confermano, così come lo confermano i voti in favore di movimenti politici di protesta che, però, alla resa dei conti, una volta conquistato il "potere", hanno manifestato la loro incapacità di amministrare e la loro piena capacità di "banchettare" a spese della collettività. Ci ricordiamo il cerchio magico di Bossi, maestro di Salvini?);
2) Federico Pizzarotti, politicamente parlando, è ormai un sorridente "cadavere che cammina". Camminare con un cadavere è vivamente sconsigliato;
3) Il consenso si conquista con le idee e la capacità di amministrare, non con altro. Il Sindaco, purtroppo per Parma, queste qualità ha dimostrato di non possedere;
4) Il PD ha l'obbligo di presentare alla città un programma serio e realistico, aprendosi al contributo ed alla partecipazione delle persone che hanno davvero a cuore l'interesse della città.
Se questo non dovesse accadere (ma il PD della città di Parma stà operando proprio in questo modo, a partire dalla lodevole iniziativa ParMap) altre, più amare e piu drastiche non potranno che essere le riflessioni e le scelte.
Parma, 26 agosto 2015
Massimo Rutigliano

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Festareggio al centro di polemiche. A contestare, dopo la Lega Nord, è RACMI (Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia). "Ribadiamo, come abbiamo fatto sempre, che è apprezzabile l'azione umanitaria, ma, è nostro dovere attirare l'attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario..."

segue comunicato stampa RACMI

Noi nella Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) esprimiamo la nostra sorpresa e il nostro sdegno della strumentalizzazione politica in cui sono stati vittime i bambini provenienti dai campi di Algeria, alla festa del PD di Reggio Emilia, e protestiamo con forza sull'atteggiamento ostile all'integrità territoriale del Marocco espresso dal signor Andrea Costa, responsabile di questa festa.
Ribadiamo, come abbiamo fatto sempre, che è apprezzabile l'azione umanitaria, ma, è nostro dovere attirare l'attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario che non perdono occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi. Da sottolineare che il Bambino Soldato è sempre reclutato nelle milizie armate dei campi algerini.
Da informare, altresì, che arrivano in Italia solo i figli privilegiati dei capi del Polisario, mentre i figli dei poveri o dei schiavi di colore nero non avranno mai la possibilità di uscire dai campi d'isolamento.
In questi campi il bambino, come il resto della popolazione, non ha diritti di spostarsi o d'integrarsi in Algeria; è affamato e malnutrito perché la sua razione offerta dal mondo viene dirottata da algerini come denuncia, nel gennaio 2015, un rapporto dell'Ufficio Europeo della Lotta Anti Frode (l'OLAF); è gravemente malato come testimoniano alcuni medici di Bologna; mai censito malgrado le numerose risoluzioni dell'ONU; è insicuro perché nei campi algerini regnano i pericoli dell'incertezza nel futuro, dell'insicurezza per la presenza di varie sigle di terrorismo internazionale, proprio per questo, sia la Farnesina che tutto il mondo sconsigliano le visite a questi campi.
Sottolineiamo che Algeria è la responsabile di questi crimini contro l'umanità e chiediamo ai Piddini marocchini, e alla nostra comunità marocchina di protestare contro questo grave atteggiamento del responsabile del PD reggiano; e chiediamo a tutti che hanno a cuore i diritti del fanciullo di rispettare i diritti dei bambini e di far pressione su Algeria per rispettare i diritti dei bambini.

Sabato 22 agosto 2015

Yassine Belkassem, Coordinatore nazionale di RACMI, Siena
Koubi Elhassane, Associazione Hilal, Bologna
Naima Daoudagh, Associazione INSIEME, Brescia
Abdallah Khezraji, Circolo ricreativo Hilal, Treviso
Bensadiq Abdellah, Unione dei Centri di Cultura Islamica nell'Emilia-Romagna
Federazione Islamica dell'Emilia Romagna
Abdesselam Bouhadi, Associazione Alhoria, Brescia
Berriria Abdellah, Associazione Marocchina Assalam, Piombino e Val di Cornia, Livorno
Nezha El Ouafi, Forum Marocco delle Competenze
Zouhair El Youbi, Consiglio delle Relazioni Islamiche in Italia, Brescia
Rabia Amadid, Unione Associazioni Marocchine in Emilia Romagna
Balboula Abdel Ilah, Federazione Regionale Islamica, Toscana"

(Immagine di copertina allegata al comunicato stampa RACMI)

Pubblicato in Politica Reggio Emilia
Domenica, 23 Agosto 2015 12:14

Il profumo della monnezza

Rifiuti: gestione del servizio sempre più oneroso e sempre meno efficiente. Gli italiani schiavi di sacchetti colorati e orari di consegna. Al disagio di un sempre più sofisticato ciclo casalingo di separazione il premio è un buon salasso.

di Lamberto Colla - Parma, 23 agosto 2015 -
Il vasetto dello yogurt deve essere lavato prima di riporlo nello speciale contenitore di raccolta della plastica, bisogna ricordare che la confezione delle merendine, almeno per la maggior parte, deve essere collocata nel recipiente della carta mentre è un po' più complicato smaltire le cartucce della stampante in quanto rifiuto speciale vanno riconsegnate al negoziante o portata all'isola ecologica attrezzata. E poi il vetro, le plastiche e l'umido.

Ormai la gestione dei rifiuti casalinghi è diventata una specialità familiare a metà tra la logistica e la chimica.
La tradizionale pattumiera posta sotto il lavabo è roba da preistoria. Adesso occorrerebbe una stanza dedicata alla separazione dei rifiuti. E fin qui ci si può arrivare, più sfiancante invece il doversi ricordare le giornate e gli orari di consegna dell'uno o dell'altro prodotto della separazione e guai a sbagliare, si rischia pure la multa.

E pensare che quando la raccolta differenziata venne promossa venne anche promessa una sensibile riduzione di costi a fronte del maggior onere richiesto al cittadino e il sensibile miglioramento delle performance delle aziende municipalizzate.

La solita fregatura.

Invece di diminuire le tariffe sono aumentate così come è notevolmente aumentato l'onere della gestione casalinga sia per quanto riguarda il tasso di specializzazione richiesto per la selezione sia per quanto concerne lo spazio che deve essere dedicato alla "differenziata". Per chi ha la fortuna di vivere in campagna un luogo isolato e nascosto alla vista e alle narici riesce a metterlo a disposizione, ma per chi vive in città la cosa si fa più complicata se non si ha la fortuna di avere un balcone.
E poi c'è la schiavitù dei tassativi orari di consegna calendariati dal lunedì alla domenica a seconda della categoria di rifiuto da consegnare.
Italiani diligenti come sempre, amanti dell'ambiente e sognatori di un mondo più pulito, primeggiano in coscienza civica ma subiscono l'ennesima fregatura.

La sensazione ormai ampiamente diffusa di essere oppressi e tartassati dalla gestione dei rifiuti è stata confermata dalla CGIA di Mestre, la potente organizzazione degli artigiani veneti specializzata nelle indagini socio economiche.

Mentre a Parma, nelle stesse ore, si è scatenata la protesta sulla raccolta "Porta a Porta" dando vita anche a una petizione web "Parma non è una discarica" che, nel corso delle prime 48 ore aveva già raccolto ben 800 adesioni mentre, al contrario, il Sindaco pentastellato Federico Pizzarotti, la proponeva come modello nazionale al premier Renzi, la CGIA di Mestre se ne usciva con la fotografia del Paese dei rifiuti che, manco a dirlo, è sempre più pesantemente onerosa per il cittadino mentre è una gallina dalle uova d'oro per le municipalità, sempre più in difficoltà per i tagli imposti dalla amministrazione centrale.

Termovalorizzatore di Parma

Un pozzo d'oro per i gestori e un salasso costante per il cittadino.
Tra il 2010 e il 2015, fa notare l'Ufficio studi della CGIA, una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento del prelievo relativo all'asporto rifiuti del 25,5 per cento, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di ben 75 euro. Quest'anno dovrà versare al proprio Comune ben 368 euro di Tari. Un'altra di 3 componenti, che abita in un appartamento da 100 mq, ha subito un aumento del 23,5 per cento (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un'abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2 per cento in più (+35 euro). In questo caso, l'importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro.

Prelievo famiglie


Per le attività economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d'affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4 per cento, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42 per cento (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2 per cento in più, pari ad un aggravio di 272 euro. Più contenuto, ma altrettanto pesante, l'aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2 per cento), dai proprietari degli alberghi (+17 per cento) e da un carrozziere (+15,8 per cento).

Prelievo Attivita economiche

Questi risultati, sottolinea la CGIA, sono stati ottenuti dopo aver preso in esame le tariffe sui rifiuti applicate alle famiglie e alle imprese nei principali Comuni capoluogo di regione.

Con l'introduzione della Tari, è stato ulteriormente confermato il principio che il costo del servizio in capo all'azienda che raccoglie i rifiuti dev'essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. E il problema, purtroppo, sta proprio qui. Segnala Paolo Zabeo della CGIA:
"Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all'applicazione di questa nuova modalità, è probabile che dall'anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca".

Produzione rifiuti

Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall'inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne "produceva" quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 Kg per abitante. "In buona sostanza – conclude Zabeo - nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di più".


In conclusione, con l'aumento del tasso di raccolta differenziata si è assistito a una impennata delle tariffe e delle imposte, un aumento del disagio familiare a fronte di un cospicuo arretramento sia della massa di rifiuti da smaltire sia della qualità del servizio.

In sintesi il risultato ottenuto è perfettamente il contrario di quanto vorrebbero logica e principi economici.

I soliti miracoli italiani.

Pubblicato in Politica Emilia

Non sono le democristiane prese di posizione di Buzzi e Gambarini, neppure le ecumeniche difese di Pellacini e Santi, ne tantomeno, le sguaiate e cialtrone prese di posizioni di Ranieri che mi sorprendono. Solo un mare di ovvietà, parole senza respiro e contenuto. Ciò che mi sbalordisce sono i commenti del Parlamentare PD, Pagliari, del compagno di partito Pagliari.

Cosa significa sostenere che "L'accoglienza è doverosa come i bisogni degli italiani"?
Ciò che più mi preoccupa è che il continuo soffiare sul fuoco, con le cialtronerie alla leghista con codazzi del centro-destra, o le improbabili proposte alla Grillo, possano creare un clima di "invasione" che realizzerà, prima o poi, un contesto talmente irrespirabile a cui seguirà una inevitabile caccia all'uomo.

Marco freddi fotolondra

(nella foto Marco Maria Freddi)

Insinuare il dubbio che il Governo, le leggi e i trattati cui siamo obbligati a rispettare, possano discriminare "gli Italiani" in favore di migranti, persuadono la "brava gente italiana – senza memoria" che ciò sia vero.
Se un parlamentare, che appoggia le politiche del Governo, se un compagno, si allinea alla corrente della timidezza nel prendere posizioni serie, questo davvero mi preoccupa.

Mi sarei aspettato da Pagliari critiche, anche aspre, sui trattati internazionali, delle lacune legislative che derivano dalla "Bossi-Fini", avrei voluto che spiegasse l'inefficacia della repressione quando chi lascia la terra d'origine è in fuga da guerre e carestie.
Avrei voluto che spiegasse degli sforzi, lenti, troppo lenti, della comunità internazionale nel trovare una soluzione per la Libia e che il fenomeno immigrazione non è una emergenza ma un fenomeno con cui dovremo convivere per molti anni ancora.
Rinunciare ai principi fondanti della nostra civiltà è ciò di cui dovrebbe preoccupare un esponente della sinistra, mi aspetto abbia il coraggio della verità, sempre, anche se scomoda, e non appagante dal punto di vista elettorale.

Mi piace ricordare che 15 anni fa, l'allora commissario della Ue, Antònio Vitorino, politico e giurista portoghese, del gruppo socialista, fece sua una proposta Radicale, proponendo una politica comune sull'immigrazione. Tutti i Paesi membri la bocciarono sostenendo che si trattava di una questione affidata alle politiche nazionali che ne erano titolari.

Fu miopia, scarsa lungimiranza ma oggi tutti urlano che ci vuole più Europa!

Dopo Baganzola e il comunicato di qualche giorno fa, chiedo al mio compagno di partito Pagliari, di lasciare democristianerie, pressapochismi ed ecumenismi ad altri e di caricarsi di quella responsabilità che è chiesta ad un Parlamentare serio e di sinistra.

Marco Maria Freddi
MILITANTE RADICALE

Pagliari post

Il consigliere, in un'interrogazione rivolta alla Giunta, chiede che sia fatta chiarezza sulle procedure di verifica rispetto all'utilizzo dei fondi della Regione da parte degli organismi di formazione accreditati e vuole sapere quali siano gli esiti occupazionali della loro attività formativa

E' opportuno fare chiarezza sulle procedure di controllo che gli uffici regionali e provinciali competenti o le società di revisione autorizzate seguono "per verificare come siano utilizzati i fondi della Regione destinati agli organismi di formazione accreditati per realizzare progetti formativi rivolti allo sviluppo delle risorse umane del territorio".

Lo afferma il consigliere Tommaso Foti (Fdi-An) in una interrogazione rivolta alla Giunta, dove segnala che il Regolamento (UE) 1304/2013 individua tra "gli indicatori comuni di output e di risultato, per quanto riguarda gli investimenti del Fondo sociale europeo, quello che fa riferimento al numero dei partecipanti agli interventi formativi che, entro i sei mesi successivi al loro termine, hanno un lavoro anche autonomo".

Foti chiede quindi quali controlli siano stati disposti, negli ultimi tre anni, "per verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche da parte dei soggetti accreditati" e "quali siano gli esiti occupazionali rilevati, secondo le modalità definite dalle disposizioni regionali, per ogni ente accreditato che abbia beneficiato di queste risorse".

(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell'Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)

(ac)

Per il Sindaco Federico Pizzarotti Parma è un esempio da clonare a livello nazionale tanto da suggerire il suo modello al Premier Renzi, per alcuni movimenti cittadini il rischio sarebbe di fare diventare l'Italia una discarica a cielo aperto "come Parma".

di Lamberto Colla Parma 20 agosto 2015 - -
Rifiuti, croce e delizia del Sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Dapprima la chimera di far chiudere il nuovo inceneritore di Parma, punto di forza della campagna elettorale, che lo ha fatto incoronare primo cittadino della Petit Paris, poi il duro confronto con la realtà e l'inceneritore che dà fuoco alle polveri e avvia la sua produzione a pieno regime.

Unica consolazione: i ricchi dividendi ricevuti da Iren a fronte della risibile quota azionaria detenuta dall'amministrazione comunale ducale. Milioni di euro che sono serviti per tamponare le polemiche soprattutto sull'assistenza alle famiglie.

Ciononostante, anche su pressione dei suoi alleati di GCR (Gestione Corretta Rifiuti) e sostenitori del M5S, lancia in resta, ha preso d'assedio il mostro di Ugozzolo tagliandone i viveri e i rifornimenti nella speranza di portarlo alla morte per fame.

Ma il sistema della raccolta differenziata locale sembra non essere apprezzata né dai commercianti e tantomeno dai cittadini e col passare del tempo i rumors sono sempre più intensi sino ai giorni scorsi quando, su iniziativa di Pino Agnetti, è stata aperta la pagina di facebook "Rifiutiamoci" Parma non è una discarica che in pochissime ore ha raccolto numerosi "amici", commenti e soprattutto foto degli angoli meno suggestivi della città.

PR Rifiuti Rifiutiamoci agnetti

La definitiva rincorsa ai "mi piace" sembrerebbe stata alimentata proprio dalla lettera di Pizzarotti a Renzi nella quale si suggerisce di acquisire il sistema di gestione dei rifiuti di Parma come modello nazionale.

PR Pizzarotti raccolta differenziata renzi

Apriti o cielo, in poche ore il contatore del social "rifiutiamoci" arriva a sfiorare i 400 aderenti a riprova del diffuso sentimento di intolleranza verso l'innovativo sistema di raccolta "porta a porta" istituito dal locale governo pentastellato.

E mentre da un lato s'è innescata la rincorsa a aderire alla petizione, dal lato politico, la discussione esplode anche in forza della infuocata replica dell'assessore all'ambiente Gabriele Folli alle critiche di Maestri, Ghiretti e Pellacini accusati di fregarsene "di ambiente e cambiamenti climatici".

Insomma, in quest'astate calda e afosa, gli aromi dei rifiuti si sono fatti ancora più intensi.

PR Rifiutiamoci

 

Pubblicato in Ambiente Parma
Domenica, 16 Agosto 2015 12:31

Ballare o sballare, a noi la scelta

Romagna e Salento accomunati dal medesimo tragico destino in questa prima quindicina d'agosto. Divertimento e morte di giovanissimi. Adolescenti con voglia di divertirsi ma ancora incapaci di difendersi dalle trappole che si annidano nelle "movide".

di Lamberto Colla - Parma, 16 agosto 2015 -
 Chiuso il Cocoricò, trovato e punito il "colpevole" (la discoteca) e il problema non esiste più.

Così, a seguito del decesso del diciassettenne avvenuta lo scorso 4 agosto nella fabbrica del divertimento romagnolo, si è provveduto a "narcotizzare" l'opinione pubblica con la chiusura del locale. Non poteva mancare, nemmeno in questa circostanza la consueta dose di demagogia che contraddistingue ogni azione governativa e, il 10 agosto, il ministero dell'interno se ne uscì con una direttiva indirizzata ai prefetti atta a "rafforzare i servizi di prevenzione e controllo del territorio, anche a seguito di apposite riunioni di coordinamento e tavoli tecnici con le Forze di Polizia."
«Con la direttiva di oggi - ha affermato il ministro Alfano - ho predisposto l'adozione di misure preventive di vigilanza e sicurezza più opportune, soprattutto nelle ore serali e notturne, con particolare riguardo ai locali pubblici e di intrattenimento, nonché ai luoghi di ritrovo interessati da una numerosa affluenza di persone e di giovani.In questo quadro, riserveremo una particolare attenzione al rispetto degli orari di chiusura e della effettiva capienza dei locali, al fine di rendere più sicuri i luoghi di divertimento e di incontro, specialmente per i nostri giovani. Un conto è il ballo che diverte, altra cosa è lo sballo che uccide».

Carta straccia, le forze dell'ordine, che già sono sufficientemente impegnate su ben altre e più gravi questioni, intensificheranno l'attenzione per qualche giorno sul nuovo obiettivo ma ben presto tutto passerà nel dimenticatoio e verrà assorbito del programma e dell'emergenza quotidiana. Del contrasto della piaga sempre più diffusa della microcriminalità, al presidio degli stadi di calcio, al controllo dell'immigrazione e ai fenomeni connessi con le difficoltà di integrazione sociale.

Nel frattempo, alla discoteca del sud Guendalina di Santa Cesarea in Salento, un altro giovane ha trovato la morte, seppure in questo caso la causa sembrerebbe da imputare a una cardiopatia congenita, mentre su una spiaggia messinese viene trovata cadavere la giovanissima Ilaria di 16 anni. Un decesso che, dalle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, parrebbe dovuto a seguito dell'ingestione di droghe mal confezionate.

Tutti e tre giovanissimi e tutti e tre alla ricerca, si presume, dello sballo forse per sentirsi più grandi di quanto non fossero realmente.

Adolescenti con voglia di divertirsi ma ancora incapaci di difendersi dalle trappole che si annidano nelle "movide".

Che sia la discoteca che sia la "movida" all'aperto un dato è certo: se non vuoi la droga non la trovi.

Non esistono i distributori di ecstasy, di marijuana o di eroina nelle discoteche o agli angoli dei bar della movida cittadina.

Devi, se vuoi, cercare i contatti che ti portino allo spacciatore di "professione" o a un suo "vettore di fiducia", quel consumatore della porta a fianco che non avresti mai immaginato ne facesse uso.

E' sempre stato così. Lo era pure ai miei tempi. Negli anni '70 e '80 i miei genitori e i genitori dei miei amici consideravano le discoteche dei luoghi di perdizione e di distribuzione e consumo facile di droghe. Erano letteralmente terrorizzati perché condizionati dal solito refrain negativo sulle discoteche.
Così invece non era o almeno lo spaccio non era tra i servizi offerti dai gestori mentre, al contrario, i servizi di sicurezza cercavano, per quanto possibile, di intercettare gli spacciatori.
Ma anche all'epoca, quando la "mariagiovanna" e la "coca" erano roba da "fighi," se non la volevi provare non la trovavi e nessuno si avvicinava per offrirtela.

Tutto partiva dal soggetto, dalla volontà di provare e allora sì che le porte si aprivano verso i diversi paradisi dello sballo sintetico.
Dopo la fase iniziale, ovvero lo sballo da alcol, il giovanissimo o si redime o, purtroppo, salta sul carro delle droghe, più o meno leggere, ma sempre micidiali per la psiche e per l'organismo.

Forse oggi gli stupefacenti sono a molto più buon mercato, ma le modalità di approccio sono sempre le medesime, e le motivazioni che spingono i giovanissimi a provare sono personali e non inquadrabili solo nei problemi della "società" o della "famiglia", tantomeno alle discoteche.

Chiudere il Cocoricò o altra discoteca, salvo la accertata responsabilità dei gestori, vorrebbe dire chiudere tutte le strade dei centri storici, le spiagge e qualsiasi altro luogo di ritrovo dei giovani, di quei tantissimi giovani che per divertirsi non hanno bisogno di chimica esogena ma dal loro cervello, dalla loro creatività e dal loro interesse a socializzare raccolgono stimoli e scatenano quelle droghe endogene, adrenalina e serotonina (ormone del buonumore), in grado di condurti all'estasi magari in piacevole compagnia.

La maggior parte delle discoteche sono nient'altro che fabbriche del divertimento e sta poi a ciascuno individuo decidere se "suicidarsi" dentro o fuori la fabbrica, ma non per questo l'industria del divertimento deve essere necessariamente responsabile delle scelte personali.
Mi verrebbe invece da dire che una responsabilità maggiore l'hanno quei genitori che consentono ai figli e alle figlie quindicenni di restare fuori di casa sino all'alba.

La realtà è che l'adolescenza è una fase molto critica e il disagio, a quell'età, molto diffuso.
Ma qui è compito dei sociologi indagare e degli analisti intervenire sui singoli e sui loro nuclei familiari.

Aperitivo bordo piscina

 

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 02 Agosto 2015 12:33

E’ sempre colpa dei giornalisti

Fuga di notizie dai tribunali, è colpa dei giornalisti, intercettazioni telefoniche riportate sui giornali, è colpa dei giornalisti, Insomma i giornalisti sono "crocetta" e delizia dei giudici e dei politici

di Lamberto Colla - Parma, 02 agosto 2015 -
Come un tormentone, ciclicamente, torna la necessità di mettere il bavaglio ai giornalisti.
Anche se, dobbiamo confessarlo, l'editoria nazionale non si sia mai particolarmente distinta per inchieste giornalistiche tali da fare tremare i palazzi di corte. Il più delle volte ci si è limitati a qualche scoop su locazioni concesse a buon mercato a qualche politico piuttosto di un orologio donato in cambio di favori con il sospetto, comunque, che la notizia fosse stata diffusa per scopi ben specifici di avvantaggiare l'una o l'altra parte politica colpendo nella vita privata un suo esponente di vertice.

Della "velina" invece vi è larga diffusione. E, come bombette a orologeria, ecco che vengono alla luce piccoli e grandi misfatti, di natura professionale e molto spesso di natura privata che nulla c'entrano con l'accusa, ma utili da fare orientare l'opinione pubblica verso giudizi di colpevolezza ancor prima che il processo, quello vero, abbia addirittura inizio.
Insomma, sembra quasi che il giornalista sia, in questi casi, il mero staffettista, e qui sta la vera colpa della categoria, dell'informazione o della "bufala" di turno a servizio occulto di qualcuno.

Alcuni giornalisti, vuoi per protagonismo, vuoi per eccesso di zelo e con la speranza, magari, di diventare il nuovo Indro Montanelli, raccolgono con superficialità la "velina", la confezionane egregiamente e la sbattono in prima pagina con buona pace dell'etica professionale e della dignità personale.
Questa categoria di professionisti dell'informazione sono i preziosissimi "utili idioti", molto spesso ignari di essere al servizio di potenti corporazioni, che lanciano il primo sasso nello stagno della disinformazione, della informazione guidata verso una verità distorta o comunque di parte.
Per quanto becera, servizievole e fedele al proprio padrone possa essere un giornalista non riesco assolutamente a credere che non abbia a cuore il proprio lavoro e soprattutto la propria dignità.

Ed il bubbone Crocetta / Borsellino, guarda caso venuto a galla alla vigilia della cerimonia di commemorazione del 23esimo anniversario dall'attentato di via D'Amelio che portò la morte al Giudice Paolo Borsellino e ai suoi 5 agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, rischia di essere l'esempio perfetto del malcostume e delle strane relazioni che connettono, politica, uffici giudiziari e distributori d'informazione.

Già perché nessuno, nemmeno il più masochistico autolesionista avrebbe pubblicato una notizia come quella relativa alla intercettazione telefonica nella quale il Professor Matteo Tutino avrebbe recitato, al governatore della Sicilia Crocetta, la fantomatica frase, poi pubblicata da l'Espresso, «Laura Borsellino va fatta fuori. Come il padre» senza averne minimamente verificato l'esistenza e la autorevolezza della fonte.

Tutto e il contrario di tutto è accaduto poi nell'arco di poche ore e la farsa siciliana è andata in onda.

Andiamo con ordine.
L'Espresso esce con lo scoop e lo stordimento è universale. Talmente accecante è la notizia che lo stesso Rosario Crocetta non ha reazioni immediate, non alza barricate a difesa di un'altra verità, non smentisce anzi, completamente impallato, mi verrebbe da dire, si "auto-sospende" dall'incarico di Governatore della Sicilia passando il testimone proprio a chi sostituì l'Assessore alla Sanità, Lucia Borsellino appunto, che si dimise per contrasto con il governatore stesso.

Di fatto una ammissione di colpevolezza seppure limitata al fatto che, a seguito di quello che avrebbe dovuto ascoltare, non avesse replicato ma se ne fosse stato zitto (come molti comuni mortali avrebbero fatto in una sorta di compatimento per quanto udito) o quantomeno una "silente" ammissione della esistenza della telefonata, dei contenuti della stessa e riportati dai due giornalisti, Piero Messina e Maurizio Zoppi, oggi indagati.

Un respiro di sollievo il Crocetta deve averlo tirato quando il Capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, dichiara che quelle intercettazioni non esistono. Una affermazione che per Crocetta, ha il medesimo effetto dei sali per sincopatici e, lancia in resta, va al contrattacco dichiarando che chiederà all'Espresso ben 10 milioni di euro a titolo di risarcimento danni.

Quindi, nell'arco di poche ore, si è passati dall'auto-sospensione alla richiesta di risarcimento milionario del danno.

A questo punto cresce il sospetto che chi racconta balle non siano i giornalisti in questione bensì altri, e tra i sospettati non può essere escluso lo stesso Capo della Procura palermitana, forse indotto a a farlo per salvaguardare indagini tutelate da riservatezza.

Intanto, giusto per non sbagliare, sono i giornalisti a essere indagati.
E che non mi si venga a dire che l'indagine è una forma di tutela per loro.

Per la cronaca, Messina è indagato per calunnia e pubblicazione di notizie false, Zoppi soltanto per questo secondo reato.
La perentoria negazione di Lo Voi, in merito alla esistenza delle intercettazioni, è difficilmente contestabile e contrastabile soprattutto perché sarà difficile, e comunque sconveniente per l'attività di inchiesta giornalistica, dichiarare la generalità della "talpa" e che questa infine abbia il coraggio e la convenienza dii confermare il suo coinvolgimento e sia nelle condizioni di fornire le prove.

La farsa siciliana è andata in onda e nella terra di Pirandello e Sciascia non poteva che essere così.

In conclusione, allo stato attuale, la colpa è dei giornalisti e intanto la "mafia" gongola.

Pubblicato in Politica Emilia
Lunedì, 27 Luglio 2015 12:37

Katia Tarasconi nuova consigliera regionale

La nuova consigliera regionale, subentra alla dimissionaria Paola Gazzolo. Formazione universitaria negli Stati Uniti, ex assessore al Comune di Piacenza, prima dei non eletti nella lista Pd della circoscrizione piacentina alle ultime regionali. Il benvenuto dell'Aula e gli auguri di buon lavoro della presidente Saliera. -

Parma, 27 luglio 2015 -

In apertura della seduta di oggi, l'Assemblea legislativa ha proclamato Katia Tarasconi (Pd) nuova consigliera regionale, dopo aver preso atto delle dimissioni irrevocabili da consigliera dell'assessore Paola Gazzolo, comunicate in una lettera alla presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, lo scorso 21 luglio.
Come ha precisato Ottavia Soncini, vicepresidente dell'Assemblea legislativa, in quel momento alla presidenza dell'Aula, Tarasconi subentra in quanto prima dei non eletti nella circoscrizione di Piacenza della lista Pd alle elezioni regionali del 23 novembre 2014. Con voto unanime per alzata di mano, l'Aula ha preso atto delle dimissioni di Gazzolo, dopodiché la presidente Soncini ha proceduto alla proclamazione di Tarasconi, con un saluto di benvenuto a nome di tutta l'Assemblea legislativa.
La presidente dell'Assemblea legislativa, Saliera, assente per impegni istituzionali, ha chiamato al telefono la neo consigliera per augurarle buon lavoro.
Doppia cittadinanza, italiana e americana, esperta di comunicazione e web engineering, formazione universitaria negli Stati Uniti, dal 2007 Tarasconi è stata assessore del Comune di Piacenza all'Innovazione e informatizzazione, Servizi al cittadino, Finanziamenti europei, Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, Pari opportunità e Tutela animali.

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